13/03/2015
Lia Quartapelle Procopio
3-01362

Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che: 
si apprende a mezzo stampa che cinquemila donne lavorano nel settore agricolo nella campagna della provincia siciliana di Ragusa, in un contesto che presenta aberranti condizioni igieniche e in alloggi, spesso dati abusivamente in locazione dai datori di lavoro, che non sono dotati dei più essenziali servizi, quali l'energia elettrica e l'acqua corrente; 
le inchieste de L'Espresso del 15 settembre e dell'8 ottobre 2014, alle quali hanno fatto seguito numerosi articoli di stampa sulle testate locali, denunciano un contesto di totale isolamento dove le lavoratrici subirebbero atti di violenza sessuale e di prevaricazione da parte dei datori di lavoro, i quali condizionerebbero il versamento dei salari all'esercizio di prestazioni sessuali; 
parallelamente alle violenze sessuali di cui sarebbero vittime le donne, anche numerosi lavoratori uomini sarebbero costretti in una situazione di sfruttamento e di violenza diffusa; ad agosto del corrente anno, un lavoratore del Bangladesh sarebbe stato ucciso in piena campagna con un movente probabilmente legato al racket delle giornate agricole; 
alcune delle vittime degli abusi avrebbero sporto regolare denuncia alle forze dell'ordine del comune di Vittoria; tuttavia, tali denunzie non avrebbero avuto alcun seguito e le vittime si sarebbero trovate prive di ogni forma di protezione; 
le organizzazioni impegnate nei programmi di emersione e di protezione anti-tratta lamentano una mancanza delle risorse necessarie a fronteggiare un problema che risulterebbe in costante espansione; 
il mercato agricolo costituisce l'essenza dell'economia della provincia di Ragusa; lo sfruttamento dei lavoratori irregolari da parte di alcuni imprenditori altera la concorrenza e compromette le attività degli imprenditori che operano nella legalità; ciò costituisce una grave forma di oppressione dell'economia locale –: 
quali verifiche, per quanto di competenza, siano state compiute in merito alla condizione di degrado e di sfruttamento in cui versano migliaia di lavoratrici e di lavoratori nella provincia di Ragusa; 
quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere per potenziare i programmi di ispezione e di vigilanza nella provincia di Ragusa e per assicurare alle vittime di sfruttamento e di abusi un effettivo coinvolgimento nei programmi di protezione anti-tratta.

Seduta del 17 marzo 2015

Risposta del governo di Domenico Manzione, sottosegretario all'Interno, replica di Lia Quartapelle

