Discussione sulle linee generali
Data: 
Lunedì, 11 Luglio, 2016
Nome: 
Patrizia Maestri

 A.C. 3594-A

Grazie, Presidente. Nella pesante e lunga crisi economica e sociale che ha colpito il nostro Paese e che ancora segna in modo negativo le condizioni di vita di tanti italiani, a fronte del nascere di maggiori disuguaglianze, di nuovi bisogni, che si aggiungono a quelli vecchi e a quelli noti, soprattutto a carico di quelle fasce sociali che non rientravano nelle categorie tradizionali di povertà, il nostro sistema assistenziale è apparso spesso insufficiente per quanto riguarda le risorse stanziate e per la frammentazione delle misure di sostegno. 
Il disegno di legge che oggi stiamo discutendo si muove, invece, nella giusta direzione per l'entità delle risorse investite – è la prima volta che ci sono simili risorse – e per la ricerca di allargare la protezione offerta dal sistema complessivo di welfare del Paese. La legge delega si inserisce all'interno di una logica propria dell'Unione europea, logica per la quale, al sostegno assistenziale, si accompagnano interventi di politica attiva del lavoro di formazione, in sostanza di inclusione, che si basano sul coinvolgimento del soggetto preso in carico dalla rete dei servizi delwelfare locale e naturalmente con priorità per quei soggetti, come le famiglie con minori, che nel sistema attuale hanno forse ricevuto meno. 
Ma, nell'analisi dei dati forniti soprattutto da Alleanza contro la povertà, si coglie in modo evidente il rischio concreto di uno scivolamento nella povertà di quella parte di popolazione che, anche temporaneamente, vive difficoltà legate alle condizioni di lavoro. È un lavoro povero, è un lavoro che manca, è un lavoro precario, non solo subordinato, ma anche autonomo e ne soffrono maggiormente i nuclei familiari con minori dove esistono ultracinquantacinquenni disoccupati che non riescono a ricollocarsi in un mercato del lavoro che si muove, sì certo, a fronte degli sgravi contributivi, ma forse non in maniera sufficiente per una ripresa economica ancora molto fragile. Quindi, affrontare il tema dell'impoverimento legato alle difficoltà del lavoro significa anche avere aperto una riflessione su uno strumento concreto, l'ASDI, che è uno strumento previsto dal decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, in attuazione della legge n.183 del 2014, la cui decorrenza prevista dal 1o maggio 2015 è stata poi prorogata fino al 2019, entrando in vigore il 3 febbraio 2016 e che andrà a regime non prima del giugno 2017 con l'esaurirsi del primo periodo della NASPI. Un assegno di disoccupazione che viene rivolto a coloro che già beneficiano di ammortizzatori sociali e che possono accedere a determinate condizioni a questa ulteriore misura di sostegno al reddito per massimo sei mesi. E sono disoccupati che hanno nel proprio nucleo familiare almeno un minore; sono ultracinquantacinquenni senza requisiti per la pensione di vecchiaia e di anzianità. Una misura assistenziale, ma non strutturale, mentre la legge delega che oggi discutiamo ha l'obiettivo di tendere a costruire interventi di contrasto alla povertà non più provvisori o sperimentali, ma basati su trasferimenti economici e sull'azione delle reti di welfare locali per la presa in carico. Interventi quindi strutturali, che proteggono una platea più ampia. Ma la povertà creata dalla mancanza di lavoro va affrontata anche concludendo al più presto la fase attuativa del decreto legislativo n. 150 del 2015 in materia di politiche attive del lavoro. Le politiche attive rappresentano uno strumento fondamentale per ridurre la disoccupazione strutturale e condizionare gli interventi a sostegno del reddito ad una ricerca attiva del lavoro. Provvedere quindi a un piano di rafforzamento dei centri per l'impiego proprio allo scopo di attuare progetti personalizzati di attuazione e inclusione lavorativa. Ma avremo bisogno, nei prossimi provvedimenti del Governo, non in questo, di interventi in favore degli ammortizzatori sociali perché, a fronte di una crescita economica modesta, occorre garantire sostegno al reddito a quei lavoratori che si trovano senza posto di lavoro a causa di crisi aziendali.
Infine, con la consapevolezza di quanto è accaduto a seguito dell'applicazione della manovra Fornero e con la conoscenza della drammaticità che si è creata per tanti lavoratori e tante lavoratrici che si sono ritrovati in un tempo brevissimo in una condizione di precarietà, di povertà, quindi senza reddito e senza pensione, a causa della modifica dei requisiti per l'accesso alla pensione, io auspico che nelle azioni prossime del Governo possa rientrare la possibilità della flessibilità in uscita per l'età pensionabile. Servirebbe e sarebbe utile per consentire ai tanti disoccupati, giovani e meno giovani, di entrare nel mondo del lavoro. Ed è il lavoro che contrasta la povertà; è il lavoro che rende le persone libere e che dà dignità alla propria vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).