14/07/2014
Ermete Realacci, Gadda
3-00940

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
   come più volte ricordato, secondo i dati dell'ultimo Rapporto ecomafie di Legambiente, il giro illegale di rifiuti in Italia è di almeno 4,1 miliardi di euro l'anno di cui 3,1 derivano da rifiuti speciali e un miliardo dagli appalti della gestione dei rifiuti solidi urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa; le inchieste per traffico organizzato di rifiuti ex articolo 260 del decreto legislativo n. 152 del 2006, sono ad oggi oltre 253, con 1.367 ordinanze di custodia cautelari, oltre 4.000 denunce e 698 aziende coinvolte;
   il SISTRI, ovvero Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, nasce con l'idea di attuare una semplificazione del processo di gestione e tracciabilità dei rifiuti (ospedalieri, urbani, speciali e pericolosi). Il SISTRI dovrebbe avere il duplice obiettivo di semplificare l'iter di certificazione e tracciabilità dei rifiuti e di rendere trasparente il ciclo di distruzione dei rifiuti abbattendo i costi sostenuti dalle imprese del settore, ma nella realtà – tra rinvii, stop e modifiche alla normativa il SISTRI non hai mai centrato le aspettative;
   il predetto sistema si basa sull'utilizzo di due apparecchiature elettroniche: una cosiddetta black box, ovvero un transponder, da montare sui mezzi adibiti al trasporto dei rifiuti per tracciarne i movimenti e un token usb da 4 gigabyte equipaggiata con un software per autenticazione forte e firma elettronica che viaggia assieme ai rifiuti, su cui sono salvati tutti i dati ad essi relativi; sono obbligati ad aderire a tale sistema di tracciabilità: tutti i produttori iniziali di rifiuti pericolosi; tutti i produttori iniziali di rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, da lavorazioni artigianali, da trattamenti effettuati sulle acque, da trattamento di rifiuti e costituiti da fanghi da abbattimento delle emissioni in atmosfera con più di 10 dipendenti; tutti i trasportatori di rifiuti speciali prodotti da terzi; i trasportatori di propri rifiuti speciali pericolosi; i gestori di impianti di recupero e smaltimento, gli intermediari e i commercianti di rifiuti senza detenzione degli stessi; i comuni e gli enti e le imprese che gestiscono i rifiuti urbani nel territorio della regione Campania;
   l'avvio del sopraddetto SISTRI è stato infatti più volte rinviato e poi sospeso fino al 30 giugno 2013 per motivi di ordine tecnico, legale e gestionale, per poi andare in vigore dal 1o ottobre 2013 solo per chi tratta rifiuti pericolosi. Per i produttori di rifiuti, comuni e imprese campane la partenza prevista è il 3 marzo 2014. Per questa serie di piccoli artigiani il SISTRI viaggerà in parallelo ai classici adempimenti cartacei costituiti da registri di carico/scarico e formulario di trasporto rifiuti fino al 1o agosto 2014, dopo di che il tracciamento telematico diventerà esclusivo. Mentre per il via al terzo scaglione, costituito da operatori del trasporto intermodale e dagli altri gestori di rifiuti urbani bisognerà attendere l'adozione degli specifici decreti ministeriali;
   l'obbligo di SISTRI varrà perciò anche per diverse categorie di piccoli artigiani al pari degli altri produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi già obbligati ad utilizzare il sistema informatico per la tracciabilità dei rifiuti pericolosi. Si tratta di carrozzieri, elettrauto, parrucchieri, orafi se utilizzano acidi, tintorie, lavanderie, impiantisti, fabbri e falegnami che effettuano anche verniciature, odontotecnici, metalmeccanici, autofficine, tipografie, estetiste;
   i ripetuti appelli da parte delle associazioni di rappresentanza imprenditoriale volti a modificare la necessità di dotarsi di apparecchiature elettroniche – sul cui numero si basa il corrispettivo riconosciuto al concessionario dal contratto di servizio – non sono stati adeguatamente considerati, nonostante la fattibilità tecnica di semplici modifiche di sistema ad esempio collegamento in remoto, uso di password e altro; 
   le associazioni di categorie imprenditoriali interessate lamentano il fatto che dalla penultima data di entrata in operatività (quindi dal giugno 2012 al marzo 2014) nulla è stato fatto in termini di diffusione delle apparecchiature, riallineamento del funzionamento delle stesse, approntamento della formazione degli operatori. Il Sistri presenta pertanto gli stessi deficit strutturali e conoscitivi che suscitarono tanto allarme nel maggio 2011 quando, con il famoso click day si appalesò l'impreparazione dell'apparato di assistenza e l'approssimazione dell'intero sistema;
