15/03/2016
Cesare Damiano
Gnecchi, Albanella, Arlotti, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Di Salvo,Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gribaudo, Incerti, Patrizia Maestri, Miccoli, Paris,Giorgio Piccolo, Rotta, Simoni, Tinagli, Zappulla, Martella, Bini.
3-02116

 Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che: 
secondo i dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps, nei primi undici mesi del 2015 sono stati venduti 102,4 milioni di buoni da 10 euro, il 67,5 per cento in più rispetto al corrispondente periodo del 2014, con punte del 97,4 per cento in Sicilia, dell'85,6 per cento in Liguria e dell'83,1 per cento e dell'83 per cento rispettivamente in Abruzzo e in Puglia. Dati davvero impressionanti se confrontati con la media dei 500 mila dei primi anni di utilizzazione di tali contratti. Si allarga ancora, dunque, quella che il presidente dell'istituto previdenziale ha definito «la nuova frontiera del precariato»; 
per di più, molto probabilmente, tali dati risultano ampiamente sottostimati, rispetto alle ore lavorate, laddove si considerino i noti limiti alla tracciabilità delle effettive prestazioni lavorative; 
lo stesso Ministro interrogato ha manifestato l'intenzione di voler monitorare con grande attenzione e rigore l'utilizzo di tale tipologia contrattuale; 
l'impennata dell'utilizzo dei voucher, nati secondo le intenzioni originarie del legislatore per favorire l'emersione del lavoro irregolare, rischia di trasformarsi – soprattutto a seguito delle innumerevoli modifiche normative che ne hanno notevolmente ampliato l'ambito di applicazione – in un abuso dello strumento, che contribuisce a diffondere il lavoro precario, «cannibalizzando» i contratti regolari; 
i lavoratori che usufruiscono dei voucher non hanno alcun diritto né tutele minime, tenuto conto che non si matura il trattamento di fine rapporto, non si maturano ferie, non si ha diritto alle indennità di malattia e di maternità né agli assegni familiari, non si matura il diritto al sussidio di disoccupazione; 
inoltre, l'ammontare del voucher (dieci euro) ha perso parte del suo valore, rispetto al momento in cui il lavoro accessorio è stato varato; 
a parere degli interroganti, l'uso distorto dei voucher entra in contraddizione con gli obiettivi di stabilizzazione del lavoro, che il cosiddetto Jobs act si è posto, penalizzando in particolare i giovaniunder 35, che, secondo il centro studi Datagiovani, rappresentano ormai più della metà degli occasionali (54,1 per cento) –: 
alla luce della radicale trasformazione e diffusione dello strumento dei voucher, quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di approfondire l'analisi di tale tipologia contrattuale, in vista di una riconsiderazione della sua disciplina finalizzata, nell'immediato, a rafforzare le procedure di tracciabilità delle prestazioni e, in prospettiva, a ricondurre l'istituto ai suoi connotati originari dell'occasionalità e accessorietà delle prestazioni, a tal fine promuovendo la costituzione di tavoli di monitoraggio a livello regionale, con il coinvolgimento delle parti sociali. 

Seduta del 16 marzo 2016

Illustrazione di Maria Luisa Gnecchi,  risposta del governo di Giuliano Poletti, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, replica di Cesare Damiano.

Illustrazione

Grazie, Presidente. Noi siamo veramente molto preoccupati perché nel 2015 si è arrivati a ben 115 milioni di buoni voucher da 10 euro. Noi siamo veramente preoccupati proprio perché i lavoratori e le lavoratrici, che usufruiscono dei voucher, non hanno alcun diritto né tutele minime, tenuto conto che non si matura né il trattamento di fine rapporto né le ferie, non si ha diritto alle indennità di malattia e di maternità né agli assegni famigliari e non si matura il diritto al sussidio di disoccupazione. 
A nostro parere, la cosa più preoccupante, che pensiamo preoccupi anche il ministro, è che l'uso distorto dei voucher entra in forte contraddizione con gli obiettivi di stabilizzazione del lavoro, con tutto quello che la delega lavoro si prefiggeva e quindi siamo assolutamente convinti che per questi giovani, che sono per il 54,1 per cento sotto i trentacinque anni, utilizzatori dei voucher bisogna assolutamente non solo monitorare, ma entrare veramente nella modifica dello strumento. 
Ci teniamo anche a sottolineare che solo il 13 per cento del voucher va nel fondo adeguamento pensioni, rispetto al 33 per cento di tutti gli altri lavoratori, e ben il 5 per cento va in spese al concessionario.

