20/06/2017
Marilena Fabbri
Iori, Marchi e Arlotti
3-03086

 Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nella prima settimana di marzo 2014 il Ministero dell'interno ha sottoposto all'attenzione dei questori della Repubblica un progetto di razionalizzazione della dislocazione dei presidi di polizia sul territorio, in un'ottica di rivisitazione ed ottimizzazione dei commissariati di polizia di Stato (nelle sue quattro specialità: stradale, ferroviaria, postale e di frontiera) e delle stazioni del Corpo carabinieri e delle forze speciali a carattere sussidiario;
nell'ambito di detta spending review è prevista la soppressione di ben 74 sezioni provinciali di polizia postale e delle comunicazioni, unica specialità addetta allo studio, repressione e contrasto dei reati commessi tramite la rete internet, in particolare a danno dei minorenni;
nella sola regione Emilia Romagna verranno soppresse le sezioni di Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna e Reggio Emilia. Quest'ultima sezione verrà chiusa già nei primi mesi del 2015;
il rapporto di Inhope-International Association of Internet Hotlines rilevava nel 2010 ben 24.000 segnalazioni di siti contenenti immagini e video pedopornografici;
il fenomeno dell'adescamento di minorenne di cui all'articolo 609-undecies c.p. perpetrato tramite l'utilizzo degli strumenti telefonici e telematici è in costante aumento ed a seguito della diffusione dei social network coinvolge vittime con fasce di età sempre più basse;
tra il 1° aprile 2010 ed il 30 settembre 2011 grazie al lavoro della polizia postale e delle comunicazioni sono stati monitorati 31.432 siti sospetti. Solo nel corso del 2010 le operazioni sotto copertura hanno determinato l'apertura di 63 indagini con sottoposizione a provvedimenti restrittivi e alla denuncia di altre 582 persone per reati connessi alla pornografia minorile;
la ricerca svolta nel febbraio 2014 da IPSOS per Save The Children su un campione di ragazzi dai 12 ai 17 anni mette in luce una diffusione capillare degli strumenti informatici fra i minori, oltre a rilevare che per ben il 72 per cento degli adolescenti il cyber bullismo è il fenomeno sociale più pericoloso del proprio tempo;
l'indagine conoscitiva sulle condizioni dell'infanzia e dell'adolescenza di Telefono Azzurro ed Eurispes del 2012 evidenzia i pericoli e l'inadeguatezza della rete internet per i minorenni, riferendo un incremento delle denunce relative alla diffusione (minacciata o attuata) di foto e video «intimi» tramite le tecnologie informatiche ed i social network: un adolescente su 5 ha trovato online proprie foto imbarazzanti senza averne precedentemente autorizzato la pubblicazione. Più di un bambino su 4 (25,9 per cento) ammette di essersi imbattuto in pagine Internet contenenti immagini di violenza, il 16 per cento dei bambini ha trovato in rete immagini di nudo, il 13 per cento siti che esaltano la magrezza, il 12,2 per cento siti con contenuti razzisti. Inoltre, più di un bambino su 10 riferisce di aver trovato online sue foto private (12,4 per cento) o sue foto che lo mettevano in imbarazzo (10,8 per cento); l'8,3 per cento ha visto pubblicati in rete video privati, il 7,1 per cento rivelazioni su propri fatti personali, il 6,7 per cento video imbarazzanti in cui egli stesso era presente;
