03/11/2015
Simone Valiante
Borghi, Bonomo, Luciano Agostini, Arlotti, Carra, Ciprini, Ciracì, Cuomo, D'Attorre, De Menech, Famiglietti,Fauttilli, Fioroni, Giancarlo Giordano, Gribaudo, Tino Iannuzzi, Manfredi, Marchetti, Marguerettaz, Misiani, Narduolo, Fitzgerald Nissoli, Paris, Pastorelli, Preziosi, Romanini, Rubinato, Sgambato, Valeria Valente
2-01142

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che: 
è notizia recente che l'amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio, avendo depositato nel mese di settembre 2015 domanda di ammissione per la quotazione, con contestuale richiesta a CONSOB di autorizzazione del prospetto informativo, ha lasciato nel mese di ottobre l'offerta di azioni di Poste Italiane per la quotazione in borsa, preparando così il debutto a Piazza Affari nei primi giorni di novembre. Secondo stime accreditate, il valore complessivo del gruppo Poste Italiane si aggira tra i 6 e gli 11 miliardi di euro e sul mercato pare arriverà fino al 40 per cento del capitale per un valore complessivo compreso tra i 2,4 e i 4,4 miliardi di euro direttamente nelle casse dello Stato. Il gruppo Poste Italiane ha chiuso l'esercizio 2014 con un fatturato di oltre 29 miliardi di pro, in crescita rispetto ai 26 miliardi del 2013. Essendosi però l'utile netto ridotto in un anno di circa il 79 per cento passando da più di 1 miliardo di euro a 212 milioni, lo stesso amministratore delegato nei mesi scorsi avrebbe ipotizzato un piano di ristrutturazione che, per non far perdere redditività al gruppo, prevedrebbe una serie di restrizioni tra cui l'aumento delle tariffe, la consegna della corrispondenza a giorni alterni sul 25 per cento del territorio nazionale, la soppressione di 455 piccoli sportelli, un taglio al personale per 3.500 unità sfruttando anche pensionamenti e prepensionamenti. Giova ricordare però che Poste Italiane rappresenta un unicum nel panorama economico nazionale: un'infrastruttura sociale e amministrativa che assicura il servizio postale universale, il principale gruppo logistico italiano, gruppo di servizi di gestione del risparmio e assicurativi nonché servizi universali di pagamento a cittadini e imprese. Spesso, inoltre, costituisce sportello della pubblica amministrazione, e di frequente in molte località, l'unico, così come rilevantissimo risulta essere il patrimonio immobiliare e tecnologico accumulato. La quotazione in borsa potrebbe portare alla riduzione dei servizi nelle zone rurali e marginali favorendone lo spopolamento o un consistente aumento dei prezzi dei servizi –: 
quale contributo concreto intenda dare il Ministro e quali specifici impegni abbia deciso di intraprendere alla luce di tali considerazioni, per scongiurare i rischi sopracitati insopportabili per un'economia già molto provata quale quella italiana. 
 

Seduta del 27 novembre 2015

Illustra e replica Simone Valiante, risponde Casero Luigi, Viceministro dell'economia e delle finanze

