08/11/2017
Marco Donati
2-02004

 

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

la direttiva 2006/123/CE (cosiddetta direttiva Bolkestein) relativa ai servizi nel mercato interno stabilisce che, qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applichino una procedura di selezione tra i candidati potenziali;

il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, dando attuazione della direttiva Bolkestein, ne ha esteso l'applicazione anche al settore del commercio ambulante su aree pubbliche, ritenendole «risorsa naturale» limitata;

il citato provvedimento, oltre a stabilire in generale l'obbligo di prevedere procedure selettive, la limitazione della durata delle autorizzazioni, il divieto di rinnovare automaticamente le concessioni e di accordare vantaggi al prestatore uscente, ha specificamente rinviato ad una intesa in sede di Conferenza unificata Stato-regioni-autonomie locali l'individuazione dei criteri per il rilascio e il rinnovo della concessione dei posteggi per l'esercizio del commercio su aree pubbliche e le disposizioni transitorie da applicare, con le decorrenze previste, anche alle concessioni in essere;

l'accordo sancito in data 5 luglio 2012 in sede di Conferenza unificata ha stabilito una proroga dell'attuale situazione fino al 7 maggio 2017, seguita da un regime transitorio di licenze, della durata compresa fra i 9 e i 12 anni, durante il quale i comuni potranno assegnare gli spazi secondo criteri che tengano conto dell'anzianità di servizio nell'esercizio del mercato su aree pubbliche, per tutelare le imprese che già svolgono la loro attività in tali mercati;

il decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, (cosiddetto «decreto milleproroghe»), ha da ultimo prorogato il termine delle concessioni per commercio su aree pubbliche in essere alla data di entrata in vigore del medesimo decreto-legge e con scadenza anteriore al 31 dicembre 2018, fino a tale data, al fine di allineare le scadenze delle concessioni e garantire omogeneità di gestione nelle procedure di assegnazione sull'intero territorio nazionale;

il decreto legislativo n. 59 del 2010, inoltre, ha esteso la possibilità di esercitare il commercio ambulante su area pubblica, tradizionalmente svolto da microimprese spesso a conduzione familiare, anche a società di capitali regolarmente costituite o a cooperative, oltre che a persone fisiche e a società di persone, aprendo di fatto il settore anche a imprese straniere e multinazionali;

le disposizioni introdotte dal decreto legislativo n. 59 del 2010 non sembrano tenere pienamente conto delle peculiarità e della eterogeneità del settore, che affianca attività di commercio svolte su posteggio fisso ad attività svolte in forma itinerante e con turnazioni, e che coinvolge non solo i centri storici e i tradizionali mercati rionali, ma anche aree periferiche meno qualificabili come limitate;

la Commissione X della Camera, nel novembre 2015, ha approvato una risoluzione che impegnava il Governo a promuovere l'attivazione di un tavolo di lavoro, riunitosi in realtà solo il 3 novembre del 2016, con la partecipazione di tutti i livelli istituzionali ed amministrativi interessati e delle associazioni di categoria, per approfondire la tematica;

il 13 settembre 2017 la Camera dei deputati ha approvato la mozione 1-01542, a prima firma Donati (PD), con cui si impegna il Governo, oltre che a promuovere proposte in sede di Unione europea per meglio definire la portata e gli effetti della direttiva Bolkestein rispetto al commercio ambulante, a costituire rapidamente un nuovo tavolo di confronto con gli operatori del commercio su aree pubbliche e i rappresentanti degli enti locali per studiare, considerando anche la situazione in essere, interventi volti a contenere le potenziali ripercussioni negative sul tessuto economico e sociale, anche mediante l'individuazione di criteri che, nell'ottica della valorizzazione delle finalità sociali, tengano conto delle diverse caratteristiche, delle dimensioni e dei requisiti professionali acquisiti dagli operatori, della tutela dell'occupazione nel settore e dei luoghi in cui si svolge il commercio ambulante –:

quali siano le risultanze del tavolo istituzionale convocato il 3 novembre 2016 e quali iniziative il Ministro interpellato abbia già posto in essere per dare seguito all'impegno assunto dal Governo il 13 settembre 2017 e consentire l'individuazione degli strumenti più opportuni per risolvere urgentemente le problematiche di ordine economico e sociale inerenti all'esercizio del commercio ambulante su aree pubbliche sorte a seguito dell'applicazione della direttiva Bolkestein.

