• 08/09/2015

La vice presidente della Camera nella sua newsletter: listino per il Senato era una proposta della minoranza

“Se la Festa Nazionale de l'Unita' di Milano doveva servire per tastare il polso e misurare lo stato di salute del Partito Democratico dobbiamo dire che la diagnosi è rassicurante: il Pd c'è, discute nei dibattiti, si mobilita in tante feste sul territorio, riesce ad ottenere da oltre mezzo milione di elettori la donazione del 2 per mille, accoglie con grande calore il suo Segretario nazionale sostenendo l'ampio e ambizioso programma di riforme che impegna da mesi Governo e Parlamento… Ma lungo i viali dei giardini che ospitavano la Festa, ai bordi degli spazi adibiti ai dibattiti, tra i volontari delle cucine il messaggio dei nostri militanti era uno solo ed accorato: state uniti, andate avanti, non ci fate vedere ancora lo spettacolo di una sinistra che si divide e fa fallire il suo governo!”.

Così la vice presidente della Camera. Marina Sereni, nella sua newsletter settimanale.

“Certamente tocca noi, alla maggioranza che si è riconosciuta nella proposta di Renzi, lo sforzo maggiore, ma spetta anche alla minoranza cogliere le occasioni per una mediazione se esse si manifestano – continua - L'articolo 2, che stabilisce la composizione del Senato prevedendone un'elezione di secondo livello, è il frutto di una discussione lunghissima e di un confronto sul quale la maggioranza dei parlamentari del Pd ha espresso con chiarezza la sua idea. Si vuole davvero cercare ancora un punto di incontro? Allora perché rifiutare di studiare una norma che rinvia ad un apposito listino da presentare in occasione delle elezioni regionali e in cui inserire i nominativi di coloro che andranno a comporre il futuro Senato? Ricordo che questa proposta era stata avanzata da alcuni esponenti della minoranza Pd mesi addietro. Perché oggi non va più bene? E perché non andrebbe bene se inserita in un articolo diverso dal 2?”.

“La discussione sta diventando surreale e questo alimenta il sospetto che in realtà la materia del contendere non sia il merito della riforma ma la volontà di indebolire il Governo presieduto dal segretario del Pd – conclude - Direi che la posta in gioco è troppo alta per tirare la corda fino a spezzarla”.