Per la seconda volta, dall’inizio del 2015, mi ritrovo ad iniziare la mia riflessione dovendo purtroppo affrontare il tema terrorismo.
L’attentato al Museo del Bardo di Tunisi, nel quale sono state uccisi anche alcuni nostri connazionali, ripropone la necessità di stringere i tempi per garantire in Europa e nell’area del Mediterraneo la massima sicurezza e smantellare la rete che ha nell’Isis il suo nucleo più virulento. Se questa, come quella di Parigi, è stata indiscutibilmente una tragedia di tutti, allora la risposta non può che venire dalla cooperazione tra tutti i Paesi nel fronteggiare la minaccia alla nostra vita pacifica e democratica. Ciò significa potenziare al massimo misure d’intelligence ed operative comuni: insomma, alla rete organizzativa del terrore va contrapposta una rete di difesa della pace. Un approccio che non sembra appartenere alla visione di forze di opposizione come la Lega, che approfitta della strage di Tunisi per attaccare il governo con le armi della propaganda ed invocare la chiusura delle frontiere.
Una soluzione davvero povera perché ci condannerebbe all’isolamento e dunque all’indebolimento di un sistema di difesa che può essere forte ed efficace solo se è di livello internazionale. Nei prossimi giorni infatti sarà approvato un decreto che punta a dare all'Italia una nuova e più efficace legislazione in tema di antiterrorismo.
Visioni ampie invece le nostre, che abbiamo voluto affermare anche in occasione del Consiglio europeo di questi giorni, con l’approvazione di una risoluzione (vedi) che mette al centro alcuni obiettivi cruciali. A partire dalla necessità di concentrare gli investimenti strategici europei nei settori che possono contrastare al meglio la crisi occupazionale e sociale, rilanciando le economie: trasporti, energia, infrastrutture a banda larga, ricerca e finanziamento del rischio per le PMI.
Intanto prosegue il cammino delle riforme: nei giorni scorsi sono state approvate alla Camera quella Costituzionale (vedi) che ridisegna in modo più snello ed incisivo l’organizzazione delle nostre istituzioni, oltre a quella riguardante le banche popolari (vedi) e al decreto-legge che rivede i parametri di esenzione concernenti l’IMU agricola (vedi).
A questo si aggiunge l’approvazione del disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati (vedi) mentre il Jobs Act è già entrato in vigore con i primi due decreti legislativi (vedi) Tutto questo senza dimenticare gli altri provvedimenti in corso che riguardano le riforme nei settori della giustizia, della scuola, del terzo settore e della Rai. Il lavoro per il cambiamento dunque non si ferma.
A presto. AM
|