• 27/10/2016

“Capisco tutto ma quello che però proprio non capisco è come Grillo, Salvini e Meloni possano gridare allo scandalo contro un provvedimento - la legge che ha rilanciato il prestito ipotecario vitalizio, di cui sono stato promotore insieme al collega Marco Causi - su cui quasi tutti i loro parlamentari si sono espressi a favore o, tutt'al più, si sono astenuti”. Lo dichiara Antonio Misiani, deputato del Partito democratico e componente in Commissione Bilancio della Camera.

“Forse – continua - dovrebbero mettersi d'accordo tra di loro, evitando di fare autogol. Un conto è il vociare populista a mezzo Tv o Internet, un altro conto sono i problemi concreti delle persone normali. Il prestito vitalizio è uno strumento finanziario, diffuso da decenni nelle altre economie avanzate e molto atteso anche in Italia, come testimoniano le tante sollecitazioni ricevute in questi mesi. Oggi gli anziani che hanno bisogno di liquidità non possono ottenere prestiti: le banche chiudono le porte a chi ha più di settant'anni. L'unica possibilità è vendere la nuda proprietà della casa. Si tratta di un'operazione penalizzante per i più deboli e spesso poco trasparente, che costringe a privarsi del patrimonio costruito con anni di risparmi e sacrifici. Il prestito vitalizio serve esattamente a questo: a garantire finalmente l'accesso al credito a 17 milioni di over-60. Non è un aiuto ai più bisognosi. Spetta allo Stato, attraverso il Welfare, evitare che chi è più fragile rimanga indietro”.

“Anche le accuse che si tratti di un affare per le banche sono del tutto infondate. La legge è stata costruita partendo da un documento condiviso da ABI e dalle associazioni dei consumatori, con la previsione di forti garanzie per chi contrae il prestito e per gli eredi. Se c'è un problema nell'attuazione della legge, è casomai la lentezza degli istituti di credito nell'offrire questo nuovo strumento, che oggi è proposto da Intesa, Unicredit, Mps e - da ieri - Banca Popolare di Sondrio. Così stanno le cose. Tutto il resto è demagogia”, conclude.