07/07/2017
Stella Bianchi
Borghi, Cenni, Mariani, Cova, Narduolo, Schirò, Patrizia Maestri, Becattini, Casati, Casellato, Cominelli, Carra, Prina, Romanini, Galperti, Incerti, Giovanna Sanna, Mura, Carrescia, Oliverio, Marchi, Grassi, Vico, Patriarca, Baruffi, Senaldi, Taricco, Preziosi, Luciano Agostini, Antezza, Falcone, Mazzoli, Dal Moro, Fiorio, Colaninno, Massa, Piazzoni, Rampi, Zardini, Rostellato, Venittelli, Giampaolo Galli, Manzi, Crimì, Sbrollini, Coccia, Minnucci, Verini
2-01877

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:
   il bacino del Mediterraneo è un'area particolarmente vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici, uno dei cosiddetti hot spot, come evidenziato dal quinto rapporto di valutazione redatto dagli scienziati dell'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change). Nell'area del Mediterraneo si registrano, infatti, aumenti delle temperature e riduzioni delle precipitazioni superiori alla media globale che portano a maggiori impatti dei cambiamenti climatici anche con fenomeni di siccità e accentuato rischio di desertificazione;
   il problema della siccità è diventato particolarmente evidente nel mese di giugno 2017 con situazioni di emergenza e gravi danni in tutto il Paese, dovuti anche al susseguirsi di mesi invernali e primaverili tra i meno piovosi dal 1800 con riduzioni delle precipitazioni anche del -50 per cento;
   le situazioni fortemente critiche riguardano, tra gli altri, bacini idrografici del Po, e delle Alpi orientali. Il livello del Po, dal quale dipende il 35 per cento della produzione agricola nazionale, ha raggiunto i minimi storici, con una riduzione della portata pari a -65 per cento in Piemonte. È critica la situazione anche nei grandi laghi del Nord con il lago di Garda attestato intorno al 20 giugno a 70 cm contro i 128-130 cm di media dello stesso periodo dei tre anni precedenti. Nel Lazio, il livello del lago di Bracciano, una delle riserve idriche ampiamente utilizzata da Acea per distribuire acqua alla capitale, si è abbassato di un metro e quaranta centimetri. Preoccupano l'Adige in Veneto e il Tagliamento in Friuli Venezia Giulia. Toscana, Friuli Venezia Giulia, Veneto hanno dichiarato lo stato di emergenza, mentre Sardegna, Campania, Calabria e Lazio hanno richiesto il riconoscimento dello stato di calamità naturale. Il Governo ha accolto la richiesta dell'Emilia Romagna deliberando lo stato di emergenza per le province di Parma e Piacenza;
   l'allarme siccità interessa i 2/3 dell'intera superficie agricola nazionale e dall'inizio del 2017 ha causato danni alle coltivazioni e agli allevamenti per oltre un miliardo di euro. Nei campi coltivati nel nostro, Paese è sempre più difficile ricorrere all'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, già molto provate in alcune regioni dalle eccezionali gelate di fine aprile, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, dai vigneti agli uliveti fino al fieno per l'alimentazione degli animali per la produzione di latte e formaggi. Secondo lo European Drought Observatory, l'osservatorio europeo sulla siccità, la siccità interessa 37 milioni di italiani e il 61 per cento del territorio;
   l'Italia è il Paese affetto da rischio di desertificazione: nel 1994 l'Italia ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite per lotta alla desertificazione – UNCCD e ratificato la sua adesione con la legge 4 giugno 1997, n. 170, in veste di Paese sia donatore sia affetto da fenomeni di desertificazione;
