• 07/04/2016

“Il referendum non è uno scontro tra chi è a favore del petrolio e chi è a favore delle rinnovabili e non ha alcun impatto immediato sull’obiettivo di una transizione energetica orientata alla sostenibilità ambientale”. Lo dichiara la deputata Pd Liliana Ventricelli che prosegue: “Nel 2012 partecipai a una manifestazione a Monopoli contro le trivellazioni in Adriatico, con associazioni ambientaliste e partiti di ogni schieramento, convinta che un Paese moderno debba avere il coraggio di investire su politiche green. Questo è il mio orientamento,  ma sul referendum del 17 aprile manifesto tutte le mie perplessità. Sicuramente mi recherò alle urne perché ho sempre esercitato il mio diritto di voto. Voterò anche se ritengo che il referendum sia stato superato nei fatti dalle decisioni del Parlamento: erano sei i quesiti referendari e sono stati sostanzialmente recepiti con la Legge di Stabilità. Nuove concessioni di ricerca idrocarburi in mare entro le 12 miglia sono già vietate: lo ha deciso il Parlamento. Questo quesito riguarda esclusivamente la proroga di concessioni già esistenti alla loro scadenza. Sono piattaforme operative e si discute solo se queste concessioni debbano terminare alla loro scadenza o se possano proseguire per la vita del giacimento, cioè un'attività già in corso. Ha senso interrompere un giacimento  operativo ed aprire i nostri mari all'arrivo di petroliere?

“La vittoria del ‘sì’ – spiega - incrementerebbe la nostra sudditanza dai Paesi macro-fornitori di petrolio e di gas. Ha dato frutto il lavoro fatto dal PD nell'ultima Legge di stabilità per portare il limite a dodici miglia e per il coinvolgimento degli enti territoriali per il rilascio dei permessi. E grazie al recepimento della direttiva europea sugli incidenti gravi nelle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi, l'Italia ha la normativa più severa d'Europa. Da valutare anche il rischio occupazionale, la dispersione di capacità tecnologiche delle ditte che lavorano nell'indotto e per la realizzazione e manutenzione degli impianti, che non può essere agitato come “ricatto” ma è un punto qualificante della discussione. L’estrazione di petrolio è passata da quasi 2 milioni a 750 mila tonnellate in vent'anni, quella di gas da 13500 a 4800 miliardi di metri cubi, il quesito referendario sembra avere più un carattere politico che ambientalista. Dunque, il referendum mi vedrà partecipe ma non sposso l'entusiasmo del grande popolo del ‘sì’, con cui condivido l'amore per il nostro mare e una prospettiva energetica verde, basata sulle rinnovabili, ma anche senza dipendenza dai Paesi esteri”