03/08/2015
Susanna Cenni
Albini, Antezza, Arlotti, Bargero, Bruno Bossio, Capozzolo, Carocci, Carra, Carrescia, Casellato, Castricone,Censore, Cova, Crivellari, D'Ottavio, Fossati, Gandolfi, Gasparini, Ginato, Ginoble, Giulietti, Grassi, Iacono, La Marca, Lodolini,Patrizia Maestri, Manzi, Mariani, Mariano, Narduolo, Oliverio, Pes, Salvatore Piccolo, Ribaudo, Romanini, Rubinato, Giovanna Sanna, Simoni, Taricco, Tentori, Terrosi, Valeria Valente, Verini
2-01054

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che: 
la legge n. 56 del 2014 «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni» ha ridisegnato ruolo, confini e competenze dell'amministrazione locale, trasformando sostanzialmente le province e le città metropolitane in enti di secondo grado; 
complessivamente, ancor prima di giungere ad un riordino delle competenze, ed in attesa di una riforma organica in grado di garantire continuità dei servizi a cittadini ed imprese, salvaguardia delle professionalità impiegate negli enti, stabilità dei livelli occupazionali, tra il 2011 ed il 2014 i bilanci delle province sono stati decurtati con legge di oltre 3,7 miliardi di euro; 
la legge di stabilità 2015 (legge n. 190 del 2014) è poi intervenuta con un ulteriore riduzione «della spesa corrente di 1.000 milioni di euro per l'anno 2015, di 2.000 milioni di euro per l'anno 2016 e di 3.000 milioni di euro a decorrere dall'anno 2017»; 
sempre nella legge n. 190 del 2014, all'articolo 1, comma 421, è stato previsto per le province un taglio delle dotazioni organiche «in misura pari al 50 per cento del personale di ruolo al 9 aprile 2014 e del 30 per cento per le città metropolitane»; 
alla luce di tale previsione circa 20.000 unità di personale dovrebbero essere dichiarati «in soprannumero», e ricollocati in altri uffici pubblici di comuni e regioni entro due anni, in caso contrario dal 2017 saranno messi in mobilità; 
il procedimento volto a favorire la mobilità del personale eccedente verso regioni, comuni e altre pubbliche amministrazioni, a valere sulle facoltà assunzionali degli enti di destinazione è sancito dai commi dal 421 al 428 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014. Nello specifico: 
il comma 422 nell'ambito della riforma degli enti locali sancita dalla legge n. 56 del 2014 dispone che entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore (e quindi entro il 31 marzo 2015) venga individuato il personale che rimane assegnato agli enti e quello da destinare alle procedure di mobilità, nel rispetto delle forme di partecipazione sindacale previste dalla normativa vigente; 
il comma 423 stabilisce che entro il 1o marzo 2015 venga emanato un decreto ministeriale con le procedure di mobilità del personale interessato; 
il comma 424 disciplina il ricollocamento del personale in mobilità presso regioni ed enti locali. In particolare, la norma dispone che le regioni e gli enti locali, per gli anni 2015 e 2016, debbano destinare le risorse per le assunzioni a tempo indeterminato, nelle percentuali stabilite dalla normativa vigente, all'immissione nei ruoli dei vincitori di concorso pubblico collocati nelle proprie graduatorie vigenti e delle unità soprannumerarie destinatarie dei processi di mobilità; 
il comma 425 disciplina il ricollocamento del personale in mobilità presso le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, le università e gli enti pubblici non economici (con esclusione del personale non amministrativo dei comparti sicurezza, difesa e corpo nazionale dei vigile del fuoco, del comparto scuola, dell'Afam e degli enti di ricerca), sulla base di una ricognizione dei posti disponibili da parte del Dipartimento della funzione pubblica; 
il 16 marzo 2015 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la circolare 29 gennaio 2015 n. 1 «Linee guida in materia di attuazione delle disposizioni in materia di personale e di altri profili connessi al riordino delle funzioni delle province e delle città metropolitane. Articolo 1, commi da 418 a 430, della legge 23 dicembre 2014, n. 190», emanata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie; 
in base a tale circolare viene disposto che in sede di osservatori regionali, sulla base del riordino delle funzioni, gli enti debbano determinare i criteri di definizione dell'elenco del personale che rimane a carico della dotazione organica degli enti medesimi di ciascuna regione a statuto ordinario e quello da destinare, nel rispetto delle forme di partecipazione sindacale previste dalla normativa vigente, alle procedure di mobilità. Vengono esclusi da tali elenchi i dipendenti che svolgono compiti di polizia provinciale, impiegati presso i Centri per l'impiego e che saranno collocati a riposo entro il 31 dicembre 2016; 
la circolare presenta anche un «cronoprogramma» dettagliato di adempimento delle scadenze da rispettare; 
il cronoprogramma sopracitato presenta però gravi ritardi: 
