30/10/2015
Alessandro Bratti
Rostan, Cinzia Maria Fontana, Salvatore Piccolo, Manfredi, Palma, Sgambato, Capozzolo
2-01113

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che: 
in Campania, ed in particolare nell'area a nord della regione, presso la quale insistono circa 80 comuni, sono operativi cinque depuratori (siti a Marcianise, Villa Literno, Orta di Atella, Cuma e Acerra) delle acque reflue provenienti dai comuni del casertano, del napoletano, ma anche di alcune zone del beneventano e dell'avellinese; 
insistono sull'area regionale in questione, servita dai predetti impianti, anche l'area Flegrea e quella del litorale Domitio, tutte zone ad altissima vocazione turistico-balneare e che, nei decenni addietro, anche a causa di una pessima gestione degli impianti di depurazione, sono state di fatto deturpate ed abbandonate nel più totale degrado e sottosviluppo; 
l'inquinamento del litorale Domitio e dell'area Flegrea, cagionato dal cattivo funzionamento del complesso sistema fognario dei Regi Lagni ed in parte minoritaria dal Volturno, era ed è tuttora al centro delle indagini della magistratura; 
proprio il pessimo collegamento interfunzionale tra la rete fognaria dei Regi Lagni e quello dei cinque depuratori dell'area nord campana ha provocato, negli anni, contaminazioni di carattere straordinario ed un inquinamento in mare, nei campi e nel sottosuolo di acque reflue e fanghi di entità incalcolabile; 
tali impianti, realizzati negli anni Settanta a seguito di un'epidemia di colera, fino a qualche tempo fa, erano gestiti da un'Ati diretta dalla società Hydrogest; 
successivamente, a fronte di un'inchiesta della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere tesa ad accertare le summenzionate cause e responsabilità dell'inquinamento del litorale Domitio e dell'area Flegrea, l'amministrazione dei predetti impianti è stata di fatto commissariata, a fronte di riscontrati gravissimi illeciti commessi durante la loro gestione; 
la procura della Repubblica, a seguito di approfonditi esami peritali, ha avuto modo di accertare che il funzionamento di tali impianti fosse talmente inadeguato, da comportare addirittura un peggioramento delle condizioni del refluo dalla fase di entrata rispetto a quella di uscita dagli impianti; 
tali criticità sono state determinate negli anni da gravi negligenze della Hydrogest, società incaricata della gestione degli impianti per quindici anni per un costo complessivo di mille milioni di euro, ed al tempo stesso da profonde divergenze con gli enti preposti al controllo e alla salvaguardia degli impianti, ovvero principalmente la regione ed in minima parte le province e i comuni; 
ad oggi sono ancora in corso di espletamento le gare di appalto per l'aggiudicazione della gestione degli impianti e il loro adeguamento, con particolare riferimento alla necessità di ultimare il collettamento di tutti i comuni dell'area nord della Campania, molti dei quali non sono ancora connessi alla rete fognaria; 
moltissimi sono ancora in comuni che si trovano in condizioni precarie per quanto concerne il trattamento delle acque reflue, condizioni che in molti casi sfociano nell'illecito penale ed amministrativo ed hanno scatenato l'apertura di numerose inchieste da parte della procura della Repubblica; 
basti pensare, al riguardo, che un comune di grandi dimensioni come Torre del Greco, con oltre 100 mila abitanti, sversi direttamente in mare le proprie acque reflue; 
l'interesse collettivo preminente e che coinvolge oltre tre milioni di cittadini residenti in Campania appare del tutto evidente ed è strettamente connesso e correlato alla necessità che i processi di gestione, adeguamento e rifunzionalizzazione degli impianti, oltre che il collettamento dei comuni non ancora connessi alla rete fognaria, venga ultimato in tempi ragionevolmente brevi, specie in considerazione del fatto che il permanere di una condizione differente non potrà fare altro che aggravare la già difficilissima condizione dei litorali Flegreo e Domitio, oltre che l'intera area dei Regi Lagni –: 
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti e delle vicende di cui in premessa e quali celeri ed oramai improcrastinabili iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché sia garantito il pieno e regolare adeguamento degli impianti di depurazione e trattamento delle acque reflue di cui in premessa e tanto al fine di preservare gli ecosistemi ed i litorali settentrionali della Campania, ed in particolar modo quello Flegreo e quello Domitio. 
 