   in quanto Paese affetto da rischio di desertificazione l'Italia deve garantire la messa in opera nel suo territorio di azioni utili a mitigarla. Da qui l'obbligo, tra gli altri, di definire e adottare un Piano di azione nazionale di lotta alla desertificazione;
   a questo scopo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 settembre 1997 presso il Ministero dell'ambiente era stato istituito il Comitato nazionale per la lotta alla desertificazione incaricato di seguire l'attuazione della convenzione contro la desertificazione (UNCCD) e di definire e aggiornare il Piano di azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione adottato in una prima versione dal Cipe con la delibera n. 229 del 21 dicembre 1999;
   elementi fondamentali del piano di azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione sono l'individuazione delle aree vulnerabili, la definizione e attuazione di misure di protezione integrata delle risorse suolo, acqua e aria, lo sviluppo di attività socioeconomiche compatibili con tale protezione e dunque l'attivazione di misure finalizzate all'adozione di sistemi di produzione agricola, zootecnica, forestale in grado di prevenire il degrado fisico, chimico e biologico del suolo, puntando sul risparmio idrico e sulla ricerca più avanzata. I settori operativi di intervento principali sono individuati nella protezione del suolo, nella gestione sostenibile delle risorse idriche anche rendendo più efficienti le tecniche di distribuzione e di irrigazione anche con meccanica di precisione e migliorando la qualità degli acquedotti e delle reti di distribuzione anche con il recupero dei piccoli invasi rurali, nella riduzione dell'impatto delle attività produttive, nel riequilibrio del territorio anche con il recupero dei suoli degradati per processi di erosione e salinizzazione e con interventi di rinaturalizzazione di aree degradate in ambito urbano e industriale. Si richiama altresì che la possibilità prevista nel Piano di sviluppo rurale nazionale di realizzare investimenti a fini irrigui. Alle regioni ed alle autorità di bacino era affidato il compito di definire i piani di azione locali con il supporto del Comitato nazionale per la lotta alla desertificazione, anche nel promuovere l'adozione dei migliori standard e metodologie per la conoscenza, la prevenzione e la mitigazione dei fenomeni di desertificazione nelle aree vulnerabili; il comitato nazionale ha tuttavia cessato la sua attività e il piano di azione nazionale è stato solo parzialmente avviato e non quindi aggiornato nell'ambito della strategia decennale 2008-2018 della Convenzione contro la desertificazione;
   la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici propone azioni di breve e lungo periodo per contrastare il fenomeno della desertificazione e del degrado del suolo che richiamano le azioni esposte in precedenza; manca, però, ancora la definizione di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici che indichi gli interventi e le linee di azione prioritarie, da unire al rafforzato impegno per la decarbonizzazione secondo l'accordo di Parigi sul clima –:
   quali iniziative intenda assumere per dare al nostro Paese un piano nazionale contro la siccità e la desertificazione – anche riportando in funzione il Comitato nazionale di cui in premessa e monitorando lo stato di avanzamento degli investimenti a fini irrigui – nonché un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici per attenuarne impatti e danni economici, insieme al rafforzato impegno ad abbattere le emissioni di gas serra verso la decarbonizzazione come previsto dall'accordo di Parigi. 