la polizia postale e delle comunicazioni è l'unica specialità della polizia di Stato idonea a prevenire, contrastare e reprimere la diffusione delle pedopornografia e della pedofilia tramite la rete internet, la pubblicazione di contenuti inappropriati per minorenni, l'adescamento online, il cyberbullismo, le minacce, lo stalking, e le diffamazioni sulla rete, le truffe e la pirateria informatica, i furti di identità, il phishing e in ultimo la diffusione di virus, worm, trojan horses, spyware, e programmi concepiti per invadere, danneggiare, sottrarre e nei casi più estremi cancellare dati personali. In una società sempre più «informatizzata» tali crimini sono in costante aumento. L'evoluzione tecnologia, inoltre, ha portato e porterà in futuro, alla nascita di nuove fattispecie criminose attuate tramite la rete internet;
in tale prospettiva la specialità della polizia postale e delle comunicazioni andrebbe implementata, dotata dei migliori e più avanzati mezzi tecnologici e potenziata. In particolare, non risponde ad una maggiore efficacia la soppressione delle sezioni presenti sul territorio, le quali, oltre alla prevenzione e al contrasto del fenomeno, attuano il rapporto diretto con il cittadino attraverso la quotidiana attività di front office per acquisire denunce, esposti e richieste di ogni genere;
la polizia postale, oltre alla repressione ed al contrasto dei crimini perpetrati tramite la rete, attua un'attività di prevenzione e formazione, rivolta ai ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori italiane, per fornire agli studenti ed alle famiglie conoscenze idonee a garantire una navigazione in internet consapevole e sicura. Predispone altresì collaudati progetti di sensibilizzazione e formazione degli insegnanti circa i rischi e pericoli della rete e svolge workshop gratuiti presso le scuole che ne fanno richiesta;
la razionalizzazione delle risorse umane, a cui è finalizzata detta chiusura, è inoltre vanificante in gran parte dell'esperienza e della professionalità acquisita nel corso degli anni dal personale specializzato delle sezioni di polizia, postale e delle comunicazioni destinate alla chiusura;
sebbene il dipartimento di pubblica sicurezza abbia previsto la ricollocazione del personale di polizia postale e delle comunicazioni, presso gli uffici investigativi delle questure, per svolgere indagini in tema di reati informatici, rimane incomprensibile il sistema di direzione, coordinamento e aggiornamento del personale, in tali strutture non specializzate;
le sezioni della polizia postale e delle comunicazioni sono sovvenzionate, ad eccezione che per gli stipendi, dalla società Poste Italiane spa, società privata che assume sul proprio bilancio tutti i costi di gestione che non vanno a gravare, conseguentemente, su quelli del Ministero dell'interno. La soppressione delle sezioni non produrrebbe dunque alcun beneficio economico per lo Stato. La chiusura comporterebbe, invece, un aggravio di spesa per dotare il personale trasferito di locali, computer, attrezzature tecnologiche ed informatiche, arredi, autovetture di servizio, ed ogni altro strumento necessario, il cui costo, ad oggi, è a carico della società privata Poste Italiane spa –:
se il Ministro non ritenga opportuno preservare le sezioni di polizia postale e delle comunicazioni, considerato che:
a) il beneficio economico per lo Stato derivante dalle soppressioni di dette sezioni è irrisorio, stanti il sovvenzionamento di Poste Italiane e l'aggravio di spesa per dotare il personale trasferito nelle questure, di locali, attrezzature informatiche ed ogni altro strumento necessario;
b) il depotenziamento di questa specialità, resa sempre più necessaria dal numero crescente di reati informatici commessi tramite la rete internet soprattutto a danno di minorenni, comporta una diminuita attività di contrasto, protezione e prevenzione. 

