Numero 23 - venerdì 10 luglio 2015        

La vittoria dei NO nel referendum greco sull'accettazione delle proposte dei creditori internazionali è un risultato che assume connotati fortemente politici, ma destinato a non spostare di una virgola tutti i problemi di natura economica della vicenda ellenica. Utilizzato come strumento di rafforzamento della propria leadership interna da parte di Alexis Tsipras e sventolato nel nostro Paese come bandiera da un fronte eterogeneo di forze politiche (dal M5S alla Lega fino alla sinistra più radicale), il risultato di questa consultazione fa da megafono all’insofferenza legittima di un popolo e di quanti, in modo spesso demagogico ed interessato, cavalcano l’antieuropeismo. Ma non indica una nuova strada. Il rischio reale semmai è quello di imboccare la via opposta a quella della soluzione dell’emergenza greca e di andare verso un muro contro muro del tutto incompatibile con l’esigenza di trovare un accordo comune a livello europeo.

Resto più che mai convinto che tra la rigida austerità e le spinte a buttare all’aria ogni tavolo di trattativa, si debba imporre lo spirito costruttivo delle riforme. Forse il primo che si sta rendendo conto di questa necessità è proprio Tsipras che ha inviato all’Eurogruppo un piano da 12 miliardi di euro e che in queste ore è oggetto di valutazione: si parla di tagli e, giocoforza, di un’apertura a riforme che vanno dal fisco alle pensioni al mondo del lavoro. Contemporaneamente l’Europa non può continuare a far finta di non sapere che il debito greco è sostanzialmente insolvibile e non può continuare ad ignorare le proprie colpe in questo disastro. Se la doppia priorità assoluta deve essere quella di evitare che la Grecia sprofondi nella povertà senza ritorno e che l’Europa perda un tassello che aprirebbe squarci preoccupanti per la propria tenuta, non resta che abbandonare le posizioni da trincea e riconoscere che tutti dobbiamo cambiare profondamente. Ancora una volta le riforme, tanto quelle economiche quanto di cambiamento della mentalità politica e del nostro modo di essere europei, sono l’orizzonte a cui dobbiamo guardare.

A presto. AM  


FOCUS VENETO

A dominare purtroppo la violentissima tromba d’aria che si è abbattuta mercoledì scorso sulla Riviera del Brenta e che ha provocato un morto, decine di feriti e devastazione nei territori comunali di Dolo, Mira e Pianiga. Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni colpite e ritengo indispensabile che fin da subito venga fatto un lavoro di squadra tra tutti i livelli istituzionali per raggiungere nel più breve tempo possibile l’obiettivo della ricostruzione e della ripresa di una vita normale.
Qui il video del mio intervento in Aula.


La settimana appena trascorsa ha registrato un altro fatto doloroso per il Veneto: è morto infatti il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Come ho ricordato in Aula, la sua scomparsa priva tutti noi di un riferimento che per lunghi anni ha saputo tracciare il punto esatto in cui di volta in volta, di momento in momento, si trovava il nostro Paese lungo la rotta dei cambiamenti.


Una buona notizia arriva invece dal fronte Fincantieri grazie al decreto del governo che consente di far ripartire le attività del sito di Monfalcone, come avevo sollecitato nei giorni scorsi con un’interrogazione.


Infine la querelle Barcellona-Venezia sul tema del turismo, con le dichiarazioni della neo sindaco del capoluogo catalano culminate nel ‘non vogliamo fare la fine di Venezia’. Come ho avuto modo di sottolineare, si tratta di parole lesive per l’immagine della città lagunare e del comparto turistico che vanno rispedite al mittente.

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