13/04/2017
Paolo Bolognesi
3-02956

Per sapere – premesso che:
   il 5 aprile 2017, la Procura militare di Roma ha rinviato a giudizio, per il reato di concorso in truffa militare pluriaggravata, sei ufficiali del Contingente militare nazionale impiegato nel teatro operativo afghano in qualità di Comandante ITALFOR Kabul, Capo Sezioni Acquisti del CAI–I Herat, Direttore del CAI–I e Capo Servizio Amministrativo del CAI–I Herat. Sono: Antonio Muscogiuri, Pasquale Napolitano, Giuseppe Rinaldi, Ignazio Orgiu, Amedeo De Maio, Sergio Walter Maria Li Greci;
   secondo la procura militare, nel corso del 2010, gli ufficiali avrebbero posto in essere reiterati artifici e raggiri consistenti nell'omettere di rilevare il pur noto dato della difformità del livello di blindatura di n. 3 veicoli militari rispetto alle caratteristiche pattuite nel contratto stipulato il 15 giugno 2009 tra il servizio amministrativo CAI di Kabul e la ditta «ALI MOHAMMAD BAFAITZ TRADING CO.LTD» nonché, tra l'altro, di aver acquisito, a corredo della pertinente pratica amministrativa, un certificato di blindatura contraffatto;
   nonostante la sottoblindatura dei veicoli forniti dalla ditta di BAFAIZ, il Comando CAI–I Herat emise, in suo favore, l'ordine di pagamento delle fatture;
   dal tenente colonnello Muscogiuri, nel 2010 Comandante Italfor Kabul, dipendeva il capitano Marco Callegaro, capo cellula amministrativa del Comando Italfor, trovato morto, la notte tra il 24 e il 25 luglio 2010, nel suo ufficio, ucciso da un colpo di pistola. Dall'indagine su questo presunto suicidio ha preso avvio l'inchiesta della procura militare della Repubblica di Roma che ha portato al recente rinvio a giudizio dei suddetti ufficiali e dalla quale sono emersi inquietanti elementi sulla presenza di un'annotazione sull'agenda personale di Callegaro, nel giorno del suo rientro ad Herat, in cui si legge «riviste certe cose. presa coscienza», e sull'invio ad amici, poche ore prima della morte, di documentazione riservata della missione e di mail ove si parlava di contrasti legati alla contabilità amministrativa generale del comando Italfor Kabul e di dissidi tra Callegaro e altri tre ufficiali; 
   poco dopo la notifica del provvedimento, il 6 aprile, anche il tenente colonnello Muscogiuri è stato trovato senza vita, impiccato nel sottotetto del Comando Truppe Alpine di Bolzano –:
   se risponda al vero che, nonostante l'emersione del problema delle sottoblindature dei veicoli militari le Forze Armate hanno continuato, successivamente al 2010, a stipulare contratti commerciali con la ditta «ALI MOHAMMAD BAFAITZ TRADING CO. LTD» e se questi attualmente sussistono, ed eventualmente per quali forniture;
   se il Governo intenda comunicare come venivano effettuate le transazioni a favore della predetta società e quali garanzie di trasparenza la stessa offriva a tutela delle normative italiane ed internazionali in materia di antiriciclaggio;
   se risponda al vero che la Ditta «ALI MOHAMMAD BAFAITZ TRADING CO. LTD», dopo il 2010, risultava iscritta in una « black list» di società che non garantivano i parametri di affidabilità richiesti dalla legge;
   se intenda adottare iniziative per verificare a quali gare d'appalto fanno riferimento i telai dei mezzi blindati sui quali siano stati feriti o siano deceduti, tra il 2010 e il 2011, militari italiani impegnati nella missione Italfor e per appurare, per quanto di competenza, quali rapporti intercorsero tra il Bafaitz e il capitano Callegaro con riferimento all'acquisto di blindati in uso alla missione;
   se al Governo risulti che l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) abbia svolto, prima e dopo il 2010, un'attività informativa sul conto del citato cittadino afghano Ali Mohammad Bafaitz, la sua società e sui rapporti economici intrattenuti dallo stesso con altri soggetti in Italia e all'estero.