Illustrazione

Grazie Presidente. Signor Sottosegretario, naturalmente l'interpellanza, che è stata già preparata da un po'di tempo, poi è abbiamo avuto un rinvio concordato col Governo riguarda la quotazione in Borsa di Poste Italiane.
In particolare, secondo le stime accreditate, il valore complessivo del gruppo Poste Italiane si aggira tra i sei e gli undici miliardi di euro e sul mercato pare arriverà fino al 40 per cento del capitale, per un valore complessivo appunto tra i 2,4 e i 4,4 miliardi di euro direttamente nelle Casse dello Stato. Il gruppo Poste Italiane ha chiuso l'esercizio 2014 con un fatturato di oltre 29 miliardi di euro di proventi, in crescita rispetto ai 26 miliardi del 2013, essendosi però l'utile netto ridotto in un anno di circa il 79 per cento, passando da più di un miliardo di euro a 212 milioni, lo stesso amministratore delegato nei mesi scorsi avrebbe ipotizzato un piano di ristrutturazione che per non far perdere redditività al gruppo prevedrebbe una serie di restrizione tra cui l'aumento delle tariffe, la consegna della corrispondenza a giorni alterni sul 25 per cento del territorio nazionale, la soppressione di 455 piccoli sportelli, un taglio personale per 3500 unità, sfruttando anche prepensionamenti pensionamenti. 
Giova ricordare però che Poste Italiane, concessionaria di servizio pubblico rappresenta un unicum nel panorama economico nazionale: un'infrastruttura sociale e amministrativa che assicura il servizio postale universale; il principale gruppo logistico italiano; gruppo di servizi di gestione del risparmio e assicurativi nonché servizi universali di pagamento a cittadini e imprese; spesso inoltre costituisce sportello della pubblica amministrazione e di frequente in molte località l'unico, così come rilevantissimo risulta essere il patrimonio immobiliare e tecnologico accumulato. 
La quotazione in Borsa da questo punto di vista rappresenta a parere dei sottoscrittori di questa interpellanza un'ulteriore preoccupazione in merito alla riduzione dei servizi nelle zone rurali e più marginali, favorendone ulteriore fenomeni di spopolamento e un aumento anche del prezzo dei servizi. Pertanto le chiediamo, onorevole Sottosegretario, quali impegni intende assumere il Governo per scongiurare i questi rischi che d'altronde andrebbero ad intaccare un'economia già abbastanza debole del nostro Paese in quelle aree, soprattutto rurali, che appunto sono già colpite da altri fenomeni di depauperamento e di spopolamento.

