16/02/2017
Giovanni Burtone
3-02791

Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che: 
ancora una volta presso gli ospedali del comprensorio catanese si registrano episodi di violenza ai danni di medici impegnati nei pronto soccorso; 
l'ultimo episodio riguarda un professionista in servizio presso il pronto soccorso dell'ospedale Garibaldi di Catania; 
l'attribuzione di un codice ad un paziente è ormai un rischio per un medico; 
è un problema che investe l'intera organizzazione e deve essere affrontato con la massima urgenza, perché operare in questi reparti è diventato difficilissimo –: 
quali iniziative di competenza intendano assumere, sia coinvolgendo le Asl competenti sia i responsabili per l'ordine e la sicurezza sul territorio, al fine di potenziare le misure e i dispositivi a tutela degli operatori sanitari presso gli ospedali siciliani.

 

Seduta del 23 maggio 2017

Risponde Filippo Bubbico, Vice Ministro dell'Interno, replica Giovanni Burtone

Risposta del governo

Grazie, signor Presidente. Rispondo congiuntamente all'interpellanza dell'onorevole Berretta e alle interrogazioni degli onorevoli Burtone e Catanoso, che richiamano l'attenzione su un tema già oggetto in passato di discussione in quest'Aula, sempre in sede di sindacato ispettivo, vale a dire la sicurezza all'interno delle strutture sanitarie siciliane e in particolar modo degli ospedali di Catania.
Nello specifico, viene richiamata la questione relativa ad alcuni episodi che si sono verificati, segnatamente aggressioni avvenute nei confronti di medici ed infermieri all'interno di alcuni ospedali catanesi. Viene chiesto quanto è stato fatto circa l'individuazione di opportune misure per il mantenimento degli standard di sicurezza in tali strutture.
Va innanzitutto sottolineato che, in tema di ospedali, trova applicazione il principio della cosiddetta sicurezza sussidiaria, in base alla quale la sorveglianza viene espletata da istituti di vigilanza privata attraverso postazioni fisse agli ingressi e servizi di ronda notturna, previa stipula di appositi contratti tra gli istituti medesimi e le aziende ospedaliere. Rimangono ferme ovviamente le funzioni di sicurezza primaria, affidate alle forze di polizia, che, in base alle direttive delle autorità provinciali di pubblica sicurezza, provvedono ad integrare il dispositivo di sicurezza di competenza delle aziende sanitarie con misure di diversa tipologia, fino ad arrivare, nei casi di ospedali particolarmente esposti a rischi di natura criminale, alla presenza in loco di posti fissi di polizia non disgiunti, se del caso, da servizi aggiuntivi.
È evidente che queste situazioni vengono definite anche rispetto alle caratteristiche proprie delle strutture ospedaliere, nel senso che, ove gli ospedali svolgono anche funzione di pronto soccorso, sono dotati di Trauma Center, eccetera, sono oggetto evidentemente di destinazione di pazienti o di persone che hanno subito fatti traumatici in maniera diretta o indiretta.
Per quanto riguarda specificamente la situazione di Catania, voglio subito assicurare che l'attenzione delle autorità provinciali di pubblica sicurezza sulle problematiche evidenziate non è mai venuta meno. Essa è stata più volte affrontata dalla prefettura di Catania, nel corso di riunioni tecniche di coordinamento interforze, a seguito delle quali è stata evidenziata l'esigenza di installare e potenziare, laddove già esistenti, i sistemi di difesa passiva presso i siti a rischio, con specifico riferimento ai dispositivi di videosorveglianza e ai collegamenti telefonici emergenziali diretti con le forze di polizia.
Va anche evidenziato che, all'interno dei presidi ospedalieri Vittorio Emanuele, Garibaldi (plesso vecchio) e Cannizzaro di Catania, sono presenti dei posti di polizia, attivi dal lunedì al sabato, con lo specifico compito di acquisire denunce, querele e referti.
Inoltre, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, le citate strutture ospedaliere sono state inserite nel piano coordinato di controllo del territorio, in modo da assicurare, soprattutto nelle ore serali e notturne, frequenti passaggi delle pattuglie di Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri.
