26/03/2019
Francesco Critelli
Rossi
2-00053

 Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   il 14 giugno 2018, il garante dei detenuti della regione Emilia-Romagna, Marcello Marighelli, nel relazionare in commissione sull'attività del suo ufficio nel 2017, illustra come siano presenti in regione 3.488 detenuti (di cui 159 donne) e come il sovraffollamento sia aumentato in maniera preoccupante con un + 20 per cento in tre anni;
   negli ultimi tre anni la presenza di stranieri nelle carceri è aumentata del 5 per cento, arrivando a quota 1.170;
   nel 2017 i casi di suicidio in strutture della regione Emilia-Romagna sono stati 8, il doppio rispetto al 2016, mentre i tentativi di suicidio sono stati 125 e 1.383 gli atti di autolesionismo;
   il garante Marighelli, nella sua relazione, ha affrontato anche il tema delle criticità nelle strutture della regione, sottolineando come la condizione degli istituti penitenziari in Emilia-Romagna risenta di un'adeguata programmazione della manutenzione ordinaria ed alcune sedi, come Forlì e Ravenna, addirittura necessitino di interventi importanti, anche di manutenzione straordinaria;
   un aspetto preoccupante nelle carceri regionali dell'Emilia-Romagna riguarda anche la carenza di organico del personale di custodia ed ancor più del personale educativo e amministrativo, comprese le direzioni;
   in una nota congiunta di alcuni mesi fa, sottoscritta dai garanti nominati nell'ambito territoriale della regione Emilia-Romagna (garante regionale, garante del comune di Ferrara, garante del comune di Parma, garante del comune di Rimini e garante del comune di Bologna) insieme al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria, nel segnalare un problema, quello del caldo, che si sarebbe certamente presentato da lì a pochi mesi, si suggerivano una serie di accorgimenti al fine di mitigare per tempo le condizioni di disagio dovute al clima come, per esempio: una diversa modulazione degli orari di permanenza all'aria aperta per le persone detenute così da evitare le ore più calde (la permanenza all'aria aperta nell'orario pomeridiano è prevista in via ordinaria tendenzialmente fra le 13 e le 15); la previsione di menù giornalieri che contemplino alimenti consigliati durante la stagione estiva; l'agevolazione dell'utilizzo dei frigoriferi nei reparti detentivi; l'apertura del blindo delle celle durante l'orario notturno per far circolare l'aria; l'acquisto di ventilatori;
   Nicola D'Amore, del sindacato dei penitenziari Sinappe, oltre a denunciare come nulla sia cambiato rispetto al precedente anno, né per i detenuti né per gli agenti del carcere della Dozza, evidenzia come i detenuti siano costretti ad utilizzare recipienti pieni di acqua per rinfrescarsi immergendoci i piedi o bagnandosi la fronte con pezze umide;
   queste condizioni di estremo disagio non fanno altro che acuire le tensioni tra i detenuti, facilitando la nascita di conflitti e aggressioni nei confronti degli agenti come quelli che hanno recentemente coinvolto il personale del carcere della Dozza;
   il grado di civiltà di un Paese si misura osservando le condizioni dalle sue carceri, come diceva Voltaire –:
   se si intenda dotare, in tempi brevissimi e comunque entro la fine del mese di luglio 2018, il carcere della Dozza di ventilatori o apparecchi refrigeranti per i detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti;
   se sia intenzione del Ministro interpellato avviare un piano di investimenti per migliorare le condizioni del carcere della Dozza e di tutti i carceri italiani;
   se si reputi opportuno avviare un piano di assunzioni di agenti, così da ridurre il divario tra il numero dei detenuti e quello degli agenti di polizia penitenziaria. 

Seduta de 26 marzo 2019

Illustrazione e replica di Andrea Rossi, risposta del governo di Jacopo Morrone, Sottosegretario di Stato per la Giustizia.

Illustrazione

Presidente, approfitto per illustrare, ed anche per ringraziare il sottosegretario della presenza: essendo anche un corregionale, conosce - penso - molto bene la situazione.

Dicevo che la illustro rapidamente, soprattutto perché comunque, come lei potrà vedere nella parte finale dell'interpello, questa è superata nel tempo da un punto di vista prettamente di quella che era una richiesta puntuale; però sicuramente penso che possa essere utile per fare un po' il punto su quella che è la situazione delle nostre carceri, degli operatori, degli agenti. Anche perché si dà valore così a quello che è l'articolo 27 della Costituzione, dove si dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.