Risposta del governo

Grazie Presidente. Con l'interpellanza urgente n. 2–01142 (Vedi All. A) l'onorevole. Valiante ed altri, premesso che è stata attivata la privatizzazione di Poste Italiane S.p.A. con la quotazione in Borsa, chiedono se l'operazione comporterà restrizioni nella gestione dei relativi servizi. 
Al riguardo, sentita la citata società, si fa presente che Poste Italiane in quanto fornitore del Servizio postale universale ed operatore del mercato postale è soggetta a un complesso di norme nazionali e comunitarie che disciplinano tutti gli aspetti del mercato. 
Alla data della quotazione in Borsa di Poste Italiane, era già in corso di attuazione la riforma del Servizio postale universale, operata dal legislatore nazionale e dall'Autorità di Regolamentazione di settore, in coerenza con la normativa europea. Tale riforma mira ad adeguare i livelli di servizio alle mutate esigenze degli utenti, in funzione del nuovo contesto tecnico, economico e sociale. In particolare, per quanto riguarda la consegna della corrispondenza a giorni alterni sul 25 per cento del territorio nazionale, il nuovo modello di recapito si inserisce nel processo di trasformazione del Servizio postale universale, avviato con la legge n. 190 del 2014 (Legge di Stabilita 2015). 
Tale modello è in linea con la normativa europea e con il processo di trasformazione del servizio postale universale, che tiene conto del contesto di mercato e dell'evoluzione dei bisogni degli utenti. 
Con riferimento al recapito della corrispondenza, la direttiva 97/67/CE e successive modifiche, prevede all'articolo 3.3 una deroga al recapito su cinque giorni a settimana, prevedendo che «Gli Stati membri si attivano per assicurare che il servizio universale sia garantito come minimo cinque giorni lavorativi a settimana, salvo circostanze o condizioni geografiche eccezionali, e che includa almeno una raccolta, una distribuzione al domicilio di ogni persona fisica o giuridica, tranne deroga, alle condizioni stabilite dall'Autorità nazionale di .regolamentazione, in installazioni appropriate. Ogni circostanza eccezionale, ovvero ogni deroga concessa da un'autorità nazionale di regolamentazione ai sensi del presente paragrafo deve essere comunicata alla Commissione e a tutte le autorità nazionali di regolamentazione». 
Il Legislatore nazionale nel recepire le disposizioni della direttiva europea ne ha delimitato l'ambito di applicazione, prevedendo la possibilità di applicare un modello di servizio al di sotto dei cinque giorni settimanali, oltre che in presenza di particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica «in ambiti territoriali al di sotto dei 200 abitanti/Kmq e, comunque, fino ad un quarto della popolazione nazionale». Questo sempre inserito nella legge di Stabilità 2015. 
L'Autorità di Regolamentazione con provvedimento n. 395/15/CONS ha autorizzato il nuovo modello di recapito in quei comuni in cui ricorrono le particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica, sulla base di determinati indicatori e soglie di applicazione. 
Tale modello verrà adottato in 3 fasi: la prima fase, a partire da ottobre 2015, che coinvolgerà circa lo 0,6% della popolazione nazionale (256 comuni); la seconda fase, a partire da aprile 2016, che coinvolgerà circa il 12,50% della popolazione nazionale; la terza fase, a partire da febbraio 2017, all'esito della quale la popolazione complessivamente interessata sarà di circa il 23,2 per cento. 
Con riferimento al recapito della corrispondenza, la rimodulazione del portafoglio dei prodotti rientranti nel servizio universale, come operate dalla legge di Stabilità 2015 e attuata della Delibera 396/15/CONS, nel definire lo standard di qualità del servizio universale alla consegna entro il 4o giorno lavorativo successivo a quello di accettazione (salvo per la posta prioritaria) rende il nuovo modello di recapito, in linea con i tempi di consegna di quella particolare tipologia di invii (bollette, fattura ecc.), ai quali sono maggiormente attenti gli utenti non digitalizzati. 
Inoltre, Poste Italiane al fine di migliorare la facilità di accesso della clientela ai propri servizi, ha sviluppato opportunità di servizio alternative, che consentano a quest'ultima di usufruire di molteplici servizi direttamente da casa. Nello specifico, Poste Italiane ha dato avvio, già a partire dal 2007, al progetto «Postino Telematico», che prevede la dotazione progressiva del palmare a tutti i portalettere e che consente di disporre di una piattaforma tecnologica in grado di supportare nuovi servizi di Poste Italiane a domicilio della clientela. 
Fra i servizi postali, particolare rilievo riveste il servizio di accettazione a domicilio – ’Raccomandata DaTe« – che consente l'accettazione al domicilio del cliente di invii di posta raccomandata retail diretti nel territorio nazionale. Poste Italiane provvederà all'accettazione a domicilio degli invii nel giorno e nella fascia oraria concordati con il cliente. 
Anche dal lato dei servizi finanziari, Poste Italiane ha sviluppato modalità in grado di facilitare l'utilizzo di tali servizi da parte della clientela. A tal proposito, particolare interesse riveste il servizio di pagamento dei bollettini, che offre la possibilità di pagare presso il proprio domicilio le principali tipologie di bollettini postali (tra cui i bollettini premarcati per il pagamento delle utenze). 
In aggiunta a tali servizi, per andare incontro ai bisogni della clientela più anziana, Poste Italiane sta promuovendo una serie di prodotti che consentono di ridurre i costi e la necessità di dover accedere alla rete fisica. 
