Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 26 Ottobre, 2017
Nome: 
Vanessa Camani

 

A.C. 4302-A e abbinate

 

Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula, ci apprestiamo a portare finalmente a compimento la riforma, che auspichiamo sia definitiva, della normativa relativa alle concessioni demaniali marittime.

Interveniamo in un ambito che risulta oggi confuso e articolato, sul quale si sono susseguiti nel tempo numerosi interventi legislativi e attorno al quale si è sviluppata una discussione che ha attraversato, a diverso titolo e in più occasioni, anche questa legislatura.

Le criticità in questa materia sono diverse e sono numerosi i profili attorno a cui in questi anni si sono consolidati ricorsi e contenziosi: il tema della durata e del rinnovo automatico delle concessioni, la liceità della clausola di preferenza per il concessionario uscente, il cosiddetto diritto di insistenza.

Finalmente, ora, dopo un lungo percorso travagliato, arriva all'attenzione del Parlamento un testo puntuale che consente di affrontare in maniera organica tutte le questioni aperte, uniformando la disciplina italiana alle linee guida comunitarie e incentivando, allo stesso tempo, lo sviluppo e l'innovazione delle imprese turistiche del settore balneare. È innegabile, infatti, che il settore turistico-balneare ha vissuto, in questi anni, nel pieno di una grave incertezza normativa, determinata da continue stratificazioni legislative, mai risolutive, tentativi di proroghe, azioni giudiziarie e contenziosi in sede nazionale e in sede europea. Un comportamento, quello del legislatore, che ha contribuito a costruire quel quadro normativo precario che ha finito per danneggiare le attività imprenditoriali e per minare la credibilità dell'Italia in Europa.

Rispetto a questa tendenza all'inseguimento delle reiterate emergenze, crediamo che oggi serva una risposta chiara e definitiva, anche per l'importanza strategica che il comparto del turismo balneare riveste nel nostro Paese.

Ci stiamo rivolgendo ad un settore che coinvolge 30 mila imprese, è già stato ricordato, che riguarda oltre 100 mila lavoratori, che diventano quasi 300 mila, se si considera anche l'indotto, e che ha fatto segnare quest'anno oltre 90 milioni di presenze turistiche.

È a questo mondo che noi, ora, finalmente, possiamo e dobbiamo offrire una risposta adeguata. Lo facciamo anche sgomberando il campo dall'equivoco di fondo che ha guidato la maggior parte degli interventi effettuati in questa materia e sul quale molte forze politiche, anche oggi, in questi anni, hanno giocato in maniera propagandistica.

Non esiste un conflitto permanente con le istituzioni comunitarie. La complessità della questione non si può banalizzare, addossando ogni responsabilità ai contenuti della direttiva Bolkenstein, perché la Comunità europea - e così anche in riferimento alla direttiva servizi - non impone mai criteri rigidi o interventi regolatori. La normativa comunitaria si limita ad affermare principi di carattere generale, a cui gli Stati membri sono chiamati a conformarsi, agendo sulla normativa nazionale.

Così è avvenuto anche nel 2006, per la Direttiva 2006/123/CE, che, nello specifico di questa materia e con l'obiettivo di dare attuazione agli articoli 49 e 56 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ha indicato, nel quadro della libera prestazione dei servizi del mercato interno, la necessità di introdurre i principi della concorrenza, della parità di condizioni, dell'obiettività e della legalità nell'assegnazione delle concessioni demaniali, lasciando al contempo al legislatore nazionale ampi spazi di discrezionalità.

È solo di fronte all'immobilismo del legislatore nazionale che interviene il diritto comunitario ed è esattamente quello che è successo in questi anni, con la responsabilità di chi, alimentando la falsa promessa che nulla sarebbe cambiato, ha sostanzialmente rinunciato ad esercitare il proprio ruolo. Ed è responsabile anche chi oggi vorrebbe proseguire su questa strada dell'incertezza e del contenzioso.

Al contrario, noi riteniamo che la fase degli interventi emergenziali debba terminare e siamo pronti a presentare al settore una riforma definitiva, agendo proprio dentro quegli spazi di discrezionalità che indica la stessa direttiva servizi.

E ci sentiamo di condividere pienamente anche la scelta dello strumento della delega al Governo, uno strumento che corrisponde esattamente alla specificità del tema, che consente di proseguire il dialogo con gli imprenditori del settore e che garantisce, in ogni caso, la successiva verifica in sede di Commissioni parlamentari, circa la corretta applicazione dei criteri indicati. Criteri che sono stati oggetto di una lunga discussione parlamentare, grazie a un valido lavoro di confronto, preciso e puntuale, durato settimane, che ha coinvolto le due Commissioni di merito, il Governo e le forze politiche, teso a migliorare ed integrare la scrittura originaria. E oggi restituiamo al voto dell'Aula un testo profondamente rivisto, grazie al quale siamo in grado di realizzare un effettivo contemperamento dei diversi interessi pubblici in campo.