Sempre nella stessa direzione, d'intesa con l'assessorato regionale alla salute e sotto l'egida della prefettura di Catania è stato realizzato un collegamento telefonico diretto ed esclusivo tra la sala operativa della questura e i vari pronto soccorso della provincia. In particolare, per l'azienda ospedaliera Vittorio Emanuele, ubicata in uno dei rioni cittadini a più elevata densità criminale, è stato previsto, all'interno del reparto di pronto soccorso, un sistema di videosorveglianza direttamente collegato con la sala operativa.
Rappresento, inoltre, che, proprio a seguito dell'episodio di violenza citato nell'interpellanza dell'onorevole Berretta, avvenuto il 1° gennaio di quest'anno, si è svolta un'apposita riunione interforze, all'esito della quale è stata disposta l'intensificazione delle misure di vigilanza dell'ospedale Vittorio Emanuele nell'ambito del piano coordinato di controllo del territorio, con previsione di passaggi più frequenti delle pattuglie delle forze di polizia e soste, al fine di verificare situazioni di potenziale pericolo. È stata, inoltre, ribadita la necessità di mantenere in efficienza i sistemi di videosorveglianza e di collegamento diretto con i plessi di polizia all'interno dalle strutture sanitarie.
Da ultimo, la settimana scorsa, e precisamente il 16 maggio, si è svolta una ulteriore riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ha affrontato la problematica in oggetto, e nel corso della citata riunione è stato stabilito che nelle more della rimodulazione dei pronto soccorso catanesi, già in itinere e per la quale occorre comunque attendere i provvedimenti di competenza regionale, verrà costituito un tavolo tecnico presso la questura, al fine di assicurare un più incisivo controllo dei presidi di emergenza al momento in attività.
Quanto all'esito delle indagini sul citato episodio criminoso, sul quale mi soffermo in quanto ha destato particolare allarme sociale, informo che l'aggressore è stato individuato ed arrestato nell'immediatezza per interruzione di pubblico servizio e lesioni, mentre il 16 febbraio scorso è stata data esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal GIP del tribunale di Catania nei confronti di sette persone (tra cui lo stesso aggressore) ritenute tutte, a vario titolo, responsabili di lesioni aggravate, violazione di domicilio, interruzione di pubblico servizio e minacce a pubblico ufficiale. Si evidenzia che si sono rivelate determinanti per le indagini l'attenta visione dei filmati di video sorveglianza dell'ospedale e le testimonianze di coloro che si trovavano all'interno.
Ritengo che il complesso delle misure appena illustrate e il loro recente rafforzamento siano una chiara testimonianza del livello di attenzione che le autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia prestano, proprio nel senso auspicato dagli onorevoli interroganti, al tema della elevazione degli standard di sicurezza degli ospedali catanesi, in chiave di contrasto e anche di prevenzione di episodi di aggressione e violenza in danno degli operatori sanitari.
In conclusione, si rappresenta che sui temi oggetto degli atti di sindacato ispettivo, il Ministero della Salute ha riferito di aver elaborato e inoltrato alle aziende sanitarie, già nel 2007, una specifica raccomandazione volta alla prevenzione degli atti di violenza ai danni degli operatori sanitari. Il documento indica tutta una serie di misure organizzative, strutturali e tecnologiche volte a fronteggiare il fenomeno, puntando anche sul coinvolgimento del personale attraverso una sua specifica formazione alla prevenzione e gestione degli episodi di violenza e, inoltre, puntando molto sul coordinamento con le forze di polizia o gli altri soggetti che possono fornire un valido supporto alla eliminazione e alla attenuazione degli atti di violenza nei servizi sanitari. Le regioni e le province autonome sono impegnate nell'implementazione di tale raccomandazione, curandone l'effettiva ricaduta a tutela della sicurezza e della qualità assistenziale. Tale attività rientra nell'ambito della verifica dei livelli essenziali di assistenza, nonché nelle azioni di monitoraggio delle raccomandazioni per la sicurezza, effettuato anche dalla Agenzia nazionale per i servizi sanitari.

