• 05/10/2016

“La via italiana, quella del 2x1000, può essere una strada molto interessante per la costruzione di un finanziamento della politica equilibrato e democratico”. Lo ha dichiarato Antonio Misiani, deputato del Partito democratico, nel corso della conferenza stampa su "Politica e fundraising, pronti per il 2017", ricerca curata dal Centro Studi sul Nonprofit Raise the Wind, da Costruiamo Consenso e dal think tank Competere.

“I partiti politici italiani – ha spiegato – hanno fatto progressi importanti sia nell'uso del fundraising che sulla trasparenza - e mi fa piacere rilevare che il Pd sia sempre in passettino avanti  in questo senso  - ma questi progressi non hanno certo colmato la distanza abissale che ci separa dagli altri sistemi. Tanto per avere un’idea di tali distanze, basti ricordare che nel 2014 i principali partiti italiani hanno raccolto dalle persone fisiche o giuridiche circa 20 milioni di euro, di cui una parte importante è costituita dai contributi ‘spintanei’ degli eletti. Negli Stati Uniti, invece, i soli candidati alle presidenziali hanno raccolto finora 1 miliardo e 622 milioni di dollari, di cui 517 milioni Hillary Clinton e 206 milioni Donald Trump. Se a questi aggiungiamo i candidati al congresso, i comitati di raccolta fondi (PAC) e i comitati nazionali dei partiti, nel ciclo elettorale 2015-2016 si supereranno i 7 miliardi di dollari. Il sistema americano è irraggiungibile (e discutibile, per molti aspetti). L'Italia è una realtà diversa, anche per motivi di ordine culturale. Ma noi dobbiamo recuperare un grande ritardo, sul fundraising. Anche se non ancora radicata, la peculiarità italiana del 2X1000 presenta tuttavia caratteri positivi. Si tratta infatti di un finanziamento pubblico ‘democratizzato’, dal momento che sono i cittadini a scegliere se dare alla politica i soldi dell'Irpef e a chi darli. A differenza di altri sistemi, non c'è rischio di un condizionamento perché i contributi sono di modesta entità e i partiti non sanno chi li sceglie nella dichiarazione dei redditi."

“Questa terza via italiana va dunque valorizzata. Può essere una strada molto interessante per la costruzione di un finanziamento della politica equilibrato, diffuso e democratico, basato sulle donazioni private ma anche sul 2x1000 Irpef. Sviluppare la cultura del fundraising in Italia per i partiti è un questione di sopravvivenza, è vero, ma esso rappresenta anche un’occasione di rilancio, una sfida che, se vinta, può permettere alla politica di tornare a mettere radici nel territorio e nella società”, conclude.