Relatrice per la maggioranza per la XI Commissione
Data: 
Lunedì, 11 Luglio, 2016
Nome: 
Anna Giacobbe

 A.C. 3594-A

 Grazie, Presidente. La questione povertà è da sempre un tema rilevante e mai trattato davvero in modo sistematico dalle politiche pubbliche nazionali, sino ad ora. Oggi, facciamo i conti anche con fatti nuovi, l'area della povertà è cresciuta negli anni della crisi – una crescita rilevante per la misura e per la qualità, passando dal 3,1 della popolazione totale nel 2007 al 6,8 nel 2014 – e, come ha sottolineato l'Alleanza contro la povertà, non solo ha confermato il suo radicamento tra i segmenti della popolazione nei quali già in passato era più presente, ma è anche cresciuta particolarmente in altri, prima ritenuti poco vulnerabili. E se la ripresa economica potrà ridurre prossimamente la diffusione dell'indigenza, una sua presenza maggiore che in passato costituirà un elemento strutturale dell'Italia nel prossimo futuro. Dunque, la crisi ha aggravato vecchie situazioni di deprivazione ed esclusione sociale e ne ha generate di nuove; oltre alla crescita della povertà assoluta abbiamo assistito ed assistiamo a fenomeni molto diffusi di impoverimento di fasce della popolazione che non avevano conosciuto in precedenza una riduzione di reddito e di status di queste dimensioni. Non è solo un fatto economico, ma relativo alla percezione di sé e del proprio mondo da parte delle persone e delle comunità. Il fatto che una così rilevante quota dalla popolazione versi in condizione di povertà assoluta costituisce un costo sociale ed economico per la comunità, sottrae risorse umane alla creazione della ricchezza, fa ricadere sui servizi, sulle istituzioni locali e sulla società organizzata una forte pressione sociale. Le risorse destinate al contrasto alla povertà assoluta e all'emarginazione sociale rappresentano, quindi, un investimento, soprattutto se impiegate, non solo per erogare contributi economici, ma anche per accompagnare quei contributi con percorsi di inclusione lavorativa e sociale, di attivazione e di assunzione di responsabilità da parte dei soggetti coinvolti. Con il provvedimento che arriva oggi in Aula, dunque, si avvia davvero e su basi più solide che in passato la creazione di uno strumento di contrasto alla povertà assoluta, non più solo sperimentarle o provvisorio, ma una misura fondata sia su trattamenti economici sia sull'azione della rete dei servizi sociali; non una visione economicistica, quindi, né tanto meno assistenzialistica, ma un approccio che ha come obiettivo la dignità delle persone, così come è richiamato al primo comma del disegno di legge, facendo riferimento anche all'articolo 3 della Costituzione e al rispetto dei principi della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. 
Il provvedimento può contare sullo stanziamento previsto nella legge di stabilità di un miliardo di euro, a regime, che si aggiunge alle risorse già impiegate negli interventi sperimentali e solo parziali già avviati negli anni scorsi. La dotazione economica del Fondo per il contrasto alla povertà non consente ancora di intervenire su tutte le situazioni di povertà assoluta, ma si tratta comunque di un passo rilevante nella giusta direzione che assicura un intervento immediato e già significativo per i nuclei familiari con minori. 
Si tratta della prima forma strutturale di reddito minimo per la popolazione in età lavorativa che non abbia mezzi per condurre un livello di vita dignitoso, non sperimentale o limitata a qualche zona – si diceva – con carattere universale ed, ovviamente, sottoposta alla prova dei mezzi. Nel testo è stata inserita, con un emendamento approvato dalle Commissioni, la previsione che il Fondo sarà alimentato, oltre che dal riordino delle prestazioni già destinate al contrasto alla povertà, anche con successivi provvedimenti legislativi, cioè con risorse il cui reperimento dovrà essere assicurato da provvedimenti ulteriori che dovranno consentire di raggiungere, nella misura definita in questo disegno di legge, progressivamente, le persone in condizione di povertà assoluta. Si rende così più chiara la direzione di marcia e cioè la scelta di realizzare la graduale estensione della platea delle persone interessate e l'incremento del valore del contributo economico nei limiti delle risorse, appunto, di cui potrà disporre il Fondo. Si parte dalle famiglie con minori o con gravi disabilità o con donne in stato di gravidanza, mettendo al centro il contrasto alla povertà infantile come dramma nel dramma e dai nuclei in cui ci siano disoccupati con oltre 55 anni di età, la cui attivazione e ricollocazione lavorativa è, obiettivamente, più difficile. 