 

Seduta del 14 luglio 2017

Illustra e replica Stella Bianchi, risponde Gianclaudio Bressa, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri

Illustrazione

Grazie, Presidente. L'interpellanza che abbiamo presentato ha al centro l'emergenza siccità che ha colpito in modo evidente il nostro Paese nel mese nello scorso mese di giugno, ma che ha affetti ancora evidenti e particolarmente drammatici ancora in questi giorni. La vicenda degli incendi che stiamo seguendo con grandissima preoccupazione ha certamente cause profonde anche in comportamenti criminali, ma di certo la siccità che ha continuato a prodursi in modo così accentuato ha degli effetti moltiplicativi di fenomeni di questo tipo.

L'emergenza siccità non accade per caso nel nostro Paese: il nostro Paese, così come tutta l'area del Mediterraneo, è quello che viene definito un hotspot, è un'area particolarmente vulnerabile all'impatto dei cambiamenti climatici, con aumenti della temperatura che sono superiori alla media registrata globalmente, con riduzione delle precipitazioni, di nuovo, superiori alla media registrata globalmente, anche fino a riduzioni delle precipitazioni nell'ordine del 50 per cento. E che gli impatti dei cambiamenti climatici stiano avvenendo in modo drammatico ce lo dice anche un altro fatto che è stato definito disastro climatico, ne abbiamo avuto conoscenza due giorni fa: non sembri a lei, Presidente, che mi sto allontanando dal tema, ma il fatto che si sia stata staccata una piattaforma di ghiaccio dall'Antartico, che uno dei dieci più grandi iceberg abbia perso un'area grande quanto la regione Liguria ci dice quanto i cambiamenti climatici stanno producendo impatti drammatici nel mondo, con caratteristiche diverse a seconda delle aree del Pianeta.

Da noi, in Italia, quello che stiamo vedendo è, appunto, l'impatto sulla siccità, con impatti evidenti: la riduzione della portata del Po, fino a meno 65 per cento in Piemonte; il Lago di Bracciano, con una riduzione della portata drammatica; tra l'altro, il Lago di Bracciano è una delle riserve idriche che viene ampiamente utilizzata da ACEA per distribuire acqua alla Capitale; e, ancora, il fiume Adige, il Tagliamento. Sono moltissime le regioni che hanno chiesto sostegno straordinario: la Toscana, il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto, la Sardegna, la Campania, la Calabria, il Lazio; il Governo ha accordato lo stato di emergenza alle province di Parma e Piacenza.

L'emergenza siccità riguarda i due terzi dell'intera superficie agricola nazionale: i danni stimati all'agricoltura e all'allevamento sono pari a più di un miliardo di euro. L'Italia, come dicevamo, è un Paese affetto da rischio desertificazione: è qualcosa che a noi può suonare poco familiare, ma, in effetti, l'Italia ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione sia come Paese donatore sia come Paese affetto da rischio desertificazione, ovviamente, come immaginiamo, concentrato soprattutto nelle regioni meridionali.

Questo porta all'Italia la necessità di dotarsi di strumenti adeguati per contrastare questo fenomeno: dobbiamo dotarci di un piano di azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione. Un primo piano era stato adottato: gli elementi fondamentali sono l'individuazione delle aree vulnerabili, le misure di protezione integrata delle risorse suolo-acqua-aria, lo sviluppo di attività socioeconomiche che siano compatibili con questa produzione e, quindi, l'adeguamento dei sistemi di produzione agricola, zootecnica, forestale per prevenire il degrado del suolo, anche usando le migliori tecniche e puntando molto sul risparmio idrico; la protezione del suolo, la gestione sostenibile delle risorse idriche, la riduzione dell'impatto delle attività produttive, il recupero dei suoli degradati, gli investimenti a fini irrigui e molte altre misure che sono espresse più in dettaglio nell'interpellanza.

Dunque, la richiesta che noi abbiamo ha formulato al Governo - e ringrazio per la presenza questa mattina - è proprio questa: quali sono i passi che il Governo intende adottare per tornare ad avere un piano nazionale contro la siccità e contro la desertificazione, qual è lo stato di avanzamento degli investimenti a fini irrigui e quali misure anche il Governo intende adottare per dotarci di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. È stata approvata la strategia, ma manca ancora una definizione chiara degli investimenti e dei tempi di tali investimenti, mentre è del tutto evidente quanto siano urgenti e necessari per il nostro Paese. Naturalmente, la cosa fondamentale da fare - ma su questo il Governo è, chiaramente, pienamente impegnato - è quella di dare piena attuazione all'Accordo di Parigi e abbattere rapidamente le emissioni di gas serra che sono alla base del fenomeno del riscaldamento globale e, quindi, alla base di questi effetti terribili che il nostro territorio, così come tutte le aree del pianeta, stanno subendo in questo in questo periodo.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste, relative all'emergenza siccità e al rischio desertificazione, si fa presente che l'Italia, nel 1994, ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione nei Paesi gravemente colpiti, ratificando la sua adesione con la legge 4 giugno 1997, n. 170. Ogni Paese parte della Convenzione deve definire ed attuare un programma di azione nazionale per assicurare un ambiente di sviluppo adeguato tramite un uso corretto delle risorse ed un quadro legislativo idoneo, deve nominare un Focal point nazionale ed un organo di coordinamento nazionale. Al riguardo, l'Italia, con il DPCM 26 settembre 1997, istituì formalmente, presso il Ministero dell'ambiente, il Comitato nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione, organismo collegiale di carattere istituzionale costituito dai rappresentanti di altri ministeri e istituzioni pubbliche, organizzazioni istituzionalmente coinvolte nelle attività di lotta alla desertificazione, nonché enti di ricerca, con il compito di seguire la predisposizione del Piano di azione nazionale nel contesto del Mediterraneo, nonché di seguire l'attuazione della predetta Convenzione internazionale.

