• 18/12/2014

“Lo sport si sta modificando e sempre più donne partecipano ad attività fisica organizzata, sia di tipo ricreativo che di tipo competitivo. Secondo i dati del Coni, negli ultimi 10 anni i praticanti maschi sono cresciuti dello 0.8% e le donne del 1.2%. A livello manageriale e rappresentativo, invece, ad un incremento generale nei dati di pratica non si è registrato alcun aumento in termini di rappresentatività. Il dato è davvero significativo e si rileva che tra uomini e donne sussiste una differenza sostanziale nel modo di pratica l’attività fisico-sportiva. Gli uomini si orientano soprattutto verso una pratica continuativa e, tendenzialmente, agonistica e competitiva. Le donne, viceversa, preferiscono pratica senza un impegno stringente, in maniera autonoma e destrutturata. Alla base dell’analisi vi è la constatazione che i modelli di pratica sono sostanzialmente differenti tra uomini e donne. Oggi, in alcune pratiche ed in alcune modalità di pratica, le donne rappresentano più del 50% del campione. In più, in ogni categoria, la componente di praticanti donne ha raggiunto un livello percentuale decisamente significativo”. Lo dichiara Daniela Sbrollini, deputata del Partito Democratico e Vicepresidente della XII Commissione - Affari Sociali.

“A fronte di un movimento femminile che regala all’Italia medaglie e personaggi sportivi rappresentativi ormai alla stregua di quello maschile [pensate alla Pellegrini ed alle atlete della scherma o alle “Farfalle Azzurre” della ginnastica ritmica], non ci sono presidenti donna ed il numero delle dirigenti rappresenta un dato decisamente marginale nel totale. Non è da sottovalutare inoltre la partecipazione delle donne per quanto riguarda la sfera dei volontari che concorrono alla gestione e all’organizzazione delle società sportive e degli eventi sportivi: sono più di 300mila (Coni,2014) le donne impegnate continuativamente in questo settore e allo stesso modo non trovano rappresentanza in termini dirigenziali. E’ importante che anche le istituzioni sportive pubbliche e private vedano al loro interno un numero maggiore di dirigenti sportivi donna per essere in grado anche di poter progettare lo sport del futuro secondo la sensibilità e le esigenze femminili”, prosegue Sbrollini.

“Lo sport è una questione per uomini? Non penso - conclude Sbrollini - forse è arrivato il tempo che anche le donne trovino una rappresentatività sportiva, nel rispetto delle diversità dei modelli, dei tempi e delle esigenze di pratica. Ma anche nel rispetto del numero dei praticanti che rappresentano. Se vogliamo crescere come Paese nella cultura sportiva e di conseguenza nella pratica di attività motorie organizzate allora è necessario investire subito in politiche per lo sport al femminile”.