04/07/2013
Gessica Rostellato
Casati, De Rosa, Casellato, Cominelli, Civati, Cova, Crimì, Pollastrini, Castricone, Carnevali, Paola Bragantini, Brandolin, Fragomeli, Fossati,Santerini, Mauri, Scalfarotto, Marantelli, Laforgia, Bazoli, Rampi, Quartapelle Procopio, Preziosi, Porta, Sanga, Senaldi, Stumpo, Fiano, Madia, Patriarca, Caruso,Simoni, Mazzoli
2-01362

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che: 
la legge 26 febbraio 1992, n. 211, e successive modificazioni e integrazioni ha stanziato risorse per la realizzazione di interventi nel settore dei trasporti rapidi di massa, al fine di migliorare la mobilità e le condizioni ambientali nei centri urbani; 
il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», all'articolo 63, comma 12, per promuovere lo sviluppo economico e rimuovere gli squilibri economico-sociali, ha, in particolare, disposto che, per le finalità di cui all'articolo 9 della legge 26 febbraio 1992, n. 211, l'ammontare delle risorse stanziate dal decreto-legge n. 112 del 2008 per il triennio 2008/2010 per il finanziamento di nuovi interventi è pari a 141.200.000 euro; 
è, altresì, opportuno creare una graduatoria di interventi da ammettere a contributo, che sia valida anche per eventuali successivi rifinanziamenti, al fine di semplificare le procedure istruttorie per l'utilizzo immediato delle risorse disponibili; 
il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 16 febbraio 2009, n. 99, ha indicato le direttive in merito all'allocazione delle risorse di cui ai commi 12 e 13 dell'articolo 63 del decreto-legge n. 112 del 2008; 
il protocollo d'intesa tra regione Lombardia, provincia di Milano, comune di Milano, comune di Cormano, comune di Paderno Dugnano, comune di Senago, comune di Varedo e comune di Limbiate per la progettazione definitiva da Milano Comasina a Limbiate, sottoscritto in data 26 maggio 2006, ha affidato alla provincia di Milano l'elaborazione del progetto definitivo mediante esperimento di asta pubblica; 
il protocollo d'intesa del 31 luglio 2007 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Lombardia, la provincia di Milano e il comune di Milano «per la realizzazione della rete metropolitana dell'area milanese» e l'atto integrativo al protocollo d'intesa sopra citato, sottoscritto il 5 novembre 2007 da Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione Lombardia, provincia di Milano e comune di Milano, considera prioritario l'intervento di riqualificazione funzionale della tranvia Milano-Limbiate; 
l'intervento infrastrutturale è inserito in un'area ad elevata domanda di mobilità e rientra nel programma di potenziamento del complessivo sistema di trasporto pubblico locale in sede protetta (metropolitane, tranvia o mezzi che viaggiano su corsie dedicate); 
l'area in questione, nell'ambito del potenziamento del suddetto trasporto pubblico, è stata interessata al prolungamento della linea metropolitana M3 sino a Comasina, inaugurato nel mese di marzo 2011, che permette un celere, frequente e regolare collegamento dell'asta dei Giovi con i principali poli di destinazione milanesi; 
alcuni comuni, attraversati dalla linea oggetto del presente accordo, sono interessati da ulteriori opere sia di trasporto in sede protetta, sia di carattere viabilistico per le quali diventa necessaria una visione coordinata; 
il costo dell'intervento della riqualificazione della linea Milano-Limbiate, sulla base del progetto definitivo, risulta pari a 167.927.290,41 euro, di cui 30.000.000,00 euro per l'acquisto del materiale rotabile; 
conformemente alle direttive previste dal decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti n. 99 del 2009 soprarichiamato, è stato individuato un primo lotto funzionale, costituito dalla tratta tra Milano Comasina e il deposito di Varedo compreso (escluso il materiale rotabile), per un costo di 98.224.972,01 euro; 
la provincia di Milano il 29 settembre 2009 ha trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il progetto definitivo, con la richiesta di finanziamento per la realizzazione del suddetto 1o lotto funzionale; 
la regione Lombardia, con delibera della giunta regionale VIII/10274 del 7 ottobre 2009, si è espressa favorevolmente, ai sensi dell'articolo 5 del decreto ministeriale del febbraio 2009; 
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 1o febbraio 2011 ha comunicato alla provincia di Milano che, con decreto 28 dicembre 2010, n. 4107, è stato assunto l'impegno statale per un importo di 58.934.983,20 euro (il 60 per cento dell'importo di 98.224.972,01 euro) quale cofinanziamento per la riqualificazione della tranvia extraurbana Milano-Limbiate, 1o lotto funzionale Milano Comasina-Varedo deposito; 
il Cipe, nella seduta del 6 dicembre 2011, con delibera pubblicata sul supplemento n. 120 della Gazzetta Ufficiale del 15 giugno 2012, ha confermato il finanziamento statale di 58.934.983,20 euro, corrispondente alla quota del 60 per cento del costo dell'opera prevista dalla legge n. 211 del 1992, relativamente al lotto funzionale Milano Comasina-Varedo deposito; 
la restante quota di cofinanziamento di 39.289.988,80 euro, pari al 40 per cento dell'importo complessivo, pari a 98.224.972 euro, è a carico del territorio; 
l'accordo tra comune di Milano, comune di Cormano, comune di Paderno Dugnano, comune di Senago, comune di Varedo, comune di Limbiate per la realizzazione della metro tranvia Milano Comasina-Limbiate Ospedale è stato siglato in data 3 agosto 2012; 
si è appreso da fonti istituzionali, a conferma di quanto già diffuso dalla stampa locale, dell'intenzione di Expo di dirottare su altre opere i fondi stanziati per la ricostruzione delle tranvie Milano-Seregno e Milano-Limbiate; 
così si interromperebbe un iter ormai in dirittura d'arrivo, sia per la Milano-Seregno, dove è stata espletata una gara e i lavori sono stati aggiudicati; sia per la Milano-Limbiate che sta attendendo la firma definitiva dell'accordo siglato il 3 agosto 2012 –: 
se sia confermato l'impegno da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nell'assicurare la creazione dell'opera essendo necessaria secondo gli interpellanti una scelta ragionevole e ponderata a favore di queste infrastrutture, giudicate importanti dalla regione Lombardia sia per quel che riguarda i flussi di visitatori verso le aree Expo, sia come patrimonio del territorio; 
se si intenda organizzare un incontro con gli enti interessati per approdare quanto prima alla definizione dell’iter procedurale per garantire la partenza dei lavori come da accordi. 
 

