17/06/2014
Alberto Lo Sacco
3-00882

Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:
   in queste ore la città di Taranto sta affrontando con generosità, soprattutto da parte del suo tessuto associativo, l'accoglienza dei profughi sbarcati presso il porto dalle navi della Marina militare che stanno svolgendo l'operazione «Mare Nostrum»;
   l'assessore regionale alla cittadinanza sociale e protezione civile della Puglia, Guglielmo Minervini, ha richiamato il Governo alle proprie responsabilità in quanto lo straordinario afflusso di profughi sta determinando il collasso del sistema di accoglienza e il territorio non in grado di gestire una emergenza così complessa;
   al momento tutto il peso dell'accoglienza grava sulle istituzioni locali, sulle strutture del volontariato, sul sistema della protezione civile regionale e anche in particolare sul servizio sanitario regionale;
   individuare Taranto quale unico porto hub per l'accoglienza e lo smistamento dei migranti salvati dalle navi militari rischia di rivelarsi una scelta non efficace, anche perché gli arrivi non diminuiscono e la situazione potrebbe divenire presto ingestibile;
   la assoluta generosità della comunità tarantina necessita di adeguati supporti che consentano una gestione sostenibile della situazione eccezionale venutasi a creare;
   occorrono risorse umane e finanziari congrue per sostenere gli arrivi –:
   se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere per evitare che Taranto rimanga l'unico porto hub per gli arrivi di profughi e quali iniziative intenda adottare per supportare il territorio con il potenziamento delle risorse umane e lo stanziamento di risorse finanziarie finalizzate a gestire l'emergenza sbarchi.
 

Seduta del 5 febbraio 2015

Risposta del governo di Domenico Manzione sottosegretario all'Interno, replica di Alberto Losacco

Risposta del governo

Grazie, Presidente. L'interrogazione all'ordine del giorno dell'onorevole Losacco ha richiamato l'attenzione del Governo sul problema dell'intensificazione, nel corso dell'anno 2014, degli arrivi di migranti, soprattutto richiedenti asilo, nell'area jonica e, in particolare, a Taranto. 
  Ha chiesto, pertanto, se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere per evitare che Taranto rimanga l'unico porto hubper gli arrivi di profughi, nonché per supportare il territorio con il potenziamento delle risorse umane e lo stanziamento di risorse finanziarie necessarie a gestire l'emergenza sbarchi. 
  Vorrei immediatamente rassicurare l'onorevole interrogante che, al momento, la situazione di criticità descritta può ritenersi attenuata. Infatti, la città di Taranto, dal mese di novembre, è stata interessata da un solo sbarco (il 20 novembre). 
  Come è noto, le operazioni di soccorso in mare hanno comportato l'impiego contestuale di numerose unità navali della Marina militare, della Guardia di finanza e della Guardia costiera. È di tutta evidenza come le navi di maggiore dislocamento potessero approdare anche nei porti più lontani, garantendo contestualmente la sicurezza dei migranti e una minore pressione sulla Sicilia dove, invece, appariva indispensabile prevedere l'approdo di navi di piccole dimensioni, come quelle in dotazione alla Guardia di finanza ed alla Guardia costiera. 
  In base a questa esigenza, le navi di maggiore dislocamento della Marina militare sono approdate, nei mesi scorsi, oltre che nel porto di Taranto, il cui contributo rimane, per carità, assolutamente fondamentale, anche in quelli di Reggio Calabria, Crotone, Vibo Valentia, Salerno, Napoli e Brindisi. Rimane sottinteso che i porti siciliani hanno rappresentato di gran lunga l'approdo principale, essendovi sbarcati circa il 70 per cento dei migranti che sono sbarcati sul territorio nazionale. 
  In particolare, il totale dei migranti giunti presso il porto di Taranto dall'11 maggio 2014, data della prima operazione di smistamento, ammonta complessivamente a circa 15 mila unità, a seguito di 15 operazioni di sbarco. Gli stranieri arrivati sono stati in gran parte tempestivamente trasferiti in strutture di accoglienza individuate dalle prefetture su tutto il territorio nazionale. Attualmente, sono 553 quelli sistemati presso le strutture provvisoriamente allestite nel capoluogo e nel comune di Castellaneta. 
  L'accoglienza dei migranti sbarcati è stata organizzata con il coinvolgimento delle istituzioni statali e territoriali interessate, nonché di varie organizzazioni di volontariato, tutte coordinate ovviamente dalla prefettura. In occasione di ogni sbarco è stato allestito, nell'area portuale, un complesso apparato di accoglienza sanitaria e di volontariato. È stato, altresì, predisposto, d'intesa con la ASL, un apposito protocollo operativo sanitario. In prefettura è stata, inoltre, costituita un'unità di crisi, per il continuo supporto all'attività di accoglienza e assistenza e per il monitoraggio della realizzazione delle misure disposte. Particolare attenzione è stata riservata anche ai servizi di ordine e di sicurezza pubblica nonché a quelli di polizia giudiziaria, che hanno consentito il fermo di 8 presunti scafisti. A completamento della risposta, segnalo che il piano operativo nazionale per fronteggiare lo straordinario flusso migratorio, che è stato approvato in Conferenza unificata il 10 luglio 2014, ha sancito un'intesa che prevede, tra le varie novità, l'istituzione di un'inedita tipologia di struttura governativa, l’hub appunto, concepita come una base logistica ampia dove avverrà l'accoglienza dei migranti nella fase immediatamente successiva al pronto soccorso e alla prima assistenza. Gli hub saranno allestiti su base regionale o interregionale e, quindi, anche in Puglia ne opererà uno. 
  Evidenzio, infine, che, oltre a riformare il sistema di accoglienza, il Governo lo ha potenziato attraverso congrui finanziamenti aggiuntivi pari, per l'anno 2014, a circa 113 milioni di euro, e con la legge finanziaria 2015 sono state poste le basi per un ulteriore rafforzamento del sistema, attraverso lo stanziamento a regime di ulteriori 187 milioni di euro annui, destinati specificamente all'ampliamento del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, quello che chiamiamo con l'acronimo di SPRAR. 
  Di tali fondi aggiuntivi potranno beneficiare pro quota anche le strutture di accoglienza localizzate in Puglia, compatibilmente con le esigenze delle analoghe strutture che insistono sul resto del territorio nazionale. 