 

Seduta del 1 dicembre 2017

Illustra Marco Donati, Risposta di Franca Biondelli sottosegretaria per il Lavoro, Replica di Marco Donati

 

 

Illustrazione

Grazie, Presidente. Gentile sottosegretario, la soddisfazione poi sarà affidata, sulla base della risposta del Governo, all'onorevole Becattini, però, in premessa, già in parte voglio rappresentarle una insoddisfazione da parte mia rispetto alla mancata presenza del Mise oggi, qui, in Aula. Lo dico non per mancare di rispetto al sottosegretario Biondelli, perché, invece, ho avuto modo, nella mia attività parlamentare di questi anni, di cogliere la sua particolare attenzione e la sua capacità di dare risposte rispetto al Ministero del quale si occupa, ma lo dico rispetto a una interrogazione che arriva a pochi giorni di distanza da un impegno che questo Parlamento ha dato al Governo sulla base anche di una riformulazione chiesta dal Governo stesso.

La direttiva Bolkestein, cosiddetta direttiva servizi, è stata applicata rispetto al commercio su area pubblica nel 2010 attraverso un decreto legislativo, il n. 59, che riguarda l'indicazione che tra le risorse naturali limitate di cui parla la direttiva Bolkestein vi è l'inserimento anche delle aree pubbliche e del commercio su area pubblica. Ciò ha determinato negli anni, a cascata, una serie di conseguenze legislative e giuridiche, ma pratiche sulla vita delle persone, che oggi io e il collega Becattini vogliamo qui rimarcare. Dopo l'intesa, quindi l'accordo in Conferenza Stato-Regioni tra il Governo e le regioni nel 2012, che ha visto una sorta di regime transitorio di affidamento delle licenze, è stato individuato un periodo, che doveva andare dal 2017 al 2020, attraverso il quale le amministrazioni pubbliche e gli enti locali dovevano promuovere dei bandi a cui dovevano partecipare coloro che volevano avere accesso alle aree pubbliche.

Sono accadute molte cose, sono state prese una serie di posizioni, il Governo si è espresso più volte. In particolare, nel 2015 una risoluzione in Commissione attività produttive prevedeva l'apertura di un tavolo, che si è aperto e poi chiuso. Sembra che al Mise manchino i tavoli in questo momento, e non credo, perché il Ministero è molto grande. Poi è accaduto che nel 2016, per volontà di questo Governo, con la legge di stabilità, si sia deciso di dare una proroga per il termine di inizio dei bandi per l'assegnazione delle licenze, perché erano emerse delle criticità.

