30/03/2016
Emanuele Fiano
Roberta Agostini, Bersani, Carbone, Cuperlo, De Menech, Marco Di Maio, Fabbri, Famiglietti, Ferrari, Gasparini, Giachetti, Giorgis, Lattuca, Lauricella, Marco Meloni, Naccarato, Nardi, Piccione, Pollastrini, Richetti, Francesco Sanna, Martella, Cinzia Maria Fontana, Bini e Lodolini.
3-02147

Per sapere – premesso che: 

i recenti drammatici attentati di Bruxelles, di Lahore, di Baghdad hanno riproposto con drammaticità la questione del «terrorismo islamico» in tutto il mondo, mentre il quadro politico e militare del quadrante mediterraneo e del vicino oriente forniscono elementi di preoccupazione e di instabilità; 
in Europa, al momento, Francia e Belgio sembrano essere stati scelti come centrale prevalente di azione e di organizzazione dei nuclei di terroristi jihadisti, ma ovviamente anche l'Italia, come altri Paesi europei, inevitabilmente costituisce un territorio di passaggio e di presenza di elementi legati alle organizzazioni del terrorismo islamico; 
il Governo ha da tempo elevato il livello di attenzione e allerta di tutto il comparto sicurezza: altissimo è il numero dei controlli, degli arresti e delle espulsioni effettuate in questo campo nel corso degli ultimi 12 mesi; 
tuttavia, è sempre più necessaria un'azione specifica di contrasto alla radicalizzazione delle comunità islamiche nel nostro Paese; 
il Parlamento e il Governo nel corso degli ultimi 12 mesi hanno sia innovato l'assetto legislativo specifico sia investito risorse ingenti per nuove assunzioni straordinarie e per investimenti in mezzi e strumenti nel comparto sicurezza e in quello dei servizi di intelligence –: 
quali ulteriori iniziative intenda assumere per aumentare sempre più la capacità preventiva e repressiva di tale fenomeno sia in ambito nazionale sia a livello europeo e internazionale.

Seduta del 31 marzo 2016

Illustrazione di Emanuele Lodolini, risposta del governo di Angelino Alfano, ministro dell'Interno, replica di Emanuele Fiano.

Illustrazione

Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Nuovi e recenti attentati hanno riproposto con drammaticità la mai sopita questione del terrorismo islamico in tutto il mondo. Il nostro è un territorio di passaggio, come altri, e di presenza di elementi legati all'organizzazione del terrorismo islamico. Forti sono i rischi lungo la rotta balcanica, ma non solo. 
Il Governo ha, da tempo, fortunatamente elevato livello di attenzione e di allerta di tutto il comparto sicurezza. Grande apprezzamento e gratitudine va alle forze dell'ordine e alla magistratura per quello che ogni giorno fanno. Tuttavia, è sempre più necessaria un'azione specifica di contrasto alla radicalizzazione delle comunità islamiche nel nostro Paese. Quindi, è vero che ci siamo dotati di una normativa antiterrorismo avanzata, tra le più avanzate a livello europeo, si sono investite risorse ingenti per nuove assunzioni straordinarie e per investimenti in mezzi e strumenti nel comparto della sicurezza e nell’intelligence, ma con questa interrogazione chiediamo quali ulteriori iniziative intenda assumere il Governo per aumentare sempre più la nostra capacità preventiva e repressiva di tale fenomeno, sia come Paese sia a livello europeo ed internazionale. 
 

