13/09/2016
Diego Crivellari
3-02223

Per sapere – premesso che: 
da alcuni giorni in Veneto è allarme pfas ovvero allarme per l'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche – si tratta di sostanze chimiche di sintesi utilizzate principalmente per rendere resistenti ai grassi e all'acqua vari materiali come tessuti, tappeti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti; 
tali sostanze sono ampiamente utilizzate in applicazioni civili e industriali e la loro presenza può essere riscontrata nell'aria, nel suolo e nell'acqua in relazione alla produzione, all'uso e allo smaltimento dei prodotti che li contengono; si parla, inoltre, di composti dotati di elevata persistenza nell'ambiente, che possono essere trasportati a distanza dall'acqua e se presenti nell'aria ricadono al suolo; 
tra le possibili e diverse modalità di assorbimento per l'uomo, che le aziende sanitarie locali hanno messo in rilievo, vi sono le vie orali e il consumo di acqua potabile e di alimenti «contaminati»; 
non vi è ancora provata sintesi scientifica sugli effetti di tali sostanze, ma esistono indicazioni sulla loro nocività e sul potenziale cancerogeno; 
nella provincia di Rovigo l'Arpav ha già censito 35 siti «potenzialmente contaminati»; 
i dati dell'Arpav, recentemente comunicati al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, hanno delineato il quadro complessivo di un Veneto inquinato e da tenere sotto controllo; 
in uno studio del 2013 condotto dal Cnr si erano già individuate concentrazioni anomale nell'acqua fra le province di Vicenza, Verona e Padova; 
sembrano essere stati individuati nel territorio rodigino diversi siti da bonificare, ovvero con alte concentrazioni di pfas; 
il Polesine possiede quattro centri di potabilizzazione sull'Adige e sei sul Po, rispetto ai quali non si hanno informazioni riguardo ad eventuali controlli o piani di monitoraggio; 
i pfas rappresentano un potenziale problema per la salute dei cittadini soprattutto in zone a vocazione agroalimentare o di allevamento; 
è in fase di partenza un primo screening su 25.000 cittadini veneti; 
vi sono attualmente inchieste in atto e, tra le altre cose, le procure di Vicenza e Verona sulla base degli esposti presentati da vari comitati hanno aperto fascicoli di indagine –: 
quali siano, per quanto di competenza, il piano, la metodica e il programma dei controlli sul territorio veneto e, in particolare, nella zona della provincia di Rovigo in merito all'emergenza pfas; 
quali iniziative di competenza siano allo studio per garantire prevenzione e sicurezza per la salute della popolazione locale. 

Seduta del 13 settembre 2016

Risponde Silvia Velo, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, replica Diego Crivellari

