• 30/06/2014

Va detto una volta per tutte: è falso il conflitto che si racconta tra artisti, creativi, creatori, lavoratori dell'ingegno e i cittadini, i fruitori, il pubblico - lo dichiara Roberto Rampi, deputato PD in Commissione Cultura a margine del Convegno su economia digitale e è industria culturale oggi alla Camera dei Deputati - Spesso si confonde il diritto d'autore con la tassazione. Mentre si tratta del riconoscimento di una parte dei guadagni generati dallo sfruttamento commerciale di un'opera dell'ingegno. È giusto discutere quali debbano essere gli strumenti della riscossione ma è indubbio che va trovato un modo di garantire il diritto alla proprietà intellettuale nell'era digitale. È la garanzia che quei contenuti esistano e continuino ad esistere. L'idea dell'accesso gratuito ai contenuti, alla musica innanzitutto, ai testi, alle immagini va regolata. La rete non è un prodotto ma un luogo. Se ad esempio grazie agli accessi gratuiti qualcuno guadagna milioni di euro di pubblicità è un fatto di giustizia che almeno una parte di questi guadagni arrivi a chi ha creato i contenuti che generano quegli accessi. Non va quindi assecondata l'idea che esista un conflitto. C'è convergenza di interessi tra creatori e fruitori. A entrambi interessa che chi guadagna sul loro incontro riconosca il dovuto, anche perché è condizione perché nuovi contenuti si creino.
I lavoratori dell'ingegno, i creatori, gli artisti sono lavoratori a cui è giusto, dovuto, utile riconoscere il frutto del loro lavoro. Ci sono interessi potenti che muovono campagne contro questo riconoscimento. Di qui passa anche una battaglia di tutela della cultura e del nostro patrimonio culturale, del suo pluralismo, pena la scomparsa di interi settori. Chi poi vuol donare i propri contenuti lo deve poter fare, ma limitatamente per l'utilizzo che ritiene di autorizzare. In questo senso è giusto normare meglio l'uso civile, per la scuola, per l'incremento della diffusione della cultura.