Dicevo che il quadro della regione Emilia-Romagna è un quadro non molto diverso rispetto al quadro nazionale. Per il quadro nazionale oggi, rispetto ai dati che sono in nostro possesso del 2017 e che ovviamente saranno stati aggiornati, si parla di un sovraffollamento del 114 per cento. Il dato invece emiliano-romagnolo purtroppo è un dato ancora più elevato: infatti sui 2.811 posti potenzialmente disponibili nelle diverse case circondariali, attualmente sono quasi 3.500 i detenuti presenti, con un tasso di sovraffollamento appunto pari al 124 per cento. E di fronte ovviamente a questo dato, un dato che ha visto e continua a vedere un incremento all'interno delle stesse carceri di una percentuale di popolazione straniera… Stiamo parlando di un dato quasi superiore al 50 per cento, stiamo parlando di alcuni dati che sono potenzialmente anche riconducibili al sovraffollamento: nel 2017 per quanto riguarda la regione Emilia-Romagna e le strutture della regione Emilia-Romagna ci sono stati 8 casi di suicidio, esattamente il doppio rispetto al 2016; mentre i tentativi di suicidio sono stati 125 e 1.383 gli atti di autolesionismo.

Sono un po' alcuni numeri che ha citato anche il Garante Marighelli nella sua relazione, dove ha affrontato appunto quelle che sono le problematicità di sovraffollamento, anche da un punto di vista prettamente invece di condizioni degli istituti penitenziari in Emilia-Romagna, chiedendo ed evidenziando come vi sia necessità di svolgere comunque un'adeguata manutenzione ed una programmazione dell'adeguata manutenzione, soprattutto a partire da sedi come quelle di Forlì e Ravenna.

Rispetto appunto sempre al tema delle carceri, in particolar modo per quanto riguarda la questione specifica di Bologna, del carcere della Dozza di Bologna, per arrivare appunto a concludere, noi chiediamo al sottosegretario e chiediamo al Governo se, in questo caso dicevo come all'inizio, si intenda dotare in tempi brevissimi, e comunque entro la fine del luglio 2018, il carcere della Dozza di ventilatori o apparecchi refrigeranti per i detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti; anche perché sappiamo come, attraverso una nota delle camere penali, attraverso una visita fatta nel settembre 2018, comunque il tema del caldo è una di quelle problematiche che risultano essere ancora, ed era anche persistente nel 2018. E poi chiediamo ancora al Governo se intenda attivare un piano di investimenti per migliorare le condizioni del carcere della Dozza e di tutti i carceri italiani, e se si ritenga opportuno avviare anche un ulteriore piano di assunzioni di agenti, così da ridurre un po' il divario del numero dei detenuti rispetto a quello degli agenti di Polizia penitenziaria.

Risposta del governo

 Presidente, onorevole interpellante, con l'atto di sindacato ispettivo in epigrafe l'onorevole interpellante, richiamando le gravi criticità in termini di sovraffollamento della popolazione carceraria, di carenza degli organici sia della Polizia penitenziaria sia del personale educativo ed amministrativo, di carenze strutturali delle carceri dell'Emilia-Romagna, con particolare riferimento al carcere della Dozza, chiede di sapere se il Ministro interpellato intenda dotare quest'ultima struttura di ventilatori o apparecchi refrigeranti per detenuti e di condizionatori per gli uffici degli agenti; se sia intenzione del Ministro interpellato avviare un piano di investimenti per migliorare le condizioni della suddetta struttura e di tutte le carceri italiane; se si reputi opportuno avviare un piano di assunzioni di agenti, così da ridurre il divario tra il numero di detenuti e quello di agenti della Polizia penitenziaria.

Con specifico riferimento all'emergenza caldo della scorsa estate, posta a fondamento del primo ordine di domande, giova evidenziare che quanto proposto risente allo stato di concreti profili di irrealizzabilità, atteso che tali ambienti sono privi di prese di corrente, e quand'anche queste fossero presenti l'impianto elettrico non avrebbe portata tale da consentire un utilizzo contemporaneo di così tanti apparecchi. Qualora, poi, si volesse optare per apparecchi autoalimentati, si porrebbe il problema della spesa per la sostituzione delle batterie, fermo restando che le lame dei ventilatori, quand'anche di plastica, potrebbero essere agevolmente fatte oggetto di uso improprio, e quindi costituire un potenziale pericolo di sicurezza.