In primo luogo, si stabilisce che il Governo, in riferimento alle procedure selettive, preveda modalità di affidamento che valorizzino le attività imprenditoriali, che tutelino gli investimenti, che sostengano le professionalità acquisite, che salvaguardino i livelli occupazionali. Pur garantendo il rispetto della concorrenza e del libero mercato, dunque, si riconosce esplicitamente il valore commerciale dell'impresa, come interesse da tutelare, e il sostegno degli investimenti, come elemento necessario per favorire lo sviluppo economico.

In secondo luogo, si pone al centro dell'interesse pubblico il principio di sostenibilità ambientale, stabilendo che vengano individuati criteri premianti per la tutela delle risorse naturali, per la valorizzazione delle peculiarità territoriali e delle forme di gestione integrata delle attività, per l'incentivazione di strutture a basso impatto ambientale. Questo è un passaggio importante. Legare lo sfruttamento economico del bene, oggetto di concessione, alla questione ambientale consente di riconoscere un ruolo determinante all'azione di pianificazione territoriale e alla gestione naturalistica del bene.

Oltre alle specifiche indicazioni legate alla modalità di affidamento, la delega prevede anche specifici criteri, relativi alle concessioni stesse, finalizzati a sottrarre questi atti al mero criterio dell'automaticità ed inserendo elementi di equità, come ad esempio la previsione di limiti minimi e massimi di durata delle concessioni, in modo da assicurare una continuità d'uso, che sia in grado di rispondere al meglio all'interesse pubblico, oppure come l'indicazione di agganciare l'onerosità del canone alla tipologia del bene, commisurandola alla valenza turistica del sito. Dunque, indicazioni precise sul metodo di assegnazione e sui canoni concessori.

Ma sono due gli aspetti di assoluta novità, che introduce questo provvedimento e che rappresentano, a nostro avviso, gli elementi che possono mettere in sicurezza il settore, nel pieno rispetto delle disposizioni comunitarie. Il primo è l'affermazione del principio del legittimo affidamento. Nel momento in cui si procede ad una nuova disciplina, infatti, non si può prescindere dalla realtà in cui si interviene.

Sancire come rilevante l'elemento del legittimo affidamento, decisione che trova giustificazione giuridica nel principio di certezza del diritto, significa riconoscere ai soggetti, che hanno costruito la propria attività d'impresa sulla base di un'aspettativa connessa alla durata senza scadenza della concessione, la piena legittimità di tale aspettativa, sulla base del fatto che, all'epoca della scelta di investimento, l'apparato normativo garantiva loro nel tempo la concessione.

La procedura di selezione, dunque, dovrà tenere in considerazione questo principio, individuando percorsi di tutela, attraverso i quali ricondurre progressivamente anche queste concessioni a logiche di contendibilità e di libera concorrenza.

E conseguentemente, per le medesime ragioni, si introduce, per via esplicita, la disciplina generale, che individua un periodo transitorio per l'applicazione della nuova riforma alle concessioni, consolidate prima del 31 dicembre 2009, entro cioè il termine per il recepimento della direttiva Bolkestein, sulla base della valutazione che, fino a quella data, il contesto normativo nazionale non era, nei fatti, in contrasto con l'ordinamento comunitario.

Il secondo elemento è l'introduzione del riferimento specifico all'articolo 12, comma 3, della direttiva servizi, che consente agli Stati membri di tenere conto, nello stabilire le regole per le procedure di selezione, di motivi imperativi d'interesse generale. Valutazione di salute pubblica, obiettivi di politica sociale, di salute e di sicurezza dei lavoratori, protezione dell'ambiente, salvaguardia del patrimonio culturale, sono tutti i principi ammessi come meritevoli di tutela. Sono numerosi, dunque, i principi e criteri attorno ai quali abbiamo costruito questa delega, che superano definitivamente la logica delle proroghe indistinte e che introducono rilevanti elementi, che consentono agli operatori italiani finalmente di affrontare questa fase, con la certezza che le selezioni pubbliche saranno costruite, in modo tale da proteggerli, proteggere i loro investimenti, per metterli nelle condizioni migliori per vincere la sfida della libera competizione e dell'innovazione.

Per queste ragioni riteniamo che questo provvedimento rappresenti un passo avanti importante, in materia di concessioni demaniali, che consente al nostro Paese di mettersi al riparo da ulteriori contenziosi da parte delle istituzioni comunitarie, consentendo tutti gli elementi che ci permetteranno di rivendicare la correttezza anche formale dell'impostazione della delega. E rappresenta un passo avanti per il tessuto imprenditoriale del settore, che potrà ora vedere riconosciuta una disciplina organica e definitiva.

Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.