22/01/2016
Patrizia Maestri
Bratti, Paola Boldrini, Damiano, Epifani, Gnecchi, Giorgio Piccolo, Casellato, Albanella, Zappulla, Incerti, Miccoli, Baruffi, Lattuca, De Maria, Gribaudo, Paris, Pagani, Di Salvo, Bolognesi, Schirò, Gandolfi, Rotta, Marco Di Maio, Ghizzoni, Patriarca, Pollastrini, Romanini, Fabbri, Montroni, Giacobbe, Mognato, Carloni, Arlotti, Iori, Mauri, Marchi, Zampa, RichettiIllustrazione
2-01224

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che: 
la Lyondell Basell è una impresa multinazionale che opera, in quattordici Paesi e con oltre tredicimila dipendenti, nel settore della chimica. È presente in Italia con stabilimenti a Ferrara, Brindisi e Milano; 
nello stabilimento di Ferrara sono occupati, in attività di ricerca e produzione, ottocentosessanta dipendenti, 45 per cento dei quali impegnati nell'ambito del centro ricerche «G. Natta» che costituisce il nucleo principale di innovazione dei prodotti e delle tecnologie sulle materie plastiche del Gruppo; 
nel 2013 il sito produttivo di Ferrara ha affrontato un'impegnativa ristrutturazione che, dopo una dura vertenza conclusasi con la fattiva partecipazione della regione Emilia-Romagna, ha comportato l'uscita di 105 unità lavorative e il ridimensionamento delle attività, pur riaffermando il valore strategico della sede; 
nella primavera 2015 si è aperta, tra l'azienda e le organizzazioni sindacali, una trattativa per il rinnovo del contratto integrativo di secondo livello nell'ambito della quale le organizzazioni sindacali hanno chiesto di affrontare anche il tema delle garanzie occupazionali per i lavoratori coinvolti dalle frequenti riorganizzazioni aziendali; 
il 10 dicembre 2015 l'azienda ha improvvisamente comunicato il licenziamento individuale per motivi economici di 2 lavoratrici motivando tale decisione con la soppressione delle rispettive posizioni di lavoro, senza alcun preavviso alle organizzazioni sindacali e alla rappresentanza sindacale unitaria di stabilimento, benché con le stesse fosse in corso una trattativa; 
tale accadimento ha determinato l'alimentarsi di un pesantissimo clima di tensione che ha portato all'interruzione della trattativa, all'immediata proclamazione di uno sciopero delle maestranze e ad una dura presa di posizione, molto critica nei confronti dell'azienda, da parte del sindaco di Ferrara; 
cinque giorni dopo, a seguito delle iniziative di mobilitazione sindacale e di pressione delle istituzioni locali, la direzione, sottoscrivendo un verbale di incontro, ha ritirato il provvedimento di licenziamento e ha reintegrato le due lavoratrici impegnandosi ad affrontare in sede di accordo integrativo il tema generale della rioccupabilità delle persone in caso di riorganizzazione; 
alla ripresa delle trattative la direzione aziendale ha confermato l'indisponibilità a convenire su una norma pattizia che scongiurasse il ripetersi, nelle forme e nei contenuti, dell'episodio delle due lavoratrici, come per altro già previsto nel precedente accordo aziendale; 
dopo due giorni di trattativa, in una fase convulsa di tesissimo confronto, si è determinato un alterco tra un delegato e un rappresentante aziendale; 
nonostante i tentativi sindacali di ridurre la tensione, spostando gli scioperi già proclamati per quello stesso giorno, e di riprendere le trattative, l'azienda ha avviato un procedimento disciplinare con la sospensione cautelare del delegato e il suo successivo licenziamento –: 
se i Ministri interpellati siano a conoscenza degli episodi sopradescritti e se non intendano intervenire, per quanto di competenza, al fine di favorire il ristabilirsi di un corretto e proficuo confronto tra le organizzazioni sindacali e l'azienda, a partire dalla revoca del licenziamento effettuato, e se siano a conoscenza dei piani di sviluppo e riorganizzazione aziendale della Lyondell Basell, con particolare riferimento al sito produttivo di Ferrara; 
se i Ministri interpellati non ravvisino in questi atteggiamenti un tentativo di creare da parte della multinazionale un clima di scontro per giustificare un progressivo abbandono dell'attività nel nostro Paese. 

Seduta del 22 gennaio 2016

Illustrazione di Paola Boldrini, risposta del governo di Massimo Cassano Sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali, replica di Patrizia Maestri.