non è stato ancora emanato il decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ed altri soggetti coinvolti (autonomie, osservatori, parti sociali) che fissa i criteri per le procedure di mobilità. Questo atto (previsto dell'articolo 1, comma 423, della legge n. 190 del 2014 entro il 1o marzo 2014) dovrà infatti fissare i criteri e le procedure di mobilità che si dovranno seguire con riferimento all'ambito territoriale, al domicilio e alle caratteristiche professionali e di anzianità anagrafica e contributiva, per favorire il più possibile la ricollocazione del personale interessato valorizzando la professionalità acquisita; 
alcune regioni non hanno ancora approvato le leggi regionali di riordino delle funzioni amministrative previste dalla legge n. 56 del 2014 conseguentemente i lavori degli osservatori regionali competenti stanno subendo forti rallentamenti; 
d'altro canto anche le procedure di ricollocamento delle citate categorie di lavoratori esclusi dalla circolare 29 gennaio 2015, n. 1, sono state suddivise in provvedimenti differenti, e sembrano quindi mancare di omogeneità e soprattutto di una coerenza temporale di esecuzione che apparirebbe indispensabile per una sua efficace e sinergica attuazione; 
il disegno di legge di conversione del decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, recante misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria attualmente in discussione al Senato della Repubblica prevede, all'articolo 21, l'ingresso nel ruolo dell'amministrazione giudiziaria di 2.000 unità di personale proveniente da province e aree metropolitane; 
il disegno di legge di conversione del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali, attualmente in discussione alla Camera dei deputati all'articolo 5, comma 1, dispone il transito del personale appartenente al Corpo ed ai «servizi» di polizia provinciale, nei ruoli degli enti locali per funzioni di polizia municipale, mentre all'articolo 15 disciplina la riorganizzazione dei centri per l'impiego e conseguentemente una ridistribuzione dei livelli occupazionali presenti; 
il Governo si è espresso in questi mesi, in numerose occasioni, a sostegno della salvaguardia dei dipendenti delle amministrazioni provinciali. In particolare il 14 maggio scorso il Ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia, ha dichiarato che «il processo di mobilità dei circa 20 mila dipendenti delle province previsto dalla legge di riordino delle amministrazioni locali, dovrà completarsi entro il 2016. Il blocco delle assunzioni, previsto dalla legge di stabilità per finanziare l'operazione di ricollocamento del personale, dura due anni, questo è l'orizzonte temporale che ci siamo dati in ultima istanza per completare il percorso». Lo stesso Ministro ha inoltre aggiunto: «stiamo dicendo alle Regioni di sbrigarsi a fare le leggi regionali, così da definire le funzioni e i dipendenti che vengono loro trasferiti. Tuttavia se ciò non dovesse accadere ci siamo tutelati, abbiamo le risorse e anche gli strumenti per garantire tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle province italiane, assicurando stipendio e lavoro»; 
rispetto ai contenuti del decreto ministeriale previsto dell'articolo 1, comma 423, della legge n. 190 del 2014, il Sottosegretario alla semplificazione e alla pubblica amministrazione Angelo Rughetti ha dichiarato il 14 luglio 2015, dopo un incontro tematico con le associazioni sindacali, che il Governo si pone «l'obiettivo di dare certezze ai lavoratori e continuità nei servizi. Il decreto è uno strumento per dare attuazione alla legge Delrio; un disegno ampio di ristrutturazione delle istituzioni territoriali che si inserisce nella più ampia riorganizzazione del sistema pubblico che il Governo sta portando avanti con determinazione»; 
il Parlamento ha discusso numerosi atti di indirizzo per la salvaguardia dei dipendenti delle amministrazioni provinciali. Il 22 dicembre 2014 il Governo ha accolto un ordine del giorno (numero 9/02679-bis-B/002) che impegna il Governo a «porre in essere ogni atto necessario per la tutela dei dipendenti attualmente in ruolo nelle province» ed «ad assicurare condizioni certe volte a garantire il totale assorbimento delle posizioni soprannumerarie»; 
i dipendenti in oggetto svolgono mansioni legate a servizi essenziali di grande delicatezza e ne assicurano la continuità –: 
se esista ad oggi una ricognizione puntuale sul numero certo dei dipendenti delle amministrazioni provinciali che verranno messi in mobilità ai sensi dell'articolo 1, comma 421, della legge n. 190 del 2014, anche rispetto agli enti di destinazione; 
se il cronoprogramma previsto dalla circolare 29 gennaio 2015, n. 1, citata in premessa, verrà realisticamente rispettato dal momento che sussistono gravi ritardi che stanno interessando, ad esempio, sia l'emanazione del decreto ministeriale previsto dell'articolo 1, comma 423, della legge n. 190 del 2014, sia gli adempimenti delle regioni rispetto all'attuazione delle norme previste dalla  legge n. 56 del 2014; 
se conseguentemente verranno assicurati tutti i livelli occupazionali attuali appartenenti a tutte le categorie contrattuali; 
se il Governo non ritenga di rivedere i termini previsti per l'espletamento totale della mobilità. 