Seduta del 30 ottobre 2015

Illustra Michela Rostan, risponde Silvia Velo, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, replica Alessandro Bratti

Illustrazione

Signor Presidente, sottosegretario, ci apprestiamo a discutere per l'ennesima volta di un tema delicatissimo, quello che riguarda la salubrità e la qualità delle acque e dei terreni della Campania, un tema che – è doveroso sottolinearlo – probabilmente non ha mai riscontrato un tale livello di attenzione da parte di un Governo e di un Parlamento nazionali come in questa legislatura. Questo, se da un lato costituisce motivo di orgoglio e di parziale soddisfazione, dall'altro acuisce e per certi versi fortifica credo in tutti noi un alto livello di allarme, angoscia e vicinanza alle popolazioni residenti in Campania e in special modo nell'area a nord della regione, del capoluogo, Napoli, e fino al confine con la vicina provincia di Caserta. Un innalzamento del livello di attenzione al quale ha senza dubbio contribuito la Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo integrato dei rifiuti in seno alla quale, proprio all'esito di una delle ultime missioni svolte in Campania – ben tre ne sono state effettuate negli ultimi due mesi – è sorta l'esigenza di porre al centro dell'attenzione del Governo nazionale la condizione in cui versavano e versano tuttora gli impianti di depurazione dell'area settentrionale della regione, una condizione che, come dirò a breve, certamente non fornisce elementi di particolare rassicurazione circa la qualità del materiale refluo prodotto dai depuratori né tantomeno circa la qualità dei trattamenti nonché dello stato in cui versano i territori immediatamente adiacenti e prospicienti gli impianti. Nello specifico segnalo che in Campania, nell'area oggetto di interesse, insistono circa 80 comuni, per i quali sono operativi cinque depuratori (di Marcianise, Villa Literno, Orta di Atella, Cuma e Acerra). Tali impianti raccolgono le acque reflue provenienti dai comuni del casertano, del napoletano, ma anche di alcune zone del beneventano e del casertano. Insistono sulla prima indicata impiantistica, oltre a questi comuni, tutti gli agglomerati urbani presenti sull'area Flegrea e sul litorale Domitio, ovvero zone ad altissima vocazione turistico-balneare e che, nei decenni addietro, anche a causa di una pessima gestione degli impianti di depurazione, sono state di fatto deturpate ed abbandonate nel più totale degrado e sottosviluppo. L'inquinamento del litorale Domitio e dell'area Flegrea, la cui concausa è da riscontrarsi oltre che ne ben noto fenomeno delle discariche abusive, del quale quest'Aula e questo Governo già si stanno occupando, è stato tuttavia generato dal probabilmente meno noto, ma altrettanto nocivo, cattivo funzionamento del complesso sistema fognario dei Regi Lagni ed in parte minoritaria dal Volturno, sistema la cui complessità e il suo reiterato malfunzionamento era ed è tuttora al centro delle indagini della magistratura. Proprio il pessimo collegamento interfunzionale tra la rete fognaria dei Regi Lagni e quello dei cinque depuratori dell'area nord campana ha provocato, negli anni, contaminazioni di carattere straordinario ed un inquinamento in mare, nei campi e nel sottosuolo di acque reflue e fanghi di entità incalcolabile. Tali impianti, realizzati negli anni Settanta a seguito di un'epidemia di colera, fino a qualche tempo fa, erano gestiti da un'Ati diretta dalla società Hydrogest. Successivamente, a fronte di un'inchiesta della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere tesa ad accertare le summenzionate cause e responsabilità dell'inquinamento del litorale Domitio e dell'area Flegrea, l'amministrazione dei predetti impianti è stata di fatto commissariata, a fronte di riscontrati gravissimi illeciti commessi durante la loro gestione. La procura della Repubblica, a seguito di approfonditi esami peritali, ha avuto modo di accertare che il funzionamento di tali impianti fosse talmente inadeguato da comportare – il che è assolutamente incredibile – addirittura un peggioramento delle condizioni del refluo dalla fase di entrata rispetto a quella di uscita dagli impianti. Tali criticità sono state determinate negli anni da gravi negligenze della Hydrogest, società incaricata della gestione degli impianti per quindici anni per un costo complessivo di mille milioni di euro, ed al tempo stesso da profonde divergenze con gli enti preposti al controllo e alla salvaguardia degli impianti, ovvero principalmente la regione ed in minima parte le province e i comuni. Ad oggi sono ancora in corso di espletamento le gare di appalto per l'aggiudicazione della gestione degli impianti e il loro adeguamento, con particolare riferimento alla necessità di ultimare il collettamento di tutti i comuni dell'area nord della Campania, molti dei quali non sono ancora connessi alla rete fognaria.  Ciò che ha sorpreso la sottoscritta, il presidente della Commissione e gli altri colleghi è che 
moltissimi sono ancora i comuni che si trovano in condizioni precarie per quanto concerne il trattamento delle acque reflue, condizioni che in molti casi sfociano nell'illecito penale ed amministrativo ed hanno scatenato l'apertura di numerose inchieste da parte della procura della Repubblica. 
Basti pensare, al riguardo, che un comune di grandi dimensioni come Torre del Greco, con oltre 100 mila abitanti, sversi direttamente in mare le proprie acque reflue. 
L'interesse collettivo preminente e che coinvolge oltre tre milioni di cittadini residenti in Campania appare del tutto evidente ed è strettamente connesso e correlato alla necessità che i processi di gestione, adeguamento e rifunzionalizzazione degli impianti, oltre che il collettamento dei comuni non ancora connessi alla rete fognaria, venga ultimato in tempi ragionevolmente brevi, specie in considerazione del fatto che il permanere di una condizione differente non potrà fare altro che aggravare la già difficilissima condizione dei litorali Flegreo e Domitio, oltre che l'intera area dei Regi Lagni. 
Il motivo principale che ci ha spinto a sottoporre all'agenda del Governo questo tema, sottosegretario, è stato quello di evitare che l'attenzione dell'opinione pubblica ed il dibattito politico sull'emergenza ambientale in Campania si soffermassero esclusivamente sulla questione Terra dei fuochi. Questa eventualità, a nostro avviso da scongiurare, avrebbe comportato un inevitabile grave mancanza istituzionale rispetto ad un problema, quello del trattamento delle acque reflue, la cui entità e gravità sono assolutamente paragonabili, se non più seri, delle criticità connesse ai roghi tossici. Un problema che tra l'altro, vista anche la dimensione e la complessità dell'impiantistica oggetto dell'interpellanza non può e non deve ricadere esclusivamente sugli enti locali, ovvero regione e comuni, i quali difficilmente potranno, se non supportati dal Governo, provvedere in proprio e in tempi ragionevolmente brevi, ed adeguare i collettori e i depuratori, ripristinandone un pieno e regolare funzionamento. 
È per questo che chiediamo al Governo, oggi rappresentato dal sottosegretario Velo, se si sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quanto o cosa intenda fare affinché sia garantito il pieno e regolare adeguamento degli impianti di depurazione e trattamento delle acque reflue di cui in premessa e tanto al fine di preservare gli ecosistemi ed i litorali settentrionali della Campania, ed in particolar modo quello Flegreo e quello Domitio.

