• 27/01/2016

Audizione ambasciatore Danimarca in commissione Schengen

“Oggi ci troviamo di fronte a un' emergenza quotidiana che pesa in modo sbilanciato su alcuni paesi europei e l'Italia è sicuramente un paese in prima linea. Va trovata una soluzione condivisa ed equa, nessuno può tirarsi indietro, perché chi arriva sulle nostre coste raggiunge l'Europa e non un singolo stato membro. La legge votata ieri in Danimarca, che introduce nuove regole relativamente all'accoglienza dei migranti, mina nelle sue fondamenta i valori di solidarietà e umanità su cui abbiamo costruito l’Europa del dopoguerra”. E’ questo il commento dei deputati Pd del comitato Schengen , Giorgio Brandolin, vicepresidente, e Maria Chiara Gadda, alle parole dell’ambasciatore di Danimarca Birger Riis-Jorgensen in audizione oggi alla commissione bicamerale.

“La normativa votata a larga maggioranza dal parlamento danese – proseguono i deputati Pd - prevede per i profughi che arrivano in Danimarca la confisca dei beni oltre ad un valore di 1300 euro, ad eccezione di quelli ritenuti affettivi come le fedi nuziali, e una serie di misure lesive della dignità umana delle persone, come l’allungamento dei tempi per il ricongiungimento familiare. Queste scelte lasciano attoniti e sembrano un ritorno ad anni bui della nostra Europa, e neppure possiamo accettare la motivazione data dall’ambasciatore oggi in commissione di aver varato la legge affinché non venga intaccato il welfare nazionale, che nel loro paese è molto alto.

L’Italia insieme alla Grecia, in quanto frontiere esterne, subiscono un impatto maggiore dal fenomeno delle migrazioni. I paesi del Nord cerchino di immaginare un'Europa capovolta, dove verrebbero loro a trovarsi in prima linea. Se davvero vogliamo continuare a sentirci europei chi è più a nord e più lontano da questo dramma epocale non rimanga indifferente e condivida anche la responsabilità di essere assieme Europa. Oggi - concludono i deputati dem - abbiamo ulteriormente ribadito la necessità del superamento degli accordi di Dublino, e di una gestione dei controlli ai confini esterni che non pesi solo sui Paesi a cui queste frontiere competono".