• 09/09/2014

Se oggi non vogliamo sbagliare e vincere così la sfida alla sicurezza globale, non dobbiamo soprattutto commettere tre errori. Il primo: non bisogna sottovalutare l'estensione della minaccia terroristica. Negli ultimi dieci anni, geograficamente le aree di rischio sono diventate molto ampie e sarebbe un errore fatale considerarlo solo terrorismo. Siamo di fronte a un conflitto asimmetrico, come lo ha definito la Nato, che chiama in causa anche una nostra diversa capacità di porsi di fronte al problema. In secondo luogo, non bisogna sottovalutare l'Isis. Perché  è un fenomeno nuovo maturato dopo la morte di Bin Laden; è un movimento in cui per la prima volta si parla di guerra islamica per uno Stato islamico. Infine, non dobbiamo pensare che è una minaccia lontana da noi. La realtà è che in questi anni è cresciuto terribilmente il coinvolgimento europeo. In Italia, rispetto all’Inghilterra e alla Francia, il reclutamento di foreign fighters è meno forte, ma se l'Europa non si erge con i propri ideali, con la propria sfida di civiltà a sconfiggere questo fenomeno, noi questa battaglia non la vinciamo. E io credo che l'Italia, perché è riuscita a spostare l'attenzione anche dell'Alleanza atlantica sul Mediterraneo, questa battaglia, che non è una battaglia di religione, ma di civiltà sì, la debba fare fino in fondo.

Lo ha dichiarato Andrea Manciulli, vicepresidente dalla commissione Esteri della Camera, intervenendo in Aula sull'informativa del ministro Alfano sul rischio terrorismo.