Criticità che erano state evidenziate dall'ANCI, in particolare dal suo presidente Decaro, che erano state rilevate anche dal Presidente del Consiglio nel 2016, il Presidente Renzi, e che avevano visto in qualche modo di ritenere opportuno uno slittamento dei termini per l'applicazione della Bolkestein. Ritengo che il commercio su area pubblica - l'ho detto in più occasioni quando sono intervenuto in Aula sull'argomento - presenti problematicità: a volte si è ritenuto di risolvere tali problematicità con l'applicazione della direttiva Bolkestein che, invece, ritengo a mio parere un grandissimo errore perché invece forse la materia richiederebbe probabilmente un riordino complessivo e un intervento significativo di carattere legislativo che prenda spunto da elementi diversi dall'applicazione della direttiva servizi. Cercherò di essere breve e non mi voglio dilungare oltre, però stiamo parlando di un comparto che riguarda il 12 per cento dei consumi nazionali e il 20 per cento dei punti vendita e che ha difficoltà oggettive: in particolare i piccoli imprenditori avranno difficoltà oggettive nell'applicazione del provvedimento. Dunque perché la presente interpellanza urgente? Perché la Camera ha impegnato il Governo solo poche settimane fa. Leggo l'impegno che la Camera ha approvato nei confronti del Governo sul tema e quindi l'interpellanza che sto illustrando oggi riguarda la richiesta di quali determinazioni il Governo abbia assunto o abbia già assunto perché l'impegno era abbastanza importante e pressante, considerata l'approssimarsi della scadenza della legislatura e riguardava proprio l'individuazione degli strumenti più opportuni per risolvere urgentemente le problematiche di ordine economico e sociale inerenti all'esercizio del commercio ambulante su aree pubbliche, sorte a seguito dell'applicazione della direttiva. Tale impegno è stato votato a larga maggioranza dal Parlamento e non richiede sostanzialmente nulla di particolare rispetto a elementi su cui il Governo si era già impegnato: infatti, a fronte della protesta dei piccoli e micro imprenditori, il Ministro Calenda si era assunto un impegno informale pochi mesi fa rispetto ad un intervento legislativo che avrebbe tenuto in considerazione i piccoli e piccolissimi imprenditori che avevano necessità probabilmente dell'evoluzione della normativa per evitare di perdere la loro attività. In questo momento credo che molti di questi piccoli microimprenditori ci stanno guardando e attendono una risposta. Ritengo che non sia sempre semplice dare risposte: la politica spesso deve cercare risposte anche in un quadro molto complesso però il fatto che, a pochi giorni di distanza, non solo il tavolo non sia stato convocato e oggi l'assenza del MiSE ai banchi il Governo mi lasciano pensare che poco sia stato fatto, però ovviamente attendo fiducioso la risposta del sottosegretario Biondelli che tuttavia sulla materia non ha alcuna responsabilità, anzi la ringrazio di aver comunque accettato per conto del Governo di rispondere all'interpellanza. Trovo inopportuno che oggi il MiSE non si sia presentato in questa sede a rispondere all'interpellanza che tra l'altro era prevista per l'Aula due settimane fa e in seguito abbiamo chiesto uno slittamento per comuni esigenze sia da parte del Governo sia del proponente. Tuttavia, lasciando l'intervento al sottosegretario Biondelli, rivolgo un appello: la legislatura sta per terminare; possono essere ancora prese decisioni; basta semplicemente come dire dare prosecuzione a ragionamenti politici informali che già erano stati fatti. C'è una presa di posizione forte da parte di larga parte delle forze politiche del Parlamento: è vero che è un tema che divide anche le forze parlamentari e su questo - lasciatemi dire - ultimamente leggo forti prese di posizione da parte di alcuni partiti dell'opposizione che in passato però hanno determinato nel 2010, attraverso l'introduzione del decreto legislativo n. 59, le conseguenze che oggi cerchiamo di riparare. È vero tuttavia che ci sono differenze e prese di pozioni diverse rispetto ai singoli partiti ma è quasi unanime la volontà di intervenire sulla problematica. Su questo quindi, nell'attendere la risposta del sottosegretario, invito il Governo a fare presto. Avevo usato queste parole anche durante l'intervento che ho fatto poche settimane fa in Aula quando abbiamo discusso le mozioni sull'argomento e l'augurio e la speranza è che per davvero, tenuto conto dei tempi ristrettissimi, si possa trovare una soluzione che, se non dovesse arrivare prima della scadenza della Legislatura, rischia di mettere in difficoltà decine e decine, centinaia, migliaia di piccoli imprenditori. È un tema di particolare delicatezza perché in questi anni la crisi ha fortemente colpito il settore del commercio. C'è una timida ripresa, c'è un tentativo di ripresa dei consumi, chi ha sopportato la crisi in questi anni di difficoltà, in periodi così difficili, oggi che la crisi sembra sentirsi meno forte e quindi c'è uno spiraglio, non può essere abbandonato quando attende legittimamente una risposta dal Governo.