Con riferimento alle tariffe del servizio postale universale, esse sono e resteranno soggette ai principi stabiliti dal decreto legislativo n. 261 del 1999 e successive modificazioni, che hanno recepito nell'ordinamento interno le direttive postali europee. In particolare, l'articolo 13 del citato decreto dispone che le tariffe dei servizi universali debbano, fra l'altro: essere ragionevoli e permettere di fornire servizi accessibili all'insieme degli utenti; essere correlate ai costi; essere trasparenti e non discriminatorie. 
L'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, in quanto Autorità di regolamentazione del settore postale, vigila affinché le tariffe praticate da Poste Italiane rispettino questi requisiti. 
In particolare, in base alla vigente delibera Agcom 728/13/Cons, Poste Italiane è tenuta a prenotificare ad Agcom tutte le modifiche che intende apportare alle tariffe; l'Autorità, ove rinvenga nelle proposte elementi di difformità rispetto ai principi del decreto elencati in precedenza od alle regole applicative da essa stessa fissate, può inibire l'applicazione di tali modifiche tariffarie. 
I recenti interventi sulle tariffe del servizio universale, che hanno reintrodotto il servizio di posta ordinaria accanto a quello di posta prioritaria, sono il frutto di un lungo ed articolato procedimento regolamentare, che ha visto impegnati l'Autorità, Poste Italiane ed i soggetti interessati che hanno richiesto di prendere parte al procedimento. 
Le tariffe determinate ad esito di tale procedimento riflettono le valutazioni svolte dall'Autorità in merito, fra l'altro, alla correlazione delle stesse ai costi del servizio, all'accessibilità per l'utenza ed alla necessità di assicurare la sostenibilità del servizio universale. 
Per quanto concerne, poi, la »soppressione di 455 piccoli sportelli” di cui è cenno nell'atto parlamentare, si fa presente che Poste Italiane, ai sensi dell'articolo 2, comma 6, del contratto di programma 2009-2011 (attualmente in vigore) è tenuta a trasmettere, annualmente, all'Autorità di regolamentazione – Agcom -- l'elenco degli uffici postali e delle strutture di recapito che non garantiscono condizioni di equilibrio economico, unitamente al Piano di intervento e ai criteri per la progressiva razionalizzazione della loro gestione. Gli interventi previsti dal Piano, infatti, sono diretti a riequilibrare l'offerta dei servizi alla effettiva domanda, correggendo le possibili diseconomie riscontrate in determinati punti del territorio nella gestione della rete. Essi sono effettuati nel pieno rispetto degli obblighi del servizio universale e dei vincoli di distribuzione degli uffici postali sul territorio italiano di cui al decreto ministeriale 7 ottobre 2008, come integrato dalla recente delibera Agcom 342/14/Cons. 
Qualsiasi intervento di chiusura degli uffici postali e/o rimodulazione dell'orario di apertura da parte di Poste Italiane è, pertanto, sottoposto a vincoli definiti dalla regolamentazione proprio allo scopo di garantire la fornitura del servizio universale su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle aree territoriali remote e più disagiate. 
In particolare, i criteri previsti dalla normativa di settore riguardano le distanze massime per la percentuale di popolazione nazionale residente: entro 3 chilometri dal luogo di residenza per il 75 per cento della popolazione; entro 5 chilometri dal luogo di residenza per il 92,5 per cento della popolazione; entro 6 chilometri dal luogo di residenza per il 97,5 per cento della popolazione. Riguardano, inoltre, la presenza percentuale sui comuni Italiani di un ufficio postale in almeno il 96 per cento dei comuni. Riguardano infine il divieto di chiusura di: uffici postali presidio unico di comune (con orario minimo di apertura al pubblico su 3 giorni settimanali); uffici postali ubicati in comuni rurali e montani, salvo siano presenti più di due uffici ed il rapporto abitanti per ufficio postale sia inferiore a 800 (classificazione utilizzata da ISTAT); uffici postali presidio unico di isole minori in cui risiedono almeno 50 abitanti. 
Tali criteri garantiscono una presenza capillare della rete di Poste, prevedendo, altresì, orari minimi di apertura degli uffici postali, proprio a salvaguardia delle esigenze connesse all'erogazione del servizio postale universale. 
Giova precisare che i piani di intervento sugli uffici postali sono subordinati ai consueti confronti sul territorio degli enti locali interessati; infatti, nel corso degli ultimi anni, solo una parte degli interventi annualmente programmati sono stati effettivamente realizzati. Nel piano inviato ad Agcom nel mese di settembre 2014 erano previsti sull'intero territorio nazionale 455 interventi di chiusure definitive di uffici postali successivamente ridotti a 375 a seguito di confronti con le istituzioni locali. 
Per quanto riguarda, invece, i profili occupazionali Poste Italiane ha precisato che nel piano industriale, in linea con quanto realizzato negli ultimi esercizi, è confermato l'utilizzo anche dei piani di incentivazione all'uscita agevolata consentiti dalla normativa vigente. 
In data 25 settembre 2015 è stato raggiunto un accordo sindacale con il quale Poste Italiane conferma il suo impegno a non ricorrere, per la gestione delle eccedenze, alle procedure ex articolo 4 e 24 della legge n. 233 del 1991 (quella relativa ai licenziamenti collettivi) e a procedure nei mesi di novembre 2015 e luglio 2016, rispettivamente per l'anno 2016 e l'anno 2017, all'attivazione di un tavolo di confronto finalizzato a concordare, fra l'altro, le modalità per consentire le uscite agevolate.
I piani di uscita agevolata prevedono l'adesione volontaria agli stessi da parte dei soggetti a cui sono rivolti. Pertanto, non è possibile prevedere puntualmente le adesioni ai piani di incentivazione che potranno essere attivati. 
Si aggiunge che nel citato piano industriale comunque sono previsti 8 mila ingressi al fine di adeguare le competenze alla strategia del gruppo.