Replica 

Signor Presidente, sottosegretario, ringrazio il Governo per la risposta. Questo atto di sindacato ispettivo è stato presentato nel momento in cui Taranto ha dovuto affrontare, con la generosità che le è propria, l'accoglienza di migliaia di profughi che sbarcavano dalle nostre navi militari impegnate nell'operazione Mare Nostrum. In quelle circostanze, in una città già provata da enormi emergenze, la comunità tarantina, il suo tessuto associativo, le strutture di volontariato hanno dimostrato concretamente cosa vuol dire coniugare solidarietà nel principio della sussidiarietà. 
  Però, va detto che i numeri di quei giorni avevano costituito un drammatico stress test per il sistema di accoglienza e il territorio non era nelle condizioni di potere gestire un'emergenza così complessa. È per queste ragioni che anche l'assessore regionale, Guglielmo Minervini, aveva denunciato le criticità e il pericolo che tutto il peso gravasse sugli enti locali e sulle strutture di un volontariato generoso ma non nelle condizioni di affrontare un fenomeno così rilevante. 
  L'avere in quel momento concentrato a Taranto l'accoglienza e lo smistamento dei migranti rischiava di palesare ulteriori criticità, in assenza di adeguati supporti da parte delle strutture centrali. Protezione civile e sistema sanitario regionale rischiavano di collassare sotto il peso di un'emergenza che i numeri rendevano davvero ingestibile. 
  Da qui, la richiesta, attraverso l'atto di sindacato ispettivo, di richiamare il Governo alle sue responsabilità e ad applicare il massimo supporto al territorio in una missione che vedeva l'Italia impegnata in prima linea a salvare vite umane, spesso di donne e di bambini. 
  Prendiamo atto della risposta, ma vorrei cogliere l'occasione per sottolineare qui alcuni aspetti che ritengo importanti. Lo scorso 15 gennaio il MEF ha varato il decreto ministeriale recante la riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità interno per l'anno 2014 dei comuni, in attuazione dell'articolo 1, comma 122, della legge n. 220 del 13 dicembre 2010. È un provvedimento che prevede la possibilità di alleggerimento del Patto di stabilità anche per i comuni interessati dall'emergenza sbarchi e accoglienza profughi, come previsto dall'articolo 7 del decreto-legge n. 119 del 2014. È una misura che ha consentito ai comuni di Agrigento, Augusta, Caltanissetta, Catania, Lampedusa, Mineo, Palermo, Porto Empedocle, Pozzallo, Ragusa, Siculiana, Siracusa e Trapani l'esclusione delle spese connesse alla pressione migratoria dal Patto di stabilità. 
  Non si comprende perché, per le spese sostenute in quella circostanza dal comune di Taranto, ma potrei citare anche Reggio Calabria, Crotone, Salerno e altri importanti centri interessati dalla pressione migratoria durante Mare Nostrum, non sia stata prevista la stessa possibilità di esclusione dal Patto di stabilità per l'anno 2014. 
  Appare evidente la penalizzazione, in modo particolare per Taranto, oggetto di questa interrogazione, e mi auguro che, ad esempio, nell'ambito del decreto-legge attualmente al Senato che riguarda proprio la città ionica, ci sia la possibilità di correggere questa palese incongruenza. Ritengo che di quanto accaduto e forse anche delle osservazioni esposte si possa fare tesoro per evitare il ripetersi di situazioni emergenziali che non potranno più gravare, come invece è accaduto, su poche regioni, su due o tre regioni, e ancora di più su poche città di queste due o tre regioni, affinché si possa giungere maggiormente preparati nel gestire fenomeni che, da Paesi del Mediterraneo ci troviamo a dover affrontare, che il volontariato, la sua generosità e la capacità degli enti locali e della regione, dimostrate sul campo, possano essere valorizzate come è giusto, ed infine che si inneschi ogni buona pratica possibile, al fine di garantire una maggiore interlocuzione tra soggetti istituzionali e forze vive della società nella declinazione di quel fondamentale principio di sussidiarietà, che in queste circostanze, è assolutamente imprescindibile per affrontare criticità di questa portata.