22/05/2017
Veronica Tentori
Cova
3-03034

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   si apprende, anche dagli organi di stampa, che sono in corso attività di riorganizzazione delle sedi delle associazioni allevatori provinciali sull'intero territorio nazionale, in un'ottica di razionalizzazione dei costi, conseguenti anche al ridimensionamento delle risorse pubbliche stanziate;
   questo passaggio in molti casi si traduce nella chiusura e/o accorpamento delle sedi provinciali, la cui funzione principale è la raccolta dei dati produttivi, degli eventi riproduttivi e delle genealogie presso gli allevatori che si associano, nonché il ritorno ai soci delle informazioni; infatti presso di esse sono attivi gli uffici provinciali dell'ufficio centrale dei controlli e gli uffici provinciali degli uffici centrali dei libri genealogici delle razze e specie allevate dai soci;
   tali chiusure e/o accorpamenti sembrano in alcuni casi non considerare le peculiarità e la virtuosità dei territori coinvolti e le realtà con maggior numero di capi, oltre a generare preoccupazione in merito al rischio di non riuscire a mantenere la continuità dei servizi di assistenza agli allevatori, soprattutto in aree montane, e al trasferimento del personale;
   la Lombardia, ad esempio, è la regione in cui si controlla la metà dei capi italiani iscritti ai libri genealogici, dove maggiore è la presenza di bovini da latte e si effettua il numero più elevato di controlli e analisi quantitative: in Lombardia sono presenti 450.000 capi bovini controllati, pari a circa il 41 per cento del totale nazionale; 10.000 caprini, pari al 13,4 per cento; 14.300 suini, pari al 57 per cento. I controlli riguardano, inoltre, quasi 5.500 aziende e 4,1 milioni di analisi del latte; il 90 per cento del latte lombardo proviene da vacche singolarmente sottoposte a controllo con prelievo mensile;
   il Ministro interrogato in data 15 aprile 2014 ha decretato una variazione di bilancio con un aumento di 2.169.212,38 euro per le associazioni di allevatori per la tenuta dei libri genealogici e di controlli funzionali –:
   se sia a conoscenza di quanto sopra descritto e se non ritenga opportuno fornire elementi in merito alle modalità e ai criteri in base ai quali tali contributi pubblici vengono utilizzati, verificando che sia tenuto in considerazione il lavoro svolto dalle varie realtà provinciali e che siano rispettati i principi di proporzionalità ed efficienza. 

 

Seduta del 23 maggio 2017

Risponde Filippo Bubbico, Vice Ministro dell'Interno risponde Paolo Cova

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Voglio subito precisare che rispondo per il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; non ho specifica competenza al riguardo, però, da quello che ho potuto verificare, l'ufficio legislativo e il Ministero dell'agricoltura hanno prodotto un approfondimento che, mi auguro, possa risultare soddisfacente.

Intanto, va precisato che spetta alle singole regioni il finanziamento e il successivo controllo delle associazioni allevatori provinciali e regionali; il Ministero delle politiche agricole, al riguardo, non ha un rapporto diretto, di qualunque genere, con quelle associazioni. Certo, il Ministero svolge una funzione di coordinamento, di definizione delle politiche, ma la responsabilità diretta, la competenza diretta e specifica è propria delle regioni che con le proprie leggi disciplinano il settore, determinano le condizioni perché le associazioni degli allevatori possano offrire ai propri associati servizi di assistenza tecnica di - ci auguriamo - significativo valore. Infatti, in diverse regioni, è stato avviato un processo di riorganizzazione delle strutture associative e dei servizi che le stesse strutture erogano. Tutto questo ha portato, anche, ad accorpamenti per obbedire ai principi di ottimizzazione nella organizzazione dei servizi. E, lo ripeto, queste sono scelte che competono esclusivamente alla titolarità regionale.

La riorganizzazione del sistema associativo degli allevatori è stata raggiunta, infatti, in diciassette regioni italiane. Questo obiettivo non è stato ancora realizzato dalle province autonome di Trento e Bolzano per ragioni che attengono, anche, alla specialità della loro autonomia. Va detto che, in modo particolare, nella regione Lombardia il processo ha comportato una differente organizzazione degli uffici periferici ed un deciso ridimensionamento degli stessi. L'attuale legislazione, infatti, prevede che i libri genealogici e i registri anagrafici siano tenuti dalle associazioni nazionali allevatori, mentre i controlli delle attitudini produttive siano previsti e siano svolti dall'Associazione italiana allevatori. Il finanziamento della predetta attività avviene con contributo pubblico e con la partecipazione dei soggetti che ricevono quei servizi, cioè gli allevatori interessati. Per quanto di competenza, il Ministero assicura la disponibilità della quota statale attraverso due capitoli di bilancio, mentre il successivo riparto è operato in base a parametri tecnici ed economici. Nel triennio 2014-2016, a seguito del mancato accordo tra le regioni sulla ripartizione finanziaria, che ha determinato il non raggiungimento dell'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, si è determinato un rallentamento dei flussi finanziari verso le associazioni degli allevatori, perché il mancato accordo determina il rispetto di precise procedure e, anche, di una tempistica che scandisce quelle procedure.

