• 05/11/2019

"Sono passati trent’anni dal giorno in cui Benigno Zaccagnini, per dirla alla maniera degli Alpini, è andato avanti.
Avvenne pochi giorni prima della caduta del muro di Berlino, tema al quale aveva dedicato uno dei suoi ultimi interventi pubblici centrato sulla convinzione che alla fine l’anelito alla libertà avrebbe avuto la meglio. Cosa rimane di quella stagione? La sua figura parla ancora ai giovani, nella stagione del rancore e del sovranismo? A mio avviso si, anzi parla ancora più forte. Lo slancio ideale, lo sguardo utopico e al tempo stesso la consapevolezza-tutta morotea- dei limiti del nostro agire sono ancora oggi strumenti decisivi, insieme con la volontà di una onestà che in politica è la pre-condizione per esercitare le pubbliche funzioni. Zac ci parla ancora, nella sua dimensione di politica come servizio e di impegno e passione civile. Ci parla ancora, nella testimonianza dei valori antifascisti sui quali si è costruita una Repubblica complicata e fragile, per la quale la partecipazione popolare era (ed è) l’antidoto contro ogni ritorno di fiamma reazionario. E ci parla, in questi giorni in cui qualcuno nella gerarchia rimpiange le stagioni dei patti Gentiloni (quando non di quelli Lateranensi). Ci insegnò che si fa politica a causa della fede, e non in nome di essa.Anche per questo, è ancora tra noi."

Così Enrico Borghi, della Presidenza del Gruppo Pd alla Camera, in un post sul suo profilo Facebook.

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