15/12/2021
Alessia Rotta
Zan, Lorenzin, Pezzopane, Braga, Buratti, Morassut, Morgoni, Pellicani
2-01391

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   nel territorio comunale di Monselice ha sede la Cementeria Buzzi (autorizzazione integrata ambientale della provincia di Padova 2013) ricadente nel Parco regionale dei Colli Euganei, un'area interessata da importanti attività connesse al turismo termale e ad agricoltura di qualità, vigneti ed uliveti. L'area è inoltre zona S.i.c. Natura 2000 del Monte Ricco e vede la presenza del sito Unesco del Laghetto di Arquà Petrarca, risorsa preziosa per i fanghi naturali destinati alle cure termali del distretto euganeo;

   il piano ambientale del Parco qualifica il cementificio come impianto produttivo «ad alto impatto ambientale» e ne prescrive l'assoluta incompatibilità con le finalità del Parco, ponendo l'obiettivo della «rimozione degli impianti e delle infrastrutture incompatibili esistenti» all'interno del Parco e della «cessazione delle relative attività»;

   il Piano dispone inoltre che l'Ente può sollecitare la conclusione di accordi di programma con la regione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i comuni e gli altri soggetti pubblici competenti, ai sensi dell'articolo 26 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, e dell'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, per il coordinamento delle azioni di contenimento dell'impatto ambientale e paesistico e per concertare, con le aziende stesse, strategie di adeguamento, ed eventuale riconversione e/o rilocalizzazione delle attività e degli impianti;

   nel 2017 il Tar ha confermato la validità del Piano dei parchi, confermando come le attività insalubri (e in particolare la produzione del cemento) all'interno dell'area protetta fossero incompatibili «con le finalità del parco» e ha indicato l'attuazione di percorsi per la dismissione e/o ricollocazione degli impianti e la bonifica delle aree;

   Arpav ha effettuato analisi sui terreni nelle aree di ricaduta dei fumi della Cementeria, all'interno della scuola «G. Cini» e sul sentiero del Monte Ricco sono stati registrati superamenti della soglia di contaminazione delle diossine e alte presenze di Pcb e Ipa;

   con nota prot. 14655 del 22 novembre 2021, il Presidente del Parco ha chiesto alla Giunta regionale del Veneto di adottare una deliberazione che impegni la regione a chiedere agli organi competenti di modificare la normativa nazionale del Css combustibile vietandone l'uso nelle aree protette;

   il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22, che disciplina la produzione e l'utilizzo del Css-combustibile stabilisce che esse avvengano senza pericolo per la salute umana e senza pregiudizio per l'ambiente e, in particolare senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interasse, tutelati in base alla normativa vigente;

   la trasformazione dei rifiuti non riciclabili in Css e la loro co-combustione nei cementifici è indicata dal Ministero della transizione ecologica come un esempio di economia circolare che comporta altresì una possibile riduzione dei gas serra associati alla produzione di cemento. Tuttavia, il recente quadro dell'Unione europea stabilisce che l'incenerimento e il co-incenerimento sono pratiche contrarie agli indirizzi dell'Unione europea sulla promozione dell'economia circolare e pertanto il principio di non arrecare danno significativo si applica non solo agli inceneritori, ma anche ai cementifici che co-inceneriscono i rifiuti. Inoltre, lo stesso Ministero il 28 settembre 2021 nel recepire gli indirizzi per la presentazione dei progetti atti all'applicazione della gerarchia comunitaria per la gestione dei rifiuti e del principio Do Not Significant Harm, ha precisato che gli interventi quali l'utilizzo di combustibili derivati da rifiuti non rispettano il principio suddetto, in quanto arrecano danni significativi, e non sono ammissibili al finanziamento essendo contrari alle politiche dell'Unione europea di promozione dell'economia circolare;

