28/02/2017
Vincenzo D'Arienzo
3-02821

Per sapere – premesso che:
   il 19 novembre 2015 sono stati rubati 17 quadri presso il museo di Castelvecchio di Verona e sono stati ritrovati in Ucraina il 6 maggio 2016 anche con il supporto della polizia ucraina;
   successivamente al ritrovamento, in Ucraina è stata organizzata un'esposizione presso il museo Khanenko di Kiev dei quadri in questione, fatto che l'interrogante ritiene inusuale considerati o contorni della vicenda, non certamente caratterizzata da un'azione volontaria del comune di Verona;
   il consiglio comunale di Verona, per favorire le relazioni funzionali alla restituzione, ha votato a maggioranza la concessione della cittadinanza onoraria al Presidente di quel Paese;
   il sindaco di Verona si è recato in visita a Kiev allo scopo di perorare la causa della restituzione dei quadri trafugati;
   ad oggi ancora non sono stati restituiti al legittimo proprietario i beni detenuti in Ucraina e lì scoperti dopo il furto;
   dalla stampa si legge che il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore, Matteo Renzi, ha incontrato il Presidente ucraino e, tra gli altri, ha affrontato il tema della restituzione dei dipinti;
   dalla stampa si legge l'ennesimo annuncio dell'amministrazione comunale – si spera fondato – che i quadri dovrebbero essere restituiti entro la fine del mese di luglio 2016, con una cerimonia organizzata allo scopo;
   l'interrogante ritiene che la Repubblica italiana in un caso simile avrebbe già provveduto a restituire l'oggetto di un furto compiuto in un altro Paese –:
   quali siano le ragioni per le quali, dopo l'esposizione in mostra, i quadri in questione detenuti senza titolo non sono stati restituiti, tanto da rendere necessario l'intervento del Governo – che l'interrogante ritiene giusto e pienamente condivisibile – con un apposito colloquio con il Presidente ucraino;
   se il Governo sia stato interpellato nell'ambito dell’iter procedurale che ha portato il sindaco di Verona a proporre al consiglio comunale di Verona la concessione della cittadinanza onoraria al Presidente ucraino;
   se vi siano e quali siano le eventuali condizioni che l'Ucraina ha posto per la restituzione di ciò che non è suo;
   cosa intenda fare il Governo se si verificasse il mancato rispetto degli impegni presi dall'Ucraina di cui si legge sulla stampa. 

Seduta del 28 febbraio 2017

Risponde Gianclaudio Bressa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e replica Vincenzo D'Arienzo