Risposta del governo

I cinque impianti di depurazione della regione Campania oggetto dell'interpellanza parlamentare sono stati – come è stato detto – realizzati, negli anni Settanta-Ottanta, dalla Cassa per il Mezzogiorno, nell'ambito del progetto speciale n. 3 per il disinquinamento del golfo di Napoli, secondo le normative vigenti in materia all'epoca. 
Poiché nel ventennio successivo sono intervenute modifiche legislative sostanziali sia comunitarie che nazionali, nonché un significativo incremento di popolazione e di attività antropiche, si è reso indispensabile procedere ad un adeguamento, sia normativo che funzionale, di tali impianti. 
Nell'ottica del citato adeguamento, nel 2006 l'allora commissario delegato procedeva all'affidamento in concessione, in regime di project financing, alla società di scopo Hydrogest Campania Spa. e, a seguito della risoluzione del contratto per gravi inadempienze contrattuali la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con ordinanza n. 4022 del mese di maggio 2012, nominava l'ingegnere Luigi Bosso quale commissario delegato nella gestione degli impianti di depurazione di Acerra, Marcianise, Napoli Nord, Foce Regi Lagni e Cuma. Ciò in considerazione dello stato degli impianti, non rispondenti alle prescrizioni tecniche e normative, e del grave pericolo di danno per l'ambiente, per la salute e per l'igiene pubblica, che poteva derivare dalle possibili interruzioni o disfunzioni nella gestione di detti impianti, nonché della necessità di assicurare un servizio pubblico essenziale senza soluzione di continuità. Per l'attuazione delle attività delegate, venivano stimati costi per 65 milioni di euro.  A seguito delle dimissioni intervenute anzitempo dell'ingegnere Bosso, con l'ordinanza del capo del Dipartimento di Protezione Civile n. 16 del 2012 è stato nominato commissario delegato il dottor Nicola Dell'Acqua, nei confronti del quale sono stati prorogati, gli effetti delle disposizioni dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4022 del 2012 prima citata con successive decretazioni di urgenza, al fine anche in questo caso di non determinare soluzioni di continuità nella gestione degli impianti medesimi. 
Il Dipartimento della protezione civile, in prossimità dell'ultima scadenza del 30 novembre 2014, avviava un'interlocuzione con la regione Campania, al fine di consentire il subentro dell'amministrazione regionale, competente in via ordinaria, al completamento degli interventi attraverso l'emanazione di un'ordinanza di rientro ex articolo 5, commi 4-ter e 4-quater, della legge n. 225 del 1992. 
Nel frattempo, è intervenuta la delibera della giunta della regione Campania, la n. 146 del 28 marzo 2015, a seguito della quale l'attività di gestione degli impianti è stata effettuata dalla struttura commissariale regionale, che è subentrata nei rapporti attivi e passivi facenti capo alla struttura commissariale, per effetto, appunto, della sempre e solita ordinanza n. 4022 del 2012. Ad oggi, dunque, sono in corso di svolgimento le gare di appalto per l'assegnazione degli interventi. 
Premesso quanto sopra e in considerazione del fatto che la normativa di settore attribuisce agli enti territoriali l'individuazione e la realizzazione degli interventi ritenuti dagli stessi necessari alla risoluzione delle problematiche ambientali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, consapevole della situazione dei cinque impianti di depurazione della regione Campania, svolge un'attività di costante monitoraggio sull'evolversi della situazione, considerato, peraltro, che alcuni agglomerati – Afragola, Napoli Ovest e Torre del Greco –, i cui reflui vengono trattati presso gli impianti in argomento, sono interessati dal recente parere motivato n. 2059 del 2014, per il quale periodicamente il Governo italiano riferisce alla Commissione europea sullo stato di avanzamento degli interventi tesi alla risoluzione delle criticità riscontrate.  Inoltre, per gli agglomerati sopra citati, la struttura tecnica di missione della giunta regionale Campania, con nota del 15 luglio 2015, ha comunicato che è stato programmato il grande Progetto «Risanamento ambientale e valorizzazione dei Regi Lagni», in cui è previsto l'intervento di rifunzionalizzazione e adeguamento funzionale dell'impianto di depurazione comprensoriale di Acerra e di Cuma.