Occorre precisare, tuttavia, che, dal luglio 2007, il Comitato non è più operativo, poiché, a seguito dell'entrata in vigore del DPR 14 maggio 2007, n. 90, in attuazione del cosiddetto decreto Bersani, lo stesso non è stato compreso tra gli organismi operanti presso il Ministero dell'ambiente; è stato pertanto soppresso e la sua competenza attribuita ad apposita direzione generale del medesimo Ministero.

Il piano d'azione è stato approvato nel dicembre del 1999 e parzialmente avviato. È, infatti, in via di elaborazione una nuova strategia, che copre il periodo 2018-2030, che prende a riferimento la precedente, riproponendone gli obiettivi strategici, e ampliando l'attenzione nei confronti dei problemi della siccità, inserendo un quinto obiettivo strategico su questo tema. Al riguardo, il gruppo di lavoro intergovernativo, nel quale l'Italia rappresenta l'Unione europea, ha elaborato una proposta di testo che dovrà essere approvata alla prossima Conferenza delle parti, che si terrà in Cina a settembre.

Si segnala, inoltre, che l'Italia ha partecipato alla fase pilota del progetto Land degradation neutrality target setting, lanciato nel 2015 dalla Convenzione per la definizione dei target volontari nazionali, arrivando a una prima individuazione delle aree con trend negativi, attraverso un gruppo di lavoro specifico coordinato del Ministero dell'ambiente e la partecipazione di ISPRA, CNR, CREA ed ENEA.

I risultati per l'Italia sono stati anche oggetto di presentazione in un apposito evento organizzato in occasione della Coop 12 ad Ankara nel 2015 e della Coop 22 di Marrakech nel 2016. ISPRA ha, inoltre, fatto presente di aver elaborato alcune priorità in relazione alle attività interne per la lotta alla desertificazione, che saranno sottoposte come contributo in sede di revisione del Piano d'azione nazionale. Si evidenzia, tra queste, la banca dati annuario di ISPRA, che ha raccolto tutti i dati prodotti a livello nazionale e regionale sulla vulnerabilità alla desertificazione. Infine, devono essere considerate le forti connessioni con programmi, piani ed azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, così come quelli per la gestione del territorio del settore agricolo. Al riguardo, occorre segnalare che, con decreto direttoriale del 16 giugno 2015, n. 86, il Ministero dell'ambiente ha adottato la strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso la quale è stato delineato un quadro nazionale degli impatti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali e socio-economici del territorio italiano ed è stata elaborata una visione nazionale dei percorsi da intraprendere per farvi fronte.

In attuazione della strategia nazionale, è attualmente in fase di completamento il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Il Piano comprende un'analisi della condizione climatica attuale e futura, una descrizione della propensione al rischio del territorio nazionale e degli impatti attesi per i settori già definiti come rilevanti nella strategia nazionale, tra cui in particolare gli impatti sulle risorse idriche e quelli collegati ai fenomeni di siccità e desertificazione. Esso definisce aree ad evoluzione climatica futura omogenee, fornisce indicazioni su possibili azioni di adattamento ed analizza strumenti adeguati a monitorarne e valutarne l'efficacia.