Illustrazione

Buongiorno, signor Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, per presentare questa nostra interpellanza, devo prima contestualizzare di che cosa stiamo parlando. La Lyondell Basell è un'impresa con oltre 13 mila dipendenti nel settore della chimica, è presente in Italia con stabilimenti a Ferrara, Brindisi e Milano. Nel suo fatturato, di 45,6 miliardi di dollari, è la terza azienda chimica indipendente più grande del mondo e primo produttore mondiale di polipropilene, un materiale simile alla plastica inventato nel 1954 proprio da Giulio Natta, premio Nobel per la chimica, che dà il nome al centro di Ferrara, attualmente il sito più grande al mondo di Lyondell Basell per lo sviluppo e la produzione di catalizzatori Ziegler-Natta. Gli altri centri di ricerca sono a Houston, Cincinnati e Francoforte. Quasi 2 mila, dei 5 mila brevetti della multinazionale, sono nati a Ferrara, dove si produce il 40 per cento delle invenzioni della società, le cui tecnologie produttive sono prese a riferimento in tutto il mondo, grazie al continuo miglioramento tecnologico dell'azienda. 
  Nello stabilimento della multinazionale Basell di Ferrara sono occupati, in attività di ricerca e produzione, 800 dipendenti, 45 dei quali impegnati nell'ambito del centro ricerche Natta, una delle anime più importanti della ricerca chimica a livello mondiale, un gioiello dell'industria chimica, come ha affermato il Sole 24 Ore in un articolo pubblicato tempo fa. Nel 2013 il sito produttivo di Ferrara ha già affrontato un'impegnativa ristrutturazione, con la perdita di 105 unità lavorative e il ridimensionamento delle attività, pur riaffermando il valore strategico della sede. A partire dalla primavera 2015 si appresta una nuova trattativa tra l'azienda e le organizzazioni sindacali per il rinnovo del contratto integrativo e per affrontare le garanzie occupazionali per i lavoratori coinvolti dalle frequenti riorganizzazioni aziendali; trattativa avvenuta in un clima teso, creato dapprima dal licenziamento improvviso di due lavoratrici, poi reintegrate, e arrivata al massimo della tensione con l'alterco avvenuto tra un delegato sindacale e una rappresentante aziendale. 
  L'azienda, con lo sconcerto di tutti, ha avviato un procedimento disciplinare, con la sospensione cautelare del delegato e il suo successivo licenziamento, con l'accusa di comportamento violento. Questo è apparso fin da subito surreale, perché chi conosce il delegato sindacale Luca, come lo conosco anch'io, si rende immediatamente conto del contrario: è detto da tutti persona mite. 
  Tutta la città si è mobilitata in solidarietà al delegato licenziato e, con le organizzazioni sindacali, hanno manifestato le istituzioni a tutti i livelli, anche a livello parlamentare, e in effetti oggi siamo qui proprio per interpellare anche il Governo rispetto a questo fatto. Il licenziamento è stato percepito come un attacco all'intera città e lo ha dimostrato la mobilitazione, in questi giorni, in tutta la città, con striscioni ovunque, e anche sui social media c’è stato un boom internazionale. La preoccupazione maggiore delle istituzioni, delle parti sociali e soprattutto dei lavoratori è quella che questo comportamento, considerato abnorme dall'azienda, sia un pretesto che nasconde un possibile intendimento di disinvestimento e di progressivo abbandono del sito di Ferrara e quindi anche del suo centro di ricerche, con la conseguente perdita di occupati nel settore chimico, che sappiamo essere comprensivo anche di tutto l'indotto (ogni dipendente del settore chimico ha minimo quattro dipendenti del settore nell'indotto) in questa tormentata provincia, che purtroppo ha grossi problemi di disoccupazione, causata anche dalle varie crisi aziendali. 
   Si aggiunge, inoltre, lo sciopero generale avvenuto l'altro ieri, che ha visto coinvolti anche tutti gli altri siti chimici italiani, indetto per scongiurare la vendita, da parte di ENI, di Versalis: di fatto, anche il petrolchimico di Ferrara dipende da ENI. 
  L'auspicio di tutti – ed è per questo che noi siamo intervenuti – è che il clima si rassereni, che venga revocato il licenziamento del delegato e che si mantenga alta l'attenzione, come stiamo facendo in questi giorni, del Governo in merito alle problematiche legate alla produzione della chimica, non solo nel territorio ferrarese, ma in tutto il Paese, perché non si può rinunciare alla chimica italiana, tanto meno alla chimica verde, che rappresenta il futuro industriale del nostro Paese. 
   Quindi, oggi noi siamo qui per sapere se di questi fatti è a conoscenza il Governo e come si intenda procedere e per sapere se ci sono appunto dei disegni in merito a quello che la multinazionale sta facendo nel nostro territorio.