Replica

Presidente, io dichiaro la mia soddisfazione per la risposta articolata, puntuale, lunga, dettagliata del Vice Ministro. Il Vice Ministro ha voluto dare

una forte opinione e il proprio impegno rispetto a quella che è la gravità della situazione che si è determinata in diversi presidi ospedalieri di Catania. Parliamo di fatti gravissimi che si sono verificati, noi sappiamo che i responsabili delle aggressioni sono stati individuati, alcuni sono in stato di custodia cautelare e ci sarà un processo. Noi chiediamo che vengano puniti rispetto agli episodi e ai reati così gravi che hanno commesso. Parliamo di ospedali, signor Vice Ministro, parliamo di reparti di pronto soccorso, sono luoghi in cui i cittadini si recano quando temono per la propria vita, sono luoghi in cui arrivano cittadini che hanno avuto incidenti, che si trovano in gravi condizioni e il medico ha la funzione di salvare la vita, eppure, in questi reparti, si sono verificati, in diversi ospedali di Catania, episodi di violenza.

Lei ha riferito delle attività che sono state messe in campo a seguito di ciò che è accaduto, gli interventi operati dalla prefettura, dalla questura, dalle forze dell'ordine complessivamente. Sappiamo che ciò è stato fatto, che si deve continuare ad operare tenendo conto della vigilanza sussidiaria, così come lei ha qui evidenziato, noi abbiamo però voluto impegnare il Governo - e in questo la sua risposta è stata esaudiente - a fare anche un'opera aggiuntiva di vigilanza sulle nostre strutture ospedaliere, perché gli episodi si sono ripetuti, signor Vice Ministro, e quindi l'attenzione delle istituzioni deve essere molto alta. È vero, le nostre strutture ospedaliere sono state potenziate sul piano della vigilanza passiva, ci sono le video sorveglianze che sono collegate alla questura, sappiamo che questo significa molto, purtuttavia, consapevoli del fatto che ci sia la vigilanza privata, però, chiediamo allo Stato di essere più presente, di essere più attivo. Non bisogna dare tregua, bisogna chiudere con questa stagione di violenze che si sono consumate nei nostri ospedali, in particolare nei reparti di pronto soccorso.

Ma detto questo, signor Vice Ministro, senza giustificare ciò che è accaduto, c'è un fatto doveroso che va sottolineato: i nostri reparti di pronto soccorso ora sono migliorati nelle strutture, i reparti di astanteria, che sono quelli che fiancheggiano i pronto soccorso, hanno fatto dei passi in avanti e bisogna continuare lungo questa strada perché ci sono ancora ospedali che non hanno un livello alto dal punto di vista dell'accoglienza. Sappiamo che questo compito è della regione e noi insisteremo in tal senso, perché non c'è dubbio che nei pronto soccorso bisogna rivedere gli standard degli operatori, perché bisogna mettere più personale, così come vanno potenziati i reparti di rianimazione, bisogna avere questo livello di assistenza, che sia all'altezza delle sfide che noi abbiamo. Il personale deve essere selezionato, così come lei ha voluto puntualizzare, sapendo lo scopo, gli obiettivi, la finalità che in quei reparti si esplica, perché non c'è dubbio che, anche dal punto di vista deontologico, bisogna far fare dei passi in avanti.

Mi avvio alla conclusione; io la settimana scorsa mi trovavo nella sala d'aspetto di un medico, nel mio paese, a Militello in Val di Catania, e ho incontrato un ammalato oncologico; questo ammalato lamentava di essere stato al pronto soccorso e di non aver trovato la giusta accoglienza. Aveva fatto qualche giorno prima la terapia, una terapia molto pesante, e aveva un rialzo termico, aveva una patologia che può sembrare magari poco importante, ma l'accoglienza in un pronto soccorso è un fatto fondamentale. Io credo che questo sia significativo, l'ho voluto, qui, riportare in Aula, perché un passaggio decisivo appartiene, anche, al modo in cui si organizzano alcuni reparti e i pronto soccorso non sono l'ultimo reparto, sono la porta dell'ospedale e non si va al pronto soccorso per passeggiare, ci si va quando si teme per la propria vita. Ecco perché apprezziamo l'opera del Governo per ciò che è stato fatto, nel potenziare la vigilanza attiva e passiva nei nostri ospedali, ma un richiamo lo facciamo complessivamente alle istituzioni, perché ci possa essere un livello di attenzione maggiore, perché questi reparti funzionino meglio e perché, soprattutto, siano professionalmente dotati e più accoglienti. Si superi la stagione del precariato e si abbiano degli standard qualitativi e di livello professionale che possano soddisfare seriamente le nostre comunità. Comunque, la ringrazio, signor viceministro, per la risposta così attenta e puntuale che lei ha dato.