Risposta del governo 

Ringrazio il collega per il quesito che mi ha rivolto e a me spetta di ribadire alcune cose che ritengo molto importanti. La prima cosa è che la lunga cronologia del terrore, dal 2001 a oggi, non ha risparmiato i continenti. Quindi, tutti i continenti sono stati colpiti e vi è stato un atteggiamento, da parte dei terroristi, di cambiamento frequente dello schema d'attacco. Quindi, anche la prevenzione ha dovuto fare i conti con un cambiamento continuo dello schema d'attacco: una volta è una metropolitana, una volta è una sede di un giornale satirico, una volta è un museo, una volta è una spiaggia, una volta è una stazione metropolitana, una volta è un aeroporto, un'altra volta sono i soft target, ristoranti, una sala concerto. Insomma, vi è un cambio continuo di schema di attacco. 
L'Italia ha risposto facendo una straordinaria azione di prevenzione. Io apprezzo molto il ragionamento che ha fatto il collega nel ringraziare le forze dell'ordine, perché prevenzione vuol dire evitare che si verifichi un evento negativo, ossia il contenuto del lavoro di prevenzione sta nel non fare verificare un evento. Dunque, quando l'evento non si verifica nessuno ringrazia nessuno, perché non si è accorto del fatto che l'evento non si è verificato neanche quest'oggi o ieri. Allora, tutto questo sta a significare che noi dobbiamo un particolare elogio alle forze dell'ordine, alle donne e agli uomini in divisa, perché stanno facendo un lavoro straordinario. 
Vorrei sottolineare – avendo, peraltro, varie interrogazioni su questo tema e non potendo esaurire tutto nell'ambito di questa risposta, ma proseguirò con il seguito delle interrogazioni – che c’è un punto di forza che noi stiamo provando ad affermare a livello europeo, che è il Comitato di analisi strategica antiterrorismo. Infatti, se abbiamo fatto – ne parlerò anche dopo – perquisizioni, se abbiamo fatto controlli, se abbiamo fatto espulsioni, se abbiamo fatto intercettazioni, se abbiamo fatto controlli agli autoveicoli, oltre che alle altre persone, non è avvenuto in base a un mega sorteggio nazionale, è avvenuto per un'azione di programmazione che ha un luogo di regia, che è il Comitato di analisi strategica antiterrorismo. 
Io appartengo ad una generazione che, quando ero ragazzino, vedeva raccontare le barzellette sulle forze dell'ordine in cui i carabinieri inseguivano il poliziotto, il poliziotto inseguiva il finanziere... Oggi sono tutti seduti lì, allo stesso tavolo, con le agenzie di intelligence, i militari e anche il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per quanto riguarda la radicalizzazione nelle carceri, per segnalare alla magistratura le parti di competenza della magistratura e tenere per loro, forze dell'ordine, quegli elementi di informativa e di dettaglio che, non essendo utili o sufficienti o necessari alla magistratura per gli arresti, possono servire a tutto lo sforzo di prevenzione, cioè a fare le intercettazioni e a realizzare una serie di attività. Noi abbiamo questo Comitato di analisi strategica antiterrorismo, al quale siedono tutti, che almeno una volta alla settimana in tempi normali, pressoché tutti i giorni in tempi purtroppo non ordinari come questi, si riunisce e valuta tutti gli aspetti, anche quelli apparentemente più irrilevanti. 
L'albero si riconosce dal frutto. Oggi il frutto del nostro Paese non è stato un frutto avvelenato. Fin qui si è chiamato sicurezza. Siamo consapevoli che nessun Paese è a rischio zero, ma sarebbe ipocrita e, tutto sommato, autolesionista negare che fin qui la prevenzione ha funzionato in Italia.
 

Replica

Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, è indubbio che è giusto essere preoccupati per quello che sta accadendo nel nostro mondo in questi mesi e in questi anni, ma la paura non può diventare uno strumento della politica. Incentivare la paura non può essere utile per rassicurare le persone. Esiste una sola medicina per rassicurare i nostri concittadini, lei oggi ce ne ha elencato alcuni degli strumenti. Lo strumento della prevenzione, lo strumento dell'investimento, lo strumento dell'adeguamento legislativo, lo strumento della concertazione europea delle politiche di sicurezza e delle politiche di intelligence sono le medicine che noi conosciamo sul nostro territorio. 
Certo, poi ci sono altri problemi che riguardano le politiche internazionali, il quadrante mediorientale, le vicende della Libia, di cui lei stava parlando prima. Noi abbiamo fatto uno sforzo straordinario, come Parlamento e come Governo, e lei, signor Ministro, nel suo Ministero in questi mesi. Bisogna continuare con questa intensità, aumentandola, se serve, e, se serve, anche aumentando il nostro sforzo verso l'Europa perché la cooperazione con gli altri Paesi sia effettiva. Da tempo chiediamo all'Europa cose che ancora non sono arrivate. Penso al PNR, penso alla collaborazione fattiva effettiva con gli altri sistemi di intelligence, alcuni dei quali – va detto e lo dico io – in queste settimane hanno mostrato falle drammatiche. 
Per questo io penso che i risultati nel nostro Paese, posto che nessuno può garantire al cento per cento la sicurezza in nessun territorio del mondo, non siano frutto del caso o della lotteria, ma di un lavoro razionale, messo in campo dalle forze dell'ordine, che ancora ringraziamo, dal Governo, dal sistema della magistratura. 
Certo, tutti noi leggiamo i giornali ogni giorno, tutti noi ci rendiamo conto anche della imprevedibilità di alcune situazioni, ma i numeri delle perquisizioni, dei controlli, degli arresti, delle espulsioni che, nel corso degli ultimi dodici mesi, in questo Paese sono stati compiuti, se raffrontati a quanto fatto dagli altri Paesi europei, ci dicono che il nostro Paese, nel sistema di prevenzione e contrasto al fenomeno del terrorismo internazionale è all'avanguardia ed è bene che così rimaniamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).