03/10/2017
Lia Quartapelle Procopio
3-03290

 

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

il 14 agosto 2017 il Governo italiano decideva il reintegro della piena funzionalità dell'ambasciata d'Italia in Egitto nella persona dell'ambasciatore Giampaolo Cantini che, un mese dopo, presentava le lettere di credenziali;

il ritorno dell'ambasciatore d'Italia in Egitto deve contribuire ad accelerare le indagini sulla scomparsa del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, poiché come affermato dal Presidente del Consiglio dei ministri, trovare la verità sul rapimento, le torture e la tragica uccisione di Giulio «è un dovere di Stato»;

sebbene in una nota congiunta firmata dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e dal suo omologo al Cairo Nabil Ahmed Sadek entrambe le parti abbiano assicurato che «le attività investigative e la collaborazione continueranno fino a quando non sarà raggiunta la verità in ordine a tutte le circostanze che hanno portato al sequestro, alle torture e alla morte di Giulio Regeni», il materiale fino ad ora presentato da parte egiziana alla procura di Roma è stato giudicato insufficiente e lacunoso, in particolare con riferimento alla richiesta di ottenere i dati grezzi del traffico delle celle telefoniche nelle date e nei luoghi che hanno interessato l'atroce vicenda di Giulio, in modo da poter riesaminare con le attrezzature italiane;

nel mese di settembre 2017, il Ministro interrogato ha incontrato l'omologo egiziano Sameh Shoukry esprimendo l'esigenza di accelerare la cooperazione giudiziaria sul caso Regeni e affidando all'ambasciatore Cantini il compito di stimolare con costanza la collaborazione tra le procure dei due Paesi;

a tal fine, il Governo italiano ha anche deciso che l'ambasciatore italiano in Egitto sia coadiuvato da una figura tecnica permanente;

come ricordato dal Ministro interrogato in un recente incontro con l'omologo britannico, è fortemente auspicabile che anche i Paesi partner e alleati contribuiscano a sensibilizzare le autorità egiziane circa l'ineludibilità della verità sull'uccisione del cittadino italiano ed europeo Regeni –:

quali siano i progressi registrati, a seguito del ritorno dell'ambasciatore d'Italia al Cairo, e i prossimi passi per il pieno raggiungimento della verità sulla morte per torture di Giulio Regeni, per l'individuazione dei responsabili da consegnare alla giustizia e per contribuire così a tutelare la memoria e la dignità del giovane connazionale.

 

Illustra Lia Quartapelle Procopio, risponde il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Angelino Alfano e replica Sandra Zampa

Illustrazione

Grazie, Presidente. Ministro, come Partito Democratico, vogliamo utilizzare questa occasione della sua presenza in Aula per farle una domanda che non vogliamo in nessun modo lasciare cadere. Vogliamo sapere quali sono i progressi, dopo il ritorno del nostro ambasciatore al Cairo, che abbiamo sostenuto, per arrivare a capire chi ha rapito, torturato e ucciso Giulio Regeni. È una domanda che le facciamo oggi e le continueremo a fare finché non arriveremo alla verità.

Risposta del governo

Signora Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Quartapelle, è la stessa domanda che poniamo a noi stessi e all'ambasciatore Cantini perché è figlia di una domanda alla nostra coscienza, ossia noi non possiamo mai accontentarci di null'altro che sia meno della verità e, proprio per questo, abbiamo rinviato il nostro ambasciatore al Cairo con questa missione precisa, per agevolare la cooperazione giudiziaria e per raggiungere una serie di obiettivi, speriamo in tempi molto rapidi. Con l'assunzione dell'ambasciatore Cantini, abbiamo voluto proprio rafforzare questo impegno del Governo per la verità. Un intento veicolato dal Presidente Gentiloni anche al Presidente egiziano al-Sisi nel loro recente incontro a New York, lo stesso di cui stiamo parlando in quest'Aula, messaggio che ho ribadito, ieri, al mio omologo egiziano. Nel corso del nostro colloquio telefonico gli ho chiesto di fare quanto in suo potere per favorire passi in avanti nella cooperazione tra le procure del Cairo e di Roma e per assicurare i seguiti alle puntuali richieste avanzate dalla procura di Roma, perché queste richieste ci sono e sono puntuali. Al Ministro Shoukry, che mi ha, peraltro, assicurato il suo personale impegno su entrambe le questioni, ho anche ribadito che il potenziale di sviluppo dei rapporti tra Italia ed Egitto dipende anche dai progressi nella collaborazione bilaterale per la ricerca della verità sul caso Regeni. Un messaggio che, in poco più di due settimane di permanenza al Cairo, l'ambasciatore Cantini ha già avuto modo di veicolare a vari livelli, a cominciare proprio dal Presidente al-Sisi.