   dal 1o ottobre 2013 l'entrata in vigore del Sistri ha comportato pesanti rallentamenti nel lavoro di gestori e trasportatori, nella peggiore, un vero e proprio blocco delle attività. Tale situazione, oltre a ripercuotersi sull'attività delle imprese, rischia soprattutto di favorire la gestione illegale dei rifiuti, come dimostra il calo dei quantitativi di rifiuti raccolti già riscontrato a seguito dell'operatività di ottobre: nell'ultimo trimestre del 2013 i dati sulla raccolta dei rifiuti mostrano un calo di circa il 20/25 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;
   le rilevazioni effettuate nella filiera dalle maggiori associazioni di categoria, dopo la partenza del SISTRI, il 1o ottobre indicano che i tempi per tracciare i rifiuti sono aumentati, rispetto al sistema cartaceo, del 1500 per cento cui corrispondono costi 20 volte superiori;
   nella risposta dello scorso 17 settembre 2013 all'interrogazione n. 5/00913 presentata dall'interrogante il Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando precisava: «In particolare, attraverso una normativa secondaria, verranno individuate ulteriori semplificazioni tese a razionalizzare il sistema di tracciabilità per la gestione e la movimentazione dei rifiuti in modo da renderlo semplice, efficace e trasparente e senza sovraccarichi organizzativi da parte delle aziende, anche al fine di eliminare gli strumenti più contestati dagli utenti, vale a dire la cosiddetta black box e la chiavetta USB. La semplificazione si pone anche in una prospettiva di progressiva riduzione dei costi a carico degli utenti, e di aumento dei servizi ad essi offerti, anche mediante la possibilità che la piattaforma informatica del Sistri confluisca in un sistema informativo più ampio a servizio della pubblica amministrazione. Nella consapevolezza che un sistema informatico non è mai perfetto ab initio, ma senz'altro perfettibile alla luce della sua applicazione pratica, non solo è stata prevista una prima semplificazione in fase transitoria, ma dopo questa sono previste semplificazioni periodiche, previa consultazione degli utenti, al fine di adeguare il sistema all'evoluzione tecnologica e alle esigenze via via manifestate dagli utenti, con una logica di work in progress (...) Una particolare attenzione è stata posta al sistema sanzionatorio in fase di prima applicazione del Sistri, al fine di attenuare gli effetti derivanti dall'operatività di un nuovo sistema da parte degli operatori, prevedendo una soglia di tre violazioni consentite oltre la quale verrà applicata la sanzione stessa. Alla luce delle osservazioni già pervenute da parte delle associazioni, vi è la disponibilità del Ministro dell'ambiente a ampliare ulteriormente, in sede di emendamenti al decreto-legge, la soglia di non punibilità, purché si tratti di illeciti colposi, mentre non possono consentirsi deroghe alla punibilità di illeciti dolosi (quale ad esempio la consapevole e voluta non iscrizione al Sistema)»;
   la motivazione con la quale i Ministri interrogati continuano a giustificare l'ineluttabilità del Sistri è quella del danno erariale per violazione del contratto con Selex Spa, che si determinerebbe qualora il Sistri venisse superato a favore di un sistema più agile per le imprese operatrici. Tale condizione non solleva le importanti responsabilità del decisore pubblico sui costi e le difficoltà del sistema verso le imprese obbligate all'adesione al Sistri –:
   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano valutare una rapida iniziativa normativa per il superamento del Sistri sostituendolo con nuovi criteri da affidare poi a normativa secondaria e pur mantenendo, nel frattempo, il sistema esistente, se non ritengano utile intervenire da subito affinché si garantisca maggiore efficacia del Sistri, data anche l'urgenza di dare una soluzione efficace al problema del contrasto allo smaltimento illegale di rifiuti;
   se non ritengano utile censire e integrare i vari sistemi già esistenti al livello regionale;
   se essi intendano poi adottare per il nuovo sistema di tracciabilità informatizzata gli indirizzi indicati unanimemente dalle 31 organizzazioni delle imprese interessate e se non sia altresì utile che nella progettazione, sperimentazione e miglioramento del nuovo sistema siano coinvolte le organizzazioni delle imprese e ugualmente che si prevedano misure di semplificazione, per determinate categorie, sulla base della individuazione di esigenze obiettive di tutela ambientale;
   se i Ministri interrogati non ritengano più utile che il nuovo sistema di tracciabilità entri completamente in funzione solo dopo essere stato efficacemente collaudato.