Come si diceva, il disegno di legge è stato discusso ed emendato dalle Commissioni XI e XII, con un confronto costante con il Governo e con un clima di collaborazione tra i gruppi sia di maggioranza che di opposizione, pur con diverse opzioni di fondo e differenze su singole questioni. È stato confermato l'impianto del disegno di legge, ma migliorandolo e rendendolo più efficace e chiarendo alcune questioni controverse. Mi soffermo soltanto su alcune delle modifiche, oltre a quelle già citate, frutto del lavoro delle Commissioni, senza ripercorrere l'insieme dei contenuti e tralasciandone altri sui quali la collega Piazzoni si soffermerà in modo più puntuale. Una prima questione: è stato chiarito che l'ambito a cui ci si rivolge è la povertà assoluta, intesa come impossibilità di disporre dell'insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso. Esiste, più in generale, ne siamo consapevoli, la necessità di intervenire per evitare l'impoverimento di rilevanti fasce di popolazione, soprattutto per la perdita del lavoro, ma questo attiene ad altri ambiti, quello dell'efficacia degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro o dell'avvicinamento alla pensione per i lavoratori anziani senza lavoro o le politiche abitative e così via. Sono terreni su cui dovremo intervenire, sono i contenuti di quel cantiere sociale di cui ha parlato anche recentemente il Presidente del Consiglio al quale dedicare attenzione, carattere di priorità, risorse. La seconda questione è a proposito di uno dei temi su cui si è accesa la discussione all'indomani dell'approvazione del disegno di legge in Consiglio dei ministri distogliendo l'attenzione, va anche detto, tra l'altro, rispetto al cuore del provvedimento, a proposito dunque del riordino delle prestazioni in essere. Con gli emendamenti approvati nelle Commissioni è stato definito l'ambito in cui avverrà il riordino e cioè quelle di natura assistenziale, finalizzata al contrasto della povertà, realizzando, innanzitutto, un importante chiarimento sulla distinzione tra previdenza e assistenza. Si è posto da subito il problema di rendere chiaro che le prestazioni previdenziali saranno escluse da quel riordino e lo ha fatto anche il Governo con un proprio emendamento oltre che diversi gruppi in Commissione. Le prestazioni previdenziali e quelle assistenziali appartengono ad ambiti diversi; la separazione tra previdenza e assistenza è uno dei cardini di un sistema sostenibile. La separazione chiara tra l'ambito della previdenza e quello dell'assistenza è necessaria non perché siano intangibili le prestazioni previdenziali ma perché le esigenze di intervento sulla previdenza, soprattutto per prefigurare un sistema sostenibile per i più giovani, richiedono che l'eventuale frutto dei riordini rimanga all'interno del suo perimetro, dal quale sono state tratte ingenti risorse negli anni scorsi per affrontare le condizioni drammatiche del debito pubblico, per cassa e non per equità, se posso così dire. La solidarietà tra generazioni ci dovrà spingere a valutare come sia possibile intervenire con meccanismi di solidarietà interna al sistema e anche della fiscalità generale per evitare che il futuro di chi ora è giovane sia per definizione un futuro da pensionato povero. Nel definire il perimetro del riordino delle prestazioni assistenziali, oltre a confermare l'esclusione di quelle relative alla disabilità, è stato precisato che esso non riguarderà le prestazioni a sostegno della genitorialità e della famiglia. Anche il riordino di questa materia è utile e anche urgente, ma è giusto tenerlo fuori da questo provvedimento, avendo, tra l'altro, anche rilevanti implicazioni di natura fiscale. Inoltre, l'impostazione di tutto il provvedimento che fa perno sull'attivazione delle persone motiva l'esclusione della popolazione anziana per cui esiste già e va valorizzata una misura di contrasto alla povertà, l'assegno sociale, che ha regole rigorose, il cui utilizzo è davvero limitato a fasce di reddito molto basse e che comunque attribuisce già alla lotta alla povertà oltre 4 miliardi e mezzo di euro. 
La terza questione che voglio mettere in evidenza è che con il lavoro delle Commissioni è stato precisato che la misura individuata come livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale è costituita sia da un contributo economico sia dal lavoro dei servizi per la presa in carico delle persone e dei nuclei familiari. 
Per quanto riguarda l'assistenza, abbiamo vissuto una stagione lunga nella quale lo Stato ha esercitato la propria funzione prevalentemente attraverso trasferimenti monetari destinati a categorie definite di persone e l'intervento del volontariato e del privato sociale ha spesso sostituito lo Stato nel rapporto con la presa in carico delle persone, nonostante molte esperienze positive in diverse regioni e comuni, che vanno comunque sempre tenute presenti e valorizzate. 
Rispetto a questo quadro, negli anni si sono prodotte delle evoluzioni, e in questo cammino, che ha dimostrato tante contraddizioni e anche cambiamenti, si inserisce come una vera novità l'iniziativa legislativa sul contrasto alla povertà di cui ci stiamo occupando. Una vera novità, però, solo se saremo in grado di rendere efficace il lavoro del sistema dei servizi. Le risorse del Fondo sono destinate interamente al sostegno economico alle persone. Il rafforzamento dei servizi è indicato come un fatto necessario, cui indirizzare le risorse dei fondi strutturali comunitari, ma l'innovazione del sistema non ci sarà se tutto sarà caricato sui servizi sociali tradizionalmente intesi, diciamo così, e non si darà sostanza ed efficacia alle politiche attive per il lavoro e ai servizi per il lavoro in particolare. 
Gli interventi di riforma delle politiche per l'impiego attendono ancora che sia realizzato quell'investimento finanziario e politico di cui c’è urgenza. Infine, mi preme sottolineare che con il lavoro delle Commissioni sul testo sono stati rafforzati anche gli strumenti di monitoraggio, controllo, promozione dell'efficienza del sistema informativo delle prestazioni sociali e dello scambio tra le diverse amministrazioni, e anche della fruibilità dei dati a disposizione; non sono dettagli o elementi di contorno. Il Parlamento, con la scelta della procedura rafforzata per l'espressione dei pareri sui decreti legislativi che daranno attuazione alla legge delega, intende assumersi una responsabilità forte nel cammino che stiamo intraprendendo, in uno spirito di piena collaborazione con il Governo, ma di coinvolgimento del Parlamento, e con una relazione costante e proficua, come lo è stata in questa fase, con le rappresentanze sociali del mondo che lavorano per sostenere le persone nel loro cammino per uscire dalla povertà e dalla deprivazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).