13/01/2015
Alessandro Bratti
Carrescia, Rostan, Palma, Cominelli, Pelillo, Realacci, Terrosi, Mariani, Braga, Borghi, Mariastella Bianchi, Fregolent, Bray, Capone, Ginefra, Losacco, Mariano, Massa, Mongiello, Ventricelli, Martella, Cinzia Maria Fontana e Bini
3-01241

Per sapere – premesso che: 
il deposito di rifiuti radioattivi della Cemerad, nel comune di Statte, in provincia di Taranto, destinato alla raccolta di rifiuti di origine ospedaliera e industriale nel periodo 1984-2000, è attualmente chiuso e affidato in custodia giudiziaria al comune; 
a quanto risulta dalla documentazione presente nel deposito, nell'unico capannone sono tuttora immagazzinati circa 3.000 fusti di rifiuti radioattivi, anche a media ed alta attività, e circa 12.000 fusti di rifiuti di natura diversa, non facilmente individuabili nel numero e nella tipologia; 
l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, nel corso della XVI legislatura, ha segnalato alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti lo stato di grave degrado e abbandono del deposito; 
la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, istituita nella XVII legislatura, con un sopralluogo – il 1o dicembre 2014 – e con le audizioni del prefetto di Taranto e del sindaco di Statte ha accertato le condizioni di gravissimo degrado del deposito, inadeguato nelle strutture e non protetto da eventi meteorologici avversi e dal rischio di effrazioni; 
il deposito richiede – con estrema urgenza – interventi di messa in sicurezza della struttura e del sito, per la delimitazione di una zona di rispetto, per la caratterizzazione dei fusti, della superficie su cui è edificato il deposito e del terreno circostante e la definizione – con l'ausilio di tecnici qualificati ad elevata specializzazione – di un progetto adeguato di smaltimento dei rifiuti e di bonifica del sito che individui le opportune modalità tecniche di intervento per condurre le susseguenti azioni, nei tempi brevi che lo stato delle cose impone e con priorità per la completa rimozione dei fusti –: 
se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative il Governo intenda assumere per l'immediata messa in sicurezza del sito, lo smaltimento dei rifiuti e la bonifica del deposito e del terreno circostante. 

Seduta del 15 gennaio 2015

Illustrazione di Federico Massa, risposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti, replica di Alessandro Bratti

Illustrazione

Signor Ministro, pochissime parole, meno di un minuto, perché l'anomalia della situazione che noi abbiamo portato alla sua attenzione credo non meriti e non possa essere seriamente discussa. Siamo in presenza di un deposito anomalo di materiale in gran parte radioattivo, come è facilmente evincibile anche dall'origine industriale del materiale medesimo, e siamo in presenza di un deposito anomalo, ho detto, perché privo dei requisiti minimi a renderlo idoneo alla funzione. Cioè siamo in presenza di una situazione di rischio di inquinamento ambientale attuale e rilevante in un'area, quella della provincia di Taranto – siamo a pochi chilometri dall'Ilva – che indubbiamente merita, sotto questo profilo, particolare attenzione. Per cui noi riteniamo che l'intervento del Governo si ponga, questo sì, come indifferibile ed urgente.