Ciò non di meno, va dato atto di una serie di misure e di accorgimenti tesi a garantire un'adeguata refrigerazione, in quanto presso ogni sezione, in locale comune, sono installati congelatori a pozzetto a disposizione della popolazione detenuta per la conservazione dei generi alimentari, le camere detentive sono aperte con orari differenziati a seconda del circuito detentivo, da un minimo di 8 ore ad un massimo di 12 ore al giorno, con ovvia esclusione delle ore notturne, mentre l'utilizzo di bacinelle d'acqua in luogo dell'acqua corrente dipende da scelte individuali e non da problemi riguardanti l'impianto idrico. A ciò deve aggiungersi che l'offerta dei generi acquistabili dai detenuti viene differenziato in base al periodo dell'anno: ad esempio in estate vengono inseriti i gelati, e se necessario l'ASL prescrive vitti cosiddetti speciali in relazione ad eventuali patologie dei singoli.

Da ultimo, per quanto riguarda la climatizzazione degli ambienti lavorativi del personale di Polizia penitenziaria, quasi tutti gli uffici, sia quelli ubicati presso la palazzina direzionale sia quelli ubicati all'interno della zona detentiva, risultano dotati di condizionatori.

Con riferimento al miglioramento delle condizioni strutturali, giova prendere le mosse dalla premessa di fondo, per cui gli interventi di manutenzione degli istituti penitenziari del distretto sono realizzati prevalentemente con il budget assegnato annualmente al provveditorato regionale competente. In particolare, gli istituti di Ravenna e Forlì sono stati oggetto di diverse opere manutentive, in quanto, trattandosi di istituti più vetusti, necessitano di interventi più frequenti.

Nello specifico, presso la casa circondariale di Ravenna, la cui direzione nello scorso mese di luglio, in sede di consuntivo del capitolo 1.687-piano gestionale 1, ha segnato la necessità di integrazione dei fondi per un importo pari a 10.500 euro per interventi di manutenzione ordinaria.

Sono stati effettuati di recente interventi importanti di ristrutturazione degli uffici della direzione e della caserma degli agenti, nonché la realizzazione, con il finanziamento di Cassa ammende e con manodopera detenuta, di uno spazio polivalente ad uso della popolazione detenuta da utilizzare come refettorio o altro. Anche l'istituto di Forlì è stato oggetto negli anni scorsi di diversi interventi manutentivi, sia per il recupero di una sezione detentiva sia per le coperture dei fabbricati. Preme ad ogni buon fine evidenziare che sono in corso i lavori per realizzazione del nuovo istituto penitenziario, la cui procedura è di competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per la Lombardia ed Emilia Romagna. Mi preme anche ricordare che, proprio a fronte dell'inderogabile necessità di un nuovo istituto carcerario a Forlì, nel corso di questi mesi mi sono personalmente attivato per sbloccare i fondi destinati a tali lavori, bloccati da anni, e ho partecipato attivamente al tavolo paritetico tra il Ministero delle infrastrutture e quello della giustizia. Giova altresì ricordare che questo Dicastero punta decisamente ad un miglioramento generale dell'edilizia penitenziaria. In questa direzione, riveste un ruolo di primo piano il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione, in virtù del quale il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria potrà effettuare progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, anche straordinaria, degli immobili in uso governativo all'amministrazione penitenziaria, nonché per realizzazione di nuove strutture carcerarie. L'amministrazione potrà anche individuare immobili nella disponibilità dello Stato, o di enti pubblici territoriali e non territoriali, al fine della loro valorizzazione e per la realizzazione di strutture carcerarie. Il richiamato decreto ha favorito il rilancio e l'attivazione di un progetto embrionale concepito anni addietro, ma poi arenatosi nel corso del tempo, essendo stato avviato, in proficua collaborazione con l'Agenzia del demanio e il Ministero della Difesa, un piano per l'acquisizione e la riconversione in istituti penitenziari di una serie di complessi ex militari caratterizzati da una configurazione di tipo modulare, che potrebbero essere convenientemente trasformati in istituti penitenziari a trattamento avanzato, ottenibili con investimenti e tempi notevolmente inferiori alla realizzazione ex novo di pari numero di complessi e posti detentivi. Anche in questo caso voglio assicurare all'interrogante che mi sono personalmente attivato per sollecitare l'iter necessario per le citate acquisizioni di queste strutture e perché siano rimossi gli ostacoli burocratici che le rallentano. Si tratta infatti di un'operazione in cui confido per ottimizzare queste strutture già esistenti e che credo sia importante e necessario mettere a disposizione al più presto per le opportune verifiche e ristrutturazioni.

