Data: 
Martedì, 4 Luglio, 2017
Nome: 
Mara Carocci

Grazie Presidente. Vorrei associarmi alle parole del collega Quaranta. Sono molte le generazioni cresciute con Paolo Villaggio e con le maschere a cui ha dato il proprio volto. Penso per esempio alla mia generazione che ha assistito al suo esordio televisivo con il rivoluzionario professor Kranz - Kranz è un dolce - lo stupido e autoritario prestigiatore con l'accento tedesco e i trucchi ingenui in cui si intravedevano i primi lampi di quel genio che sarebbe esploso negli anni successivi con la sua maschera più riuscita, quella del ragionier Fantozzi, il prototipo del tapino, la quintessenza del nulla, grazie alla quale ha potuto raccontare in maniera lucida e irriverente l'Italia del posto fisso, quella degli impiegati di ultimo livello. Questo è quello che ha fatto Paolo Villaggio: raccontare con genialità e straordinaria umanità un Paese sfortunato, arrendevole, mediocre è sconfitto. Lo ha fatto in modo spietato e dissacrante grazie alla sua intelligenza e alla sua tragica comicità.

Chi potrà mai dimenticare il senso di liberazione che abbiamo provato con la sua battuta, che non posso ripetere in questa sede, sulla corazzata Potëmkin, una delle sue più riuscite, o l'abuso molto genovese dei congiuntivi che ne stigmatizzava l'uso errato e contemporaneamente il non uso? Villaggio entra nella tradizione della migliore comicità della commedia all'italiana, da Sordi in poi, con una personale originalità ma con la stessa capacità di far ridere lasciando una sensazione di fondo di malessere come avviene quando un artista riesce nel suo intento: far immedesimare il pubblico nel suo personaggio. Perdendolo perdiamo un artista testimone di noi stessi.