Seduta del 15 luglio 2014

Risponde Silvia Velo (PD), Sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, replica Ermete Realacci

Risposta del Governo

Signor Presidente, come è stato appena detto, per omogeneità di materia provvedo a rispondere in forma congiunta. Sulla risoluzione del contratto si è avuto più volte modo di riferire in risposte precedenti ad atti di sindacato ispettivo: come è stato già risposto, questa ipotesi di risoluzione è stata valutata dall'amministrazione già nel 2012. Infatti, sulla legittimità della complessiva operazione negoziale è stato a suo tempo richiesto un parere specifico all'Avvocatura generale dello Stato, che ha concluso per la legittimità dell'affidamento diretto, ritenendo così valido e legittimo il contratto con Selex. 
Invece, con la recente deliberazione del 10 aprile ultimo scorso, n. 10, il consiglio dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha rilevato che «l'affidamento del Sistri non sia conforme all'articolo 17, comma 1, del Codice dei contratti pubblici nella versione vigente al tempo 
dell'affidamento stesso e prima della modifica apportata a tale disposizione ad opera dell'articolo 33, comma 3, del decreto legislativo n. 208 del 2011, in vigore dal 15 gennaio 2012, nei limiti e secondo le motivazioni espresse nella parte di diritto». 
Con nota del 5 giugno scorso, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha pertanto investito della questione il Presidente del Consiglio dei ministri per gli approfondimenti e le valutazioni di competenza. Riguardo alle informazioni tecniche sulla funzionalità e sulla corrispondenza del sistema alle norme e alle specifiche del contratto, queste sono reperibili sul sito del Ministero dell'ambiente. In particolare, il 24 giugno ultimo scorso è stato pubblicato il certificato di collaudo di verifica di conformità, rilasciato il 20 dicembre 2013 dalla commissione appositamente istituita. 
Si deve ribadire che, in base ai patti negoziali vigenti, il contratto va a scadenza il 30 novembre 2014. La questione, allo stato attuale, vede, da un lato, la preesistenza di un contratto in avanzato stato di esecuzione, dall'altro, l'ineludibile esigenza di avere un sistema di tracciamento dei rifiuti efficace, ma, al tempo stesso, fruibile con maggiore facilità da parte degli utenti. 
Giova ricordare che, in questo contesto, già l'articolo 11, comma 9, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 30 ottobre 2013, ha previsto la possibilità di modificare il contenuto, la durata del contratto ed il relativo piano economico-finanziario anche al fine di inserire misure di semplificazione e di ottimizzazione che tengano conto anche delle segnalazioni delle associazioni rappresentative degli utenti, riducendo, al tempo stesso, i costi di esercizio del sistema.
Proprio in questo quadro (un contratto in avanzato stato di avanzamento, che va in scadenza il 30 novembre, una previsione legislativa che consente alcune correzioni e alcuni interventi) e in questa prospettiva di semplificazione, l'articolo 14, comma 2, del decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014, attualmente in corso di conversione, come sapete, al Senato, ha disposto come obbiettivo prioritario da conseguire l'applicazione dell'interoperabilità e la sostituzione dei dispositivi token-usb, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica. 
Contemporaneamente, si è prospettata da più parti l'ipotesi di azzerare radicalmente il Sistri, soluzione che evidentemente non è esente dal rilevanti problematiche, perché sulla base del contratto, l'Amministrazione dovrebbe, infatti, in ogni caso, sostenere gli oneri economici delle spese sostenute per realizzare il sistema. Come è noto, infatti, il sistema è autofinanziato dai contributi degli utenti e, ferma restando la disciplina della responsabilità contrattuale per inadempimento prevista dal codice civile, in caso di recesso dal contratto stipulato con la Selex SeMa, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sarebbe comunque tenuto a versare alla Selex un indennizzo corrispondente al valore dell'infrastruttura effettivamente realizzata, laddove il costo non risulti recuperato alla data di anticipata cessazione attraverso il corrispettivo contrattuale. L'entità dell'indennizzo andrebbe notificata dalla società e verificata dal Ministero e, ove non accettata, andrebbe rimessa alla determinazione di un'apposita commissione. Senza considerare, nel quadro complessivo, che con l'azzeramento del Sistri, in assenza di una alternativa da subito operante, verrebbe comunque meno un efficace strumento di controllo e prevenzione nei confronti delle ecomafie. È evidente a tutti che la realtà italiana è connotata da continue e plurime emergenze rifiuti, da continue e comprovate infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti. Pertanto, è irrinunciabile che lo Stato si doti di un sistema di tracciamento dei rifiuti di tipo informatico moderno, efficiente, efficace e meno eludibile di quello cartaceo. Lo scopo del Sistri rimane quello di collaborare con le imprese al fine di porre l'Italia al passo con i più evoluti Paesi europei.
Quindi, come ho sopra detto, cercando di elencare tutte le problematiche complesse che sono in campo intorno a questa vicenda, il decreto legge n. 91 del 2014, oltre ad introdurre importanti elementi di novità sotto il profilo della semplificazione del Sistri, può essere, a nostro avviso, anche l'occasione per ulteriori miglioramenti del sistema, soprattutto con riferimento alle esigenze di maggiore facilità nell'utilizzo da parte degli utenti. Proprio nella dialettica della conversione, e senza con ciò voler naturalmente invertire l'onere delle responsabilità istituzionali assegnate all'Esecutivo, si potrà utilmente trovare uno spazio, con un dibattito attento e condiviso sulla sorte del contratto Sistri, nella disponibilità del Governo a recepire le indicazioni, anche puntuali, che il Parlamento vorrà fornire.
 