   il consiglio comunale di Monselice ha approvato uno schema di convenzione tra comune e società proprietaria della cementeria, stabilendo un preciso impegno a carico della gestione della cementeria che, per l'appunto, «si impegna a non utilizzare, fino a scadenza dell'attuale A.I.A. combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, anche se l'introduzione di tali prodotti dovesse essere ricondotta alla fattispecie di “modifica non sostanziale” all'A.I.A. medesima. Tale impegno è assunto anche in considerazione di quanto già espresso dalla Commissione V.I.A. nella relazione istruttoria del 2 agosto 2016 che evidenziava come l'uso di combustibili caratterizzati da alto tenore di cloro comporti un potenziale aumento della formazione di PCDD-F (Diossine e Furani)»;

   si ricorda inoltre nel dicembre 2016 fu annullata dalla provincia di Padova la delibera di autorizzazione all'impiego del Css nello stabilimento di Monselice per appurata irregolarità nei dati di cloro e metalli pesanti risultati molto superiori sia al dichiarato che rispetto a quelli del pet coke in uso –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda adottare per favorire la piena applicazione delle prescrizioni del piano ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei, garantendo la propria partecipazione alla definizione dell'accordo di programma per il coordinamento delle azioni di contenimento dell'impatto ambientale e per concertare strategie di adeguamento, ed eventuale riconversione e/o rilocalizzazione delle attività e degli impianti e se, in ogni caso, ritenga che l'attività del cementificio sia compatibile con gli obiettivi di tutela ambientale propri di un'area naturale protetta e zona S.i.c.;

   se non ritenga di adottare iniziative normative per escludere l'utilizzazione di combustibili derivati dal trattamento di rifiuti urbani o speciali, comunque questi siano classificati negli impianti siti in aree naturali protette e siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente.

Seduta del 4 marzo 2022

Illustrazione e replica di Alessia Rotta, risposta del governo di Ilaria Fontana, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. 

Illustrazione

Grazie, Presidente, Governo e sottosegretaria Fontana. L'interpellanza che oggi discutiamo serve a capire se finalmente una delle bellezze naturali d'Europa, quella dei Colli Euganei, possa trovare la giusta strada per coniugare la necessaria tutela ambientale e lo sviluppo produttivo delle attività che vi sono attive. La cementeria di Monselice, un impianto industriale di proprietà di Buzzi Unicem SpA per la produzione di clinker e leganti idraulici, opera sulla base dell'autorizzazione integrata ambientale della provincia di Padova n. 223. L'impianto però insiste nell'ambito del Parco regionale dei Colli Euganei e, segnatamente, all'interno delle aree di riconversione fisica e funzionale, di cui all'articolo 5 delle norme tecniche di attuazione del Piano ambientale del Parco, in zona classificata urbanisticamente in parte come industriale, in parte come agricola. L'area è interessata dall'attività della cementeria, ma è un'area tutelata, destinata specificamente ad attività di tutela ambientale, ma anche di turismo, di termalismo e di agricoltura. Infatti, non è solo un'area vincolata dal punto di vista ambientale: il Parco regionale dei Colli Euganei è una zona sito di interesse comunitario, è una zona Natura 2000 del Monte Ricco; sui terreni adiacenti la cementeria vi sono anche viticoltura e olivicoltura di pregio, la presenza del laghetto di Arquà Petrarca, sito tutelato dall'UNESCO, nonché unica risorsa dalla quale si prelevano i fanghi naturali destinati alle cure del grande centro termale di Abano Terme.