Risposta del Governo

Con riferimento alle questioni riguardanti l'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche della regione Veneto, sulla base degli elementi acquisiti dalle Direzioni generali competenti e anche dalle Amministrazioni interessate, si rappresenta quanto segue. 
Prima di tutto si evidenzia che il Ministero dell'ambiente ha coinvolto gli enti territoriali competenti per l'esecuzione degli accertamenti necessari all'individuazione delle fonti di immissione delle sostanze e all'attivazione delle misure a tutela dei corpi idrici. In particolare, sono state assunte una serie di iniziative, tra cui la stipula, nel 2011, di una convenzione con l'Istituto di ricerca sulle acque del CNR per la realizzazione di uno studio del rischio ambientale e sanitario, associato alla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani. 
Nel corso del 2013, lo stesso Ministero, rendendo noti all'ARPA Veneto i risultati dello studio compiuto dall'Istituto suddetto, dai quali era emersa in particolare la presenza anomala di PFAS in diversi corpi idrici superficiali e nei punti di erogazione pubblici delle acque della provincia di Vicenza e comuni limitrofi, sollecitava gli accertamenti necessari ad individuare la fonte di immissione delle sostanze e delle conseguenti iniziative di tutela delle acque.
L'Arpa Veneto, a seguito di un'ampia attività di monitoraggio anche sulle possibili sorgenti secondarie, confermando la contaminazione da PFAS presenti nelle acque superficiali e sotterranee di alcuni comuni delle province Vicenza, Verona e Padova, provvedeva a delimitare l'area coinvolta, delineando il plume di contaminazione delle acque sotterranee, individuando i corsi d'acqua maggiormente interessati. 
Sempre l'Arpa Veneto, definita la sorgente principale di contaminazione da PFAS, avviate le procedure di bonifica del sito e di contenimento del contaminante, a partire dal 2014, oltre alle province, ritende di estendere il monitoraggio all'intero ambito regionale. 
Una particolare attenzione è stata posta anche alla verifica sulle attività di gestione del ciclo dei rifiuti in quanto punto finale di conferimento di materiali e sostanze contaminate da PFAS. 
Per quanto attiene alla provincia di Rovigo, le indagini fin qui svolte, vista la particolare applicazione della stessa provincia compresa tra i due principali fiumi italiani Adige e Po, hanno evidenziato che il plume della contaminazione delle acque sotterranee proveniente dal sito vicentino non ha interessato il territorio polesano, pur rilevando comunque la presenza di PFAS nel Po, seppure con bassi valori di concentrazione. La provenienza di tale contaminazione non è comunque attribuibile ai siti produttivi del Veneto, ma di altre regioni della Pianura Padana. 
A seguito di questi riscontri, l'Arpa Veneto, anche in considerazione che gli acquedotti delle province di Rovigo attingono l'acqua dai fiumi Adige e Po, ha intensificato il monitoraggio delle acque superficiali. È stata, inoltre, programmata una campagna di monitoraggio delle acque sotterranee, mediante un controllo analitico da effettuarsi nel periodo ottobre-novembre su 24 pozzi distribuiti nell'intero territorio provinciale.
L'Arpa Veneto, comunque, sta proseguendo l'attività di controllo e monitoraggio sulle varie matrici ambientali al fine di aggiornarne con continuità lo stato. 
Tra le iniziative adottate dal Ministero dell'ambiente occorre evidenziare che è stato, inoltre, istituito un gruppo tecnico di lavoro tra gli esperti di istituti scientifici nazionali, CNR-IRSA, Istituto superiore di sanità e ISPRA, per la fissazione di standard di qualità ambientali (SQA), per la valutazione dello stato ecologico dei corpi idrici superficiali e di valori di soglia (VS), per la valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee, al fine di effettuare i relativi adeguamenti della normativa tecnica vigente. 
Il suddetto gruppo di lavoro, a conclusione della propria attività, ha inviato al Ministero dell'ambiente, nel novembre 2014, una proposta tecnica relativa alla definizione dei suddetti standard di qualità e valori soglia, e lo stesso Ministero ha avviato il relativo iter per l'adeguamento normativo. Per quanto riguarda le acque superficiali, gli standard di qualità ambientale sono stati inseriti nel decreto legislativo n. 172 del 2015, con cui è stata recepita la direttiva europea n. 39 del 2013 sulle sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque. 
Nel citato decreto è stato, altresì, inserito l'obbligo, per le regioni e le province autonome nel cui territorio è stata evidenziata la presenza di tali sostanze in concentrazioni superiori agli standard di qualità ambientali, di elaborare uno specifico programma di monitoraggio e un programma preliminare di misure relative a tali sostanze, da inserire nel Piano di gestione. 
Per quanto riguarda, invece, i valori soglia nelle acque sotterranee, l'Istituto superiore di sanità ha provveduto nel 2015 a definire la concentrazione soglia di contaminazione (CSC), valori che sono stati successivamente definiti nel decreto ministeriale del luglio 2016 di recepimento della direttiva 2014/80/UE sulla protezione delle acque sotterranee. 
Parallelamente, sempre prima della pausa estiva, in materia di contaminazione da PFAS, è stato messo a punto dallo stesso Ministero dell'ambiente uno schema di accordo novativo, finalizzato all'aggiornamento dell'Accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del bacino di Fratta-Gorzone. 
Tra le finalità dell'accordo, che dovrebbe essere sottoscritto a breve, con riferimento alla contaminazione da PFAS, è stata tra l'altro prevista la riduzione dell'utilizzo dello scarico delle sostanze perfluoroalchiliche, la progressiva riduzione delle concentrazioni dei composti perfluoroalchilici nelle acque superficiali e sotterranee, e l'individuazione delle condizioni operative e degli interventi necessari atti a garantire la fornitura di acqua potabile e di qualità nel perseguimento dell'obiettivo di tutela della salute pubblica. Per il perseguimento della finalità dell'accordo novativo, è prevista la sottoscrizione, da parti dei soggetti interessati, di uno specifico accordo di programma attuativo. 
Sotto il profilo finanziario e delle risorse, con delibera CIPE del 10 agosto 2016, è stato assegnato l'importo di 80 milioni di euro per la realizzazione di interventi di approvvigionamento alternativo di acqua potabile nel territorio Veneto interessato da contaminazione da PFAS. 
Naturalmente, le attività intraprese non incidono sulla definizione delle responsabilità ambientali dell'inquinamento e degli eventuali addebiti da contestare. Questo Ministero, infatti, per quanto di competenza continua a seguire tutti gli aspetti della vicenda, riservandosi tutte le azioni di competenza a seguito dell'eventuale accertamento del danno ambientale e dell'attribuzione delle responsabilità connesse, ivi incluse le procedure di ripartizione del danno ambientale ai sensi della parte VI del decreto legislativo n. 152 del 2006. 
Sulla base degli elementi informativi forniti dal Ministero della salute, si fa presente che lo stesso sta monitorando tutte le vicende relative alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche nella regione Veneto, compreso un biomonitoraggio sull'esposizione dei soggetti alla contaminazione ambientale da PFAS, i cui dati devono essere elaborati per il fine dello studio medesimo, nonché controlli di sicurezza sulle concentrazioni di PFAS nei beni alimentari. 
Su quest'ultimo aspetto, su richiesta della regione Veneto, nel corso del 2016 l'Istituto superiore di sanità ha trasmesso un parere sui risultati analitici dei controlli sulle predette sostanze negli alimenti di origine animale e vegetali effettuati nella stessa regione. Nel proprio rapporto, l'istituto evidenzia che i dati raccolti non hanno consentito di raggiungere alcuna conclusione in merito all'eventuale azione di provvedimenti restrittivi all'uso di tali matrici e hanno suggerito, per contro, di eseguire studi mirati di approfondimento attraverso un apposito piano di campionamento. Pertanto, l'ISS, lo scorso luglio, ha comunicato che, a seguito di incontri con le competenti autorità della regione Veneto, sono stati definiti gli obiettivi del monitoraggio, il relativo piano di campionamento e analisi. Tali attività interesseranno i campioni più rappresentativi delle produzioni locali, sia vegetali, che animali, e si svilupperanno a decorre dal mese di settembre 2016 per terminare a gennaio 2017. 
Per quanto riguarda le inchieste aperte dalle procure di Vicenza e Verona circa lo stato di inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto, il Ministero della giustizia ha confermato che le indagini sono ancora in corso. Ovviamente, per quanto di competenza, il Ministero dell'Ambiente continuerà a tenersi informato sullo stato delle attività di monitoraggio, sollecitando la diffusione dei risultati e le eventuali conseguenti azioni da svolgere da parte soggetti territorialmente competenti.