Ripeto che il tema è stato oggetto anche di proposte di legge che sono in discussione, è stato oggetto di interrogazioni, è stato oggetto di risoluzioni in Commissione, è stato oggetto di molti interventi parlamentari che vanno quasi tutti nella stessa direzione ma che allo stesso tempo denotano la volontà da parte di larga parte del Parlamento di intervenire sull'argomento. Grazie, sottosegretario: lo dico in maniera non formale perché lei è persona molto attenta e la ringrazio per essere qui oggi in Aula e per aver ascoltato, anche se sicuramente non ha competenze in merito, ma so che comunque mi ha ascoltato con attenzione e farà il possibile per riferire al Governo quanto oggi emergerà dall'interpellanza urgente e dal breve dibattito in Aula.

 

Risposta

Grazie Presidente e grazie onorevoli Donati e Becattini. Con l'atto in discussione si chiede di conoscere nell'ambito dell'applicazione della direttiva Bolkestein quali iniziative siano già state poste in essere per dare seguito agli impegni assunti dal Governo il 13 settembre 2017. In particolare con il primo quesito si chiede di conoscere quali siano le risultanze del tavolo istituzionale convocato il 3 novembre 2016 presso il Ministero dello sviluppo economico. A seguito di tale incontro in data 23 marzo 2017, su iniziativa del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro per gli affari regionali, è stato istituito presso la Conferenza Unificata un apposito tavolo interistituzionale che vede coinvolte le amministrazioni pubbliche, le regioni, gli enti locali e le Autorità garanti della concorrenza e del mercato. In seno al medesimo tavolo sono state assunte dal punto di vista tecnico le iniziative necessarie per approfondire anche con gli operatori interessati le problematiche relative al settore del commercio su aree pubbliche al fine di individuare linee comuni per risolvere le criticità evidenziate. Al momento si ritiene che una rivisitazione delle disposizioni di recepimento della direttiva 2006/123/CE dovrebbe comunque essere circoscritta all'introduzione di specifiche modalità di assegnazione delle concessioni di commercio a favore dei soggetti che nell'ultimo biennio abbiano utilizzato le concessioni come prevalente fonte di reddito, entro limiti determinati di posteggi assegnabili al medesimo soggetto al fine di assicurare obiettivi di politica sociale e di tutela dell'occupazione. Allo stesso tempo, si sono avviate interlocuzioni preliminari alla ulteriore convocazione del tavolo di confronto rappresentativo degli operatori del commercio su aree pubbliche e dei rappresentanti degli enti locali.

Nelle more dell'iter descritto, comunque, il Ministero ribadisce il suo impegno a valutare tutte le proposte parlamentari che verranno eventualmente suggerite.

 

Replica

Grazie, Presidente e grazie sottosegretario Biondelli per la cortesia e anche per aver letto questa nota. Devo dire che siamo insoddisfatti: lo diciamo in maniera chiara perché non ci sia alcuna ombra di dubbio. La risposta intanto parla di interlocuzioni, parla di disponibilità ad accogliere iniziative che verranno da Parlamento. Qui le cose sono un po' diverse. Il primo fatto, come sottolineava il collega Donati, è stata che a fronte di una risoluzione della X Commissione, datata ottobre 2015, il Ministero è stato in grado di convocare il tavolo anche sulla base di un movimento di piazza soltanto il 3 novembre dell'anno successivo, quindi un anno dopo. Il secondo fatto è che noi, avendo immaginato che potesse accadere la stessa cosa, poiché in questa sede abbiamo approvato una mozione il 13 settembre, abbiamo chiesto conto e oggi prendiamo atto che non c'è niente di nuovo.

Mi permetto di sottolineare alcuni aspetti che riguardano la storia della vicenda perché io stesso, a fronte di un'inerzia da parte del Ministero nel giugno 2016, mi incaricai di presentare una interrogazione in X Commissione per capire i motivi per i quali non si dava corso all'iniziativa di approfondimento giuridico posta nella risoluzione cui ho fatto riferimento e anche per risolvere i problemi applicativi dell'intesa che già allora emergevano in maniera chiara. La risposta del Ministero fu la più tranquillizzante possibile: non ci sono problemi, percorriamo questa strada. In realtà poi i problemi sono venuti, perché il “milleproroghe” pose appunto per questi motivi la necessità di una proroga al 2018, con la variante introdotta al Senato di una sorta di sterilizzazione di questo principio creando un doppio binario: i comuni che avevano già espletato le procedure per le gare potevano andare avanti, gli altri avrebbero aspettato il 1° gennaio 2019. Ora, un sistema così è un sistema che porta il commercio su aree pubbliche in una situazione di caos: tant'è che alcuni TAR stanno intervenendo e mettendo in discussione quell'accordo del 2012.

