23/10/2014
Maria Amato
Burtone, Lenzi, Albini, Beni, Carnevali, D'Incecco, Grassi, Patriarca, Miotto, Piccione, Capone
1-00643

La Camera, 
premesso che: 
secondo un Rapporto pubblicato il 20 giugno 2014, dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale il numero di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni in tutto il mondo ha superato i 50 milioni di persone. Alla fine del 2013 si contavano 51,2 milioni di migranti forzati, quasi 6 milioni di persone in più rispetto al 2012 dovute al massiccio esodo dalla Siria; 
in Europa i Paesi che hanno il maggior numero di rifugiati sono la Germania (589.737; 0,72 per cento sulla popolazioni residente), la Francia (217.865; 0,33 per cento), il Regno Unito (149.765; 0,23 per cento), la Svezia (92.872; 0,97 per cento e l'Olanda (74.598; 0,44 per cento). L'Italia con oltre 65.000 rifugiati, 0,11 per cento sulla popolazione residente, si colloca al sesto posto; 
il numero delle vittime e delle violazioni dei diritti umani da parte dei trafficanti, negli anni, è considerevolmente aumentato (in generale, dal 2000 al 2013, sono morti più di 23 mila migranti nel tentativo di fuggire dai conflitti e di raggiungere l'Europa via mare o attraversando i confini del vecchio continente via terra: in media più di 1.600 l'anno); 
nonostante lo straordinario impegno del Governo italiano con l'operazione di soccorso denominata Mare Nostrum che ha salvato migliaia di vite umane i drammi e le violazioni dei diritti umani «continuano a perpetrarsi; 
la Marina militare, all'interno dell'operazione Mare Nostrum, dal 18 ottobre 2013, ha assicurato il costante pattugliamento aeronavale del Mediterraneo e dello Stretto di Sicilia; 5 unità navali, circa 5 mila uomini impegnati, uomini e donne che hanno assistito direttamente 149 mila migranti, recuperato a bordo di navi che stavano affondando 93 mila persone e che hanno consegnato alla giustizia più di 500 scafisti; 
a partire da giugno sono stati 80.000 i controlli sanitari a bordo svolti da medici della marina militare e del servizio sanitario nazionale sulle imbarcazioni di migranti soccorse nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum e, ove questo non è stato possibile i controlli sono stati svolti da medici a terra prima dello smistamento nei centri di accoglienza; 
tale operazione dovrebbe terminare a novembre, sostituita dall'operazione Triton che Frontex farà partire il primo novembre con il contributo di 26 stati, coordinata dalla stessa Italia e con un budget di 2,9 milioni di euro al mese; 
la gestione dell'accoglienza, dell'identificazione e dell'assistenza da parte di molti Paesi dell'Unione europea presenta numerose criticità, data la consistenza del fenomeno e considerate le talvolta difficili condizioni sociali ed economiche dei Paesi riceventi, difficoltà che si riflettono sia sulle popolazioni accoglienti che sui rifugiati e richiedenti asilo; 
con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, le materie concernenti l'asilo, la protezione sussidiaria e la protezione temporanea hanno acquisito la qualifica di politica comune dell'Unione europea (articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea); pertanto, la concreta regolamentazione di tali materie risulta un'applicazione del Trattato; tra il 2007 e il 2013 l'Unione europea ha speso quasi 2 miliardi di euro per proteggere le frontiere esterne e solo 700 milioni di euro per il miglioramento della situazione di richiedenti asilo e rifugiati; 
nell'ambito dell'accoglienza, il tema della tutela della salute è certamente importante tenendo conto della provenienza, dei motivi della migrazione spesso forzata e del percorso migratorio di queste persone, delle condizioni di viaggio e delle possibilità di inserimento sociale; 
se da una parte tutte le aziende sanitarie interessate sono state in vario modo coinvolte, sorprende che il dibattito veicolato dai mass media più che sulle tutele si sia focalizzato sui pericoli. Man mano che il fenomeno degli sbarchi si è consolidato nei numeri, i giornali hanno riportato con grande enfasi il rischio delle «solite» (da almeno 30 anni ci confrontiamo con questi allarmismi) tubercolosi e scabbia, ma soprattutto il pericolo dell'importazione dell'ebola, lebbra e vaiolo; 
la tendenza a fare delle malattie infettive uno strumento di discriminazione è parte della nostra storia recente per l'Aids e oggi per Ebola. L'uso di parole come nuova peste e catastrofe sanitaria, pandemia, malattia che non dà scampo vengono utilizzate spesso strumentalmente per evocare paure nella gente e concentrare le paure sugli stranieri come se un virus potesse distinguere un migrante da un turista, come veicolo di contagio; 
se è assolutamente corretto far risalire l'allerta, attivarsi e chiedere risorse per un'azione internazionale oltre a risolvere i focolai epidemici è anche necessario passare attraverso una corretta informazione. Il panico, la paura dello straniero, il cordone di difesa rispetto ai flussi migratori non è funzionale a questo obiettivo; 
le priorità di azione rispetto ad un focolaio epidemico, qualunque esso sia, sono la cura dei malati, l'isolamento del focolaio ed il controllo del percorso di contaminazione; 
l'isolamento del focolaio necessita, prioritariamente, di un'azione medica diretta sul focolaio, non di pura difesa dei nostri confini; 
l'intensificazione dei protocolli di ricerca, l'accelerazione del ritmo di lavoro per la realizzazione del vaccino, la risoluzione dell'epidemia del Senegal, il test negativi da oltre venti giorni in Nigeria e in Senegal, la sopravvivenza di personale sanitario contagiato in Spagna e in Norvegia, l'avvio di controlli di massa negli aeroporti internazionali sono il segno dell'attivazione organizzativa e dell'azione della medicina del mondo occidentale; 
diventa quindi, fondamentale, accelerare la ricerca di cure efficaci e di vaccini preventivi; contribuire alla revisione della politica dell'organizzazione mondiale della sanità sugli aiuti all'Africa, anche a sostegno del miglioramento dell'efficienza dei sistemi sanitari di quei Paesi poveri; chiedere l'intervento della FAO, perché non sia la fame a completare la strage che sta già compiendo Ebola; 
la risposta ad un'epidemia, la risposta ad un virus, la risposta alla diffusione di una malattia è fatta di medicina, affiancata a misure di polizia sanitaria, e corrette ed idonee procedure di manipolazione, diagnosi e cura. I virus, siano l'ebola, l'HIV o gli altri agenti patogeni, non si combattono né con i confini né con la paura: c’è solo uno strumento efficace ed è la scienza,