Risposta del governo 

Grazie, Presidente, grazie onorevole Gnecchi, ribadisco evidentemente l'opinione del Governo e del ministro rispetto al tema del lavoro che va fatto per impedire che si producano situazioni di irregolarità all'interno al mercato del lavoro; quindi il tema del monitoraggio, dell'applicazione delle regole e dei contratti, a seguito della nuova legge di riforma del mercato del lavoro è un impegno che il Governo e il Ministero del lavoro stanno sviluppando quotidianamente. 
Abbiamo dedicato un'attenzione particolare al tema dei voucher, anche se debbo ricordare che, rispetto al Jobs Act, gli unici due interventi che sono stati fatti sul tema dei voucher riguardano l'innalzamento da 5 a 7000 euro del compenso massimo annuale che ciascun lavoratore può ricavare dal lavoro accessorio e il divieto di utilizzare di lavoro accessorio all'interno degli appalti. Nei prossimi giorni pubblicheremo un report completo, con tutti i dati e con tutti gli elementi in nostro possesso; un report che abbiamo costruito insieme ad INPS, affinché tutti possano puntualmente valutare la situazione che si è determinata e quindi anche gli eventuali interventi nel merito. 
Al momento, quello che posso anticipare è che la utilizzazione dei voucher ha segnato una impennata a partire dalle modifiche introdotte con la legge n. 92 del 2012, che ha ampliato i campi di attività dove è possibile utilizzare i voucher e che a livello settoriale i dati più significativi di incremento riguardano il commercio, i servizi e il turismo. L'analisi che abbiamo sviluppato, anche per valutare l'osservazione che è stata fatta dagli interroganti intorno al tema se i voucher abbiano cannibalizzato altre forme contrattuali, al momento permette di dire che gli elementi che abbiamo riscontrato segnalano che i lavoratori, che avevano avuto nei sei mesi precedenti un rapporto di lavoro con l'impresa che poi ha utilizzato nei loro rapporti i voucher, valgono circa il 10 per cento, con una particolare significatività nei settori che ho appena citato, quindi turismo e servizi. Questo potrebbe far pensare che una parte dei contratti a chiamata siano stati in qualche misura sostituiti da questa situazione. L'intenzione del Governo è molto chiara: al fine di eliminare comportamenti illeciti o aggiramenti della norma, nel prossimo intervento che realizzeremo di prima modifica dei decreti di attuazione del Jobs Act introdurremo un intervento che amplia la strumentazione per la tracciabilità di questi strumenti, introducendo l'obbligo per l'impresa di una comunicazione via sms o telematica prima dell'inizio dell'utilizzo dei voucher. Questa è la prima cosa che possano fare in tempi molto veloci, naturalmente continueremo il monitoraggio e a fronte di problematicità che continuino a verificarsi, naturalmente a quel punto dovremo fare riflessioni diverse in termini di applicazione e di costruzione di una nuova e diversa normativa.

Replica

Grazie, Presidente. Naturalmente apprezzo il fatto che il Governo abbia intenzione di migliorare la tracciabilità di questo strumento, ma non basta. Io voglio ricordare quello che era lo spirito e la lettera della legge Biagi; le prestazioni accessorie erano meramente occasionali – piccoli lavori domestici o di giardinaggio, o lavori di emergenza – e riguardavano soggetti particolarmente deboli. Oggi siamo di fronte ad una esplosione di questo strumento. Quindi, noi chiediamo sicuramente maggiore tracciabilità, ma anche di tornare a delimitare l'uso di questo strumento. Perché ? L'abbiamo istituito nel 2008, l'ho fatto quando ero ministro del lavoro, soltanto per la vendemmia. Per i lavoratori ? No, era per gli studenti e i pensionati. Furono venduti 500.000 voucher, mentre l'anno scorso 115 milioni; vuol dire che si è moltiplicato per 230 volte l'utilizzo di questo strumento. Uno studio della UIL dice che almeno un voucher è andato nelle mani di 1.600.000 lavoratori nel 2015. Qui c’è una contraddizione ministro, il Jobs Act punta tutto sul contratto a tutele crescenti per dare stabilità, ma se noi non limitiamo l'uso dei voucher corriamo il rischio di creare una nuova generazione di precari «voucherizzati», che è la quintessenza della precarietà, e consideriamo che queste persone sul voucher hanno il 13 per cento che va a pensione. Precari e poveri pensionati non è il futuro; questa contraddizione va eliminata, tornando lo ripeto allo spirito e alla lettera della legge Biagi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).