03/12/2014
Roberto Speranza
MARTELLA, ROSATO, FREGOLENT, GRASSI, MORANI, TARANTO, EPIFANI, BENAMATI, BINI, CINZIA MARIA FONTANA e BASSO
3-01199

Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che: 
dall'inizio della «grande crisi», se il settore manifatturiero ha registrato, a livello europeo, la perdita di quasi quattro milioni di posti di lavoro e una caduta degli investimenti di circa 350 miliardi di euro, l’export industriale europeo si conferma positivo con un surplus, nel 2013, di circa 365 miliardi di euro e circa l'80 per cento dell'innovazione nel settore privato risulta comunque generato dal comparto industriale; 
per quel che riguarda l'Italia, fatto 100 l'indice della produzione industriale del gennaio 2008, esso risultava pari a 76 già a dicembre del 2012 e l'occupazione nel settore registrava, a giugno del 2013, una diminuzione di oltre 500 mila unità. Nonostante ciò, a settembre 2014 si è registrato un surplus manifatturiero, sul versante dell’export, che ha toccato la quota record di 100 miliardi di euro e, secondo recenti analisi, circa il 27 per cento dell'occupazione e circa il 40 per cento del prodotto interno lordo (percentuali superiori alla media dell'Unione europea) trarrebbero origine, nel nostro Paese, da imprese altamente innovative; 
nel complesso scenario della globalizzazione, si sono registrati – tanto a livello europeo, quanto a livello nazionale – forti processi di polarizzazione che, per l'Italia, evidenziano come fattori particolarmente critici: i rischi di desertificazione industriale della macro-area territoriale del Mezzogiorno; il posizionamento di molte imprese, rispetto alle grandi catene globali del valore, in un ruolo di subfornitura, seppure caratterizzata da elevati livelli di qualità e di complessità tecnologica; il basso grado di partecipazione del tessuto diffuso delle piccole e medie imprese ai processi di internazionalizzazione ed innovazione; 
al quadro del sistema industriale fin qui delineato, il Governo ha anzitutto risposto con una strategia – bene espressa, tra l'altro, dal disegno di legge di stabilità per il 2015 – ispirata al perseguimento di una più efficace interazione tra riforme strutturali e politica di bilancio, tra misure volte al rafforzamento del potenziale dell'economia e misure dedicate al sostegno della domanda aggregata, nonché agendo per l'avanzamento di una simile impostazione complessiva anche a livello europeo; 
quanto al più specifico terreno delle politiche industriali, l'operato del Governo mostra di essersi sviluppato in coerenza con la strategia europea per il perseguimento dell'obiettivo 2020 di innalzamento della quota del prodotto interno lordo generata dall'industria dall'attuale 15 per cento al 20 per cento, strategia che si basa su quattro fondamentali assi operativi: 
a) più mercato interno ed internazionale; 
b) un più agevole accesso ai mezzi di produzione (energia, materie prime, capitali); 
c) più intelligenza e più sostenibilità attraverso più innovazione; 
d) una regolamentazione più «amichevole»; 
alle difficoltà del sistema industriale italiano si è cercato di dare risposta anche attraverso la task-force istituita presso il Ministero dello sviluppo economico, incaricata della gestione delle vertenze più complesse e rilevanti, con appositi tavoli di confronto; 
in questi mesi, anche attraverso la suddetta task-force, diverse vertenze, alcune delle quali particolarmente critiche, hanno trovato uno sbocco positivo come nei casi del tavolo Electrolux e del tavolo Eni, che ha registrato, nel corso del mese di novembre 2014, la firma dei protocolli d'intesa per la riconversione della raffineria di Gela e per il rilancio della chimica e della raffinazione di Porto Marghera; proseguono i lavori del tavolo concernente il futuro del sito ex Fiat di Termini Imerese ai fini dell'avvio della produzione di auto ibride ed elettriche; 
sono, altresì, in corso trattative circa le vertenze del settore dell'acciaio, a partire dalla vicenda Ast-ThyssenKrupp di Terni, così come, contestualmente, si registra, da parte dell'algerina Cevital, l'aggiudicazione del bando per la vendita degli asset della Lucchini di Piombino; 
la collaborazione tra pubblico e privato emerge, quindi, come profilo distintivo di una politica industriale adeguata alle sfide in campo, portando, come annunciato dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, a valutare, nel caso dell'Ilva, anche la possibilità di un transitorio intervento pubblico e, ancora ad esempio della capacità di fare sistema, provando a rilanciare il tema dell'investimento sul trasporto pubblico locale anche in relazione alle prospettive dell'exIrisbus –: 
quali iniziative il Governo intenda promuovere in materia di politiche industriali per la definizione di possibili soluzioni di alcune importanti vertenze, nonché per l'elaborazione di un industrial-compact italiano, anche sulla scorta di quanto emerso nell'ambito delle riunioni del «Consiglio competitività», svoltesi durante la presidenza del semestre dell'Unione europea, contribuendo così al rafforzamento della competitività del nostro Paese e dell'attrattività del suo settore industriale, anche in termini di investimenti esteri.

Seduta del 3 dicembre 2014

Illustrazione di Luigi Taranto, risposta del governo di Matteo Renzi, Presidente del Consiglio, replica di Gianluca Benamati.