Risposta del governo

Signor Presidente, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Nicchi, unitamente ad altri deputati, si richiama l'attenzione del Governo sulle condizioni di sfruttamento delle lavoratrici, principalmente di nazionalità rumena, impiegate in attività agricole a Vittoria, in provincia di Ragusa, costrette, secondo alcune fonti giornalistiche, a subire anche abituali violenze sessuali dietro il ricatto del licenziamento o la minaccia di violenza nei confronti dei loro familiari. 
  L'argomento, come rilevava lei, Presidente, è analogo a quello delle interrogazioni degli onorevoli Iacono, Quartapelle Procopio, Piazzoni e Sorial e, quindi, la risposta è da considerare unitaria. 
  Premetto che i lavoratori stranieri occupati nel comparto agricolo della provincia di Ragusa sono circa 13 mila, di cui 4.350 di nazionalità rumena con una presenza di manodopera femminile di 1.800 unità; quest'ultima – il film, ovviamente, è già visto – è preferita a quella maschile per la maggiore disponibilità delle donne ad accettare livelli retributivi più bassi, oltre che turni di lavoro prolungati. In genere, i lavoratori vivono in abitazioni affollate e dalle condizioni igienico-sanitarie precarie, che sono talvolta messe a disposizione dagli stessi datori di lavoro. 
  Mi preme sottolineare immediatamente che le criticità legate all'impiego di manodopera straniera nel comparto agricolo ragusano sono da tempo all'attenzione delle forze di polizia e, più in generale, degli apparati pubblici preposti al controllo del lavoro agricolo. Da diversi anni, infatti, viene svolta una costante attività ispettiva e di indagine che ha evidenziato, in effetti, la presenza del «caporalato» in quella zona, risultato a volte contiguo alla criminalità organizzata, unitamente allo sfruttamento dell'immigrazione irregolare e a casi di tratta degli esseri umani. Sono stati accertati, altresì, degli episodi di violenza sessuale e situazioni di assoggettamento psicologico nei riguardi di cittadine straniere. L'attività di prevenzione e contrasto di tali fenomeni è risultata particolarmente incisiva nel 2014. In particolar modo, l'Arma dei carabinieri ha condotto varie operazioni conclusesi – a seconda dei casi – con il deferimento in stato di libertà di alcuni «caporali» ed imprenditori agricoli, con l'irrogazione nei loro confronti di sanzioni amministrative pecuniarie e il recupero dei contributi previdenziali non versati, con la sospensione dell'attività di aziende agricole. Nell'ottobre dello scorso anno, la problematica è stata approfondita presso la prefettura di Ragusa, prima in sede di riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia e successivamente in seno al Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, allargato alla partecipazione dei rappresentanti dell'autorità giudiziaria, dei comuni maggiormente interessati, della direzione territoriale del lavoro, dell'Azienda sanitaria provinciale, nonché degli esponenti delle organizzazioni sindacali provinciali e delle associazioni del terzo settore attive nell'assistenza degli stranieri. Nel corso della riunione del Comitato provinciale è emerso come i fenomeni in questione presentino profili di complessità tali da richiedere, accanto all'esercizio dell'azione penale e di quella sanzionatoria amministrativa, anche specifiche misure finalizzate alla socializzazione e integrazione dei lavoratori stranieri. Tuttavia, gli amministratori locali presenti all'incontro hanno inteso rilevare l'esigenza di evitare enfatizzazioni della questione che, nel diffondere una percezione non del tutto veritiera della realtà fattuale, potrebbero determinare ripercussioni negative su quella parte dell'economia locale che si fonda sul commercio dei prodotti coltivati nella fascia agricola trasformata del ragusano. 
  A seguito delle risultanze degli incontri di cui ho appena parlato, la prefettura ha ritenuto di assumere il ruolo di cabina di regia dell'azione di tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti nel settore, in modo da garantire una maggiore efficacia degli interventi di rispettiva competenza. Innanzitutto, essa ha disposto la costituzione di un Gruppo interforze che, nel primo incontro tenutosi lo scorso 19 dicembre, ha pianificato le fasi esecutive degli accertamenti ispettivi nelle realtà rurali della provincia iblea. 
  In tale ambito, il Comando provinciale dell'Arma dei carabinieri ha avviato con immediatezza periodici servizi di controllo di aziende agricole, magazzini e serre con maggiore presenza di lavoratori stranieri, in modo da garantirne i diritti, far emergere il lavoro sommerso e assicurare il rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. L'attività ispettiva dei carabinieri proseguirà con cadenza programmata in tutto il territorio della provincia. Parallelamente, la prefettura ha attivato un tavolo di lavoro con la partecipazione dei rappresentanti delle amministrazioni comunali di Vittoria, Acate, Santa Croce Camerina e Comiso e delle organizzazioni del privato sociale, avente il compito di monitorare le situazioni di particolare vulnerabilità dei lavoratori stranieri e di sviluppare le necessarie iniziative di assistenza in loro favore, anche al fine di mitigare le criticità legate alle problematiche alloggiative cui ho fatto prima riferimento. 
  Rilevo, in proposito, che sul territorio sono già attive diverse iniziative di carattere sociale volte ad assicurare servizi di accoglienza e di sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori stranieri. Per esempio, è presente il progetto denominato «Solidal Transfert» – menzionato in quasi tutti gli atti di sindacato ispettivo all'ordine del giorno –, portato avanti dalla cooperativa Sociale «Proxima» in partenariato con la CGIL e la Camera del lavoro di Vittoria, con cui vengono assicurati servizi di trasporto gratuito ai lavoratori verso e dai luoghi di lavoro, in modo da emanciparli dall'isolamento in cui vivono nelle campagne di Vittoria ed Acate.   Tale progetto è operativo dal 2012 in forza dei finanziamenti erogati dal dipartimento delle pari opportunità e proseguirà fino al prossimo 31 dicembre. Anche la Caritas diocesana di Ragusa è impegnata sul tema, avendo avviato, in particolare a Marina di Acate, un'iniziativa nota come Progetto Presidio, con l'obiettivo di garantire una presenza costante di suoi operatori nel fornire ai lavoratori agricoli stranieri sostegno per i bisogni più immediati nonché assistenza legale e sanitaria. 
  Rispondendo alla specifica sollecitazione contenuta negli atti di sindacato ispettivo, relativa agli episodi di violenza sessuale nei confronti delle lavoratrici rumene, informo che, stando ai dati ufficiali del quadriennio 2011- 2014, il fenomeno sembrerebbe non significativamente esteso in ambito lavorativo e sostanzialmente stabile. In particolare, sono stati denunciati due casi di violenze negli anni 2012 e 2013, uno nel 2014. Comunque l'attenzione delle forze dell'ordine su tale fattispecie delittuosa è costante, tant’è che in ordine alla presenza di eventuali vittime di violenze sessuali sono in corso mirate indagini delegate dall'autorità giudiziaria, anche sulla scorta dei dati relativi agli aborti, volontari e non, di donne rumene, che sono stati forniti dall'Azienda sanitaria provinciale; dati che effettivamente registrano delle anomalie. 
  Voglio anche ricordare un'apprezzabile iniziativa di natura preventiva del commissariato di pubblica sicurezza di Vittoria che, al fine di instaurare una proficua collaborazione tra le Forze dell'ordine e le presunte vittime di ricatti sessuali, ha iniziato un'attività di informazione indirizzata alle lavoratrici, sia attraverso la diffusione di stampati informativi in lingua rumena distribuiti sui mezzi di trasporto utilizzati per i viaggi da e verso il paese d'origine, sia mediante mirate interviste effettuate ancor prima del loro insediamento sul territorio provinciale. 
  Quanto alla lamentata impossibilità di accesso delle cittadine straniere alla prestazione di interruzione volontaria della gravidanza, il direttore generale dell'Azienda sanitaria locale ha comunicato che il relativo servizio è erogato mediante tre sedute settimanali, una per ciascuno dei reparti di ostetricia operanti rispettivamente a Ragusa, Modica e Vittoria, con un'attività media di 4-6 interventi per seduta. Riprendendo il discorso sull'anomalia dei dati che citavo prima, nel triennio 2012-2014, le interruzioni di gravidanza praticate a cittadine straniere sono state complessivamente 309, di cui 132, cioè il 42,7 per cento, hanno riguardato cittadine rumene. 
  In conclusione, assicuro che i problemi del lavoro agricolo nel ragusano sono oggetto di vigile attenzione da parte delle istituzioni pubbliche che se ne stanno facendo carico responsabilmente, sia attraverso singole iniziative sia attraverso sinergie operative tra i vari attori del settore pubblico e del privato sociale, finalizzate all'obiettivo comune di garantire ai tanti lavoratori stranieri presenti nel ragusano un'esistenza dignitosa e il rispetto dei diritti fondamentali.