L'azione del Governo italiano non si limita all'interlocuzione con le autorità egiziane, perché nel corso di un mio incontro recente con il collega del Regno Unito, Boris Johnson, ho fatto presente l'auspicio e, anzi, direi, la richiesta di iniziative diplomatiche congiunte fra Italia e Regno Unito per favorire l'accertamento della verità riguardo la morte di un ricercatore, cittadino italiano, ma ricercatore di Cambridge. Quale seguito immediato di tutto ciò, l'ambasciatore Cantini ha avviato contatti con l'ambasciatore del Regno Unito al Cairo, per coordinare una collaborazione in loco ed, inoltre, l'ambasciatore d'Italia a Londra ha incontrato il Ministro per il Cabinet Office, che è l'equivalente, un po', del nostro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, per ribadire l'auspicio di azioni diplomatiche coordinate sul caso Regeni, nonché di un maggiore coinvolgimento dell'Università di Cambridge nelle indagini in corso.

Abbiamo apprezzato, ad esempio, che il 24 agosto, nel corso di una visita a Il Cairo, il Ministro britannico per lo sviluppo internazionale abbia sensibilizzato gli egiziani alla collaborazione con le autorità giudiziarie e gli organi investigativi italiani sul caso Regeni. Inoltre, l'ambasciata a Londra ha contattato la Prorettrice per le relazioni istituzionali e internazionali dell'Università di Cambridge, al fine di instaurare un dialogo più sistematico e uno scambio di informazioni su questo caso. Queste sono, in breve, le iniziative che abbiamo posto in essere nelle ultime settimane, da quando abbiamo inviato l'ambasciatore a Il Cairo, iniziative che sono tese ad accertare la verità sul caso di Giulio Regeni e che avranno la tenacia e la non rassegnazione come bussola.

Replica

Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo, evidentemente, per le informazioni che la sua risposta mette a disposizione nostra, della famiglia e dell'opinione pubblica italiana. Mi fa piacere avere sentito nuovamente ribadito che verità e giustizia per Giulio Regeni sono in cima alle nostre preoccupazioni e che questo Parlamento e - come le sue parole confermano - questo Governo mettono al primo posto questo punto. In questo contesto abbiamo condiviso la scelta di riprendere relazioni diplomatiche, anche a partire dal ritorno dell'ambasciatore Cantini in Egitto, ma proprio per questo io credo che il cammino - lei stesso ha usato un'espressione importante -, il potenziale sviluppo delle relazioni tra il nostro Paese e l'Egitto dipendono dalla soluzione di questa questione, che una priorità di questo Paese. Come dicevo, vanno però misurate su fatti concreti, a partire dall'acquisizione - voglio ricordarlo - delle immagini riprese dalle telecamere nella stazione della metropolitana dove Giulio scomparve e il fascicolo delle carte relativo alla morte di Giulio, che non è mai stato consegnato, nonostante il procuratore Sadek avesse preso un preciso impegno durante l'incontro, qui in Italia, con il procuratore Pignatone. E infine, credo vada sollecitata - e auspichiamo che avvenga al più presto - la nomina della figura tecnica che dovrebbe collaborare con l'ambasciatore proprio allo scopo di, come dire, dedicare la propria attività esclusivamente a questo obiettivo.