Replica

Ermete Realacci: Signor Presidente, dal Ministero e dal sottosegretario Velo arriva una risposta onesta, ma imbarazzata e inadeguata, secondo me, alla situazione attuale. Provo a tradurla. Il Ministero dice: ”Abbiamo fatto molte cose: abbiamo ridotto la platea, abbiamo semplificato le procedure, abbiamo eliminato la chiavetta token, ad esempio.
Sappiamo che bisognerebbe fare di più, sappiamo che bisognerebbe sostanzialmente procedere ad un nuovo appalto, abbiamo però paura che questo ci sottoponga ad un contenzioso giudiziario oneroso per l'amministrazione«. Tra le righe si dice anche: »Magari, se nella conversione del decreto-legge n. 91, attualmente in atto al Senato, il Parlamento ci dà una mano, le cose possono migliorare«. 
Beh, io penso che bisognerebbe essere più trasparenti e netti nel dare un giudizio su ciò che è accaduto. Il Sistri – lo ricordava anche la collega Terzoni – nasce da un'esigenza assolutamente giusta: tracciare lo smaltimento dei rifiuti pericolosi (voglio ricordare che Legambiente, nell'ultimo rapporto ecomafia, valuta a circa 4 miliardi di euro l'affare per le ecomafie derivante dallo smaltimento illegale dei rifiuti); è un'esigenza che è stata posta anche dall'Unione europea, anche se risolta in altri Paesi in maniera molto più semplice che in Italia. 
Noi abbiamo affrontato fin dall'inizio questa vicenda con grande attenzione: sono molti gli atti ispettivi presentati – da ultimo questi due atti firmati da me, dal collega Carrescia, dalla collega Gadda e da altri parlamentari – senza pregiudizio, cercando di capire anche quali erano le competenze, e ce ne sono dentro la Selex, per affrontare questa vicenda e cercando di capire se, nella risposta unanimemente negativa che veniva dal mondo produttivo nei confronti di questa procedura, c'erano dentro anche altre motivazioni. Sappiamo per esempio che ci possono essere motivazioni legate alla verifica dell’ effettiva consistenza dell'attività delle imprese (per capirci motivazioni di carattere fiscale) dietro l'opposizione, ma abbiamo visto che non è così. È un sistema farraginoso, che è stato assegnato in maniera opaca. Non alludo solo alle indagini in corso da parte della magistratura; da ultimo, l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha detto delle cose molto pesanti su questo contratto. Ha detto che l'iter proposto in questo contratto non trova riscontro in alcun modello normativo della disciplina dei contratti pubblici; ha detto che non c'era nessun motivo per la segretazione, segretazione che riguarda peraltro un contratto che è il più grosso, credo, nel campo del digitale in Italia, quindi era una grande palestra, una grande occasione per le aziende italiane per dare il meglio di sé, per competere, per innovare. Invece è stato risolto in questa maniera. 
Ecco, adesso io penso francamente che bisogna cambiare pagina. L'esigenza è giusta, assolutamente giusta e necessaria per il Paese, ma è stata affrontata in maniera completamente sbagliata. Non serve tracciare le lamette dei barbieri per combattere le ecomafie e questo si faceva nella prima versione del contratto: un meccanismo molto pesante, che investiva l'insieme del sistema produttivo. Ora si tratta di voltare pagina, di fare un nuovo appalto, di farlo bene e di farlo in maniera trasparente. Diceva Diderot: »Non basta fare il bene, bisogna farlo bene”. Facciamolo in questa occasione: il Ministero sia più coraggioso.