Seduta del 13 maggio 2016

Illustra Gessica Rostellato, risponde Baretta Pier Paolo, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, replica Luigi Lacquaniti

Illustrazione

Grazie, Presidente. In data 5 aprile il consiglio regionale del Veneto ha approvato la legge regionale n. 12 del 2016 che va a modificare la legge n. 11 del 2004 in merito al governo del territorio. Nel provvedimento vengono inseriti una serie di vincoli urbanistici per la realizzazione di luoghi di culto ma non solo: anche delle abitazioni dei ministri del culto e del personale di servizio nonché gli immobili adibiti alla formazione religiosa, alle attività educative, culturali e ricreative, alle sale di preghiera e ai centri culturali. Secondo tale norma anche le aree scoperte che vengono utilizzate saltuariamente per il culto dovrebbero essere disciplinate dallo strumento urbanistico. La legge riguarda tutte le religioni senza distinzione ma in realtà, attraverso una norma transitoria, concede una deroga agli immobili già esistenti tranne che per quanto riguarda l'articolo 31-bis, comma 2, lettera d) che individua in particolare le sale di preghiera musulmane tanto che questa legge è stata da subito rinominata legge antimoschee. A parere degli interpellanti questa legge regionale va a ledere la libertà di religione così come la legge che era stata approvata nel 2015 dalla regione Lombardia e che è stata impugnata dal Governo e che la Corte costituzionale ha reso in parte incostituzionale in quanto anche quest'ultima legge va a limitare la libertà religiosa sancita dalla Costituzione attraverso vincoli urbanistici e vuole discriminare i cittadini e impedire loro la libertà religiosa. Tra l'altro questa legge prevede anche l'istituto del referendum, che di norma non è previsto per i diritti fondamentali dei cittadini, e prevede vincoli nell'uso della lingua italiana che non rientrano nella competenza regionale. Quindi siamo a chiedere, signor sottosegretario, se è intenzione del Governo, così come ha fatto per la legge della regione Lombardia nel 2015, impugnare questa norma in modo da garantire la libertà religiosa a tutti i cittadini. 