Replica 

Signor Presidente, anch'io, come le colleghe prima di me, mi dichiaro parzialmente soddisfatta. Soddisfatta per quanto riguarda il lavoro del Ministero dell'interno; è chiaro che siamo di fronte a un problema che tiene dentro tutta una serie di dimensioni: la dimensione che riguarda il lavoro, la dimensione che riguarda lo sfruttamento sessuale e diversi tipi di reato. Quindi, è molto positivo oggi che siamo stati informati dal Governo del lavoro di sinergia tra le varie forze dell'ordine per contrastare questo tipo di reati e di criminalità. 
  Al tempo stesso, però, sia i numeri delle interruzioni di gravidanza sia, in particolare, i numeri delle denunce di violenza sessuale, che sono degli episodi spesso sottoriportati e in una situazione di sfruttamento e di violenza legata al lavoro come quella identificata da tutte le interrogazioni presentate questa mattina, ci dicono che c’è bisogno di fare un lavoro che va al di là delle specifiche competenze del Ministero dell'interno e che richiede un coordinamento non solo con gli enti locali. 
  Come il sottosegretario ha sottolineato, ci sono una serie di realtà presenti sul territorio legate all'associazionismo, ai sindacati e alla Chiesa, che devono essere messe, più di quanto ci sia stato riportato questa mattina, all'interno di un quadro organico, da un lato; dall'altro lato, ci deve essere una collaborazione diversa tra varie branche ministeriali e, in particolare, io immagino una collaborazione più forte di quella che c’è stata prospettata questa mattina con il Ministero della salute. Sappiamo tutti che sul tema del contrasto alla violenza sulle donne non basta il lavoro che svolge il Ministero dell'interno, ma serve una collaborazione tra forze di sicurezza e società civile e, in questo caso, in particolare, credo si possa fare di più per coordinare chi dentro le istituzioni e fuori dalle istituzioni si occupa di casi aberranti come quelli esposti nelle interrogazioni.