Una prima stesura del documento è già stata condivisa con enti di ricerca ed istituzioni, amministrazioni centrali e regioni. È stata, inoltre, realizzata una consultazione pubblica rivolta ai principali portatori di interesse. Al fine di garantire l'informazione la partecipazione di tutti i soggetti interessati, non solo istituzionali, sarà disciplinata, mediante accordo da definire in sede di Conferenza Stato-regioni, l'istituzione di un Forum permanente per la promozione dell'informazione, della formazione e della capacità decisionale dei cittadini e dei portatori di interesse e di un Osservatorio nazionale composto dai rappresentanti delle regioni e delle rappresentanze locali per l'individuazione delle priorità territoriali e settoriali, nonché per il successivo monitoraggio dell'efficacia delle azioni di adattamento.

Per quanto concerne, infine, il settore agricolo, i piani di sviluppo rurale adottati dalle regioni hanno cercato di integrare l'adattamento ai cambiamenti climatici, specialmente nelle zone a clima subarido e arido del Paese, attraverso la diversificazione dei sistemi agricoli in grado di integrare nuove varietà colturali come elemento essenziale per il mantenimento della produzione alimentare, nonché una migliore efficienza della gestione delle risorse naturali, tra cui l'acqua e il suolo, basata su buone pratiche agronomiche.

Alla luce delle informazioni esposte, per quanto di competenza, si rassicura che il Ministero dell'Ambiente continuerà a mantenere alto il livello di attenzione sulla tematica in argomento.

Replca

Sono soddisfatta della risposta, ringrazio il sottosegretario Bressa per la sua presenza questa mattina. È molto importante sapere che è in fase di avanzamento la redazione e la definizione del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, perché, come abbiamo visto, è questione davvero urgente.

Mi permetto di portare di nuovo all'attenzione sua, Presidente, e del Governo, forse, una possibilità di avere una maggiore attenzione specifica sulla questione della siccità, perché certamente il Comitato è stato soppresso sulla base di una norma che, nella sua applicazione, non ha avuto forse, in quel momento, l'attenzione specifica a verificare che quel Comitato corrispondeva all'attuazione di una Convenzione internazionale delle Nazioni Unite, alla quale l'Italia aveva partecipato, e forse la maggiore consapevolezza che abbiamo ora dell'importanza di questa questione per il nostro Paese potrebbe portarci a rivedere anche le formule organizzative con le quali decidiamo di affrontare la questione della siccità e del rischio consistente, purtroppo, di desertificazione nel nostro Paese.

Quindi, forse potrebbe essere il caso di approfondire quali siano gli strumenti migliori per affrontare con pienezza e con la necessaria attenzione una questione così importante, come abbiamo visto, che produce danni all'agricoltura, sapendo perfettamente che il nostro Paese sta andando incontro a una vera e propria emergenza sull'acqua, come è evidente, visto che la riduzione dei ghiacciai è particolarmente accentuata e purtroppo stabile, il che porta ad una minore presenza di acqua nei bacini idrografici, il che porta, ad esempio, al fatto che il bacino del Po, dal quale dipende il 35 per cento della produzione agricola nazionale, rischia di non avere acqua e, quindi, la gestione sostenibile delle acque diventa per il nostro Paese una questione di assoluta emergenza, così come tutti gli investimenti a fini irrigui, per i quali, come si ricordava, è previsto un piano particolare e sono certa che su questo ci sarà la massima attenzione per riuscire a realizzarlo e renderlo concreto in tempi assolutamente rapidi.

E quindi, Presidente, sono soddisfatta della risposta all'interrogazione, naturalmente certa che il Governo saprà valutare con estrema attenzione il rischio che corre il nostro Paese e darsi gli strumenti migliori per affrontarlo.