Discussione - Relatrice per la III Commissione
Data: 
Mercoledì, 2 Agosto, 2017
Nome: 
Lia Quartapelle Procopio

 Doc. XVI, n. 4

 

Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare con alcuni numeri, che riguardano un confronto tra lo stato dei passaggi della rotta orientale attraverso il Mediterraneo, che in due anni sono calati da 900 mila arrivi a 174 mila arrivi, e invece gli arrivi attraverso la rotta centrale del Mediterraneo, che nello stesso lasso di tempo sono cresciuti da 150 a 180 mila arrivi. Nel primo caso i numeri parlano di un successo, ovvero della capacità di governare i flussi attraverso la rotta orientale, grazie all'accordo con uno Stato, la Turchia, che - per quanto discutibile, questo accordo - ha però permesso di evitare una gestione incontrollata dei flussi. Questi numeri, invece, parlano della realtà con cui il nostro Paese si confronta ogni giorno, cioè la porosità estrema del confine con la Libia e le difficoltà del governo del fenomeno delle migrazioni che ha il Governo libico. Più sbarchi non significano solo un'incontrollata gestione delle migrazioni, ma significano anche più morti in mare: le persone che hanno perso la vita nel 2016 sono più di 4.600, cioè mille morti in più rispetto al 2015.

Ci sono, però, anche altri numeri, di cui vorrei dare conto rispetto a questa discussione, che dicono che la situazione degli sbarchi in Libia può essere effettivamente affrontata. Dai dati del mese di luglio di quest'anno, infatti, registriamo per la prima volta, in molti mesi, un rallentamento della crescita dei flussi migratori. Sono stati, infatti, questo mese, 10.781 gli immigrati approdati in Italia via mare rispetto ai 23.500 dello stesso mese del 2016, sostanzialmente un dimezzamento, un dato che riallinea quest'anno al numero complessivo degli sbarchi al dato corrispondente del periodo del 2016. I dati di luglio sono per la prima volta un'inversione di trend. Sappiamo bene che in poche ore, in pochi giorni, questi numeri possono essere ribaltati, però vanno rilevati. Certamente faremo una valutazione più complessiva alla fine dell'anno.

Come mai c'è stata questa riduzione? Le ragioni sono varie, ma ce n'è una che è importante per la discussione di oggi e cioè che il calo di luglio è dovuto all'aumento degli interventi di pattugliamento e soccorso della Guardia costiera libica, che in parte hanno effettivamente scoraggiato le partenze, riportando a terra, in Libia, migliaia di persone ed evitando l'approdo in Italia. A fine primavera il Governo italiano, infatti, aveva consegnato al Ministero della difesa di Tripoli quattro motovedette e, nel corso degli ultimi mesi, avevamo svolto un grosso lavoro di addestramento degli equipaggi.

È a partire da questi dati di realtà che oggi discutiamo di come rispondere a una richiesta del Governo di accordo nazionale libico per sostenere il lavoro della Guardia costiera libica; è di questo che discutiamo e io credo che questo elemento di realtà - i numeri e la richiesta del Governo di accordo nazionale libico - debbano essere al centro della nostra discussione.

La vicenda e la richiesta di sostegno è ben nota, ma è giusto riportarla: il 23 luglio, il Governo al-Sarraj invia al nostro Governo una lettera con una richiesta di sostegno logistico e organizzativo agli sforzi della Guardia costiera libica; il Governo appronta una risposta, che parte dal rafforzamento del dispositivo di Mare sicuro, che è quello di cui discutiamo oggi.

Aiutare il Governo di accordo nazionale libico a controllare i confini significa anche partecipare al rafforzamento delle istituzioni nazionali libiche; un Governo che non controlla i propri confini, che non controlla chi entra e chi esce, è un Governo che, a tutti gli effetti, non ha il controllo della propria popolazione e del proprio territorio. Quindi, controllare i flussi è anche, per il Governo libico, un obiettivo che riguarda la stabilizzazione della Libia stessa. Noi, sul tema della stabilizzazione della Libia, ci spendiamo da molto tempo, ci spendiamo con un'idea di rafforzare un processo di creazione di istituzioni nazionali condivise in tutta la Libia: lo abbiamo fatto in modo consistente e strutturato nel corso degli ultimi sei anni, a partire dal 2011, quando un intervento affrettato e con alcuni errori ha effettivamente creato uno stato di difficoltà molto forte e di instabilità molto radicata nella Libia.

Noi stiamo lavorando per la stabilizzazione della Libia attraverso diverse vie, coinvolgendo vari attori. Abbiamo fatto recentemente il Memorandum d'intesa italo-libica relativo all'immigrazione a febbraio, la mediazione tra le tribù nel sud del Paese, che riprenderemo, opportunamente promossa dal Ministro Minniti, abbiamo lavorato e stiamo continuando a lavorare per un processo politico di unità nazionale - questo l'abbiamo fatto riaprendo la nostra ambasciata a Tripoli, siamo l'unico tra i Paesi occidentali ad avere una sede diplomatica lì -, rafforzando il dialogo con i vari livelli istituzionali e i vari poteri presenti nel Paese, incentivando il ritorno delle nostre imprese e guardando al tema della sicurezza energetica.

Non solo abbiamo una strategia per il dialogo nazionale, ma stiamo negoziando una serie di cessate il fuoco nel sud del Paese tra le città chiave della Tripolitania. Ci siamo impegnati nel dialogo con i sindaci libici, ci stiamo impegnando dal punto di vista umanitario nel curare i molti feriti di guerra nell'ospedale di Misurata, confrontandoci con le varie forze, anche quelle legate al generale Haftar, e siamo tra i Paesi più impegnati a mantenere l'unità politico-territoriale della Libia.

Non solo stiamo lavorando con la Libia, stiamo lavorando anche con i Paesi confinanti con la Libia – Niger, Ciad e Mali -, un dialogo rafforzato con i Paesi del confine meridionale, e inoltre con gli altri Paesi europei. Su questo darei conto, in particolare, del vertice a quattro tra Francia, Italia, Germania a fine agosto sul tema delle migrazioni.

Di questo abbiamo discusso in Commissione e abbiamo discusso anche di come rendere questo intervento più attento alle questioni dei diritti umani, alle questioni legate alla gestione delle persone presenti in Libia. Da questo punto di vista va dato conto del fatto che, nella discussione, abbiamo aggiunto nel dispositivo un riferimento al ruolo delle organizzazioni internazionali, a partire dall'Alto Commissariato ONU per i rifugiati e dall'Organizzazione mondiale per le migrazioni, affinché queste rafforzino la loro presenza in Tripolitania e creino centri adeguati all'accoglienza degli immigrati intercettati dalla Guardia costiera, centri nei quali siano assicurati meccanismi imparziali per l'accertamento dei titolari del diritto d'asilo e, più in generale, perché queste persone possano stare in locali in cui siamo assolutamente vietati i trattamenti inumani e degradanti.

La discussione che facciamo oggi è una discussione, appunto, sul rafforzamento di una presenza italiana a fianco delle istituzioni nazionali libiche per il controllo dell'immigrazione, nel totale sostegno alla sovranità nazionale libica, per affrontare insieme una questione, che è una questione libica e italiana, che è quella del controllo delle migrazioni. Grazie.