n. 46 - 18 maggio 2019

DOPO IL DIVORZIO UN ASSEGNO PIÙ GIUSTO ED EQUO

Con la nostra proposta di legge un Paese più europeo  

Approvata a larghissima maggioranza dalla Camera, la proposta di legge (prima firmataria Alessia Morani) che stabilisce come criterio guida, per il giudice del divorzio, l’equo bilanciamento degli interessi coinvolti dallo scioglimento del matrimonio. L’obiettivo è di evitare che questo possa essere causa di un indebito arricchimento o di un degrado esistenziale del coniuge economicamente debole. Nel prendere la decisione il giudice dovrà valutare e bilanciare – tra gli altri - i seguenti criteri: la durata del matrimonio; le condizioni personali ed economiche dei coniugi; l'età e lo stato di salute del soggetto richiedente; il contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio.  Inoltre, si rendono più veloci le procedure per la sentenza di divorzio; viene previsto l’assegno a termine; si prevede la cessazione dell’assegno in caso di nuovo legame. Il testo passa ora all’esame del Senato.

TEMI DELLA SETTIMANA

BREXIT, FINALMENTE ANCHE IL GOVERNO SI RICORDA DEI NOSTRI CONNAZIONALI

Ma si doveva fare di più

Il decreto-legge cosiddetto Brexit prevede una serie di misure da applicare nel caso di recesso del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo: un'ipotesi scongiurata fino ad ottobre ma non del tutto impossibile, data la paralisi politica e istituzionale. Condividiamo le misure incluse nel decreto-legge e molte di esse le abbiamo richieste fin da novembre dello scorso anno. Abbiamo quindi votato a favore del provvedimento, per cercare di ammorbidire al massimo l'uscita del Regno Unito dall’Unione europea e l'impatto sugli oltre 700 mila italiani che lì risiedono e sulle nostre imprese.  Tuttavia si poteva fare di più e meglio. Chiediamo al governo maggiore attenzione su alcune tematiche ignorate dal decreto. Ad esempio sui diritti dei cittadini, previdenza sociale, sanità.

 

 

LEGGI ELETTORALI PER UN PARLAMENTO RIDOTTO

Danno alle istituzioni per un po' di propaganda

Questa maggioranza sta adottando la tecnica dello spezzatino della riforma costituzionale: un grave rischio per l’equilibrio delle nostre istituzioni. Hanno voluto una legge elettorale per un ipotetico Parlamento di 400 deputati e 200 senatori (come previsto dalla riforma costituzionale votata da Lega e 5 Stelle) solo per mero calcolo di propaganda. Senza considerare, ad esempio, cosa questo comporti in termini di limitazione della libertà dei cittadini di esprimere i propri rappresentanti. Ci sono delle regioni - come il Friuli Venezia Giulia, il Molise, le Marche, la Basilicata, la Liguria, il Trentino Alto Adige - che in virtù della riduzione avranno una rappresentanza solo nei partiti maggiori. Ancora una volta, l’obiettivo sembra essere solo di avere qualche feticcio da sventolare nelle piazze, senza preoccuparsi di migliorare il funzionamento delle istituzioni.

 
 

LA SEMPLIFICAZIONE FISCALE È UNA SCATOLA VUOTA

Le liti della maggioranza producono un provvedimento inutile

Siamo favorevoli da sempre alle semplificazioni ma questo provvedimento è soprattutto un'occasione mancata: poteva essere un'opportunità per continuare il percorso virtuoso ed efficace di riforme intrapreso nella scorsa legislatura ma si è rivelato un fallimento a causa dei contrasti tra il governo e la sua maggioranza. È stato, infatti, svuotato completamente di investimenti e di interventi sensibili per trasformarsi in una serie di norme parziali, spesso inutili e superate, senza incidere nel tessuto sociale ed economico. Il testo è stato notevolmente modificato rispetto alla proposta di legge, i cui contenuti originari erano anche in parte condivisibili come abbiamo detto in Commissione. Purtroppo per il sostegno delle famiglie e delle attività economiche non è rimasto nulla; e le misure inserite per il contrasto dell'evasione e per la semplificazione fiscale sono parziali e inefficaci.

 

 

SULLE BANCHE NO ALLA MOZIONE DELLA MAGGIORANZA, NO A QUELLA DELLA MELONI

Questioni complesse non hanno bisogno di risposte superficiali

Le mozioni presentate potevano essere semplicemente ignorate, votando contro senza una dichiarazione di voto da parte del Partito Democratico. Tuttavia, considerata anche la superficialità con cui neofiti economisti vanno nei talk show a parlare di banche solo per strappare un applauso, non ci possiamo permettere neanche questo perché siamo in una fase molto delicata, con lo spread a 280 e con BlackRock, fondo americano che era interessato a partecipare al salvataggio di Carige, che si è ritirato in quanto la finanza italiana non dà garanzie di serietà e di sostenibilità. Allora dobbiamo ribadire con forza il nostro NO sulla mozione di Fratelli d'Italia e il nostro NO sulla mozione della maggioranza.

QUESTION TIME

A CHE TITOLO È STATO RIMOSSO LO STRISCIONE A BREMBATE?

Il 13 maggio, alle nove del mattino, a Brembate viene dato ordine dalla questura ai vigili del fuoco di togliere un lenzuolo con la scritta “Non sei il benvenuto”. Un'espressione pacifica di dissenso democratico che qualcuno ha voluto esporre. Non c'erano emergenze, non c'era calamità, quindi perché? Anche i sindacati hanno chiesto a Salvini di abbassare i toni. Le istituzioni non sono della maggioranza; le forze dello Stato sono un presidio delle istituzioni e le forze della polizia non possono essere relegate a funzioni di servizio d'ordine durante i comizi elettorali, l’attività prevalente di Salvini. Purtroppo la risposta del ministro dell'Interno è stata totalmente insoddisfacente. Ci interessava portare anche in Parlamento la preoccupazione per il clima che c'è nel Paese e che invece Salvini fa finta di non vedere.

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