• 15/02/2019

“Il presidente Fico smetta di fare il giocatore e cominci a fare quello che prevedono i regolamenti della Camera: e cioè l’arbitro”. Lo ha detto Enrico Borghi, della presidenza del gruppo Pd alla Camera, a proposito della bagarre scoppiata ieri alla Camera durante la discussione della riforma costituzionale sul referendum propositivo.

“E’ giusto spiegare – ha detto - il motivo per il quale la bagarre di Ieri alla Camera è stata innescata.  Stavamo discutendo la riforma costituzionale sul referendum propositivo e, in particolare, una serie di nostri emendamenti che dovevano far riflettere la maggioranza sulla necessità di circoscrivere i temi da sottoporre a referendum propositivo, escludendo le materie attinenti al Codice penale e quelle relative all’organizzazione della giustizia (che cosa succederebbe se qualche organizzazione, all’indomani di un omicidio efferato, raccogliesse le firme per la reintroduzione della pena di morte?). L’incalzare delle proposte delle opposizioni ha fatto perdere la lucidità a tre deputati dei 5 Stelle, che invece di rispondere nel merito l’hanno buttata in caciara. Cioè a insistere che loro sono il nuovo, noi siamo il vecchio, che loro sono i puri e noi i corrotti. Tutti i temi che hanno ulteriormente aumentato la preoccupazione in noi che si voglia fare una riforma costituzionale non nella direzione di aumentare gli spazi dei cittadini ma per regolare i conti per via giudiziaria all’interno della classe dirigente del nostro Paese. Finché siamo sfociati nel clamoroso gesto fatto dal deputato 5 Stelle D’Ambrosio, che rivolgendosi a noi ha simulato la posizione delle manette. L’atteggiamento tenuto dai 5 Stelle, da un lato, ha confermato le nostre preoccupazioni; dall’altro è stato gravemente lesivo del Partito democratico e dei milioni di italiani che ci ha eletti per rappresentarli. Qui si è inserita la seconda questione: Fico si è limitato a fare un semplice richiamo. Davanti alla nostra richiesta di intervento, si è limitato a liquidarci con un sardonico e ironico ‘arrivederci’ – cosa mai sentita dalla terza carica dello Stato”

“Noi non defletteremo rispetto al fatto che l’Aula del Parlamento debba essere un luogo in cui si porta il rispetto dovuto ai rappresentanti del popolo. Non si possono inscenare delle gazzarre quando non si sa più come rispondere nel merito delle questioni”, ha concluso.