23/01/2017
Gregorio Gitti
3-02719

 Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che: 

da un comunicato stampa del Ministero dell'economia e delle finanze del 17 marzo 2015 si apprende dell'intenzione di Italia, Francia e Germania di entrare a far parte come membri fondatori della Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB); la AIIB è una nuova banca d'investimento fondata a Pechino nel 2014, che lavorerà con le banche multilaterali di sviluppo e di investimento esistenti, con l'intenzione di assumere un ruolo di rilievo nel finanziamento dell'ampio fabbisogno infrastrutturale dell'Asia, puntando ad attrarre investimenti in settori come trasporti, energia e telecomunicazioni, promuovendo così lo sviluppo economico e sociale nella regione; 
dal comunicato si apprende inoltre che «Francia, Germania e Italia, operando in stretto raccordo con i partner europei e internazionali, intendono lavorare con i membri fondatori della AIIB per costruire un'istituzione che segua i migliori principi e le migliori pratiche in materia di governo societario e di politiche di salvaguardia, di sostenibilità del debito e di appalti», con l'obiettivo di contribuire nel lungo periodo alla crescita mondiale; 
la AIIB costituisce un progetto fortemente voluto dalla Cina e viene considerata da molti osservatori, come rilevato dal New York Times e dal Financial Times, una «concorrente» di Banca mondiale, Fondo monetario internazionale e Asian Development Bank, strutture dove gli Stati Uniti ricoprono un ruolo di primo piano nel capitale e nelle scelte strategiche; da tempo la Cina chiede una riforma della governance di queste istituzioni per dare maggior peso ai Paesi emergenti, ma i progetti risultano in stallo al Congresso americano; 
la divisione delle sfere d'influenza delle istituzioni nate a Bretton Woods prevede che a capo del Fondo monetario internazionale vi sia un europeo e alla testa della Banca mondiale un americano, mentre nell’Asian Development Bank, la cui sede è a Manila, è forte l'influenza del Giappone; il Governo cinese ha tentato, finora invano, di modificare questi equilibri: è inoltre da tempo impegnato nella creazione della Banca dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che tuttavia ha subìto diversi slittamenti, mentre nel campo della sicurezza ha fondato l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, di cui fanno parte anche Russia e Repubbliche dell'Asia centrale; 
nel 2013 è quindi nata l'idea dell'AIIB, formalmente fondata il 24 ottobre 2014: ha sede a Pechino e sarà inizialmente capitalizzata con 50 miliardi dollari, in gran parte versati dalla Cina, che ha in programma di aumentare il capitale sociale autorizzato fino a 100 miliardi. Oltre alla Cina, i firmatari iniziali sono Mongolia, Uzbekistan, Kazakhstan, Sri Lanka, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Oman, Kuwait, Qatar, India e tutti i membri dell'Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), con l'eccezione di Indonesia, Australia e Corea del Sud; i vertici governativi di Australia e Corea del Sud non escludono però l'ingresso, contrariamente al Giappone, che insieme agli Usa risulta invece il Paese con maggior peso nell’Asian Development Bank; 
il 13 marzo 2015 anche la Gran Bretagna ha annunciato la sua adesione, provocando una reazione di irritazione da parte degli Stati Uniti, che vedono nell'istituzione una minaccia al loro predominio negli organismi finanziari multilaterali; il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz si è detto soddisfatto per la partecipazione di quattro Paesi europei all'AIIB, ma ha sottolineato che la banca dovrà conformarsi agli standard internazionali per l'erogazione degli investimenti per quel che riguarda governance, sostenibilità ambientale e protezione sociale. Secondo l'agenzia di stampa di Stato cinese Xinhua, anche Svizzera e Lussemburgo stanno valutando l'ingresso nell'AIIB: il termine ultimo per entrare a far parte dei fondatori è il 31 marzo 2015, ma i contenuti dell'accordo tra le parti devono essere ancora finalizzati –: 
se siano disponibili maggiori informazioni in merito all'ingresso dell'Italia nell’Asian Infrastructure Investment Bank, in particolare riguardo alle risorse nazionali che verranno impiegate come quota di partecipazione al capitale, alla destinazione geografica e alla tipologia degli investimenti in programma e agli standard che verranno imposti per la loro erogazione; 
se la partecipazione dell'Italia e degli altri Paesi europei all’Asian Infrastructure Investment Bank possa essere considerata, nell'ambito di un progetto più articolato e in corso di definizione, una politica volta a un riequilibrio del sistema economico internazionale che tenga conto del peso economico dei Paesi nella distribuzione delle influenze negli organismi finanziari multilaterali.

