Dichiarazione di voto
Data: 
Mercoledì, 13 Dicembre, 2017
Nome: 
Gianluca Fusilli

 

Doc. XXII-bis, n. 17

Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, con il passaggio in Aula di questa mattina si completa, anche formalmente, il lavoro della Commissione di inchiesta monocamerale, istituita da questa Camera a larghissima maggioranza, nella seduta del 4 novembre.

Una Commissione istituita con un compito ed un mandato preciso, cioè fare luce, chiarezza, trasparenza - lo hanno detto i colleghi che sono intervenuti in precedenza - sulle circostanze e sulle responsabilità che determinarono, il 13 agosto del 1999, la tragica scomparsa del giovane Emanuele Scieri, rinvenuto, tre giorni dopo, cadavere, ai piedi di una scala per l'asciugamento dei paracadute, all'interno della caserma Gamerra di Pisa.

Una vicenda tragica, appunto, triste, oltre che per l'aspetto inaccettabile, ingiusto, intollerabile della perdita di una vita umana nel pieno della sua giovinezza, per la circostanza, ricordata dal collega Zappulla, che questo evento tragico si è consumato all'interno del perimetro di una caserma dell'Esercito italiano che ospitava, allora, e ospita, ancora oggi, uno dei reparti delle brigate che rappresentava e rappresenta un fiore all'occhiello, l'orgoglio delle nostre Forze armate, la Folgore. E si è consumata in circostanze oscure, senza che ripetute indagini amministrative interne, prima, e inchieste giudiziarie sia della magistratura civile che di quella militare, poi, siano riuscite a fare luce né sulle modalità concrete di accadimento, né sulle responsabilità individuali coinvolte, lasciando a diciotto anni di distanza ancora aperta, insoddisfatta e urgente la legittima domanda di giustizia, certo, dei familiari di Emanuele, certo, dei tanti amici che non lo hanno dimenticato e gli vogliono ancora bene, certo, dei cittadini di Siracusa e della Sicilia intera, ma, anche, di tutti coloro che pretendevano e pretendono, ancora oggi, per la stessa dignità dell'istituzione delle Forze armate, che questa ferita sia finalmente rimarginata.

Un lavoro serio, puntuale e analitico, signor Presidente, quello svolto dalla Commissione, innanzitutto, dal punto di vista quantitativo: 51 sedute complessive, oltre 100 ore di lavoro in Aula, 76 persone udite, una ispezione collegiale sui luoghi della tragedia, oltre 6.000 pagine di documentazioni acquisite, analizzate, esaminate, classificate, molteplici approfondimenti investigativi autonomi realizzati grazie alla preziosissima collaborazione dei consulenti esterni; un lavoro - lo dico a chiare lettere - che sarebbe stato impossibile, inattuabile senza il sostegno del Governo, del Ministro della difesa Roberta Pinotti, di tutta la sua struttura, impegnata fin dal primo giorno a dare massima e piena collaborazione e ad evadere, in maniera rapidissima, ogni richiesta di approfondimento. Un lavoro serio, puntuale, analitico, dicevamo, anche dal punto di vista qualitativo, non viziato - così eliminiamo ogni dubbio, anche del collega La Russa - dalle emozioni o, peggio, dal pregiudizio e dal preconcetto, e questo lo dico per non offendere i colleghi che hanno lavorato e anche questo Parlamento.

È indubitabile che i due anni di approfondimento hanno permesso l'emersione di elementi nuovi o di elementi non adeguatamente apprezzati nel passato, in grado di chiarire molti aspetti sulla morte di Emanuele, uno su tutti, elemento nuovo, che ci permette di dire, oggi, con chiarezza - anche in contraddizione ed in contrasto con quello che sono venuti a dichiarare in Commissione, ancora oggi, alcuni auditi - che Emanuele Scieri non si è suicidato e che Emanuele Scieri e la sua morte non sono stati l'esito casuale né di una prova di forza volontaria e autoinflitta né di una specie di gioco per dimostrare le proprie capacità fisiche. Elementi nuovi, signor Presidente, colleghi deputati, che hanno permesso di ricostruire, non solo il clima generale che si viveva all'interno di quella caserma, all'epoca dei fatti, ma di ricostruire più nel dettaglio l'evidenza di comportamenti, purtroppo, troppo spesso tollerati, in netto contrasto con i regolamenti militari vigenti all'epoca e non qualificabili, come qualcuno ha detto, come meri atti di goliardia, ma qualificabili, esclusivamente, come veri e propri atti di violenza vile, fisica e psicologica. Con l'emersione, dagli atti della Commissione, di una sorta di regolamento interno non scritto, consuetudinario, tollerato che regolava i rapporti tra i vertici e i militari in servizio e, all'interno della truppa, tra le reclute e gli anziani graduati. Elementi che hanno evidenziato, pur in un quadro indiscutibile, in cui la responsabilità non può che essere individuale, imperfezioni, falle, imprecisioni, omissioni nell'applicazione del sistema di regole organizzative e disciplinari di quella caserma che, certamente, anche all'epoca esistevano, erano chiare, precise e scritte e che se correttamente e ragionevolmente applicate, avrebbero potuto determinare un diverso esito della tragica vicenda, sia dal punto di vista della sorte del povero Emanuele, che per quanto riguarda l'individuazione delle responsabilità di quell'atto efferato.

In conclusione, signor Presidente, si tratta di una serie di elementi nuovi, in grado di consentire potenzialmente oggi un'interpretazione diversa, sistemica, anche dei fatti già noti e che, trasmessi come doveroso all'autorità giudiziaria competente, sono stati fondamentali per ottenere la riapertura delle indagini, già autorizzata dal giudice delle indagini preliminari di Pisa.

Proprio per queste ragioni, signor Presidente ribadendo, se ella me lo consente, il ringraziamento a tutti i colleghi del gruppo del Partito Democratico e di tutti gli altri gruppi politici, alla presidente Amoddio, alla vicepresidente Prestigiacomo, ai funzionari preziosissimi della Commissione, ai consulenti, al Ministro della difesa Roberta Pinotti e a tutto il Ministero della difesa, ai vertici delle Forze armate e della caserma Gamerra e della brigata Folgore, riprendendo le dichiarazioni pubbliche del procuratore della Repubblica di Pisa, che ha riconosciuto come la Commissione abbia svolto un lavoro molto serio approfondito, che certamente è meritevole di essere ripreso anche sotto il profilo giudiziario, esprimo convintamente il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alla risoluzione, a prima firma Amoddio, nella speranza che questo lavoro e l'approfondimento giudiziario appena iniziato siano utili ad arrivare finalmente alla verità di quanto accaduto quel tragico 13 agosto all'interno di quella caserma. E questo non tanto per alleviare il dolore, che mai sarà sopito, ma per restituire dignità allo Stato e a tutti quelli, in primis la madre di Emanuele, a cui va il mio saluto commosso,. Da quel giorno non possono chiedere e non chiedono alle istituzioni solo comprensione, solo vicinanza, solo partecipazione, ma hanno il diritto di chiedere pace e serenità interiore, che solo una verità rivelata e la giustizia potranno loro dare.