23/02/2017
Giuseppe Romanini
De Mita, Fabbri, Patrizia Maestri, Marco Di Maio, Incerti, Bruno Bossio, Arlotti, Carra, Zanin, Gandolfi, Locatelli, Pastorelli, Baruffi, Rotta, Quartapelle Procopio, Carlo Galli, Paola Bragantini, Capodicasa, Albanella, Amato, Paolo Rossi, Beni, Carella, Fossati, Patriarca, Pagani, Oliverio, Prina, Richetti, De Maria
2-01673

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   il 24 gennaio 2000 il Consiglio e la Commissione europea hanno sottoscritto con il Regno del Marocco un accordo per l'istituzione di un'associazione tra le comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Marocco, dall'altra. L'accordo, entrato in vigore il 1o marzo 2000, prevedeva l'istituzione di una zona di libero scambio tra l'Unione europea e il Marocco attraverso la progressiva eliminazione dei dazi doganali e il divieto di restrizioni quantitative alle esportazioni e alle importazioni da applicarsi in particolare ai prodotti industriali, agricoli trasformati e non, ai prodotti della pesca;
   nel luglio 2005 il Consiglio di associazione Unione europea-Marocco ha adottato un piano d'azione della politica europea di vicinato che ha previsto una maggiore liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli e della pesca. Questo piano ha condotto alla conclusione, l'8 marzo 2012, di un accordo per la reciproca liberalizzazione di questi prodotti;
   il 19 novembre 2012 il Fronte Polisario, legittimo rappresentante del popolo saharawi, riconosciuto come tale a livello internazionale e dalle Nazioni Unite, ha presentato un ricorso al Tribunale dell'Unione europea, chiedendo l'annullamento dell'accordo, perché, non escludendo espressamente il territorio del Sahara occidentale dal suo campo di applicazione e risultando di fatto applicato dalle parti a tale territorio, sarebbe risultato in contrasto con diversi principi consolidati del diritto internazionale ed europeo;
   con sentenza del 10 dicembre 2015 il Tribunale dell'Unione europea ha annullato l'accordo dell'8 marzo 2012 accogliendo la tesi del Fronte Polisario e affermando che «nessuna istituzione dell'Unione ha mai riconosciuto, né de facto, né de iure, la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale»;
   il 19 febbraio 2016 il Consiglio dell'Unione europea ha impugnato la sentenza del Tribunale dinnanzi alla Corte di giustizia dell'Unione la quale, il 21 dicembre 2016, ha sentenziato annullando la decisione del Tribunale;
   secondo la Corte, infatti, «i principi di autodeterminazione dei popoli [...] impongono a priori di considerare l'Accordo come applicabile soltanto al territorio marocchino entro le frontiere internazionalmente riconosciute, ma non al Sahara Occidentale che costituisce un territorio separato e distinto»;
   la sentenza di appello, quindi, ha ripristinato la validità dell'Accordo tra l'Unione europea e il Regno del Marocco circoscrivendone il campo di applicazione al solo territorio marocchino e non, quindi, al territorio del Sahara occidentale da quest'ultimo occupato sin dal 1975;
   nel solco delle numerose risoluzioni approvate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la sentenza conferma a giudizio degli interpellanti, la necessità di dare rapida sostanza al principio dell'autodeterminazione del popolo saharawi e conferma l'illegittimo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara accidentale da parte del Regno del Marocco –:
   di quali iniziative il Ministro interpellato si sia fatto promotore o quali iniziative intenda avviare, al fine di dare effettiva attuazione alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e circoscrivere l'applicazione dell'Accordo sul libero scambio tra l'Unione europea, gli Stati membri e il Regno del Marocco al solo territorio marocchino, con l'esclusione quindi dei territori occupati del Sahara occidentale;
   se il Governo non intenda farsi promotore, in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di un'iniziativa politica forte per rilanciare il processo di pace nel Sahara occidentale e favorire lo svolgimento del referendum per l'autodeterminazione del popolo saharawi.