Da ultimo, per quanto attiene alla scopertura degli organici, va detto che sul fronte della polizia penitenziaria, rispetto ad una previsione organica di 2.390 unità, come rideterminata dal P.C.D. del 29 novembre 2017, sviluppato in applicazione al DM 2 ottobre 2017, risultano effettivamente in servizio presso gli istituti penitenziari dell'Emilia Romagna 1.807 unità, con una scopertura pari a circa il 24,4 per cento. Voglio ricordare all'interrogante che tale carenza è un dato comune alla generalità degli istituti penitenziari del Paese, stante la riduzione complessiva degli organici operata dal passato Governo con la legge 7 agosto 2015, n. 124, cosiddetta “legge Madia”, e rivista dal decreto legislativo n. 95, del 2017, che ha rimodulato la dotazione organica complessiva del corpo, passato da 44.610 unità a 41.202 unità, per una carenza complessiva che allo stato si attesta sulla soglia del 9,5 per cento. Va altresì debitamente rimarcato, per quanto di interesse nella presente sede, che il dato delle scoperture sopra riportato necessita di essere letto in chiave migliorativa all'esito della procedura di mobilità ordinaria dell'anno 2018, conclusasi nel mese di settembre scorso, attraverso cui si è dato corso agli incrementi di unità maschile e femminile nei termini di seguito indicato: numero 3 unità maschili e numero 7 unità femminili presso la casa circondariale di Forlì; numero 6 unità maschili e una unità femminili presso la casa circondariale di Ravenna; numero 17 unità maschili e una unità femminile presso la casa circondariale di Bologna; presso il medesimo istituto, con l'immissione in ruolo degli allievi agenti del 173° corso, sono stati altresì assegnati, nel mese corrente, ulteriori 5 unità maschili e 4 unità femminili. In termini più generali, occorre altresì richiamare le politiche in termini di nuove soluzioni attivate da questo Governo con gli imminenti correttivi alla scopertura degli organici, che avranno luogo su scala nazionale, con conseguenti possibili benefici anche per le strutture carcerarie in argomento, sia per effetto dell'immissione in ruolo di numero 976 allievi vice ispettori che hanno ultimato nel corrente mese di marzo il corso di formazione, sia all'esito del concorso interno a complessivi 2.851 posti di vice sovrintendente, tuttora in atto, sia all'esito del concorso di formazione, tuttora in fase di svolgimento, che consentirà l'immissione nel ruolo di agenti e assistenti di ulteriori 1.098 unità maschili e 376 unità femminili.

Il potenziamento degli organici del personale di polizia penitenziaria e, più in generale, del personale dell'amministrazione penitenziaria, rappresenta una delle priorità di questo Dicastero e, come detto, di questo Governo. Ne costituisce segno tangibile la legge di bilancio per il 2019, con cui, al precipuo fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, anche tenuto conto delle indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell'ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario, è stata pianificata l'assunzione di 1.300 unità del Corpo di polizia penitenziaria nell'anno 2019 e di 577 unità nel periodo 2020-2023, con uno stanziamento di maggiori risorse pari a 71,5 milioni di euro per il triennio 2019-2021. Con la medesima legge è stata altresì pianificata l'assunzione a tempo indeterminato di 260 unità di personale tecnico e amministrativo della terza e seconda fascia del ruolo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, con uno stanziamento di maggiori risorse per 25.900.000 euro nel triennio 2019-2021.

Replica

Presidente, intervengo semplicemente per ringraziare del dettaglio che il sottosegretario Morrone ha fornito. Nella mia cultura politica ovviamente non c'è la contrapposizione a prescindere, bisogna semplicemente prendere atto di quelli che sono numeri che sono stati portati all'attenzione di quest'Aula da parte del sottosegretario, ed anche di alcuni impegni che nei prossimi mesi ovviamente verificheremo, quindi ringrazio ancora il sottosegretario della sua gentile risposta.