Seduta del 18 settembre 2015

Illustrazione e replica di Susanna Cenni, risposta del governo di Angelo Rughetti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

 Grazie, Presidente. Sottosegretario, il tema sul quale, assieme a numerosi colleghi, ho deciso di interrogare il Governo riguarda fondamentalmente il destino di almeno 20 mila lavoratori. Ma il tema complessivamente – se andiamo ad affrontare non solo la certezza del posto di lavoro, ma più complessivamente la valorizzazione delle professionalità – riguarda indubbiamente un numero più elevato di lavoratori attualmente ancora alle dipendenze delle amministrazioni provinciali del nostro Paese. 
Ma sto al punto. Il superamento delle province ha visto provvedimenti, durante la XVI e la XVII legislatura, orientati ad accorpare, a razionalizzare e poi riorganizzare e superare buona parte delle competenze costituzionalmente previste e messe in carico alle amministrazioni provinciali. Sono state poi ridisegnate queste competenze, assegnando loro una funzione di secondo grado. 
Però, ancor prima di giungere a queste decisioni, che hanno visto negli ultimi tempi, nell'anno passato, provvedimenti importanti, prima di giungere a passaggi significativi, si è iniziato ad operare un insieme di tagli ai trasferimenti piuttosto pesanti. Io ricordo che tra il 2011 e il 2014 i bilanci delle province sono stati decurtati con legge di oltre 3,7 miliardi di euro. 
La legge di stabilità del 2015 è intervenuta con un'ulteriore riduzione della spesa corrente: un miliardo di euro previsto per il 2015, 2 miliardi di euro per il 2016 e 3 miliardi di euro per il 2017. Io mi auguro – ma ascolterò il sottosegretario – che sia possibile correggere qualcosa di queste cifre. Sempre nella legge di stabilità, con un emendamento del Governo all'articolo 1, comma 421, fu inserito un taglio delle dotazioni organiche in misura del 50 per cento per il personale di ruolo delle province e del 30 per cento per quello delle città metropolitane. Secondo questo schema, circa 20 mila unità di personale dovrebbero essere dichiarate in soprannumero, ricollocate in altri uffici pubblici di comuni e regioni entro due anni e, n caso contrario, dal 2017 messe in mobilità. 
Sempre la legge n. 190 del 2014 nei commi dal 421 al 428 dispone, poi, una procedura, un iter: l'individuazione del personale che resta negli enti e quello da collocare in mobilità; l'emanazione di un decreto ministeriale per le procedure; il ricollocamento presso regioni ed enti locali o il ricollocamento presso altre amministrazioni dello Stato sulla base di una ricognizione dei posti realmente disponibili. 
Ed ancora, con circolare del 29 gennaio 2015, emanata dal Presidente del Consiglio, si forniscono indirizzi in virtù dei quali vanno determinati criteri per la definizione dell'elenco del personale che resta nella dotazione organica e, quindi, quello che dovrebbe effettivamente andare in mobilità. Nella circolare è previsto un vero e proprio cronoprogramma, rispetto al quale ovviamente ci sono dei ritardi, se andiamo a guardare quello che realmente è stato effettuato e messo in campo dal Governo. Manca il decreto previsto dal comma 423 della legge di stabilità, quindi criteri e procedure effettivi. Sappiamo che non tutte le regioni hanno proceduto a varare le norme di propria competenza: ad oggi mi risulta che siano sei le regioni in Italia che hanno normato in materia e che, quindi, hanno attivato la loro parte di competenza, anche per le categorie escluse dalla circolare del 29 gennaio, suddivise in provvedimenti differenti.  Il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 83 del 2015, recante misure in materia fallimentare, che prevedeva 2 mila unità di personale da allocare da parte delle province nell'organizzazione della giustizia; ancora, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2015, che interviene in materia di enti locali e prevede il passaggio di personale della Polizia provinciale alle Polizie comunali e all'articolo 15 – se non sbaglio – la riorganizzazione dei centri per l'impiego. 
