Dichiarazione di voto
Data: 
Martedì, 7 Novembre, 2017
Nome: 
Silvia Fregolent

1-01742

Grazie, signora Presidente, componenti del Governo, il tema della violenza maschile contro le donne è un tema che è uscito, per fortuna, dalla sfera privata e, grazie ad atti come la Convenzione di Istanbul, è entrato a far parte della violazione dei diritti umani fondamentali. La Convenzione di Istanbul, la cui la ratifica è stato uno dei primi atti compiuti da questo Parlamento, ha introdotto un nuovo paradigma nel definire la violenza contro le donne e ha dato impulso a politiche pubbliche di contrasto della stessa; in particolare, ha fatto emergere la correlazione tra l'assenza della parità di genere ed il fenomeno della violenza, e la necessità di politiche antidiscriminatorie che favoriscano l'effettiva parità fra i sessi, al pari di misure atte alla prevenzione e al contrasto alla violenza.

La violenza maschile contro le donne chiama in causa le relazioni tra donne e uomini e, dunque, la necessità di un lavoro educativo che cominci nelle scuole per promuovere il rispetto dei ragazzi nei confronti delle persone e della libertà delle donne. Come mostrano i dati valutati a livello internazionale, la violenza non presenta più un tratto solo emergenziale, ma si configura piuttosto come un fenomeno strutturale. Le statistiche mostrano che le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici: nel 62,7 per cento dei casi, gli stupri dichiarati sono stati commessi dal partner, nel 3,6 per cento da parenti, nel 9,4 per cento da amici, un'evoluzione confermata anche per quel che riguarda la violenza fisica, come schiaffi, calci, pugni e morsi, mentre gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali.

In ragione di questa presa d'atto, per contrastarla in modo efficace, sono necessarie misure sistematiche e coordinate. Occorre agire, quindi, su diversi piani, con forza e sinergia; sul piano della prevenzione, della repressione, della formazione, su quello dell'accesso al mondo del lavoro, sul piano culturale ed educativo, a tutti i livelli, senza stabilire una vera e propria gerarchia, ma, piuttosto, un'azione sinergica tra di essi.

In attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, si è proceduto alla definizione di un Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere; il Piano è stato adottato con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri nel luglio 2015; nelle scorse settimane la sottosegretaria Boschi ha presentato alle associazioni e ai sindacati le linee guida del nuovo Piano, il quale è stato presentato informalmente alla Conferenza Stato-regioni, in attesa della sua definitiva approvazione.

Per la realizzazione delle azioni del documento programmatico si prevede uno stanziamento complessivo di risorse finanziarie pari a 38.127.353 euro e specifiche linee di azione e di intervento con specifici stanziamenti volti a finanziare la formazione di coloro che prestano soccorso e assistenza alle donne, l'inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, l'autonomia abitativa delle donne vittime di violenza e l'implementazione dei sistemi informativi utili ai fini della banca dati nazionale.

La scorsa legge di bilancio ha incrementato nella misura di 5 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, lo stanziamento destinato al finanziamento delle azioni per i centri antiviolenza e delle case rifugio, la cui dotazione ammontava a 10 milioni di euro annui, nonché, nel marzo 2016, è stato emanato, dal Dipartimento per le pari opportunità, un avviso pubblico per il potenziamento delle attività sopracitate, che ha messo a disposizione ulteriori 12 milioni di euro.

Sulla scorta dell'indicazione dei principi della Convenzione, la legge n. 119 del 2013 ha definito, per la prima volta, con chiarezza la centralità e la peculiarità della violenza compiuta entro le mura domestiche da chi ha vincoli familiari o affettivi con la persona colpita; ha, inoltre, introdotto profonde modifiche processuali a tutela della vittima e ha introdotto misure di sostegno per le donne e i minori coinvolti nella fase processuale, modalità protette per le testimonianze, gratuito patrocinio, dovere di comunicazione del giudice rispetto alle modifiche delle misure cautelari, processi più rapidi e l'estensione del permesso di soggiorno alle donne straniere vittime di violenza domestica, slegato dal permesso del marito, irrevocabilità della querela per le situazioni particolarmente gravi di stalking.

Per quanto riguarda la dotazione di strumenti repressivi, di particolare rilievo appare l'introduzione di un'aggravante per i gravi delitti violenti da applicare in caso di violenza assistita, cioè avvenuta in presenza di minori, con particolare riferimento al regime della querela di parte che è diventata irrevocabile, se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate e aggravate; in tutti gli altri casi, la remissione potrà avvenire soltanto in sede processuale, ma il delitto resta perseguibile d'ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità.