 

Seduta del 20 giugno 2017

Risponde Filippo Bubbico, Vice Ministro dell'Interno, replica Vanna Iori

Risposta del governo

Signor, Presidente come già annunciato, rispondo congiuntamente alle interrogazioni degli onorevoli Molea, Iori, Fabbri e Ricciatti, che, unitamente ad altri deputati, richiamano l'attenzione sulla ventilata chiusura di una serie di sezioni della Polizia postale e delle comunicazioni sul territorio nazionale, tra le quali quelle di Pesaro, Forlì-Cesena, e altre quattro di quelle ubicate in Emilia-Romagna.
Rilevo che le interrogazioni degli onorevoli Molea e Fabbri sono state presentate diverso tempo fa, risalgono infatti al 2014, ma ritengo che la risposta possa ancora essere di loro interesse, in quanto il tema trattato nei rispettivi atti mantiene tuttora caratteri di stretta attualità, dopo essere rimasto aperto per tutti questi anni anche in forza di sopravvenienze normative, di cui parlerò fra un attimo, che ne hanno condizionato l'evoluzione.
La questione della chiusura di alcune sezioni dalla Polizia postale e delle comunicazioni è legata, al pari della proposta di soppressione di altri uffici di Polizia sul territorio nazionale, all'attuazione di un piano di razionalizzazione, sottoposto al parere delle autorità provinciali di pubblica sicurezza nei primi mesi del 2014.
Il piano è ancora in attesa di definizione, anche a causa dell'approvazione della legge n. 124 del 2015, con cui il Parlamento ha delegato il Governo ad adottare importanti misure di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.
Per quanto attiene, in particolare, al riordino del sistema della pubblica sicurezza, il legislatore ha chiarito che il nuovo assetto organizzativo dovrà essere volto ad evitare duplicazioni e sovrapposizioni dispersive nell'esercizio delle funzioni di polizia, nonché favorire la gestione associata dei servizi strumentali in adesione ai principi di efficienza della spesa pubblica.
Tali principi sono stati recepiti dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 177 del 2016, con cui è stato stabilito che la razionalizzazione della dislocazione delle forze di polizia sul territorio sarà determinata, con decreto del Ministro dell'Interno, privilegiando l'impiego della Polizia di Stato nei comuni capoluogo e dell'Arma dei carabinieri nel restante territorio, fatte salve specifiche deroghe per particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica.
Per giungere alla compiuta definizione di tale disegno di valenza strategica, sono stati istituiti presso il Dipartimento della pubblica sicurezza appositi gruppi interforze, che non hanno ancora terminato la loro attività.
Tanto detto in linea generale, rappresento che anche la Polizia postale e delle comunicazioni è coinvolta nel riordino in questione, essendo evidente la necessità di adeguarne l'organizzazione alle notevoli trasformazioni registratesi nel settore.
Infatti, alle tradizionali mansioni di scorta e tutela di beni e servizi postali se ne sono affiancate e sostituite altre del tutto differenti, caratterizzate da spiccate connotazioni di alta specializzazione tecnologica e orientate al contrasto del crimine informatico nelle sue forme più variegate.
Muovendo da tale constatazione, il piano di razionalizzazione punta a concentrare le più spiccate e qualificate risorse professionali nei compartimenti dei capoluoghi regionali e nelle sezioni provinciali in cui operano procure distrettuali con ampia competenza in tema di reati informatici.
Sottolineo, comunque, che le professionalità attualmente in servizio presso le sezioni continueranno ad operare sul territorio, prevedendo con tale rimodulazione un loro impiego nei reparti investigativi delle locali questure.
Assicuro fin d'ora che il nuovo assetto organizzativo della Polizia postale e delle comunicazioni sarà ispirato alle esclusive esigenze di efficientamento e di adeguamento alla trasformazione tecnologica del Paese, senza che ne venga a soffrire la qualità del “prodotto” sicurezza né la prossimità con i luoghi di residenza dei nostri cittadini.

Replica

Presidente, volevo ringraziare il Viceministro per le sue affermazioni, per le parole che ha espresso, di apprezzamento per il lavoro svolto da un corpo della polizia, che è diventato sempre più importante nel nostro tempo, che è un presidio rispetto ai reati informatici, che sono in aumento e che vanno dalle truffe informatiche, dalle frodi, dalla clonazione dati, fino ai reati più gravi, che arrivano agli atti persecutori, all'odio razziale e anche al terrorismo; senza dimenticare tutta l'importanza dell'attività svolta nei confronti dei reati che riguardano i minori. Mi riferisco al cyberbullismo, ma non solo: alla pedopornografia, all'adescamento online. Credo che queste mie tre interrogazioni, susseguitesi nel tempo, nascessero proprio dall'importanza di questo corpo di polizia e dalla preoccupazione che venisse depotenziato in qualche modo: una preoccupazione che ho raccolto anche in numerosi incontri che ho svolto sul territorio nazionale, dove ho visto ovunque il lavoro prezioso svolto dalla Polizia postale, in collaborazione con le scuole, in collaborazione con la formazione anche dei genitori, quindi l'importanza anche educativa.
Sono molto contenta di apprendere che c'è attenzione e che saranno presidiate adeguatamente le competenze acquisite. Sono competenze di prevenzione ai cyber-reati; sono competenze che però, nello stesso tempo, rassicurano i cittadini: io provengo da Reggio Emilia e in Emilia-Romagna si era appunto ventilata l'ipotesi che venissero chiuse troppe sezioni della Polizia postale. Voglio ricordare che nel 2016, per esempio, a Reggio Emilia, pur con un esiguo numero di personale (soltanto quattro persone), sono state svolte delle attività importanti e consistenti: sono stati trattati 580 fascicoli, 100 denunce, e ogni giorno decine e decine di risposte informatiche via e-mail o di risposte telefoniche.
Credo, quindi, che sia importante che il patrimonio di competenze acquisito da questo personale non vada disperso. Sono molto contenta di sentire che questo investimento continuerà ad esserci, che il supporto all'ambito educativo continuerà ad essere esercitato; tra l'altro, in questo momento ancora più importante per l'approvazione della legge sul cyberbullismo, che prevede uno specifico coinvolgimento della Polizia postale nella formazione dei referenti di istituto per il contrasto al cyberbullismo.
Esprimo, quindi, la mia soddisfazione per questa valorizzazione; confido in un intervento del Ministro perché possa al più presto rivedere questo piano di organizzazione, tenendo conto della valorizzazione specifica di questo personale.