• 04/11/2016

"Con l'arresto dei due co-presidenti Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag e di altri 13 deputati di HDP, la vita democratica della Turchia entra in una fase nuova, oscura e inquietante. La sospensione dell'immunità parlamentare avvenuta già prima del 15 luglio, unita alle dimensioni della repressione post-tentato golpe, che ha riguardato decine di media e migliaia di funzionari pubblici, esponenti politici dell'opposizione e giornalisti, oltre al rinnovo dello stato di emergenza per altri tre mesi erano tutti segnali da leggere come un notevole ridimensionamento delle garanzie dello stato di diritto nel paese. I fatti di questa notte, uniti alla sospensione dei social media e di whatsapp, segnano però un punto di non ritorno per la tenuta della democrazia reale in Turchia.

Nella nostra visita del 7 e 8 settembre in Turchia, come Pd abbiamo incontrato tutti i partiti turchi. In particolare, nelle due ore di colloquio con Selahattin Demirtas, avevamo avuto riscontri estremamente seri rispetto alle azioni del governo finalizzate a restringere gli spazi di opposizione. In questi due mesi la repressione ha continuato a progredire in modo molto preoccupante e non ci sono stati segnali da parte dell'AKP o del presidente Erdogan rispetto a una volontà di tutela delle opposizioni o dello spazio democratico turco.

La ricchezza della dialettica democratica turca, animata non solo dai partiti, ma dai media, dall'accademia e della società civile, ha reso la Turchia un paese più solido e influente. Per questo esprimiamo ancora una volta una condanna fermissima rispetto a quanto sta accadendo e la vicinanza a chi, con coraggio, continua a difendere il diritto di esprimere opinioni diverse rispetto a quelle del governo in carica. Abbiamo chiesto un appuntamento al nuovo ambasciatore turco in Italia per chiedere informazioni rispetto agli arresti e esprimere direttamente tutta la nostra preoccupazione".

Lo afferma Lia Quartapelle, capogruppo Pd nella commissione Esteri della Camera dei Deputati.