• 08/07/2016

“Il Movimento 5 stelle si presenta da sempre come il paladino della trasparenza, ma le prime settimane della nuova amministrazione a guida Raggi sembrano andare in un'altra direzione”. Lo scrive Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico, su Affaritaliani.it.

“Per ora – spiega - i cittadini romani hanno assistito a tutto, ma non hanno visto trasparenza: annunci disattesi, trattative nascoste, riunioni segrete, dossieraggio tra colleghi di partito, decisioni prese e poi rimangiate, assessorati assegnati e poi cambiati in corsa. Uno spettacolo che di nuovo ha veramente poco. Siamo, anzi, andati indietro sulla passione e l'attenzione alla città che un sindaco dovrebbe avere: sono passati giorni prima che il Campidoglio ‎facesse sentire la sua voce per Beau Solomon, il giovane americano rimasto ucciso sotto a Ponte Garibaldi. La Raggi era troppo impegnata a trattare con le correnti per chiudere la Giunta? O per festeggiare Luigi Di Maio in un barcone proprio sul Tevere?”

“Ma – prosegue Anzaldi - torniamo alla squadra dei Cinquestelle per il Comune. Da candidata la Raggi ha più volte assicurato che la Giunta sarebbe arrivata prima del voto al primo turno. Per settimane, l'annuncio è rimasto lettera morta. Solo l’ultima sera prima del silenzio elettorale che ha preceduto il ballottaggio, Raggi ha annunciato 4 nomi su dieci. Gli altri, per motivi di privacy, li avrebbe detti solo dopo l’eventuale vittoria. Ma non è stata la privacy a fermarla: i nomi non c’erano proprio! La questione della privacy è scomparsa dai radar ed è arrivato il nuovo annuncio: la Giunta sarà pronta per la prima seduta del consiglio comunale, il 7 luglio. Dopo il ballottaggio sono iniziate, quindi, le trattative serrate tra le varie correnti del Movimento 5 stelle. Dopo quasi tre settimane, ecco la lista dei nomi: come sono stati scelti? Mistero. Nessuna riunione in streaming, nessun bando o audizione pubblica, nessun consulto in rete con gli iscritti del M5s. Il partito che ha fatto scegliere ai suoi aderenti il candidato per il Quirinale, ha preferito una procedura di assoluta opacità per la scelta degli assessori della Capitale. ‎Niente di nuovo. Si scopre, quindi che un’assessora è stata segnalata dal collaboratore di Di Maio, uno è un ex socio di Casaleggio, un altro collaborava con il gruppo M5s alla Camera, il capo di gabinetto probabile era già assessore con Marino e il vice sindaco si è dovuto dimettersi dal Consiglio comunale dove è stato appena eletto e votato”. 

“Siamo di fronte alla rottura gli schemi del passato? No, siamo di fronte alla piena continuità con i vecchi metodi che speravamo di vedere archiviati.  ‎Non sono una novità neanche gli attacchi alla stampa: Di Battista dice che i giornali li usa ‘per incartare le verdure’, così come l'ex sindaco Marino diceva di usarli ‘per incartare le uova’. Intanto, dopo quasi un mese dal ballottaggio, la città deve aspettare i tempi della politica: nessuno ha risolto il pasticcio degli stand sul lungotevere in prossimità del murales di Kentridge, posti di lavoro e introiti delle aziende sono andati persi, i romani hanno avuto un servizio in meno e le banchine continuano ad essere terra di nessuno”, conclude.