Replica

Grazie, Presidente. Dirò subito che mi dichiaro soddisfatto e ringrazio anche il sottosegretario per la risposta articolata. È evidente ricordare come la questione legata al inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche ha potuto destare anche in un territorio come quello della provincia di Rovigo, del Polesine (territorio, come ricordava il sottosegretario, di acque, delimitato dal Po e dall'Adige, i due fiumi più grandi nella nostra nazione), una larga preoccupazione anche tra le amministrazioni e tra i cittadini. Io credo che da questo punto di vista si confermano i dati, anche in nostro possesso, che escludono questa provincia da casistiche più gravi per quanto riguarda le sostanze PFAS. Permane ovviamente l'attenzione dovuta e quindi credo sia doveroso il coinvolgimento degli enti locali e lo stanziamento di risorse, di programmi di monitoraggio per quelle realtà, si ricordavo le province di Verona, Vicenza e Padova in particolare, che invece sono state più pesantemente colpite da queste situazioni.
Rimane, a mio giudizio, quindi emblematica questa vicenda complessiva per una realtà come il Veneto, di come evidentemente negli scorsi anni si sia un po’ sottovalutata la portata dell'inquinamento che riguarda le acque. 
Ritornando invece alla situazione territoriale di Rovigo e del Polesine, veniva ricordato anche dal sottosegretario come esistano comunque delle questioni legate alla specularità di un territorio così straordinario, di un territorio innervato da corsi d'acqua. In particolare, lo voglio comunque segnalare, esiste una questione legata al fiume Po, che è sicuramente una grandissima risorsa, ma rischia insomma, in qualche misura, di essere anche un grande malato. Quindi, io richiamo l'attenzione anche su quello che è il fiume più grande che attraversa la Pianura Padana che ovviamente è anche oggetto di inquinamento e colgo con favore la campagna di controllo e monitoraggio che il sottosegretario ha annunciato nella sua replica. Lo ribadisco, lo ripeto, quella del Po è una questione nazionale, è una questione ambientale e quindi è una questione che deve poter vedere coinvolti gli enti locali a partire dalla regione e dagli enti territoriali, in un'attività che ci aiuti a contrastare quei fenomeni di inquinamento, a controllare il territorio, e che ovviamente, vista la portata di questo corso d'acqua, sia effettivamente un'attività comunque rafforzata, sostenuta perché, lo ripeto, lo ribadisco in chiusura, per noi è una vera questione nazionale. 
Quindi ringrazio ancora il sottosegretario e non mancheremo ovviamente di vigilare ulteriormente, di monitorare queste attività e richiamiamo ovviamente tutte gli organi competenti a un effettivo monitoraggio e a un controllo rispetto alla situazione in generale dei corsi d'acqua e alla peculiarità di una realtà come quella del Polesine e della provincia di Rovigo.