Illustrazione

Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, gli anni della grande crisi e la lunga recessione hanno profondamente inciso sul tessuto industriale europeo ed italiano, ma è pur vero che, ad esempio, nel 2014 il surplus manifatturiero italiano si approssima alla quota record di 100 miliardi di euro e, secondo i recenti dati diffusi dall'Agenzia europea per i brevetti e i marchi, nel nostro Paese ben il 27 per cento dell'occupazione ed il 40 per cento del prodotto interno lordo sarebbero generati da imprese altamente innovative. 
  Alle difficoltà indubbie dell'apparato industriale italiano il Governo ha fin qui reagito mettendo in campo, sul piano macroeconomico, una più efficace interazione tra riforme strutturali e politiche di bilancio e, sul piano delle politiche industriali, perseguendo gli assi europei della maggiore innovazione, della maggiore semplificazione e del più agevole accesso ai fattori della produzione, ma soprattutto – e ne è testimonianza anche il concreto lavoro dei tavoli di crisi – è la collaborazione tra pubblico e privato, secondo il rapporto pragmatico tra il principio dello stato necessario e del mercato possibile, che emerge come tratto metodologico distintivo delle nuove politiche industriali. Anche con riferimento alle vicende che stanno interessando il caso Ilva, le chiediamo dunque, signor Presidente, quali siano, ad avviso del Governo italiano, i contenuti salienti di un possibile industrial compact del nostro Paese. 

Risposta del Governo

Signora Presidente, onorevoli deputati, le componenti industriali sono innanzitutto una riduzione della pressione fiscale sulle imprese, la possibilità di intervenire semplificando le regole del gioco attraverso un processo di riforme che è quello che conosciamo e poi intervenire individuando con chiarezza le linee strategiche della politica industriale dei prossimi anni, attività che talvolta è mancata nel corso degli anni passati. Questo ha comportato una attenzione del Governo nell'intervenire in tante parti d'Italia, da Alitalia a Electrolux, dalla raffineria di Gela dell'ENI, fino alla Ferriera di Trieste, dalla Cevital che nelle prossime ore firmerà per Piombino fino al recente – questione di minuti – accordo di Terni, e porta ovviamente il Governo ad essere impegnato in prima linea con grande determinazione e a consentire a quelle imprese, a quelle lavoratrici e a quei lavoratori che hanno voglia, possibilità, coraggio e determinazione per farlo, di rimettere in piedi l'economia, le imprese e le aziende italiane, nonostante i tanti segnali di protesta e di prevaricazione che talvolta vengono da fuori. 
  Però, è del tutto evidente che in un piano industriale dei prossimi anni dobbiamo affrontare – questa è la tesi del Governo – le partite senza uno sguardo ideologico. Ecco il motivo per il quale sulla vicenda di Taranto e di Ilva – dico Taranto e Ilva perché Taranto è anche il suo porto, perché Taranto è anche il collegamento con la Basilicata e con gli investimenti nel settore dell'Oil & Gas, perché Taranto è la sua straordinaria realtà culturale, perché Taranto è anche, e lo sottolineo, il bellissimo valore associativo e culturale di quella città – noi abbiamo preso in considerazione – e lo facciamo e lo faremo nelle prossime ore – tutti i tipi di soluzione: dalla possibilità di un investimento o di investimenti privati internazionali e nazionali anche alla possibilità, per un certo periodo di tempo, di un intervento pubblico che consenta di affrontare le questioni ambientali e, contemporaneamente, di tornare sul mercato una volta che quell'azienda torni ad essere, come ha tutte le condizioni per essere, un'azienda leader in Europa. 
  Dunque, gli elementi costitutivi dell’industrial compact per l'Italia sono: l'abbassamento della pressione fiscale, le regole del gioco burocratiche, la riforma del mercato del lavoro e, contemporaneamente, un investimento forte e credibile in alcuni settori che, a nostro giudizio, sono strategici e che non abbandoneremo mai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Replica 

Signor Presidente, noi siamo ampiamente soddisfatti dalla risposta del Presidente del Consiglio alla nostra interrogazione. Siamo soddisfatti per due ragioni principali, perché c’è stata una risposta di merito precisa sulle situazioni di difficoltà che noi rappresentavamo nella nostra interrogazione: il sistema dell'acciaio e dell'Ilva di Taranto, l'AST, le questioni relative all'Alitalia. Ma siamo, altresì, molto soddisfatti, perché nelle parole del Presidente del Consiglio si iniziano a dispiegare quelle linee di politica industriale che da troppo tempo sono assenti nel nostro Paese, una delle tante riforme che servirebbero. 
  Cogliamo, quindi, la volontà del Governo di considerare l'industria e la manifattura centrali nel futuro del Paese, con un ruolo dello Stato, come è stato richiamato su Ilva, che non è quello del semplice regolatore, a cui ci avevano abituato alcuni Governi recentemente passati, non è quello dello Stato imprenditore, ma è quello dello Stato promotore che assiste ed aiuta lo sviluppo delle imprese, e la volontà di giocare un ruolo di primo piano nella realizzazione di un european industrial compact per i prossimi anni che veda il 20 per cento del PIL, nel 2020, prodotto dalla manifattura. 
  Noi apprezziamo la capacità di scelta che il Governo ha, apprezziamo le misure attive che sono state messe in campo sul credito, sul fisco (richiamo qui sul fisco aziendale, la riduzione dell'IRAP che è una delle più grandi riduzioni fiscali degli ultimi anni), il proficuo lavoro che è stato svolto in Parlamento sul disegno di legge di stabilità da parte della maggioranza, d'accordo con il Governo, il rifinanziamento della Sabatini, il finanziamento per il sostegno all’export, i finanziamenti addizionali per l'industria spaziale, le misure di sistema che il Presidente ha richiamato, le riforme del mercato del lavoro, le riforme infrastrutturali, la formazione, la burocrazia, e la ricerca. Queste sono le parole del Presidente del Consiglio, su questo noi siamo ampiamente soddisfatti, e può contare, lungo questo percorso, sul sopporto molto forte e molto convinto del gruppo del Partito Democratico(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).