impegna il Governo:

a predisporre in tempi rapidi, una campagna capillare e chiara di poche e semplici informazioni sul virus ebola, sulle modalità di contagio e sulle precauzioni igieniche, sulle disposizioni precise e tempestive che operatori della sanità devono utilizzare nel sospetto di infezione e l'approvvigionamento dei presidi da utilizzare nei casi sospetti dall'accettazione al trasferimento nella struttura di riferimento; 
a predisporre una rivisitazione su base scientifica delle nostre campagne vaccinali; 
a potenziare le misure di controllo nei principali porti ed aeroporti italiani; 
a rafforzare la rete delle unità operative di malattie infettive nel disegno già utilizzato con successo dalla campagna contro l'AIDS e, successivamente, depotenziato a seguito di riorganizzazioni e di tagli alla spesa nonché a potenziare gli ambulatori di prima accoglienza degli immigrati; 
ad attivarsi in sede europea affinché l'operazione «Triton» pur attuato nel pieno rispetto degli obblighi internazionali e dell'Unione europea tra cui il rispetto dei diritti fondamentali e del principio di non respingimento, che esclude le espulsioni, preveda anche il «salvataggio di vite umane» attraverso compiti di ricerca e soccorso; 
a predisporre in tempi rapidi un programma di interventi di emergenza per contrastare l'epidemia di Ebola che sta colpendo alcuni Paesi dell'Africa, prevedendo non solo adeguati stanziamenti economici ma anche l'invio di medici specializzati, di forniture di medicine e di attrezzature nonché il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza. 

 

Seduta dell'11 novembre 2014

Illustrazione di Maria Amato