Il Piano ambientale del Parco, approvato nell'ottobre del 1998 dal consiglio regionale del Veneto, prevede, all'articolo 19, sulle attività e gli impianti incompatibili ad alto impatto ambientale, che i cementifici sono incompatibili con le finalità e lo sviluppo del Parco e prevede altresì che, per quanto concerne le cementerie esistenti, per le quali è prevista l'approvazione di progetti di intervento unitario, ai sensi dell'articolo 36, l'ente potrà sollecitare la conclusione di accordi di programma con la regione, il Ministero dell'Ambiente - ecco perché oggi interroghiamo il MiTE - i comuni e gli altri soggetti pubblici competenti, per il coordinamento dell'azione di contenimento dell'impatto ambientale paesistico e per concertare con le aziende stesse strategie di adeguamento ed eventuale riconversione o ricollocazione delle attività e degli impianti. È chiaro che il suddetto accordo di programma relativo alla cementeria Buzzi dovrebbe essere partecipato anche dal nuovo Ministero della Transizione ecologica. Il consiglio comunale di Monselice, lo scorso settembre ha approvato all'unanimità la delibera “approvazione schema di convenzione con ditta Buzzi Unicem, ai sensi dell'articolo 19 (norme di attuazione del Piano ambientale del Parco Colli Euganei)”, fissando come obiettivi l'impegno a non produrre il CSS, cioè combustibile derivato dai rifiuti nel ciclo produttivo e a presentare un piano di investimenti per la riconversione dell'attività prima della scadenza dell'attuale autorizzazione integrata ambientale, l'AIA, che è al 2029.

Tuttavia non è chiaro il percorso che la cementeria intenda seguire, dato che ha comunicato di non voler sottoscrivere la convenzione e che non sembra interessata a discutere nemmeno a lungo termine il percorso di riconversione di questo impianto. Dunque, al momento, non risulta che nel cementificio sia in uso il CSS combustibile, ma gli impianti per la produzione di cemento rientrano tra le opere per cui è prevista la valutazione di incidenza, così come disciplinate dal decreto legislativo n. 152 del 2006. Questo comporta che, anche se la normativa vigente non esclude a priori la compatibilità di tale attività con gli obiettivi di tutela ambientale di un sito Natura 2000, tuttavia richiede che siano svolte delle valutazioni specifiche, caso per caso, al riguardo.

Faccio presente come la competenza in materia di autorizzazione degli impianti di incenerimento e co-incenerimento dei rifiuti, compresa una loro eventuale modifica, sia in carico alle amministrazioni regionali. In relazione all'utilizzo del CSS, la disciplina vigente prevede, in ogni caso, una tutela per i cittadini e per il territorio, prevedendo che, anche nel caso di semplice sostituzione del combustibile tradizionale con il CSS, l'autorità competente ha sempre la possibilità di chiedere il rilascio di una nuova autorizzazione e che la modifica del tipo di combustibile utilizzato non potrà avvenire sino al rilascio di nuova autorizzazione.

Inoltre, è il caso di ricordare come la normativa riconosca la possibilità, già oggi, di applicare misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili in relazione ad autorizzazioni da concedere ad impianti localizzati in una determinata area. In particolare, l'amministrazione ambientale competente lo rappresenta in sede di conferenza dei servizi per il rilascio dell'autorizzazione. Le medesime disposizioni sono ugualmente applicabili anche in sede di revisione del rinnovo dell'autorizzazione.

Dato che, nonostante la definizione del quadro regolatorio, non si è stati comunque in grado di garantire una composizione degli interessi, tra cui mi pare che il prevalente debba essere la tutela ambientale, così come predisposto dal fatto che qui, sottosegretaria, siamo in presenza di un parco regionale che ha regole precise, chiediamo, con questa interpellanza, di sapere; quali iniziative intenda adottare il Ministero della Transizione ecologica per favorire la piena applicazione delle prescrizioni del piano ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei, garantendo la propria partecipazione alla definizione dell'accordo di programma per il coordinamento dell'azione di contenimento dell'impatto ambientale e per concertare strategie di adeguamento ed eventuale riconversione, come naturalmente auspichiamo, o rilocalizzazione delle attività; se non ritenga anche di adottare iniziative per consentire che le amministrazioni competenti possano utilizzare al meglio la normativa vigente, che già oggi consentirebbe di poter deliberare l'esclusione dell'utilizzo dei CSS, comunque questi siano classificati, negli impianti siti in determinate aree tutelate in base alla normativa vigente.