Al pari della repressione, il Partito Democratico è fermamente convinto come la prevenzione non possa che partire dalla scuola; per questo salutiamo con favore le linee guida emesse dalla Ministra Fedeli in attuazione dell'articolo 1, del comma 16, della Buona scuola, dove è previsto che il piano triennale dell'offerta formativa assicuri l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori.

Un segnale importante in questo senso è rappresentato dai 5 milioni che sono stati messi a bando e che sono già stati erogati per finanziamenti di progetti nelle scuole, proprio nell'ottica della formazione e dell'educazione al contrasto ad ogni forma di discriminazione di genere e di violenza di genere, poiché risulta evidente come l'educazione alla parità tra i sessi e al rispetto delle differenze sia lo strumento fondamentale per la prevenzione della violenza contro le donne.

Ancora, dovremmo sottolineare con maggiore orgoglio come nel Jobs Act, per quanto riguarda i temi di conciliazione lavoro-vita privata, si sia introdotto il congedo per le donne vittime di violenza di genere che intraprendono percorsi di protezione. Le lavoratrici dipendenti del pubblico e del privato e anche le lavoratrici autonome che subiscono violenza per motivi legati allo svolgimento di tali percorsi hanno diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo di tre mesi, anche non continuativo, interamente retribuito; è inoltre prevista la possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time nonché l'opportunità di essere nuovamente trasformato a seconda delle esigenze della lavoratrice.

Il Senato, inoltre, sta effettivamente lavorando per escludere definitivamente il reato di stalking, di cui all'articolo 612-bis, da ogni forma di giustizia riparativa, con un disegno di legge a prima firma della deputata PD Francesca Puglisi e, oggi, abbiamo ascoltato dalle parole di Mara Carfagna che anche alla Camera è stato avviato lo stesso percorso.

Non da ultimo va ricordato l'importante risultato che nell'ambito del G7 la Presidenza italiana del Governo Gentiloni ha raggiunto nelle conclusioni condivise dai leader a Taormina, in materia di roadmap sulla parità di genere e su una netta presa di posizione per il contrasto alla violenza sulle donne, che prelude ad un'ipotesi di lavoro condiviso tra i Paesi che fanno parte del G7 e che vedrà ulteriore lavoro nel G7 pari opportunità che si terrà la prossima settimana sempre a Taormina.

Avrei voluto, francamente, che su un tema così delicato come questo non ci fossero state polemiche politiche, ma, purtroppo, così non è accaduto, soprattutto leggendo alcune mozioni. Allora, mi permetto di rettificare alcune delle incongruenze che ho sentito. Ho notato un certo fervore da parte di Forza Italia e Lega Nord nel dire le cose che non abbiamo fatto; bene, dato i vostri assunti, per coerenza con quanto affermate, mi aspetto che per il prossimo anno il governatore della Liguria, Toti, si premurerà di presentare in tempo le domande per il finanziamento pubblico dei progetti per le donne vittime di tratta, visto che per tale dimenticanza quest'anno le associazioni liguri che si occupano di questo tema stanno lavorando gratuitamente e con grossa difficoltà, data la mancanza di fondi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). O che al Senato, dove si sta cercando di approvare la legge sugli orfani di vittime di reati domestici, finisca l'ostruzionismo del centrodestra su una legge che, ricordiamo, qui è stata approvata all'unanimità in quest'Aula; o che vengano sensibilmente ridotti, se non addirittura ritirati, le centinaia di emendamenti presentati in Commissione cultura alla Camera sulla legge sull'educazione di genere, la cui relatrice Mara Carocci ha fatto un ottimo lavoro. Per non parlare della cancellazione, da voi, centrodestra, avvenuta sulle dimissioni in bianco, quando lei, onorevole Carfagna, era Ministro delle pari opportunità e il Ministro del lavoro era un certo Sacconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché, vede, la dipendenza economica è una dipendenza psicologica e, se si vuole fare bene alle donne, bisogna, soprattutto, garantirgli un posto di lavoro. Questa cancellazione è stata finalmente abolita con il Jobs Act; c'è voluto il Governo Renzi .

Queste non sono parole, sono fatti. Per tutto quanto affermato dichiaro il voto favorevole alla mozione del Partito Democratico, così come riformulata dal Governo.