Replica

Grazie, signor Presidente. Questa ricostruzione, che è stata fatta dalla sottosegretario Velo, era cosa nota e noi la ringraziamo per avere messo in fila tutta una serie di questioni. Probabilmente, manca un pezzettino finale, che è quello relativo alle dimissioni dell'attuale commissario, e di una situazione, anche di stallo e di preoccupazione, che ci ha anche indotto, attraverso questa interpellanza, appunto, a chiedere un'attenzione particolare al Governo, perché ci troviamo in una situazione per cui è stata bandita una gara, come è stato correttamente riportato, però c’è una gestione ordinaria che deve essere fatta. Si tratta di una gestione ordinaria che comporta una serie di interventi di funzionalizzazione e anche di manutenzione ordinaria che non sono di poco conto e che rischiano davvero di compromettere poi la gara a monte, se non addirittura di causare delle problematiche di carattere ambientale e sanitario assolutamente di primo livello. 
Quindi, la prima cosa che chiediamo è che ci sia veramente, se si parla di monitoraggio da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, una fortissima attenzione su questo passaggio delicato, che se anche vede, come è stato ricordato, un coinvolgimento istituzionali prioritario della regione Campania, non può essere dimenticato dal livello centrale, anche perché – voglio ricordare – il tema della depurazione delle acque, purtroppo, così come è stato segnalato dall'unità «Italia sicura», è un tema di prioritaria importanza per il nostro Paese, perché ci sta conducendo gradualmente verso un'infrazione comunitaria che rischia, nel 2016, di costarci circa 500 milioni di euro.  È chiaro che ci sono tante situazioni e non c’è solo quella in Campania. C’è una situazione molto precaria e molto grave in Calabria, una situazione molto grave in Sicilia, ma ci sono anche delle situazioni assolutamente critiche nel nord Italia. Per cui penso, credo e crediamo che se si è destinata una parte del Governo a un'unità di missione che si occupava della difesa idrogeologica, questo importante aspetto che riguarda la depurazione delle acque, è evidente che il tema è quanto mai critico. Ripeto noi, come giustamente diceva la collega Rostan, pensavamo di trovare delle criticità importanti nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania, situazione critica che per alcuni versi permane, ma in realtà ciò che ci vede anche come commissione, fortemente preoccupati, è lo stato di funzionamento di questi depuratori. Come è stato ricordato sono depuratori costruiti negli anni Ottanta, ma devo dire che anche rispetto agli anni Ottanta, e a quelle norme che c'erano allora, quei depuratori lì purtroppo, non hanno mai funzionato a norma di legge causando tutta una serie di problemi. Uno per tutti il tema del costo relativo allo smaltimento dei fanghi di depurazione. Ma solo per citare quello che probabilmente incide, dal punto di vista economico, più di tutto sulla gestione straordinaria e ordinaria del commissariamento. Quindi, la cosa che ci soddisfa, Sottosegretario, è quello che ci ha detto rispetto all'attenzione del Ministero dell'ambiente. Noi però chiederemo, anche formalmente, in veste anche del ruolo che io esercito, come Presidente della Commissione bicamerale, al Dicastero un controllo serrato su tutto ciò che sta avvenendo sul tema della depurazione in Campania.