Voglio anche ricordare quante e quali risorse sta investendo il Governo, in particolare il Ministero, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che è proprio dedicato alla tutela ambientale e alla transizione ecologica nel nostro Paese.

Risposta del governo

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Ringrazio la presidente Rotta e i colleghi, perché ci permettono di fare chiarezza su una tematica così importante.

Per quanto concerne l'istanza che il cementificio ha avanzato al comune di Monselice, la regione Veneto rappresenta che, in data 22 novembre 2019, è stata presentata allo sportello unico per le attività produttive del comune la richiesta di permesso a costruire e di autorizzazione paesaggistica concernente la realizzazione di un impianto di ricezione e dosaggio di minerali di ferro e/o silicati di ferro.

La regione Veneto specifica, altresì, che, successivamente, il Parco Colli Euganei, il 7 febbraio 2021, sulla base di suddetta istanza, ha rilasciato l'autorizzazione paesaggistica, rimandando, altresì, alla stipula di un'apposita convenzione tra l'ente parco, i comuni interessati e la società istante per la realizzazione dell'impianto in questione quale intervento eccedente la manutenzione e l'adeguamento degli impianti e delle strutture esistenti, secondo quanto previsto all'articolo 19 del piano ambientale del Parco regionale dei Colli Euganei. Tale articolo subordina, appunto, alla stipula di un'apposita convenzione la prosecuzione o meno di attività, quali quelle relative alla produzione di cemento.

A tale proposito, la regione Veneto specifica che il comune di Monselice ha convocato, in due occasioni, ossia il 26 luglio e il 22 settembre 2021, la conferenza dei servizi, al fine di trovare un accordo fra tutte le parti interessate circa il contenuto della convenzione. Non avendo le parti concordato una versione condivisa della convenzione, il TAR Veneto, con sentenza n. 1178 del 2021, ha condannato il comune di Monselice a concludere il procedimento entro 90 giorni. Pertanto, il 15 dicembre 2021 si è svolta una nuova conferenza dei servizi al termine della quale il comune di Monselice e la società Buzzi non hanno trovato un accordo riguardo alla bozza di convenzione.

La regione Veneto rappresenta che il mancato accordo deriva dalla previsione contenuta nella bozza predisposta dal comune di Monselice per cui la società rinunci in via preventiva alla possibilità di introdurre combustibili CSS nel ciclo produttivo della cementeria, ipotesi comunque non accettata dalla società in questione. Al momento, non risulta che nel cementificio in questione venga utilizzato il CSS combustibile, così come rappresentato da nota della Buzzi inoltrata sia al nostro Ministero che alla provincia di Padova e all'ARPAV.

Si ricorda che la competenza in materia di autorizzazione degli impianti di incenerimento e co-incenerimento dei rifiuti, compresa la loro modifica, è in carico alle amministrazioni regionali, ai sensi dell'articolo 196, comma 1, lettere d) ed e), del decreto legislativo n. 152 del 2006.

Per il caso specifico, è utile evidenziare che la disciplina vigente circa il rilascio dei titoli autorizzativi prevede che, nel caso in cui uno strumento di programmazione o di pianificazione ambientale riconosca la necessità di applicare ad impianti, localizzati in una determinata area, misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili, al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di qualità ambientale, l'amministrazione ambientale competente lo rappresenti in sede di conferenza di servizi per il rilascio dell'autorizzazione. Le medesime disposizioni sono ugualmente applicabili anche in sede di revisione dell'autorizzazione o all'atto del rinnovo.