Vorrei anche sottolineare un altro fatto: io penso si stia sottovalutando le difficoltà che possono incontrare i piccoli imprenditori. Leggo un passo con il quale l'Antitrust ha sostenuto che la durata delle concessioni sarebbe troppo lunga, perché quel settore non richiede particolari investimenti; ma in economia è tutto relativo: per una grande impresa è facile fare grandi investimenti, ma per un piccolo operatore che campa del suo lavoro 250 mila euro per acquistare un furgone attrezzato sono un grande investimento. Quindi dovremmo considerare tutto in maniera più relativa, fare un ragionamento centrato sul problema, e non in maniera astratta.

Noi siamo qui per sostenere i piccoli imprenditori onesti che campano del loro lavoro. E questo principio non è soltanto dei firmatari della mozione Donati, Becattini ed altri n. 1-01542: lo ritroviamo addirittura negli atti parlamentari della scorsa legislatura, quando la X Commissione, rilasciando il parere sulla direttiva Bolkestein, sottolineò: “All'articolo 16, al fine di evitare interpretazioni estensive della nozione di risorse naturali, si valuti l'opportunità di escludere espressamente l'equiparazione dei posteggi in aree di mercato alle risorse naturali”. Non solo, la stessa Commissione pose il problema: “Si valuti l'opportunità di modificare l'articolo 69 al fine di escludere la possibilità di esercizio del commercio al dettaglio su aree pubbliche da parte di società di capitali”. Cosa voleva dire quel principio? Voleva dire che, attenzione, c'è commercio e commercio, c'è imprenditore e imprenditore, e quindi noi oggi siamo a porre un problema di un vestito cucito più su misura per questo comparto.

E questo tema non soltanto venne posto allora, ma è un tema che ha richiamato anche, come diceva il collega Donati, l'attuale Ministro Calenda, quando ha detto che bisogna salvaguardare nella maniera più diretta possibile il lavoro dei piccoli operatori economici. Ma alle parole occorre far seguire i fatti: non basta dirlo, bisogna trasformarlo in una proposta di cui è titolare il Mise. Ce la faccia questa proposta! Ce la faccia vedere! La porti in Parlamento, ne discuteremo: noi siamo qui per questo.

E infine ha fatto bene il collega Donati a sottolineare un fatto: oggi c'è un Governo di centrosinistra, e noi chiediamo al Governo di centrosinistra di intervenire; ma quando abbiamo recepito la direttiva, nel 2010, c'era un Governo di centrodestra, e questo commercio su aree pubbliche entro e uscì da quella direttiva, alla fine è rimasto dentro. Quindi oggi bisogna farsene carico tutti, non soltanto quelli che gridano a questo tema senza ricordarsi che avrebbero potuto con la loro iniziativa e possibilità escluderlo, o quantomeno diversificare tra chi è un grande imprenditore e chi è un piccolo imprenditore.

Ecco, noi stiamo su questa lunghezza d'onda, e ci stiamo anche sulla base di rilievi che ha fatto più volte l'ANCI, nell'applicazione pratica di questo provvedimento. Quindi ci auguriamo, sulla base di un'insoddisfazione per questa risposta, che nei prossimi giorni, non nei prossimi mesi, perché la legislatura volge al termine, il Mise faccia quello che ha detto: ci presenti un provvedimento dove si salvaguardano coloro che lavorano con le proprie forze, e per cui un investimento da 250 mila euro non è un piccolo investimento, è un grande investimento. Noi vogliamo difendere loro!