Seduta del 24 gennaio 2017

Risponde Paola De Micheli, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, replica Gregorio Gitti

Risposta del governo

Oltre all'interpellanza dell'onorevole Gitti avevamo anche un'interpellanza simile dell'onorevole Sorial: esse pongono quesiti in ordine all'ingresso dell'Italia come membro fondatore dell'Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). L'AIIB ha lo scopo di promuovere gli investimenti pubblici e privati per lo sviluppo infrastrutturale in Asia, con priorità per quelli con maggiore impatto sulla crescita economica della regione e un'attenzione speciale per i Paesi meno sviluppati. La partecipazione dell'Italia all'AIIB risponde all'esigenza di contribuire al finanziamento del fabbisogno di infrastrutture in Asia, stimato in 800 miliardi di dollari l'anno, fino al 2020, che le banche multilaterali di sviluppo esistenti coprono oggi per poco più del 5 per cento. Si tratta di un importante vincolo allo sviluppo di un'area comunque tra le più dinamiche del mondo, la cui riduzione potrà liberare ancora di più il potenziale di crescita dell'Asia, con notevoli riflessi sulla diminuzione della povertà nella regione e significativi benefici per l'economia globale. L'Italia ha sempre riconosciuto l'elevato valore della cooperazione economica per lo sviluppo multilaterale, e si impegnerà a promuovere la collaborazione della nuova banca con tutte le banche multilaterali di sviluppo partecipate dal nostro Paese. 
Il processo di adesione dell'Italia all'AIIB si è concluso nel luglio 2016. L'Italia partecipa al capitale della banca con una quota del 2,57 per cento, ed è parte della constituency denominata «euro area», che ricomprende i dieci Paesi dell'area dell'euro che hanno aderito in qualità di soci fondatori. Nel corso del negoziato istitutivo, conclusosi con l'ottava tornata di consultazioni nel mese di novembre 2015, i Paesi membri fondatori hanno concordato ed approvato i documenti che regolamentano il governo del nuovo intermediario multilaterale. 
Per quanto riguarda i quesiti posti dall'onorevole interrogante relativi alla necessità di trasparenza sulla governance e sulla operatività della banca, si evidenzia che lo statuto all'articolo 9 prevede che, nell'utilizzo delle risorse, la banca debba operare secondo i principi di sana gestione bancaria. La normativa di base ricomprende disposizioni relative in tema di salvaguardie ambientali e sociali, trasparenza e regole di procurement e norme relative alla regolamentazione del rapporto di impiego, che sono ispirate alle best practice internazionali. Gli standard applicati e le procedure seguite per la valutazione del rispetto dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente ricalcano le migliori prassi internazionali, e sono codificati in documenti di policy approvati nel corso del 2016, o in via di prossima approvazione da parte del consiglio dei direttori. Tutti i documenti approvati relativi alla governance e alle sue procedure operative sono pubblicati on line sul sito web della banca. Il consiglio dei direttori, come in tutte le altre banche di sviluppo multilaterali, è l'organo deputato alla valutazione e all'approvazione dei prestiti per il finanziamento di progetti. 
L'AIIB è operativa dal 16 gennaio 2016, e ha quindi concluso il suo primo esercizio. Durante il primo anno di operatività la banca ha non solo definito e rafforzato l'assetto organizzativo e gestionale, ma a partire dall'estate ha anche iniziato a finanziare alcuni importanti progetti infrastrutturali nella sua area di operatività istituzionale, l'Asia appunto. L'AIIB si è concentrata prioritariamente su progetti in cofinanziamento con le principali banche multilaterali già attive nell'area: Banca mondiale, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, Banca asiatica di sviluppo. Gli obiettivi fissati dal primo business plan sono stati raggiunti: le approvazioni del primo anno hanno superato il miliardo di dollari, il personale è cresciuto da 30 a 89 unità, le principali policy operative e la normativa interna sono state definite. Sotto il profilo della struttura operativa sono state definite le aree, i relativi responsabili e le procedure. 
AIIB ha anche delimitato i settori economici ove intende concentrarsi nella prima fase dell'operatività: acqua, trasporti, connettività ed energia, con particolare attenzione allo sviluppo delle aree urbane dei principali Paesi asiatici, ove nel medio termine si attende un incremento della popolazione residente. La dotazione finanziaria della banca continua a crescere come previsto, in relazione al progresso dal versamento del capitale sottoscritto da parte dei soci. 
L'AIIB ha ricevuto sinora un significativo supporto dalla comunità delle banche multilaterali, sia come assistenza tecnica per favorire lo sviluppo dell'operatività, sia in termini finanziari sotto forma di disponibilità allo sviluppo di operazioni congiunte. Nel corso del 2016 l'AIIB ha firmato un accordo quadro per l'attività di cofinanziamento con la Banca mondiale e specifici memorandum con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, la Banca asiatica di sviluppo e anche la Banca europea per gli investimenti. 
Con riferimento alle risorse nazionali che verranno impegnate come quota di partecipazione al capitale, alla destinazione geografica e alla tipologia degli investimenti in programma, e agli standard che verranno imposti per la loro erogazione, si evidenzia che la partecipazione italiana è appunto del 2,57 per cento, e che il capitale deliberato della banca è di 100 miliardi di dollari statunitensi; il 20 per cento del capitale deve essere versato, mentre l'80 per cento è a chiamata. La quota da corrispondere è erogabile in cinque rate; la banca promuove lo sviluppo economico sostenibile dell'Asia attraverso gli investimenti in infrastrutture, prevalentemente, come già sottolineato, nel settore dell'energia e dei trasporti, delle telecomunicazioni, delle infrastrutture rurali, dello sviluppo e della logistica urbana. Le iniziative assumono la forma di prestiti, partecipazione al capitale e garanzie. Sono finanziabili interventi in tutti i Paesi membri, ed eccezionalmente anche in Paesi non membri ove tali interventi siano riconosciuti essere nell'interesse dei primi. Gli standard imposti per l'erogazione riflettono ampiamente le best practice internazionali, e sono nel complesso analoghi a quelli in uso nelle altre banche multilaterali. 
Con riferimento a se la partecipazione dell'Italia e degli altri Paesi europei dell'AIIB possa essere considerata nell'ambito di un progetto più articolato ed in corso di definizione della politica volta ad un riequilibrio del sistema economico internazionale che tenga conto del peso economico dei Paesi nella distribuzione delle influenze negli organismi finanziari multilaterali, si evidenzia che con l'acquisizione della partecipazione l'Italia intende contribuire, assumendo un adeguato livello di potere di voto nella neocostituita Banca asiatica per gli investimenti e le infrastrutture, al rafforzamento della struttura di governo dell'istituzione e dell'attiva definizione delle sue strategie e priorità. 
L'AIIB opera con l'obiettivo di favorire lo sviluppo economico-finanziario globale della regione asiatica, facilitando l'efficiente allocazione delle risorse e concentrando la sua azione sugli investimenti. L'intervento si colloca nell'ambito delle attività finanziarie internazionali condotte attraverso l'utilizzo di banche multilaterali di sviluppo. L'AIIB lavora in stretto contatto con l'Asian Development Bank, con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca europea per gli investimenti. A fine settembre sono scaduti i termini per i Paesi che intendevano manifestare interesse ad associarsi: un buon numero di questi, circa trenta, che non avevano aderito al capitale della banca nella fase iniziale, hanno ora ripensato il proprio orientamento. Le condizioni di ingresso per i nuovi soci sono diverse e meno vantaggiose rispetto a quelle per i soci che hanno aderito, come l'Italia, in sede di fondazione dell'AIIB; le richieste presentate dovranno essere approvate dal consiglio dei governatori.