Risposta del governo

Presidente, la restituzione delle opere di Castelvecchio ha avuto luogo lo scorso 21 dicembre, in occasione della visita a Kiev del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Franceschini. Si è trattato dell'ultimo atto di un'operazione complessa, in quanto caratterizzata da un articolato iter amministrativo-giudiziario previsto dalla normativa Ucraina, e condotta a buon fine anche grazie al prezioso lavoro, per parte italiana, del Comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, della Polizia di Stato, della Procura della Repubblica di Verona e della magistratura. Sin dal momento in cui le tele sono state recuperate, a seguito di un'operazione congiunta di polizia Italo-Ucraina (era il 6 maggio dello scorso anno), il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche per il tramite dell'ambasciata italiana a Kiev, è rimasto in stretto contatto con le autorità ucraine per sollecitare e favorire il tempestivo completamento delle procedure necessarie alla restituzione delle tele all'Italia.
  Anche a livello politico la questione è stata più volte sollevata presso le controparti ucraine, nel corso di numerosi contatti bilaterali. Ricordo, solo per citarne alcuni, il passo compiuto dall'allora Presidente del Consiglio, Renzi, presso il Presidente Poroshenko, a margine del vertice NATO di Varsavia dell'8 luglio 2016, e quello compiuto dal sottosegretario agli Affari esteri, Amendola, in occasione della visita in Italia del presidente della Commissione esteri del Parlamento ucraino, Hopko, il 26 maggio 2016. Vanno poi ricordati i numerosi contatti avuti dal nostro ambasciatore a Kiev, tanto con i suoi interlocutori presso la Presidenza della Repubblica quanto presso la procura ucraina, incaricata di supervisionare le operazioni di restituzione. Nelle more del completamento della procedura necessaria al rientro delle opere in Italia, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha acconsentito acché le tele fossero temporaneamente esposte presso il Museo delle belle arti «Khanenko» di Kiev, nel contesto di una mostra inaugurata lo scorso 13 giugno dal Presidente Poroshenko.
  Gli adempimenti necessari per la restituzione delle opere sono stati completati a novembre del 2016. La restituzione delle opere era inizialmente prevista nell'ambito di un incontro in Italia di Poroshenko con il Presidente del Consiglio, che si sarebbe dovuto svolgere a fine mese. Venuta a cadere tale ipotesi, in suo luogo è stata organizzata la visita a Kiev del Ministro Franceschini, nel corso della quale è avvenuta la definitiva restituzione delle opere di Castelvecchio al nostro Paese. Vorrei sottolineare come non esista alcun legame fra la restituzione delle tele e il contributo erogato dall'Italia a favore di agenzie delle Nazioni Unite. Esso è stato disposto a seguito dell'appello umanitario delle Nazioni Unite per l'anno 2017 contenente richieste complessive per oltre 214 milioni di dollari. L'appello è stato lanciato il 5 dicembre 2016, e questo spiega la tempistica dell'erogazione del milione di euro. Inoltre, come è reso noto dalla nota del Ministero degli affari esteri citata dall'onorevole Fantinati, tale contributo prevede un trasferimento di fondi non al Governo ucraino ma al Programma alimentare mondiale (700.000 euro) e all'Unicef (300.000 euro). Sono dunque queste due agenzie dell'ONU i destinatari di questi fondi, nonché i responsabili della loro gestione, che viene effettuata secondo standard e parametri propri del sistema dell'ONU. In particolare, il finanziamento al Programma alimentare mondiale è stato rivolto alla distribuzione di razioni alimentari ed aiuti alle categorie più vulnerabili della popolazione civile residente nelle regioni orientali del Paese, al fine di attenuare l'impatto umanitario del conflitto in corso. Il contributo all'UNICEF è stato concesso per realizzazione di un progetto nel settore dello sminamento umanitario finalizzato all'organizzazione di corsi di educazione al rischio a favore dei bambini in età scolare e prescolare residenti nelle aree in cui sono presenti mine, residuati bellici esplosivi e ordini esplosivi improvvisati. Ricordo, infine, che sin dall'inizio della crisi umanitaria in Ucraina, quindi ben prima dell'erogazione di questo contributo di 1 milione di euro, la cooperazione italiana è intervenuta con iniziative volte ad alleviare le sofferenze della popolazione civile, la cui realizzazione è stata affidata alla Croce rossa nazionale ucraina, nel 2014, all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel 2015, e all'Organizzazione mondiale della sanità nell'ottobre del 2016.

 

Replica

Grazie, Presidente. Ovviamente la vicenda ha perso la sua portata per le ovvie ragioni alle quali faceva riferimento anche il sottosegretario nel senso che i quadri adesso sono a casa, sono nella nostra piena proprietà e quindi rispetto alle condizioni iniziali siamo in un'altra situazione. Emergono tre fatti che mi preme evidenziare. Innanzitutto l'impegno che il Governo ha profuso a più livelli, così come veniva detto dal sottosegretario che veramente ringrazio, affinché i quadri potessero tornare nella disponibilità di Verona e quindi dell'Italia, un impegno che è stato ben delineato addirittura fino al livello della Presidenza del Consiglio dei ministri, che non è di poco conto. Emerge che i quadri non sono mai stati in pericolo perché una delle
riflessioni fatte in città era proprio il fatto che potessero essere trattenute presso quel Paese nel momento in cui sono state esposte e poi son trascorsi molti mesi dal momento dell'esposizione alla restituzione. Capisco dalla risposta del sottosegretario Bressa che i quadri non sono mai stati in pericolo ed erano soltanto detenututi in quel luogo in attesa dello svolgimento delle procedure burocratiche. Soprattutto sono molto soddisfatto del fatto che sia stata sgombrata ogni ombra su quello che era emerso da parte di alcuni colleghi ovvero che si fosse pagato addirittura un riscatto per avere i quadri, supposizione che già nelle prime verifiche avevamo escluso, considerato che si tratta di un'operazione che addirittura va indietro nel tempo, ma mi ha fatto piacere risentirlo. Dal punto di vista della città la tranquillità che esprimo su questi tre fronti (quindi l'impegno del Governo, il fatto che i quadri non siano mai stati in pericolo e nessuna ombra) fa sì che mi dichiari pienamente soddisfatto e ringrazio ancora il Governo per l'impegno manifestato in questa direzione.