Risposta del governo

L'esigenza di salvaguardare concretamente il diritto alla libertà di religione e di culto sul territorio veneto viene richiamato nell'atto di sindacato ispettivo con la sentenza n. 63 del 2016 della Corte Costituzionale che ha dichiarato parzialmente illegittima la legge della regione Lombardia 3 febbraio 2015 n. 2 che, analogamente a quella veneta, ha introdotto vincoli urbanistici per la realizzazione di centri religiosi e di culto. La legge in parola è stata pubblicata nel Bollettino Veneto 15 aprile 2016 n. 35. Pertanto, ai fini della valutazione di compatibilità costituzionale per la sua eventuale impugnativa ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, andrà in scadenza il prossimo 14 giugno 2016: entro tale data il provvedimento sarà esaminato dal Consiglio dei ministri. 
Al momento, è in corso la necessaria istruttoria da parte del Dipartimento per gli affari regionali, le autonomie e lo sport con le amministrazioni centrali interessate competenti per materia, ovvero i Ministeri dell'economia e delle finanze, dell'interno, della giustizia, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dei beni e delle attività culturali e del turismo, delle infrastrutture e dei trasporti, oltre ai Dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri per le riforme istituzionali e le pari opportunità, nonché il Servizio per i rapporti con le confessioni religiose e le relazioni istituzionali dell'Ufficio studi e rapporti istituzionali del Segretariato generale della stessa Presidenza del Consiglio dei ministri. In questa fase, quindi, non è possibile fornire ulteriori elementi informativi sulla compatibilità costituzionale della legge della regione Veneto 12 aprile 2016, n. 12, ma richiamo i tempi entro giugno, entro i quali il Consiglio dei ministri affronterà e deciderà in materia.

Replica

Grazie Presidente. Noi acquisiamo positivamente la risposta che ci ha reso il Governo. Comprendiamo naturalmente che ci sono dei tempi tecnici entro i quali il Governo svolgerà l'istruttoria necessaria, però siamo favorevolmente colpiti dal richiamo che il Governo ha fatto alla legge regionale della regione Lombardia, che era stata ugualmente impugnata dal Governo, e che poi come sappiamo è stata parzialmente dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale. Il legislatore veneto ha più volte ripetuto che la legge approvata dalla regione Veneto andava ad avere il massimo rispetto dei principi di laicità e della libertà di culto. Noi siamo convinti del contrario e dobbiamo acquisire anche le dichiarazioni dell'assessore all'istruzione della regione Veneto, Elena Donazzan, che, cito letteralmente, ha sostenuto, durante i lavori che poi hanno portato all'approvazione di questa legge, che «noi abbiamo il dovere di governare questo tempo che si richiama a emergenze legate all'Islam. Questo è un dibattito ideologico – cito testualmente – e giustamente ideologico, lo rivendico. Parigi e Bruxelles ci dimostrano cosa accade quando non si regolamentano i momenti di preghiera che sono per i musulmani anche momenti di aggregazione». Noi, chi parla, la prima firmataria, onorevole Rostellato, di questa interpellanza e tutti gli altri sottoscrittori siamo sicuri che il Governo debba garantire le massime condizioni di sicurezza nei confronti di tutti i cittadini, però siamo parimenti sicuri che queste condizioni di sicurezza non si possono garantire con queste modalità, con una legge di questa fattezza, ma vadano garantite in modo più appropriato. Questa legge rischia di ottenere l'obiettivo contrario in termini di sicurezza rispetto a quello che si propone. Andare a obbligare i cittadini a riunirsi nelle periferie delle città o addirittura di fatto impedendo loro di manifestare la loro libertà di culto rischia effettivamente di creare un brodo di cultura per l'adesione al terrorismo internazionale. Questa legge, laddove va ad assoggettare un principio costituzionale quale la libertà di culto alla possibilità di referendum comunali e laddove obbliga all'uso della lingua italiana – l'uso della lingua italiana è opportuno per il giusto rapporto fra le culture, ma non può essere oggetto di imposizione con queste modalità –, in realtà va a realizzare una grave violazione di quello che è il principio costituzionale della libertà di culto. Una violazione nei confronti non soltanto della popolazione immigrata di fede islamica, ma anche della popolazione immigrata di fede evangelica, oltre a essere stata estesa anche alle stesse comunità cattoliche. Noi non vogliamo naturalmente andare a precorrere quella che sarà la sentenza. Laddove il Governo, come ci auguriamo, vorrà impugnare davanti alla Corte costituzionale questa legge, non vogliamo andare a precorrere la sentenza della Corte costituzionale. Siamo certi che questa sentenza andrà a cancellare questa norma come incostituzionale, così come ha già fatto per la legge della regione Lombardia.