Replica

Presidente, prendo atto che con questa risposta, con questa comunicazione il Governo ha iniziato a fare un po’ di luce su questo investimento, che ha una rilevanza strategica e geopolitica molto importante: questa iniziativa ha messo in pressione i tre organismi di Bretton Woods, cioè Banca mondiale, Fondo monetario e la Asian Development Bank, che è controllata dal Giappone. Sentir dire dal sottosegretario De Micheli che la Asian Infrastructure Investment Bank sta collaborando con la Banca per lo sviluppo asiatico, vorrebbe dire che Giappone e Cina stanno collaborando su un piano politico: non so se questa affermazione può essere profondamente vera, però è un buon segno.
Faccio due conti però, perché alcune cose non sono state esplicitate e mi piacerebbe che nel dibattito politico emergessero in successione. I conti sono presto fatti: sento dire che ci sono 800 miliardi da investire nel 2020. L'Italia, fra equity e commitment, si è impegnata per il 2,57 per cento, che, secondo un calcolo rapido, sugli 800 miliardi significa poco più di 20 miliardi. Sempre il sottosegretario ha detto che il 20 per cento sono equity, e quindi siamo a 4 miliardi, gli altri sono a chiamata, appunto -come dicono gli anglosassoni – su commitment, quindi siamo a 16 miliardi. Vuol dire che l'Italia, come socio fondatore insieme alla Germania e alla Gran Bretagna e alla Francia, ha un ruolo importante, perché in assoluto ha il 4 per cento del capitale che, se lo depuriamo dai 50 miliardi messi sul tavolo immediatamente dalla Cina, vuol dire che tra i soci non cinesi l'Italia conta per l'8 per cento. Questo vuol dire che l'Italia avrebbe dovuto, e spero abbia, chiesto un posto nel board e abbia chiesto delle maggioranze qualificate per le decisioni sugli investimenti – cosa che oggi non ho sentito dire dal Governo -. Maggioranze qualificate servono a indirizzare al meglio gli investimenti, maggioranze qualificate danno un ruolo strategico al nostro Paese e spero che i negoziatori di questo accordo lo abbiano fatto. Non so chi sono stati – mi piacerebbe successivamente saperlo –, in che modo il MEF è intervenuto, in che modo si è coordinato con la nostra struttura diplomatica e se ci sono stati altri ruoli tecnici che sono stati assunti. 
Mi pare che l'informazione, dunque, sia parzialmente soddisfacente, abbiamo avuto – come dire – testimonianza di un ruolo attivo del nostro Paese in un mercato ampio della infrastrutturazione del continente asiatico. Me ne compiaccio. Spero che anche l'attuazione e soprattutto le persone che saranno inserite nell'ambito di questa struttura siano sempre adeguate all'altezza di salvaguardare non solo l'interesse comune dell'iniziativa bancaria, finanziaria, ma anche del nostro Paese. Grazie.