Quindi gli atti sono stati molti, sia quelli prodotti che alcuni che stiamo attendendo. Io ho letto e tutti quanti noi siamo stati molto attenti anche alle dichiarazioni che più volte, anche sul sollecitazione delle organizzazioni sindacali e dell'UPI, l'Unione delle province, la stessa Ministra Madia ha espresso, quindi garantendo un impegno e garanzie per questi lavoratori e il loro completo riassorbimento; però, la realtà è che ad oggi c’è una grande preoccupazione in campo fra i lavoratori delle amministrazioni provinciali. Da una parte sappiamo che le garanzie sono state espresse pubblicamente in più occasioni, sono stati approvati vari atti presentati da parte di molti colleghi; io stessa ho depositato ordini del giorno sia in materia di garanzie per i lavoratori delle province sia sul tema delle Polizie provinciali, ma il senso di grande incertezza è ancora molto grande ed è un senso di incertezza legato ovviamente ai numeri e alle cose che sono state scritte nelle norme. 
Aggiungo, all'attenzione del sottosegretario e del Governo, che in questa fase questa situazione è anche molto influenzata dalla situazione delle amministrazioni provinciali che si trovano ad affrontare emergenze, come quelle delle alluvioni, con risorse limitate e con grande difficoltà di effettuare fino in fondo proprio quelle competenze proprie delle province; mi riferisco, per esempio, alle manutenzioni delle strade e a tutta la viabilità fortemente danneggiata da alluvioni. Quindi il tema che io vedo da sciogliere è quello delle risorse e quello del personale. Ovviamente l'interpellanza interviene soprattutto su questo, chiedendo al sottosegretario se esista oggi una ricognizione puntuale sul numero certo dei dipendenti che potrebbero essere messi in mobilità; se il cronoprogramma verrà realisticamente rispettato per come è stato prospettato dalle norme che ho citato; se davvero, come più volte manifestatodai Ministri competenti, saranno assicurati tutti i livelli occupazionali attuali appartenenti alle categorie contrattuali; se il Governo non ritenga di rivedere i termini perentori che sono stati scritti un anno fa nella legge di stabilità, così come se non ritenga di rivedere gli impegni dei tagli finanziari.

Risposta del Governo 

Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Cenni per l'occasione che dà, con la sua interpellanza, di poter fare il punto su un tema, su una questione molto rilevante e sulla cui attuazione il Governo sta procedendo con la massima attenzione e la massima perizia che questa legge merita. 
Le norme della legge di stabilità per il 2015 hanno avviato uno dei più grandi processi di mobilità della storia del nostro Paese, si tratta di un processo complesso non soltanto per il numero delle persone che vengono coinvolte, ma anche perché coinvolge tutti i livelli istituzionali indicati nell'articolo 114 della Costituzione. Quindi, è necessario avere la massima cura e la massima determinazione nel guidare tutti i passaggi che sono necessari per la piena attuazione. All'inizio di quest'anno, proprio d'intesa fra tutte le amministrazioni territoriali e il Dipartimento per gli affari regionali, sono state predisposte delle dettagliate linee guida per le amministrazioni interessate ed è di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 giugno 2015 con il quale sono state definite per la prima volta nella storia della Repubblica italiana le cosiddette «tabelle di equiparazione», che sono lo strumento attraverso il quale si può spostare il personale di un livello istituzionale verso altri livelli istituzionali, definendo prima l'inquadramento e la retribuzione. Senza dubbio la ricollocazione del personale in soprannumero è più facile nelle regioni che hanno approvato le leggi regionali, la Toscana è una di queste. 
Noi in alcuni casi abbiamo trovato massima collaborazione, in altri questa collaborazione non l'abbiamo avuta. Ricordo che due regioni hanno prima impugnato la legge n. 56 del 2014 e poi hanno impugnato anche la circolare a cui lei prima faceva riferimento. In ogni caso, anche per le regioni che dovessero presentare ulteriori ritardi, i criteri di mobilità sono stati definiti con il decreto ministeriale 14 settembre 2015, attualmente in attesa di registrazione da parte della Corte dei conti. Anche a tale riguardo, il ritardo nell'emanazione del decreto è anche dovuto alla mancata intesa che la regione Veneto ha voluto dare, in sede di Conferenza unificata, che ha prolungato di ulteriori quarantacinque giorni la firma e l'emanazione dello stesso decreto, che attualmente è alla registrazione della Corte dei conti. 