Per evitare il blocco delle attività e consentire il trasferimento dei fondi statali si è reso, quindi, necessario procedere attraverso una deliberazione del Consiglio dei ministri. Nel 2015, i criteri di riparto dei fondi disponibili sono cambiati, in modo da tener conto della diffusione, a livello territoriale, delle diverse specie, in relazione alle quali l'attività è stata svolta.

Osservo, poi, che la legge delega n. 154 del 2016, che ha disposto il riordino dell'assistenza tecnica agli allevatori, ha come scopo l'adeguamento del settore ai relativi fabbisogni, nonché l'obiettivo di aumentare l'efficienza del sistema. Rappresento, infine, che sono in fase di avvio misure riguardanti la biodiversità animale ad interesse zootecnico al fine di salvaguardare e migliorare le razze animali, riducendo l'impatto ambientale degli allevamenti. L'obiettivo è realizzare un sistema di raccolta dati trasparente, accessibile a tutti i soggetti coinvolti, nell'intento di valorizzare la diversità fenotipica e genetica delle risorse animali ad interesse zootecnico.

Replica

Grazie, signor Presidente. Grazie Vice Ministro, per la presenza e per aver garantito la risposta. La ringrazio e ringrazio anche il Ministero per la risposta. L'interrogazione era abbastanza datata però è importante avere avuto la risposta. Alcune vicende sono cambiate e le ha accennate anche il Vice Ministro nella sua risposta. La ripartizione dei fondi, fatta con decreto ministeriale perché non c'è stato l'accordo in Conferenza Stato-regioni, ha aiutato proprio le APA della regione Lombardia dando un contributo maggiore. Come giustamente diceva il Vice Ministro, quello che è mancato in questi anni nella regione Lombardia è stato tutto il contributo che la stessa regione Lombardia doveva dare. Il taglio netto dei fondi operato dalla regione Lombardia ha comportato problemi e difficoltà. Pertanto chiedo e credo che sia opportuno che il Ministro continui a garantire una ripartizione maggiore dei fondi per la regione Lombardia perché - continuo a dirlo e l'abbiamo detto con la collega Tentori - il 41 per cento dei controlli funzionali di tutta l'Italia avvengono in regione Lombardia e la ripartizione dei fondi nazionali è solo al 28 per cento, per cui c'è proprio una sproporzione in questo. Mi permetto tuttavia di sottolineare anche l'altro aspetto, accennato anche dal Vice Ministro nella sua risposta, che è quanto sta avvenendo in questo periodo, vale a dire la riorganizzazione di tutto il sistema dell'AIA e di tutto il sistema delle APA. Il Ministero su tale vicenda deve vigilare perché ci sono finanziamenti pubblici. Noi sappiamo che questo sistema delle APA e delle AIA e tutto il sistema dell'assistenza tecnica e della consulenza aziendale hanno svolto un ruolo fondamentale per l'agricoltura italiana negli anni scorsi. Ma in questi anni hanno perso il mordente che avevano negli anni scorsi e la riorganizzazione, soprattutto in regione Lombardia, sta penalizzando le associazioni provinciali. Ultimamente abbiamo assistito al grave atto del commissariamento dell'APA di Cremona e delle APA di Milano, Pavia, Lodi, Lecco che si erano già riorganizzate. Tante volte la chiusura e la riorganizzazione non vuol dire provocare maggiore efficienza perché queste APA provinciali già lavoravano bene, già stavano svolgendo la propria funzione in modo organico per cui avevano già messo in atto tutto un procedimento eppure c'è stato un commissariamento. Credo che su questo il Ministero debba veramente vigilare perché accentrare e accorpare tante volte non significa portare ad un miglioramento del servizio presso gli allevatori e presso gli agricoltori. Se dobbiamo andare poi a vedere, ognuno di noi sa che abbiamo assistito al commissariamento delle APA, ad esempio quella di Cremona che aveva un bilancio positivo, quando abbiamo il centro genetico gestito dall'AIA che ogni anno produce buchi e perdite. A questo punto mi aspetto che vengano valorizzate le realtà che effettivamente danno un risultato agli agricoltori e, dove effettivamente c'è una reale inefficienza si intervenga duramente, ma ciò non sta avvenendo. È vero, l'AIA e le APA sono entità private, ricevono un finanziamento pubblico, però su questo ritengo che sia necessario prestare molta attenzione da parte del Ministro e da parte del Ministero proprio perché noi abbiamo sostenuto in questi anni il tema della consulenza aziendale, lo riteniamo fondamentale e avere dati certi e informazioni certe per gli allevatori può essere un grande risultato per gli stessi allevatori e per tutta l'economia italiana. Ringrazio comunque il Vice Ministro per la risposta e mi ritengo soddisfatto.