• 24/06/2015

La vice presidente della Camera nella sua newsletter: se qualcosa si muove è per il lavoro congiunto di alcuni Paesi e governi, tra cui l’Italia e l’esecutivo Renzi

“Come di consuetudine il Presidente del Consiglio ha riferito oggi in Parlamento sul prossimo Consiglio Europeo. È importante che questo avvenga perché ormai non c'è, né può esserci, una distinzione tra ciò che si discute e decide nei parlamenti nazionali e ciò che si discute e decide nelle sedi europee. Le istituzioni europee in questi ultimi anni si sono fortemente indebolite agli occhi di larga parte delle nostre opinioni pubbliche. Ha pesato la crisi, hanno pesato le politiche di austerità imposte dall'Unione Europea ai paesi maggiormente indebitati, con il conseguente aumento della povertà e delle diseguaglianze. In questo contesto la dialettica politica in Europa non si riassume più esclusivamente lungo l'asse destra-sinistra, conservatori versus progressisti. A questo schema più tradizionale si sovrappone infatti il confronto - e lo scontro - tra le forze che credono nel processo di integrazione europea e vogliono riforme per rilanciarlo e quelle che invece utilizzano i punti di debolezza dell'Unione così come è oggi per cavalcare ideologie nazionaliste e antieuropee”. Così la vice presidente della Camera, Marina Sereni nella sua newsletter settimanale.

“Questa complessità nel dibattito italiano scompare – continua - Qui vedo una contraddizione insanabile in chi - da destra come da sinistra - proclama la necessità di cambiamenti in Europa ma poi scende in piazza semplicemente contro l'Europa, contro tutto ciò - valori, politiche, istituzioni - che l'Europa rappresenta. Se oggi qualcosa si muove in Europa, se oggi finalmente il tema dell'immigrazione entra nell'agenda comune anche se ancora in termini insufficienti, se si sta profilando un accordo positivo sulla Grecia, è per il lavoro congiunto di alcuni paesi e governi, tra cui l'Italia e il Governo Renzi”.

“Infine: i giornali parlano di un incontro ieri tra Berlusconi e Salvini. Forse riusciranno a trovare un accordo, ma la collocazione europea non sarà una banalità. Sarkozy in Francia, o la Merkel in Germania non si alleerebbero mai con i partiti xenofobi e antieuropei che a Bruxelles stanno con Salvini. Non mi sembra un problema da poco - conclude -per chi si propone di riorganizzare il campo conservatore e magari anche di parlare ai moderati”.