Per quanto concerne un eventuale accordo di programma finalizzato al contenimento dell'impatto ambientale e paesistico o al concertamento di strategie di adeguamento con l'azienda stessa ed eventuale riconversione, così come sollecitato dagli interroganti, si specifica che, ai sensi dell'articolo 19 del piano ambientale del parco regionale dei Colli Euganei, è l'ente stesso che ha la facoltà di coinvolgere il Ministero e gli altri soggetti interessati nella stesura e definizione di tale accordo, per la cui eventualità questo Ministero si rende disponibile a prendere parte al procedimento.

Infine, questa amministrazione auspica, sin da ora, che le parti in causa possano trovare al più presto una convergenza definitiva sul testo della convenzione fra il comune di Monselice e la proprietà circa gli interventi eccedenti la manutenzione, l'adeguamento degli impianti e delle strutture e le ristrutturazioni interne, così come previsto dallo stesso piano ambientale del parco in oggetto.

Quanto alla possibilità di adottare iniziative normative per escludere l'utilizzazione dei combustibili solidi secondari negli impianti siti in aree naturali protette e nei siti di particolare interesse, questo Ministero, ovviamente, è comunque disponibile a valutare le proposte normative che il Parlamento vorrà presentare.

Replica

Grazie, Presidente. La prendo in parola, naturalmente, e parto dalla fine della risposta della sottosegretaria Fontana, che ovviamente ringrazio. Sicuramente ci muoveremo in questo senso, perché noi crediamo che sia scontato e ovvio. Noi pensiamo che in un parco non possa risiedere un impianto che fa emissioni e un impianto che rilascia le emissioni derivanti dalla combustione del CSS. Quindi, coglieremo sicuramente la palla al balzo.

Voglio aggiungere che, fatte salve le competenze che sono state adeguatamente ricordate dalla sottosegretaria Fontana circa le competenze della regione, io leggo questa risposta e la indirizzerò alla regione Veneto, perché è la regione Veneto che deve non solo autorizzare ma anche vigilare rispetto al proprio parco, che è un parco regionale, ma proprio in virtù dell'articolo 19, come ricordato, la regione Veneto può coinvolgere il Ministero, perché questa dovuta attenzione maggiore ad un parco regionale - lo ripeto e l'ho ribadito nell'interpellanza - è perché l'interesse è riconosciuto non solo a livello nazionale ma anche a livello internazionale. L'etichetta dell'UNESCO non è un'etichetta di facciata riguardo al laghetto. La viticoltura e l'olivicoltura non sono, diciamo, delle attività da considerarsi non di pregio, ma tutto il contrario. Inoltre, voglio ricordare anche la presenza nelle vicinanze di una scuola e voglio ricordare la presenza di un parco riconosciuto come tale.

Pertanto, credo che dovremmo avere sempre in mente - i legislatori e i cittadini lo hanno bene in mente - una gerarchia degli interventi. Certamente, la convivenza tra attività produttive e ambiente è la strada da perseguire, ma, laddove c'è una tutela già prevista da anni e anni, come l'istituzione del parco rappresenta in maniera piuttosto evidente, dobbiamo dare le giuste priorità, che sono, appunto, quelle che il nostro Paese deve, in generale, perseguire. Così come abbiamo sottoscritto negli ultimi accordi recenti della COP26, così come abbiamo preso l'impegno investendo tutti i miliardi che stiamo investendo per il Piano di transizione ecologica, questo apparirebbe ai nostri occhi evidentemente un nonsense. Abbiamo bisogno - e la sottosegretaria Fontana lo sa molto bene - di aumentare le nostre aree protette, le aree protette del nostro Paese; ne abbiamo bisogno, perché dobbiamo ridurre le emissioni di CO2, dobbiamo ridurre le nostre emissioni in atmosfera; per farlo, quindi, abbiamo bisogno di più, e non di meno, aree tutelate, e questo è nelle intenzioni del Governo. È di tutta evidenza che questo non è un parco nazionale, ma un parco regionale, però, a questo obiettivo, devono concorrere obbligatoriamente tutti i territori, tutte le regioni, tutte le amministrazioni che hanno competenza.