Replica

Grazie, Viceministro, la ringrazio anche per la sua relazione molto accurata. Io mi ritengo soddisfatto con qualche puntualizzazione, però, che ritengo doverosa. 
Innanzitutto, noi abbiamo avuto da qualche giorno anche cognizione dell'ipotesi del nuovo contratto di programma con Poste italiane che ci è stata fornita dal sottosegretario Giacomelli. In questa ipotesi vediamo con favore anche la norma dell'articolo 5 dove si dice che il Ministero e la società, nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, si impegnano reciprocamente a valorizzare la rete capillare degli uffici postali e, in particolare, le potenzialità e le caratteristiche degli stessi quali uffici di prossimità a servizio di utenti, specialmente negli ambiti territoriali con scarsa densità abitativa. 
Quindi, ci auguriamo che questa ipotesi vada avanti e venga attuata in pieno da Poste Italiane. Noi apprezziamo il lavoro che Poste fa e anche i servizi che lei ci ha ricordato puntualmente, onorevole Viceministro. Ovviamente rimaniamo preoccupati soprattutto sul tema della soppressione dei piccoli sportelli postali, perché c’è una condizione sociale molto importante diffusa e radicata soprattutto nei piccoli centri rurali dove questo servizio rappresenta ancora uno dei pochi punti di testimonianza, di vita e di attività in tante aree del nostro Paese. 
Quindi, certamente nel rispetto di tutte le direttive europee, ma ricordando la natura di concessionaria di servizio pubblico, credo che questa condizione debba essere e rimanere un punto prioritario di azione e di valutazione anche di Poste Italiane.
Da questo punto di vista io raccomanderei al Governo una vigilanza continua e diffusa anche sull'eventuale attuazione di questa ipotesi di contratto di programma che – come le dicevo – ci è stata fornita dal sottosegretario Giacomelli per le ragioni che ricordava lei, soprattutto perché in questi centri c’è soprattutto una popolazione anziana, che fino a un certo punto può beneficiare di servizi tecnologici. Le dico pure che non spetta ovviamente a noi entrare nel merito della programmazione aziendale dell'utilizzo del personale di Poste Italiane, però credo che il Governo possa, da questo punto di vista, anche dare un contributo di sollecitazione. In un passato recente, tra l'altro, è stata sperimentata da Poste Italiane anche la figura del cosiddetto operatore polivalente soprattutto nei centri minori, negli uffici postali minori.
Poi, a un certo punto, questo processo si è bloccato e ci sono trattative anche sindacali in corso. Io ritengo che, da questo punto di vista, anche Poste debba fare un passo in avanti, dal punto di vista della formazione e dell'utilizzo soprattutto del suo personale, perché – tanto per essere pratici, Viceministro – non si può pagare il prezzo della chiusura di un ufficio postale a fronte, invece, della riqualificazione e del miglior utilizzo del personale che Poste già detiene e che può utilizzare soprattutto nei centri minori. 
Quindi, l'operatore polivalente, da questo punto di vista, era una risposta a questo tipo di difficoltà. Quindi, è evidente che, siccome qui c’è una scelta politica di fondo a tutela di vaste aree del nostro Paese, da questo punto di vista, la voce e la richiesta del Governo debba essere chiara ed evidente rispetto a questa necessità e rispetto alla possibilità che Poste ha di utilizzare meglio il proprio personale a disposizione, perché – le ripeto – non vale la chiusura di un ufficio postale l'utilizzo invece di personale che Poste ha e che può essere assolutamente riqualificato e funzionalizzato a questo tipo di esigenze. 
Quindi, io la ringrazio molto per la risposta e per la relazione dettagliata che ci ha fornito e mi auguro – diciamo – che anche su questa traccia di lavoro lei possa continuare a seguire questo tipo di percorso e questa sollecitazione e attenzione rispetto al lavoro che Poste Italiane intende fare nei prossimi mesi su questo tipo di problematica.