Risposta del governo

Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio gli onorevoli interroganti. In località Vocchiaro, nel comune di Statte, in provincia di Taranto, si trova un deposito temporaneo denominato Cemerad che ha operato nel campo della raccolta dei rifiuti radioattivi da applicazioni medico-industriali. La società di riferimento, la Cemerad Srl, è stata dichiarata fallita nel 2005 e da oltre dieci anni il deposito è sottoposto a provvedimento di sequestro preventivo con affidamento in custodia giudiziaria all'assessore dell'ecologia del comune di Statte. 
Ad aprile 2012 l'ISPRA ha effettuato un sopralluogo nel quale ha riscontrato che la situazione potesse costituire nel suo complesso un caso di applicazione delle disposizioni dell'articolo 126-bis del decreto legislativo n. 230 del 1995, in tema di interventi nelle esposizioni prolungate. L'ISPRA ha, poi, riferito di aver appreso dal comune di Statte che lo stesso aveva già acquisito un progetto esecutivo per la caratterizzazione dei rifiuti radioattivi presenti nel deposito per una spesa complessiva di circa un milione e mezzo di euro, la somma massima nella disponibilità del comune dedicabile al deposito. 
Tale operazione è, peraltro, ritenuta propedeutica ai necessari interventi destinati, in particolare, al trasferimento dei rifiuti in un deposito idoneo in vista del successivo smaltimento e alla bonifica dell'area nel suo complesso che comporterebbe, ricordo, una spesa complessiva valutata nell'ordine di 5 milioni di euro. 
Il Dipartimento della protezione civile per procedere alla messa in sicurezza, con una nota del mese di agosto dello stesso 2012, aveva precisato che l'attuazione degli interventi previsti dalla legge dovesse essere coordinata a livello locale dalla competente prefettura-ufficio territoriale del Governo, avvalendosi delle risorse economiche già stanziate dagli enti locali. 
Nell'informativa del 1o ottobre 2014 la prefettura di Taranto, che si è attivata tempestivamente coordinando gli interventi e formando periodicamente le istituzioni interessate, ha comunicato che nel capannone sono conservati 16.724 fusti di cui 3.334 contengono rifiuti radioattivi mentre nei rimanenti 13.380 sono contenuti rifiuti decaduti. 
Risulta, inoltre, essere in corso di predisposizione da parte del comando provinciale dei vigili del fuoco il piano di emergenza relativo a scenari incidentali riguardanti il deposito. 
Il 10 dicembre 2014 il prefetto di Taranto ha segnalato che il comune di Statte ha fatto pervenire una relazione con i quadri economici di due ipotesi alternative di intervento, quantificando in 5.125.000 euro i costi relativi all'ipotesi di caratterizzazione dei fusti in loco e successivo smaltimento dei rifiuti speciali non radioattivi ed in 9.024.600 euro quelli relativi all'allontanamento di tutti i fusti per la successiva caratterizzazione e avvisi allo smaltimento. 
Quest'ultima ipotesi, come segnala la prefettura, risulterebbe attuabile solo mediante il ricorso a procedura di urgenza. Nella circostanza il capo del Dipartimento della Protezione civile ha evidenziato che la soluzione definitiva del problema deve trovare opportuna copertura finanziaria nelle risorse ordinarie della regione Puglia e delle altre amministrazioni locali interessate. 
Il Ministero dell'ambiente è in contatto continuo con la prefettura di Taranto che, ricordo, è autorità competente per gli interventi di Protezione civile e segue con la massima attenzione tutto l'evolversi della vicenda, avendo come obiettivi prioritari la piena sicurezza ambientale dell'area e la salute dei cittadini.

Replica

Signor Presidente, signor Ministro, dalla stessa sua risposta si evince come la burocrazia stia creando dei problemi direi non di poco conto, con riferimento a quel deposito, se così si può chiamare, visto che noi come Commissione di indagine sui rifiuti abbiamo fatto questo sopralluogo un mese fa, e di deposito non si tratta, ma di un magazzino mal tenuto e mal conservato, che contiene 16 mila fusti di cui una buona parte radioattivi. 
Non siamo neanche potuti entrare perché c’è radioattività, quindi ci hanno fatto vedere l'interno da lontano. Tutte le forze politiche sono preoccupate, tutte, anche se questo è un question time fatto dal Partito Democratico, chiedono a gran voce di risolvere un problema che rischia di diventare di una gravità assoluta. 
Siamo a 15 chilometri dall'Ilva, ci sono delle tensioni in quei luoghi noti; avere una situazione del genere io credo che sia un fatto che chiama la responsabilità in primis del Governo. Non ci può essere questo rimpallo che dura ormai da trent'anni, non si tratta più di un deposito temporaneo, siamo davvero davanti a una situazione di una gravità inaudita. 
Io mi sono permesso di scrivere direttamente al Presidente del Consiglio in qualità di presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Consideriamo questa una situazione da risolvere non in breve, in brevissimo tempo, perché non vorremmo poi trovarci in una situazione futura a dire «l'avevamo detto», ancora una volta. Quindi ci dichiariamo, ci dispiace dirlo, insoddisfatti, sebbene ci siano state date delle notizie utili.