15/05/2014
Emanuele Fiano
Andrea Romano, Roberta Agostini, Bersani, Bindi, Cuperlo, D'Attorre, Marco Di Maio, Fabbri, Famiglietti, Gasparini, Giorgis, Gullo, Lattuca, Lauricella, Marco Meloni, Naccarato, Piccione, Pollastrini, Richetti, Rosato, Francesco Sanna, Beni, Moscatt, Chaouki
1-00467

La Camera, 
   premesso che: 
    il 18 ottobre 2013, a seguito dell'ennesima grave tragedia avvenuta pochi giorni prima, con il naufragio e la morte di quasi 200 migranti, in gran parte eritrei e somali, è stata avviata da parte dell'Italia un'importante operazione militare ed umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale, denominata Mare Nostrum, allo scopo, da un lato, di assicurare la salvaguardia delle vite dei migranti in mare, anche alla luce delle numerose vittime tra donne e bambini, e, dall'altro, di sottrarre gli stessi migranti alla rete di traffici illeciti nella quale restano invischiati nel tentativo disperato di giungere in Italia; 
    dall'ottobre 2013 sono state tratte in salvo più di diciannove mila persone e, qualora non vi fosse stato un così imponente sforzo da parte dell'Italia, probabilmente si sarebbe assistito in questi mesi a tragedie e numeri di morti ancora più imponenti di quelli che, purtroppo, si sono comunque verificati, come testimoniato anche dalle notizie giunte il 14 maggio 2014 sull'ennesima strage avvenuta alle porte del nostro Paese; 
    tuttavia, il costo stimato dell'operazione Mare Nostrum, pari a circa 9 milioni di euro al mese interamente a carico del nostro Paese, ha messo in evidenza come la risposta a tale fenomeno non possa più essere data adeguatamente a livello nazionale, ma richiede un deciso e complessivo intervento a livello dell'Unione europea; 
    va, altresì, sottolineato che i profondi cambiamenti politici e sociali avvenuti nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo hanno contribuito a determinare un profondo cambiamento nella qualità dei flussi migratori, sempre più caratterizzati da migranti in fuga da guerre e persecuzioni e aventi titolo al riconoscimento dello status di rifugiato internazionale, e sempre meno caratterizzati da migranti meramente economici, in cerca di un'opportunità di vita migliore; 
    l'impossibilità per molti di loro di potersi trasferire liberamente in altri Paesi dell'Unione europea, ove spesso risiedono familiari e parenti già da tempo integrati ed insediati, ha portato all'ulteriore conseguenza per la quale molti potenziali beneficiari di protezione internazionale rifiutano di farsi riconoscere una volta giunti in Italia nella speranza di potere, magari di nuovo clandestinamente, raggiungere i propri familiari nei Paesi del nord Europa, come sta avvenendo proprio in questi giorni con i profughi siriani accampati nella stazione di Milano; 
    al fine di ridurre i numeri di questa silenziosa strage in mare, nonché quelli di chi illecitamente lucra sul traffico di esseri umani, potrebbe essere di cruciale importanza l'apertura di presidi dell'Unione europea nei Paesi di origine o di transito dei migranti, al fine di raccogliere le eventuali richieste di protezione internazionale prima del loro imbarco clandestino; 
    occorre, dunque, un vero cambio di passo anche a livello europeo, sulla base della considerazione che le vite soccorse in mare rappresentano un valore assoluto, che ai beneficiari di protezione internazionale vada riconosciuto il diritto di circolare e soggiornare all'interno dell'Unione europea e che, se l'Italia costituisce la frontiera a sud dell'Unione europea, un'efficace risposta a questo fenomeno non può che essere data politicamente ed economicamente a livello europeo; 
    del resto, lo stesso direttore dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali, Morten Kjaerum, durante la sua audizione alle Commissioni riunite affari costituzionali, giustizia e politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati e politiche dell'Unione europea del Senato della Repubblica, tenutasi nella giornata di martedì 13 maggio 2013, ha affermato che «sul tema della condivisione degli oneri derivanti dal fenomeno migratorio da parte di tutti i Paesi Ue, non ci sono ancora soluzioni», ma servono certamente interventi «sostenibili e di lungo periodo»; 
    in questo quadro, è auspicabile un deciso rafforzamento delle strategie di partenariato con i Paesi di origine e con quelli di transito dei flussi migratori, nonché il potenziamento dei programmi di protezione regionali esistenti, condotti in collaborazione e d'intesa con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, anche al fine di approntare standardadeguati di assistenza, in linea con quelli europei, relativi alle persone bisognose di protezione internazionale,

 

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi europee, volta a trasformare l'operazione Mare Nostrum in un'operazione dell'Unione europea, sulla base della consapevolezza che le vite salvate in mare aperto sono un valore assoluto, e a promuovere un più stretto coordinamento delle attività di pattugliamento del Mediterraneo con le attività di cooperazione operativa con i Paesi di origine e di transito dei flussi; 
   ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali ed europee, volta a modificare i criteri enunciati nel regolamento (UE) n. 604/2013 (cosiddetto Dublino III), al fine di favorire un ampliamento delle possibilità di ricongiungimento dei richiedenti protezione internazionale ad altri familiari, oltre alle ipotesi già previste dal capo III del predetto regolamento; 
   a perseguire il progetto di reciproco riconoscimento dello status di protezione internazionale rilasciato da uno Stato membro da parte di tutti gli altri partner europei, in modo da permettere la libertà di stabilimento del beneficiario in ogni Stato dell'Unione europea; 
   a sostenere, in accordo con gli altri partner dell'Unione europea, l'opportunità di un trasferimento della sede di Frontex in un'area geograficamente collocata al centro del Mediterraneo; 
   ad adottare ogni iniziativa utile, d'intesa con i partner europei, al fine di valutare la possibilità che nei Paesi di origine o di transito siano istituiti presidi dell'Unione europea per un preventivo screening delle domande dei richiedenti protezione internazionale, anche al fine di evitare che i migranti possano diventare merce per i trafficanti di esseri umani; 
   a compiere ogni sforzo, anche sul piano bilaterale, per stipulare accordi di cooperazione con i Paesi terzi da cui provengono, o attraverso i quali transitano, i migranti diretti in Europa; 
   ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi europee volta a predisporre un piano integrato delle misure di accoglienza a livello europeo – anche in attuazione dell'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, laddove sancisce che i principi della solidarietà e dell'equa ripartizione della responsabilità non sono limitati al solo piano finanziario – nonché ad incrementare le misure di accoglienza riservate ai richiedenti asilo non abbienti, dotando di adeguate risorse finanziarie gli strumenti normativi deputati a trasporre nell'ordinamento italiano le due direttive europee contenute nel disegno di legge «Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013 – secondo semestre» (A.C. 1836), relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e all'esame delle relative domande.

Seduta del 16 maggio 2014

Dichiarazione di voto di Emanuele Fiano