Per quanto riguarda le domande specifiche, ricordiamoci che la legge n. 56 del 2014 prevede che il personale esegua le funzioni, quindi una parte del personale resterà ancorata alle nuove province, una parte eseguirà le funzioni, come stabilito dalla legge regionale, e la parte restante sarà riallocata secondo le capienze che saranno individuate nei comuni, nelle regioni e nelle amministrazioni centrali. Il numero esatto dei dipendenti coinvolti potremmo averlo soltanto dopo che le province avranno inserito nel portale gli elenchi delle persone che verranno dichiarate in soprannumero. Fino a quel momento, possiamo fare soltanto delle stime, ma non abbiamo l'indicazione esatta. 
Al termine della procedura che definisce l'offerta di mobilità, il Dipartimento della funzione pubblica, provvederà a pubblicare sul portale tutti i posti che si sono resi disponibili, al netto quindi di quelli che sono stati già riallocati in funzione delle leggi regionali, nelle regioni, negli enti locali e nelle amministrazioni centrali. I posti saranno riferiti a ciascuna regione, distinti per funzione, per categoria, per inquadramento e suddivisi per provincia, comune capoluogo di regione, e per il comune di Roma, perché per questo è prevista una disposizione particolare, avendo Roma la sede del Governo. 
Confermiamo – e questo riguarda un'altra esplicita domanda che lei poneva nell'interpellanza – che l'attuazione delle disposizioni del decreto sulla mobilità garantirà la piena tutela degli attuali livelli occupazioni dei dipendenti degli enti di area vasta. È fondamentale che le regioni e gli stessi enti di area vasta adottino tutti gli atti di rispettiva competenza entro i tempi previsti dallo stesso decreto. In conclusione, il nuovo cronoprogramma, che è stato rivisto in funzione delle modifiche normative intervenute, con particolare riferimento al decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, appare coerente con il termine finale del 31 dicembre del 2016; quindi si conferma l'arco temporale complessivo, all'interno del quale alcuni termini sono stati rivisti, proprio in funzione sia delle necessità che si sono create sui territori, sia delle nuove disposizioni che sono state emanate.

Replica 

Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario perché nella sua sintetica risposta è stato molto chiaro e mi auguro davvero che gli intenti che lui ha manifestato siano concretizzabili e che si concretizzino nei tempi previsti. 
  Io, personalmente, non sono mai stata una convintissima sostenitrice del percorso che è stato intrapreso, ma sicuramente della necessità di un riordino da operare nel sistema degli enti locali, anche eventualmente con il superamento delle province. 
  Credo che fosse necessario partire; credo che giustamente, strada facendo, probabilmente si aggiusteranno alcune cose; mi auguro che questo avvenga. Lei ha detto una cosa molto importante: la legge, fin dall'inizio, stabilisce che il personale esegua le funzioni. Tuttavia, essendoci soltanto sei regioni che, a oggi, hanno deliberato, questa logica non sarà così facilmente concretizzabile nei tempi previsti, quindi mi auguro che il Governo possa anche sollecitare, pur nella loro autonomia, le regioni a procedere su questa strada. 
  Aggiungo un altro punto: alcune delle cose che, in qualche modo, potrebbero sembrare logiche, se leggiamo la norma, ma che nella realtà sono un po’ più complesse da attuare, sono alcune decisioni, per esempio quelle relative al trasferimento delle polizie provinciali nelle polizie municipali. Noi sappiamo che ci sono vincoli e difficoltà effettive nei comuni per recepire questo personale anche se non si tratta di numeri elevatissimi a livello nazionale. 
  Aggiungo questo: a me sembra importante quello che lei ha detto, cioè la conferma di un impegno da parte del Governo per il pieno assorbimento all'interno di una mobilità – immagino nel contesto regionale – del personale eventualmente in esubero. Segnalo un'emergenza che c’è oggi, immediatamente e, soprattutto, da qui alla fine dell'anno. Alcune amministrazioni provinciali stanno cominciando a fare i conti, per capire se saranno in grado di pagare anche il personale che attualmente hanno per lo svolgimento delle proprie competenze e delle deleghe proprie delle province. Faccio un esempio peculiare, che da sempre è stato competenza di questi enti: la manutenzione stradale. Ebbene, hanno grandi difficoltà, se non verranno rivisti gli impegni di spesa. 
  Segnalo solo un numero e concludo. Sulla manutenzione delle strade provinciali, stiamo parlando di 130 mila chilometri di strade, dal 2013 al 2014 i tagli hanno fatto sì che si passasse da 7.318 euro di manutenzione a chilometro a 2.170 di manutenzione a chilometro. Questo significa grandi problemi per la sicurezza e, ovviamente, in questo caso anche il personale che lavora su queste competenze ha difficoltà a lavorare e a fare bene il proprio mestiere. La ringrazio.