Risposta del Governo

Grazie, Presidente. Gli onorevoli Maestri ed altri, con il presente atto parlamentare, richiamano l'attenzione su alcuni episodi che hanno riguardato alcuni lavoratori dello stabilimento di Ferrara, della Lyondell Basell, multinazionale operante nel settore della chimica. Gli interpellanti chiedono, altresì, se il Governo sia a conoscenza dei piani di sviluppo e di riorganizzazione aziendale della multinazionale in parola. 
   Al riguardo, è opportuno precisare che la vicenda prende le mosse dalla comunicazione pervenuta, lo scorso 14 dicembre, alla direzione territoriale del lavoro di Ferrara del Ministero che rappresento, con la quale la società ha manifestato l'intenzione di procedere, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 604 del 1966, al licenziamento di due lavoratrici dello stabilimento di Ferrara per soppressione delle rispettive mansioni. Tuttavia, lo scorso dicembre, a seguito della convocazione delle parti da parte del Ministero, e quindi della sede territoriale di Ferrara, la società ha comunicato la decisione di ritirare entrambe le intenzioni di licenziamento. 
  La predetta vicenda si iscrive nell'ambito della trattativa avviata tra i vertici aziendali e le rappresentanze sindacali unitarie dei lavoratori, per il rinnovo del contratto integrativo aziendale scaduto lo scorso 24 dicembre. Nel corso della trattativa, in particolare, le RSU avevano richiesto alla società la conferma della clausola pattizia già contenuta nell'accordo da rinnovare, relativa alla ricollocazione di quelle figure professionali le cui mansioni erano state dichiarate soppresse a causa di processi di riorganizzazione.  Al riguardo, ad una iniziale disponibilità manifestata dalla società sulla questione, ha fatto tuttavia seguito un atteggiamento di chiusura. Ne sono scaturite tensioni che sono sfociate nel licenziamento per giusta causa di un lavoratore, intervenuto lo scorso 17 dicembre, nel corso di una riunione in veste di componente della RSU. A seguito di tale evento, lo scorso 5 gennaio, la CGIL ha promosso, innanzi al tribunale di Ferrara, un ricorso per condotta antisindacale, ai sensi dell'articolo 28 della legge n. 300 del 1970. Inoltre, l'assessore alle attività produttive, piano energetico e sviluppo ed economia verde e l'assessore al coordinamento delle politiche europee allo sviluppo (scuola, formazione professionale, università ricerca e lavoro) della regione Emilia-Romagna sono intervenuti pubblicamente per chiedere alla società la revoca del licenziamento, al fine di ripristinare corrette relazioni industriali. Ciò nella consapevolezza che il predetto provvedimento non può che acuire le difficoltà e il disagio, in un momento così delicato e difficile per l'industria chimica italiana e, in particolare, per il polo ferrarese. 
  Ciò posto, faccio presente che, lo scorso 7 gennaio, i vertici aziendali hanno manifestato l'intenzione di concludere la trattativa avente ad oggetto il rinnovo del contratto integrativo, separandola da qualunque altra vicenda, al fine di pervenire in tempi brevi ad un accordo soddisfacente per entrambe le parti. 
  Da ultimo, per quanto concerne il quesito relativo ai piani di sviluppo e di riorganizzazione aziendale della Lyondell Basell, preciso che il Ministero dello sviluppo economico, espressamente interpellato per la parte di competenza, non ha fornito risposte. 

Replica

Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario Cassano, non mi ritengo soddisfatta da questa risposta, è una risposta insufficiente e non adeguata alla gravità dei fatti che abbiamo esposto in questa interpellanza. 
   Il caso Di Luca Fiorini si inserisce in un contesto, che non è solamente di una vertenza individuale, ma di una questione più generale che è legata al rispetto e alla dignità delle persone che lavorano e soprattutto alla possibilità del loro agire con le azioni sindacali. Crediamo, quindi, che il Governo debba fornire maggiore attenzione, anche perché noi pensiamo che, in effetti, in un momento come questo, di grave difficoltà, come ha esposto prima la collega Boldrini, per la chimica di tutto il Paese, in sostanza anche maggiormente per il polo ferrarese, non si capisce per quale motivo comunque l'azienda abbia assunto un atteggiamento e un comportamento di questo tipo. Quello che possiamo pensare è che questi atti e questo comportamento dell'azienda, che si può configurare come atteggiamento antisindacale, sia un segnale, comunque negativo, che fa pensare a quali potrebbero essere i rapporti fra il sindacato, i lavoratori e l'azienda nel futuro. 
  Io mi associo anche alle parole dell'assessore regionale, Bianchi, e dell'assessore comunale di Ferrara, proprio perché credo che sia necessario uno sforzo comune, in cui il Governo debba comunque avere una sua responsabilità, per fare in modo che il licenziamento venga comunque revocato (anche se in questi giorni sono proseguite le udienze) e comunque che venga ripristinato un clima diverso. Penso anche che un clima diverso debba appunto consistere non solamente nel proseguire nell'azione di dare appunto soluzione al contratto aziendale, ma effettivamente di dare una forma di maggior rispetto a quella che è la rappresentanza sindacale. 
   Sono poi completamente insufficienti le risposte che noi abbiamo esposto nell'interpellanza riguardo a quello che sarà il futuro del polo chimico ferrarese. Abbiamo circostanziato in maniera precisa la situazione di questa azienda e la nostra preoccupazione è naturalmente molto forte, perché questo significherebbe occupazione senza garanzie e avrebbe comunque conseguenze non solamente per la provincia e per il territorio di Ferrara, ma per tutto il Paese. 
  Quindi, ripeto: non siamo soddisfatti di questa risposta.